Nel pomeriggio di Martedi 15 marzo all’Istituto Buonarroti di Caserta è stato presentato l’ultimo romanzo di Dacia Maraini, dal titolo” La bambina e il sognatore”.
Il testo ha per protagonista un maestro di quarta elementare, già colpito dalla tragedia della morte per leucemia della sua bambina di otto anni e dall’abbandono della moglie. Una notte il maestro sogna una bambina con un cappottino rosso che sparisce avvolta da una nuvola di uccelli, una bambina che gli ricorda nell’andatura la figlia morta. Al risveglio apprende la notizia che realmente è sparita Lucia, una bambina che frequentava la scuola elementare dove lui lavora. Il fatto lo colpisce particolarmente spingendolo a fare delle indagini personali, coinvolgendo gli abitanti della città e gli alunni della scuola. Lungo questo percorso il maestro si imbatte in drammatiche e crude realtà, scontri di culture diverse, falso perbenismo, facile rassegnazione al dramma, quasi un viaggio agli Inferi di Orfeo, come affermato dalla stessa Dacia Maraini. La coscienza comune è metaforicamente rappresentata da uno strano uccello, quasi un gufo che poggiato su una spalla del maestro gli parla, come il grillo di Pinocchio, invitandolo a lasciar stare, a convincersi della morte della bambina, forse violentata. La stessa autrice ha messo in evidenza i punti essenziali del romanzo : il senso di paternità, i sogni, la narrazione. La paternità espressa da un protagonista maschile, un maestro, che soffre per la perdita della figlia, una paternità oggi smarrita, come anche la figura del maestro è rara rispetto alla maestra nelle scuole elementari. Il sogno spesso è il segnale di qualche malessere interiore, infatti il maestro patendo dal sogno e indagando si confronta con la violenza sui minori, su falso perbenismo dei buoni padri di famiglia che praticano il turismo sessuale. La narrazione con la quale il maestro insegna e di cui c’è molto bisogno, più che della informazione, anche eccessiva. Nel testo è toccato anche lo scontro tra le culture occidentali ed orientali, quando il protagonista incontra un medico islamico nigeriano, scontro che nasce da una diversità di valori in cui l’elemento religioso è solo un inutile pretesto. I valori occidentali non sono necessariamente quelli cristiani bensì quelli universali quali la libertà, il rispetto per gli altri in particolare verso le donne e i bambini. I valori islamici sono basati sulla prevaricazione , il totalitarismo che nascondono la paura per l’emancipazione, il sapere, la libertà di pensiero. Dunque importante è recuperare e custodire i valori universali, anche in Italia dopo un ventennio di berlusconismo ispirato al concetto di capitale e mercato si ritorna a parlare di etica. Tali valori devono essere la base per la formazione delle coscienze, compito in prevalenza della scuola su cui si investe molto poco per una progettualità culturale che sia la rampa di lancio verso un futuro non unicamente economico.
Francesco Pernice