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Curiosità

Pino
CulturaIn primo pianoLibri

Dieci domande per Pino Imperatore

scritto da L'Interessante

Pino

Di Maura Messina

È tempo di novità per L’interessante, che oggi si appresta ad inaugurare una nuova rubrica. L’abbiamo pensata per tutti coloro i quali vogliono sentir parlare di libri, di novità, storie e curiosità in maniera veloce ma non superflua. È Un format che calza a pennello sulle esigenze dei lettori più pigri. 10?II ( dieci domande per l’ intervista interessante) è un focus veloce sulla letteratura e gli scrittori contemporanei. Curato da Maura Messina, ospiterà ogni volta libri e autori differenti. A tagliare il nastro è lo scrittore partenopeo Pino Imperatore che, in una fluida scala da uno a dieci, ci ha raccontato di sé e del suo nuovo libro.

Buona lettura!

Dieci domande per l’ intervista interessante a Pino Imperatore

 

1) Un rigo per presentarti.

Mi chiamo Pino Imperatore, sono un uomo del Sud e scrivo per donare sorrisi e pensieri in libertà.

2) Due righe per scoprire il titolo e un accenno alla trama di un tuo libro.

Il romanzo “Questa scuola non è un albergo”. Le vicende private, le avventure scolastiche, le speranze e il coraggio di un diciottenne che ama intensamente la vita.

3) Tre righe dedicate al protagonista.

Angelo D’Amore abita nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio, ha una famiglia stravagante, è orfano di madre, frequenta l’ultimo anno di un istituto alberghiero, ha i compagni di classe e i professori più strampalati del mondo, è bello, simpatico e generosissimo.

4) Quattro righe per il personaggio al quale ti senti più legato.

Cico, il pappagallo parlante di casa D’Amore. Anarchico, curioso, indisponente, mette il becco in tutti i fatti e misfatti che coinvolgono Angelo, i suoi familiari e i suoi amici. Ha un’intelligenza straordinaria, va spesso a caccia di pennute disponibili e consenzienti e conosce varie espressioni; la sua preferita è: «Pappa subito!».

5) Cinque righe per commentare il tuo libro preferito.

“L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquez. Il romanzo perfetto. Un capolavoro assoluto, scritto con uno stile leggiadro e sublime. Non solo una meravigliosa storia d’amore, ma il ritratto di un’epoca e di un mondo. Florentino Ariza e Fermina Daza sembrano pennellati – insieme a tutti i personaggi comprimari dell’opera e ai luoghi in cui interagiscono – da una mano divina; la stessa che ha creato un’altra meraviglia della letteratura come “Cent’anni di solitudine”.

6) Sei righe per raccontarci come nasce la tua passione per la scrittura.

La mia passione per la scrittura è figlia della mia passione per la lettura. Sono un divoratore di libri, riviste, quotidiani, fumetti, parole. Da sempre. Anche il foglietto illustrativo di un farmaco può incuriosirmi. Le mie più remote prove di scrittura risalgono al periodo adolescenziale: elaboravo poesie, aforismi, battute, racconti. Poi il mio interesse si è decisamente spostato sulla letteratura comica e umoristica, e sono arrivati i primi premi letterari, i primi libri, i romanzi, le opere teatrali. Una lunga semina di sorrisi e risate, che spero duri ancora a lungo.

7) Sette righe per rivelarci altre tue passioni.

Tante. Il teatro, non solo quello comico: Ionesco, Beckett, Pirandello, Osborne, Pinter, De Filippo, Brecht, García Lorca, Sarah Kane. Il cinema, soprattutto quello comico: Totò, Troisi, Chaplin, Laurel & Hardy, i fratelli Marx, Jacques Tati, Mel Brooks, Peter Sellers, John Belushi, Gene Wilder, i Monty Python, Woody Allen. La musica rock, tutta. Il cabaret, in particolare nella forma della stand-up comedy. La filosofia strutturalista, da Lévi-Strauss a Foucault, da Althusser a Lacan. L’arte surrealista, da Magritte a Dalí, da Miró a Max Ernst. E poi la psicologia, le neuroscienze, l’antropologia, la ludolinguistica. E poi Napoli, città infinita e mia sconfinata passione.

8) Otto righe per ritornare al tuo libro: chi vorresti lo leggesse?

Soprattutto i ragazzi, che possono scoprire tra le sue pagine sia episodi divertenti sia spunti di riflessione utili alla loro crescita personale. Ma è un romanzo adatto anche agli adulti desiderosi di richiamare alla memoria la loro adolescenza, la loro giovinezza, i momenti trascorsi sui banchi di scuola. Nei fatti è già così: “Questa scuola non è un albergo” è stato finora apprezzato da migliaia di lettori di tutte le età e adottato da tanti istituti scolastici. Per mia precisa volontà, l’ho arricchito di varie tematiche di attualità: il sistema educativo, i rapporti familiari, la mancanza di lavoro, le relazioni amorose, l’amicizia, il bullismo, l’uso e l’abuso dei social media, il rispetto per l’ambiente in cui si vive, l’importanza della cultura. La trama e i personaggi evocano numerose suggestioni.

9) Nove righe per salutare i lettori e convincerli a leggere tutto fino alla fine… perché il più bello, si sa, arriva alla fine.

Il bello arriva alla fine solo se si è lavorato sodo, con impegno e sacrifici, per costruire un percorso solido, sincero, credibile. «La cosa più difficile che ci sia al mondo è scrivere una prosa assolutamente onesta sugli esseri umani», diceva Hemingway. Io quando costruisco le mie storie cerco di trovare il giusto equilibrio fra ragione e sentimento, fra cervello e cuore, prendendo spunto dalla realtà. E ogni volta è il cuore a vincere. I pensieri, le idee, le invenzioni puntano sulla velocità; i battiti, invece, si fondano sulla resistenza e procurano emozioni forti e durature. È per questo che amo i colori caldi: il rosso, il giallo, l’arancione; danno vivacità alla vita, la rendono piacevole e brillante. Ed è per lo stesso motivo che non amo chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto: mi fa tristezza e pena. Viva l’allegria, viva la gioia! Senza di esse si precipita nella vacuità delle ombre.

 

10) Dieci righe per citare uno stralcio della tua opera.

«Un tempo San Giovanni era una zona industriale. Fabbriche, cantieri, laboratori artigianali. Non è rimasto quasi nulla. Molti capannoni sono abbandonati da decenni. Da piccolo ci andavo a giocare con altri bambini; inventavamo storie, mestieri, strumenti di lavoro; io ero il capomastro. Un pomeriggio in un cantiere in disuso trovammo dei martelli e dei chiodi, recuperammo un po’ di assi di legno e in una settimana costruimmo una barca. Ci procurammo dei barattoli di vernice e dei pennelli e la dipingemmo di rosso e di blu. Con un’asta facemmo l’albero maestro e ci piazzammo sopra la bandiera dei pirati. Poi scrivemmo su dei pezzetti di carta i nostri desideri, li sistemammo a prua in una scatola di latta, portammo la barca sulla spiaggia e la mettemmo in mare. Ho ancora in mente la scena: noi allineati sulla riva, impettiti e orgogliosi, e la barca che pian piano prendeva il largo. Portando verso l’orizzonte i nostri sogni».

Dieci domande per Pino Imperatore was last modified: marzo 9th, 2017 by L'Interessante
9 marzo 2017 0 commenti
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Babbo Natale
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Babbo Natale? Porta i regali ai bambini ricchi

scritto da L'Interessante

Babbo Natale

di Antonio Andolfi

Uno studio scientifico smonta la credenza diffusa secondo cui a essere premiato è il comportamento

Non è vero che Babbo Natale porta i regali ai bambini buoni. Secondo una ricerca condotta nel Regno Unito, il comportamento non c’entra affatto, ma altre variabili hanno un ruolo importante nel determinare la frequenza delle visite. Lo studio è pubblicato sul numero natalizio della rivista British Medical Journal che ogni anno ospita ricerche condotte con rigore e precisione scientifici, ma i cui argomenti sono decisamente strani e divertenti. Come in questo caso.

L’esistenza di Babbo Natale, naturalmente, non è in discussione: gli avvistamenti da parte di adulti e bambini sono infatti numerosi e ritenuti sufficienti. I ricercatori hanno invece messo alla prova il criterio che Babbo Natale segue nel distribuire i doni, verificando se la sua presenza negli ospedali è legata alla percentuale di “bambini buoni” registrati nei rispettivi reparti di pediatria.

La “bontà media” dei piccoli pazienti è stata ricavata dal tasso di criminalità minorile registrato nell’area attorno all’ospedale e dall’assenteismo nelle scuole. È stata inoltre considerata la distanza dal Polo Nord (perché Babbo Natale potrebbe preferire habitat più adatti alle sue renne) e le condizioni socioeconomiche delle zone analizzate, dedotte da parametri come il reddito medio, il livello di disoccupazione e così via. La presenza di Babbo Natale è stata verificata in 186 ospedali del regno Unito, chiedendo ai medici e agli infermieri di turno se il personaggio sia passato il 25 dicembre 2015.

Babbo Natale. Per contratto o per il whisky

I risultati sono molto netti: «Non ci sono prove che Babbo Natale preferisca i bambini buoni» si legge nello studio. La frequenza delle visite, infatti, non era legata né al tasso di criminalità né all’assenteismo scolastico. 

A contare, invece sono le condizioni socioeconomiche: Babbo Natale, infatti, preferisce i bambini ricchi, mentre visita meno spesso quelli ricoverati in ospedali che si trovano in zone disagiate.

Per i ricercatori, ci sono due possibili spiegazioni. La più probabile è che Babbo Natale abbia un contratto che lo obbliga a rispettare lo status quo: ovvero, a dare di più ai ricchi e meno ai poveri, per non turbare l’ordine sociale.

La seconda è che nei reparti ospedalieri delle zone più agiate il whisky e i dolcetti lasciati per lui dai bambini siano migliori. Fortunatamente, comunque, dove Babbo Natale non arriva, altri personaggi vanno a tappare il buco, svolgendo uno splendido lavoro.

I più attivi sono, nell’ordine: gli elfi, i clown, i calciatori, Elsa di Frozen e i vigili del fuoco.

«Sorprendentemente, invece, non è stata trovata nessuna relazione fra la frequenza delle visite e la distanza dal Polo Nord» scrivono i ricercatori; «mentre la presenza quasi simultanea di Babbo Natale in molti luoghi conferma che il tempo e lo spazio non rappresentano per lui un limite, e che Babbo Natale è perfettamente in grado di distribuire doni in tutto il mondo nell’arco di 24 ore».

Babbo Natale? Porta i regali ai bambini ricchi was last modified: gennaio 2nd, 2017 by L'Interessante
2 gennaio 2017 0 commenti
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Palme
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

COME FANNO LE PALME A RESISTERE AGLI URAGANI?

scritto da L'Interessante

Palme

di Antonio Andolfi

Il passaggio di un uragano porta distruzioni di ogni tipo: case crollate, inondazioni, alberi divelti, ma non le palme, che per la maggior parte riescono a reggere alla furia del vento e restano in piedi.  Come fanno queste piante a resistere anche agli uragani più forti?

Le radici delle palme

Le palme hanno un gran numero di radici: sono relativamente corte, ma si sviluppano a raggiera nel suolo e riescono ad ancorare con molta forza al terreno. Tante radici, infatti, lavorano meglio nel creare una base che aiuta la pianta a rimanere in posizione anche se investita da venti molto forti.

Il tronco 

Il tronco delle palme è costituito da molti piccoli fasci di materiale legnoso, che si può immaginare come un cavo elettrico costituito da tanti fili.

A differenza di altre piante, come ad esempio la quercia, le palme non sono in grado di sostenere pesi enormi, come rami grossi e folte chiome, ma in compenso hanno una flessibilità notevole, tant’è che una pianta di palma può piegarsi anche di 50 gradi prima di spezzarsi.

La maggior parte degli alberi possiede una folta chioma di rami e ramoscelli e un gran numero di foglie per catturare quanta più luce possibile dal Sole, ma questo produce un notevole effetto vela quando sono investite da venti forti, che possono tirare la pianta fino a sradicarla. Le palme invece hanno foglie molto grandi con una “colonna vertebrale” centrale flessibile: assomigliano cioè a enormi piume. Quando c’è bel tempo le fronde producono una folta chioma, ma in caso di forte vento le foglie si ripiegano seguendo la direzione del vento: in questo modo offrono meno resistenza e possono reggere più facilmente anche agli uragani più forti.

COME FANNO LE PALME A RESISTERE AGLI URAGANI? was last modified: novembre 1st, 2016 by L'Interessante
1 novembre 2016 0 commenti
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Cubo
CulturaEventiIn primo piano

CUBO GIGANTE ALTO 5 METRI COMPARE A PIAZZA DANTE A NAPOLI

scritto da L'Interessante

Cubo

CUBO GIGANTE ALTO 5 METRI COMPARE A PIAZZA DANTE A NAPOLI

UN COUNT DOWN SCANDISCE IL TEMPO. SARA’ UNA TROVATA PUBBLICITARIA?

Napoli, 26 ottobre 2016 – Cosa ci fa un misterioso cubo nero di 5 metri di altezza a Piazza Dante? Cosa succederà allo scadere di quel count down che scorre inesorabile sui suoi lati, destinato a concludersi alle 18.30 di questa sera? Cosa si nasconderà dentro a quel cubo? Sono solo alcune delle domande che si saranno posti i tanti napoletani e i turisti che oggi – con grande stupore – si sono imbattuti in un vero e proprio “monolite” di colore nero sistemato in una delle piazze simbolo di Napoli.

Intanto sul web e sui social, tra selfie e post, compaiono le prime ipotesi: alcuni scrivono di avere sentito dei suoni uscire dal cubo. Altri di aver visto del vapore. C’è chi pensa ad una trovata di marketing e chi invece si dice convinto che sarà un ennesimo cantiere pubblico che si appresta a partire; mentre i tifosi più accaniti sperano che dentro a quella scatola gigante si nasconda qualche nuovo acquisto della società di calcio partenopea, o magari l’idolo della città, Maradona… ma al di là
delle ipotesi più fantasiose, per sapere la verità bisognerà per forza di cose aspettare le 18.30 di questo pomeriggio.

CUBO GIGANTE ALTO 5 METRI COMPARE A PIAZZA DANTE A NAPOLI was last modified: ottobre 26th, 2016 by L'Interessante
26 ottobre 2016 0 commenti
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Napoli
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

A napoli tutto è possibile – IL VIDEO

scritto da L'Interessante

Napoli

Di Maria Rosaria Corsino

L’arte di arrangiarsi è sempre stato un must al Sud.

La fantasia e il coraggio di affrontare la vita in una città che è tutto tranne che facile, ha sempre contraddistinto il popolo napoletano.

Dallo sciuscià, al venditore di accendini, di calzini o di quant’altro, la necessità però non è mai cambiata: quella di “campare”.

Certo, da un lato ciò può far scappare una risata, una certa compassione verso chi la vita non può far altro che affrontarla di petto d’altro canto però certe situazioni possono diventare anche rischiose.

L’ultima trovata è stata quella di trasportare un frigorifero con uno scooter malconcio.

Il video, che impazza sul web, riprende una scena che per molti rappresenta la quotidianità mentre per altri è un vero e proprio colpo al cuore.

Insomma, diciamoci la verità: per chi cammina abitualmente per le strade di Napoli questo non è altro che un normalissimo modo di trasportare un elettrodomestico

Normale ai nostri occhi però.

Il video ha ricevuto davvero tantissimi commenti positivi ed incitativi e ciò ha fatto scattare un campanello d’allarme nei consiglieri regionali Francesco Emilio Borrelli e Gianni Simioli, i quali sostengono che certi comportamenti non vanno esaltati ma puniti e sanzionati.

A napoli tutto è possibile – IL VIDEO was last modified: ottobre 4th, 2016 by L'Interessante
4 ottobre 2016 0 commenti
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Scienza DNA
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confine

Scienza: neonato dal DNA di tre persone

scritto da L'Interessante

Dna

Di Antonio Andolfi

A prima vista sembra una notizia di fantascienza, invece è realtà.

Il 6 Aprile 2016 è nato un bambino, figlio di una coppia giordana, il primo a incorporare il DNA di tre adulti, assemblato con una nuova tecnica che ha permesso al neonato di non ereditare dalla madre una grave malattia neurodegenerativa

La donna è portatrice sana della sindrome di Leigh, una patologia letale che colpisce il sistema nervoso in fase di sviluppo, e che aveva già causato diversi lutti nella famiglia.

La coppia si è così rivolta a John Zhang, primario del New Hope Fertility Centre di New York, il quale, per compiere la procedura, proibita negli Stati Uniti,  si è recato in Messico, dove non esistono leggi a riguardo.

La sindrome di Leigh è riconducibile a mutazioni in 75 geni: in gran parte dei casi, i geni difettosi si trovano nel DNA nucleare, all’interno del nucleo delle cellule, ma in un caso su 5 queste mutazioni sono a carico del DNA mitocondriale. I mitocondri sono le “centrali energetiche” delle cellule e hanno un corredo di 37 geni che ereditiamo direttamente dalla madre.

Per evatare che il feto ereditasse la malattia, Zhang e i suoi colleghi, sono ricorsi ad una variante della “fecondazione in vitro con tre genitori”.

Nel Regno Unito è stata recentemente approvata una tecnica che prevede che sia la cellula uovo della madre, sia quella di una donatrice siano fecondate con gli spermatozoi del padre. Prima che gli ovuli fertilizzati incomincino la divisione cellulare, i nuclei di entrambi vengono rimossi, quello della donatrice viene scartato e sostituito con quello della madre.

Ma questa procedura implica la distruzione di embrioni che per la coppia, di fede musulmana, comportava limiti etici. Così Zhang ha scelto un approccio diverso.  Ha rimosso il nucleo da uno degli ovuli della madre e l’ha inserito nella cellula uovo di una donatrice, a sua volta privata del nucleo.  La cellula ottenuta, con il DNA della madre e quello mitocondriale della donatrice, è stata fecondata dagli spermatozoi paterni.

Solo uno dei 5 embrioni creati si è sviluppato normalmente e ha dato esito ad una gravidanza “finita” bene.  Solo l’1% del DNA mitocondriale del bambino sembra aver ereditato le mutazioni responsabili della malattia, troppo poco perché questa possa esprimersi. La tecnica potrebbe permettere a genitori portatori sani di importanti patologie di avere figli sani, ma comporta anche limiti etici: primo tra tutti, quello di generare un figlio con il corredo cromosomico di 3 genitori.

Negli anni ’90, quando la tecnica dei “tre genitori” fu testata per la prima volta, ci furono casi di bambini che svilupparono disordini genetici, e la procedura fu abolita.  In quelle circostanze però, il DNA mitocondriale della donatrice era stato iniettato nella cellula uovo della madre, e sembra che i problemi derivassero dalla presenza di due DNA mitocondriali. Il fatto che il piccolo sia maschio dovrebbe assicurare che il DNA mitocondriale della donatrice non venga trasmesso ad eventuali eredi.

Una tecnica rivoluzionaria, grazie alle nuove tecnologie di montaggio del DNA che porterà a nuovi problemi etici. Staremo a vedere cosa succederà in futuro.

Scienza: neonato dal DNA di tre persone was last modified: ottobre 3rd, 2016 by L'Interessante
3 ottobre 2016 0 commenti
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Psittacosaurus
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Psittacosaurus ricostruito in 3D

scritto da L'Interessante

 Psittacosaurus

Di Antonio Andolfi

Quando pensiamo ai dinosauri ci vengono in mente i grandi rettili feroci come il Tiranussaurus Rex, oppure i grandi erbivori come il Brachilosaurus.

Ma i resti fossili ci mostrano che accanto a questi grandi rettili, c’erano alcuni davvero particolari, come il Psittacosaurus

Un fossile ha “riportato in vita” un dinosauro del Cretaceo inferiore, il periodo che va dagli 80 ai 145 milioni di anni fa, grande poco più di un tacchino.  E’ un dinosauro abbastanza strano, con il becco che ricorda quello di un pappagallo, la forma  quella di un lucertolone e dal volto spuntavano due grosse corna. Era un dinosauro erbivoro che si nutriva di noci e semi e visse circa 120 milioni di anni fa, nel territorio dove oggi si estende la Cina nord-orientale.

Grazie ad alcuni pigmenti conservatisi nel tempo si è riusciti a ricostruire i colori delle scaglie che lo ricoprivano. Aveva il ventre chiaro e il dorso scuro, una livrea che probabilmente lo aiutava a mimetizzarsi, per nascondersi dai feroci e voraci rettili di quell’area.  Sulla coda aveva una serie di filamenti simili alle setole di uno spazzolino.

Lo Psittacosaurus, è stato ricostruito in 3D grazie al lavoro di un gruppo di paleontologi guidato da Jakob Vinther dell’Università di Bristol, che hanno pubblicato la loro ricerca su Current Biology. L’artista Robert Nicholas, partito dallo scheletro fossilizzato che una volta ricostruito è stato ricoperto da argilla, polistirolo e una rete che ha fatto da struttura portante, ha ridato un corpo e un volto all’animale.

I ricercatori, basandosi sui colori dell’animale, hanno ricostruito l’ambiente in cui viveva. Si tratta di una fitta foresta, un’Amazzonia del Cretaceo.

Una curiosità: nella ricostruzione, sembra che l’animale stia defecando. I paleontologi sostengono che non morì in quel momento, ma che le feci vennero espulse in un secondo momento per via dei gas formatisi nel corpo dopo la morte.

Un piccolo tassello in più sulle nostre conoscende della storia antica.

 

 

Psittacosaurus ricostruito in 3D was last modified: settembre 20th, 2016 by L'Interessante
20 settembre 2016 0 commenti
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Riciclo e riutilizzo
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

RICICLO E RIUTILIZZO: LA POLITICA CHE SI SPORCA LE MANI – FOTO

scritto da L'Interessante

Riciclo e riutilizzo

Riciclo e riutilizzo

Di Vincenzo Piccolo

Potrebbe sembrare uno di quei titoli classici, preambolo della solita notizia di corruzione, collusione e cattiva amministrazione, ma per una volta non è così. Per una volta il titolo va interpretato letteralmente, perché è questo quello che è stato fatto ieri a San Marcellino (CE).

Le parole d’ordine sono state, per l’appunto, “riciclaggio” e “riutilizzo” e sono servite a fare da guida per la pulizia e il decoro della cittadina.
A dimostrarlo c’erano l’assessore Valeria Campaniello giovane 21enne studentessa di Design,insieme con la Vice-Sindaco 24enne Paola Barone, neo-mamma e studentessa di Scienze Religiose. Le due ragazze si sono prodigate nella raccolta e nel rispettivo riutilizzo di alcuni pneumatici abbandonati per le strade in periferia del paese e, dopo averli decorati, li hanno installati nelle aiuole dei vari plessi scolastici, insieme ad alcune piantine. I materiali, interamente donati dalle due, sono serviti per dimostrare che il paese può ripartire, pian piano, anche da queste semplici iniziative che, oltre all’ambiente, fanno bene anche alla socializzazione e all’integrazione.

Un valido esempio anche per i nostri bambini che potranno ammirare il tutto Giovedì 15 settembre, giorno previsto per il loro rientro a scuola.

Nei giorni precedenti l’amministrazione, in collaborazione con gli LSU, si è anche impegnata a portare a termine alcuni lavori di manutenzione nei vari circoli scolastici, rinfrescando le parenti con una mano di vernice e acquistando nuove suppellettili per fini didattici.

Un paese che ingrana la marcia, cercando di riprendersi con iniziative semplici e, perché no, anche simpatiche ed interessanti.

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Riciclo e riutilizzo

RICICLO E RIUTILIZZO: LA POLITICA CHE SI SPORCA LE MANI – FOTO was last modified: settembre 14th, 2016 by L'Interessante
14 settembre 2016 0 commenti
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Orbs
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confine

IL GIARDINO DI ORBS E CRISTALLI. MOSTRA PERMANENTE DI RENATE LECHLER

scritto da Roberta Magliocca

Orbs

Di Roberta Magliocca

L’acronimo ORBS indica le “Sfere Brillanti ad Orbitale Ridotto”.  Termine di lingua inglese, ORB definisce un effetto ottico risultante in piccole sfere (somiglianti a globi di luce)  che talvolta appaiono nelle immagini fotografiche o nei filmati pur non corrispondendo ad oggetti visibili ad occhio nudo. Si dice tendano ad apparire più frequentemente dove c’è una buona atmosfera, nutrita d’amore, armonia, gioia e dedizione. Ecco perchè le prime foto scattate dai ricercatori sono apparse durante cerimonie particolari, oppure accanto a bambini ed animali, che nella loro innocenza sono degli emanatori incondizionati d’amore e di giocosità.

Renate Lechler , di origini tedesche, ne è rimasta affascinata vedendole in foto durante le celebrazioni del 21.12.12 sotto le piramidi Maya in Messico.

Renate vive e lavora tra le colline fiorentine, dove ha dato vita all’incantevole parco energetico ”Giardino di Orbs e Cristalli”

Il 7 settembre 2014, in questo sorprendente giardino, è stata inaugurata la prima MOSTRA PERMANENTE tutta dedicata agli ORBS. In un parco esclusivo, unico al mondo ed energizzato dalla presenza di giganteschi cristalli di varia natura, si possono ammirare, tra gli alberi e il BioLago, più di un centinaio di gigantografie stampate su lastra. Una mostra che si può visitare attraverso una passeggiata indimenticabile: tra vari percorsi e pittoreschi angoli del giardino, dove crescono piante sane e felici, nutrite dagli EM (Microrganismi effettivi), dalle meditazioni e dall’atmosfera dell’Agnihotra, potrete liberamente ammirare le foto più spettacolari della ricerca di Renate e godere dell’ambiente sacrale tutto intorno, tra statue e piccoli templi, piante da frutto, dispositivi per la produzione di energia e macchinari orgonici per la salute dell’ambiente. Per gruppi di almeno 4-5 persone, è possibile anche fare una visita guidata, su prenotazione. Il Giardino di ORBS e Cristalli è visitabile tutto l’anno, con la luce della mattina o del pomeriggio e compatibilmente alle condizioni atmosferiche.

Renate Lechler. Negli anni, a partire dagli studi di Orgon Terapia, ha conseguito, in Italia e all’estero, molteplici specializzazioni, occupandosi sempre di benessere per persone, animali, piante e ambiente. Esperta energetista e ricercatrice spirituale, pratica meditazioni, Fiamma Viola, Agnihotra, Tellington TTouch, Sound Healing e tanto altro. L’esperienza della pittura, ma soprattutto la Comunicazione Telepatica, la scuola Maya di Nah Kin (Yucatan, Messico) e la formazione in Soul Voice, come insegnamenti volti allo sviluppo delle capacità sensitive ed extra-sensoriali, sono stati gli elementi della sua vasta formazione che hanno maggiormente favorito la possibilità di entrare in contatto con gli Orbs. Il suo libro, ORBS e presenze di Luce. Uinvisibile è visibile, accompagnato da articoli, mostre fotografiche e conferenze, è uno dei frutti della sua ricca ricerca personale su questi fenomeni luminosi, iniziata nel 2012. Organizza periodicamente giornate di informazione sugli Orbs e corsi su come fotografarli e utilizzarli per la crescita personale.

IL GIARDINO DI ORBS E CRISTALLI. MOSTRA PERMANENTE DI RENATE LECHLER was last modified: agosto 25th, 2016 by Roberta Magliocca
20 agosto 2016 0 commenti
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Attraversare
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Attraversare a Napoli: guida per turisti alle prime armi

scritto da L'Interessante

Attraversare a Napoli

Di Maria Rosaria Corsino

 

Ci sono cose di cui nessun libro, nessuna guida turistica e nessuna cartina geografica parla: come attraversare la strada a Napoli?

Può sembrare una cosa ridicola ma in realtà è un problema che affligge tantissimi turisti, soprattutto stranieri.

In realtà con molta pazienza e un po’ di allenamento si può imparare e vi renderete conto, seguendo le nostre dritte, che nulla è impossibile.

Esistono diverse tecniche, alcune elementari, altre più avanzate, l’importante è che capiate cosa potete e cosa non.

Tendenzialmente il banco di prova dovrebbe arrivare almeno dopo un paio di passaggi pedonali, ma non a Napoli.

No, apprendisti cari, sappiate che come metterete piede fuori dalla stazione centrale vi troverete nella giunga.

Napoli non perdona, e neanche i motorini.

Partiamo quindi dalle tecniche base.

Quello che vi suggeriamo è di piazzarvi accanto alle strisce pedonali dove vi sia un semaforo, aspettare il verde e prima di attraversare controllare per bene che non vi sia nessuna macchina a folle velocità in arrivo.

Facile, semplice, diretto.

L’importante è non mostrarvi titubanti, camminate sulle strisce senza timore come se foste voi i padroni della strada. Attenti però alle biciclette, quelle non conoscono leggi.

Quando vi trovate ad un semaforo pieno di persone poi, badate bene a seguirle nell’andare dall’altra parte: alcune si lanciano incuranti della propria vita e altre praticano slalom estremo degno di olimpiadi tra le vetture.

Scegliete quindi con cura il vostro gruppo di attraversamento.

Mai, e poi mai attraversare quando ad una distanza ravvicinata ci sono pullman, tram o altri mezzi di grossa taglia, quelli che lo fanno generalmente o hanno sette vite o sono degli stuntman professionisti. Al massimo provate a farlo nel vostro paese.

C’è poi una tecnica che consigliamo solamente a chi è più esperto, a chi ha già avuto esperienze o a chi è stufo di vivere: quella del lancio.

Lanciarsi, ovviamente dopo aver guardato a destra e a sinistra, in mezzo alla strada come se stesse spiccando il volo per passare da una parte all’altra della strada vi farà avere una forte scarica di adrenalina, ma state attenti ai fossi.

Questa tecnica, come già detto ma è meglio ribadirlo, è possibile solo dopo un adeguato allenamento o si trasforma in harakiri.

Ultimo, ma non ultimo, fate molta attenzione quando camminate nel bel mezzo delle zone pedonali perché da ogni angolo e da ogni traversa c’è un motorino pronto a sbucare.

Buone vacanze!

Attraversare a Napoli: guida per turisti alle prime armi was last modified: agosto 20th, 2016 by L'Interessante
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