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libro

Ferzan
CinemaCulturaIn primo piano

“Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek. La recensione.

scritto da L'Interessante

Ferzan

Di Christian Coduto

Rosso Istanbul (Turchia, Italia 2017)  **

Regia: Ferzan Ozpetek (7)

Con: Halit Ergenç (6), Nejat Isler (6), Mehmet Günsür (6), Tuba Büyüküstün (6/7), Serra Yilmaz (5/6)

Orhan Sahin ha avuto, in passato, un grande successo come scrittore. In seguito ad un evento traumatico che ha coinvolto lui e la sua ex moglie, ha deciso di abbandonare la sua amata Istanbul per trasferirsi in Inghilterra.

Dopo diversi anni, ritorna in madrepatria per incontrare Deniz Soysal, un affermato regista che si appresta a realizzare il suo romanzo d’esordio, in cui affronta la sua vita, i suoi amori e i legami familiari.

Nel libro, grande importanza assumono le figure di Yusuf, un ragazzo (cocainomane) con il quale Soysal ha vissuto un’importante relazione sentimentale e della splendida Neval, la migliore amica del regista.

Quando Soysal scompare all’improvviso, senza lasciare alcuna traccia, Orhan si mette alla ricerca dell’uomo. Il confine tra la finzione e la realtà non sembra essere più così netto …

Con “Rosso Istanbul” Ferzan Ozpetek, dopo il precedente “Allacciate le cinture” (meritevole di una degna rivalutazione), ritorna nel suo paese d’origine, sfruttando un cast di attori locali e raccontando una storia che profuma di nostalgia e di mistero.

Il film è ricco di simbolismi, la sceneggiatura si fonda su dialoghi spesso appena accennati, talvolta poco comprensibili.

Silenzi. Sguardi. Nuovi silenzi. Paesaggi. Lacrime sparse.

Dopo un quarto d’ora di proiezione, la noia è alle stelle. Al termine del film, il numero degli sbadigli è incalcolabile.

Sì, perché la pellicola è un gioco stilistico impeccabile, ma la storia è assente. Volutamente, certo, ma assente.

C’è un sottile filo che separa la poesia dalla presa in giro dello spettatore. Ozpetek ci circumnaviga intorno pericolosamente, con risultati che hanno il gusto della delusione.

Se, di impatto, può sembrare coraggioso il tentativo da parte del regista di provare ad allontanarsi dalle precedenti storie (variando del tutto location, situazioni e attori coinvolti), a ben vedere ci si accorge che nulla, in sostanza, è davvero cambiato:

le due zie di Yusuf, ad esempio, sono la copia perfetta di Carla Signoris e Elena Sofia Ricci in “Allacciate le cinture”; l’entrata in scena di Neval riporta subito alla mente Nicole Grimaudo in “Mine vaganti”. La stessa Yilmaz, attrice feticcio del regista, funge da trait d’union con il passato.

C’è, come sempre, il tema della morte.

E poi abbiamo il cibo: lunghe, immense, infinite tavolate, come nella migliore tradizione di Ozpetek.

I protagonisti mangiano sempre. Troppo.

Il dico e non dico, il non rendere chiaro gli eventi, ha un qualcosa di irritante.

Spiace perché Ozpetek è sicuramente un buon regista: sfrutta gli ambienti con intelligenza (un plauso anche al Direttore della fotografia, Gian Filippo Corticelli) e sceglie con attenzione i brani della colonna sonora.

Pecca, stavolta, nella direzione degli attori (suo noto punto di forza): svogliati e poco coinvolti in una storia che fa acqua da tutte le parti, con la sola Tuba Büyüküstün in grado di donare un certo fascino al personaggio di Neval.

Del tutto fuori luogo la scelta di fare doppiare Serra Yilmaz dalla stessa: la sua voce appare poco armonica e tendenzialmente sgradevole.

Un’occasione mancata. Auguriamo al regista di ritrovare al più presto l’ispirazione e l’originalità delle sue opere precedenti.

 

“Rosso Istanbul” di Ferzan Ozpetek. La recensione. was last modified: marzo 6th, 2017 by L'Interessante
6 marzo 2017 0 commenti
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legalità
EventiIn primo piano

Legalità e cultura, il binomio perfetto

scritto da L'Interessante

Legalità

Di Maria Rosaria Corsino

“Ci vuole grande cautela nel parlare di ridimensionamento del clan dei Casalesi. Basti pensare che solo negli ultimi quindici giorni abbiamo arrestato circa cento esponenti di fazioni riconducibili a quel clan. In oltre vent’anni di azioni inquirenti e giudicanti di contrasto al clan dei Casalesi è stato fatto tantissimo, sono state vinte importanti battaglie di legalità (come la riduzione del legame tra il clan e le amministrazioni locali o l’indebolimento del tessuto imprenditoriale dell’organizzazione criminale), ma sarebbe un grave errore pensare di aver vinto la guerra ed abbassare la guardia. Per vincere la guerra al ‘sistema camorra’ non basta l’azione della magistratura, perché in Campania, ma non solo, ci sono condizioni economiche, sociali e culturali così difficili da favorire il proliferare del ricorso alle strade dell’illegalità e su questo terreno è soprattutto lo Stato che deve intervenire”. È un appello chiaro e forte quello lanciato dal procuratore aggiunto della DDA di Napoli, Giuseppe Borrelli, nel corso dell’appuntamento inaugurale della seconda edizione de “La Memoria degli Elefanti”, il Festival della Letteratura nel segno del mito, ideato da “Arena Spartacus Amico Bio” all’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere, il secondo anfiteatro al mondo per dimensioni dopo il Colosseo.

I am Spartacus e la legalità

In una rassegna che ha per sottotitolo e per comune denominatore culturale “I am Spartacus: eroi, valorosi e valori” al centro del primo appuntamento del 2017 c’erano i valori della giustizia raccontati attraverso gli spunti di “Toghe, banchieri e rotative” (Guida Editore), il libro del magistrato Vincenzo Pezzella, consigliere della Suprema Corte di Cassazione. Un libro nel quale Pezzella racconta le sue “quattro vite”:il giovane impiegato di banca che per seguire le sue passioni lascia il posto fisso, il giornalista ‘abusivo’ che lavora negli anni ’80 nella Napoli dei viceré Di Donato, De Lorenzo e Pomicino, l’addetto stampa in Bankitalia al fianco di Carlo Azeglio Ciampi e il magistrato, dal 2013 in Cassazione ha fatto parte del collegio che ha sancito la definitività dell’interdizione dai pubblici uffici per due anni a carico di Silvio Berlusconi. Ad aprire la seconda edizione del Festival della Letteratura nel segno del mito, patrocinato dal Comune di Santa Maria Capua Vetere, c’erano il Sindaco sammaritano, Antonio Mirra, il direttore artistico del Festival Antonio Emanuele Piedimonte e il presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Gabriella Maria Casella. Nel prestigioso parterre del talk letterario a discutere con Vincenzo Pezzella di valori della legalità, contrasto alle mafie, giornalismo d’inchiesta ed educazione alla cultura della legalità, insieme con il magistrato Giuseppe Borrelli, c’erano il prefetto Vincenzo Panico, Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso presso il Ministero dell’Interno, i giornalisti Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania e Antonello Velardi, caporedattore centrale de “Il Mattino” e Sindaco di Marcianise e autorevoli esponenti del mondo accademico e delle associazioni impegnate nel contrasto alle mafie: tra gli altri Rosanna Cioffi, Pro Rettore alla Cultura dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e Don Tonino Palmese, vice presidente della Fondazione Pol.i.s – Politiche integrate di sicurezza per le vittime innocenti della criminalità ed i beni confiscati.

Il programma dell’evento

La seconda edizione de “La Memoria degli Elefanti” proseguirà il 31 Marzo con i valori della pace e dell’integrazione raccontati in “The American Pope” (Libreria Editrice Vaticana) dal giornalista Massimo Milone, direttore di Rai Vaticano, e il 26 Maggio con i valori del patrimonio culturale italiano celebrati nel suo ultimo libro “Un patrimonio italiano” (Utet Editore) dal presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici, Giuliano Volpe, che racconta anche l’esperienza del ristorante biologico “Amico Bio – Arena Spartacus” all’Anfiteatro Campano come uno degli esempi più innovativi in Italia di valorizzazione di un sito culturale.

Legalità e cultura, il binomio perfetto was last modified: febbraio 20th, 2017 by L'Interessante
20 febbraio 2017 0 commenti
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scuola
In primo pianoLibri

Giù le mani dalla scuola

scritto da L'Interessante

scuola

Di Maria Rosaria Corsino

“Un Paese che distrugge la scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere” diceva Italo Calvino.

La scuola di Giulia Blasi in “Siamo ancora tutti vivi”

E’ un argomento, quello dei tagli all’istruzione pubblica, che ha origine dalla notte dei tempi e che non va mai fuori moda.

L’istruzione italiana perde sempre più colpi.

Anche Giulia Blasi vuole affrontare il tema dei tagli alla scuola nel suo romanzo ‘Siamo ancora tutti vivi‘ senza ricorrere a polemiche o discorsi accusatori verso le autorità politiche, ma raccontando la storia di ragazzi che al loro futuro non intendono rinunciare.

La scuola la fanno i ragazzi

Le classi prima e seconda liceo di Villa Erminia rischiano di essere cancellate a causa della mancanza di iscritti e di conseguenza per la poca produttività, ma gli studenti della scuola non sono d’accordo e danno il via a uno dei movimenti studenteschi più noto: l’occupazione. Non una di quelle occupazioni perditempo (che tutti abbiamo fatto almeno una volta nella vita) ma una protesta seria con regole ben precise e una solida organizzazione. Chi non rispetta la legge è fuori!

Tanti sono i ragazzi che ne prendono parte, mossi da un sentimento di ribellione verso l’autorità e i genitori (nonostante l’occupazione sia approvata dalla preside e dai familiari degli alunni), ma i veri protagonisti sono Emilio, Erica, Stella, Greta , Enrico e Matteo. Emilio è un ragazzo tranquillo, mette la famiglia al primo posto e l’aiuta nella gestione della fattoria; non ha mai dimenticato Erica.

Erica da brutto anatroccolo si è trasformata con la pubertà in un cigno ed Emilio ritiene che sia questo il motivo per il quale lei lo abbia lasciato. Erica però ha altri grilli per la testa: la paura di perdere il suo patrigno Zeno, sua unica certezza.

Stella è una leader nata, una di quelle che quando parla nessuno, Enrico compreso (suo migliore amico da tempo), tollera.

Greta invece ama suonare la batteria, è l’orgoglio dei suoi genitori e quasi senza volerlo si trova seduta con quelli che l’occupazione la gestiscono.

Matteo è uno di quelli che ti gela solo con uno sguardo, è un mistero per chi gli sta intorno e ha un terribile segreto da celare.

I personaggi che la Blasi racconta non sono il ritratto (seppur erroneo ma molto quotato) di adolescenti perditempo e lagnosi, ma sono ragazzi che prendono in mano le redini del loro futuro senza abbassare la testa davanti ai ‘potenti’. Come si suol dire: “li volevano ignoranti, li avranno ribelli”.

Giù le mani dalla scuola was last modified: febbraio 20th, 2017 by L'Interessante
20 febbraio 2017 0 commenti
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bibbia
CulturaIn primo pianoLibri

Bibbia pagana: il mito come non lo avete mai letto

scritto da L'Interessante

Bibbia

di Maria Rosaria Corsino

Giorgio Dell’Arti presenta la mitologia in tutte le sue luci e le sue ombre.

Non parliamo di tanti piccoli racconti separati tra loro, ma da una trama ben tessuta ed intrecciata insieme, come se Cloto Lachesi e Atropo ci avessero messo mano.

Quattro sono le parti in cui è diviso in libro e in ognuna di esse oltre che il mito c’è il racconto di quello che è l’uomo moderno.

Con l’abilità di non svelare mai troppo, Giorgio Dell’Arti fa appassionare il lettore fino alla fine, rendendo ancora più piacevoli miti che vengono raccontati da secoli.

Dei quasi umani in Bibbia Pagana

Non c’è morale, non c’è insegnamento solo violenza, sangue, libido.

Dei capricciosi, Dei feriti sono quelli raccontati da Dell’Arti che parte da un tempo estremamente addietro fino alla fuga di Elena e Paride.

Non più la divinità superiore all’uomo, lontana da pulsioni terrene.

Al contrario, gli Dei e i semidei descritti da Dell’Arti sono fin troppo facilmente preda dei vizi.

Appassionato di mitologia dionisiaca, l’autore non tralascia la follia, l’oscenità e l’asprezza che caratterizzano il culto del Dio trace.

Insomma, tutta l’opera può riassumersi in una nota frase di Schopenhauer: “Chi non ama le donne, il vino e il canto è solo un matto e non un santo”.

Bibbia pagana: il mito come non lo avete mai letto was last modified: dicembre 13th, 2016 by L'Interessante
13 dicembre 2016 0 commenti
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Inferno
CinemaCulturaIn primo pianoLibri

Inferno di Dan Brown. Lasciate ogni speranza, voi che entrate (in sala)

scritto da L'Interessante

Inferno

Di Maria Rosaria Corsino

Se c’è un merito che va dato a Dan Brown è quello di aver portato ancora più in alto l’arte e la cultura italiana, rendendola intrigante, misteriosa, esoterica.

Non è un segreto d’altronde che la maggior parte delle opere dal Medioevo al Rinascimento abbiano significati nascosti, messaggi in codice e quant’altro.

E questa volta ad aiutare Langdon a risolvere uno dei suoi casi ci sarà, rullo di tamburi, niente di meno che il Sommo!

Dante Alighieri e la sua Commedia sono stati oggetti di studio per secoli e secoli, e ancora oggi sono spesso al centro dell’attenzione.

Non si scherza col fuoco, lo sa bene Dante, che ha reso la cantica dell’Inferno una delle opere letterarie più belle al mondo

Ripresa, citata, imitata, la Divina non è mai stata eguagliata e un motivo ci sarà.

Per Dan Brown il cono che parte dalla città di Gerusalemme fino alle viscere della terra descritto da Dante rappresenta terreno fertile per un altro dei suoi romanzi chiamato, non a caso, Inferno.

Il libro che è stato un successo, anche se meno del Codice da Vinci, sarà portato in sala questo autunno anche se non sappiamo ancora quando uscirà in Italia.

Il dottor Langdon, già protagonista de Il codice da Vinci e Angeli e Demoni, è in pericolo visto che alcuni uomini misteriosi vogliono ucciderlo ma ben presto si renderà conto che il mondo intero è nelle sue stesse condizioni.

Un folle, che nei film ci sta sempre bene, ha creato un bacillo della peste (probabilmente è un riferimento storico alla peste che colpì Firenze, che ha un ruolo fondamentale nel romanzo, nel 1348).

Aiutato da Sienna Brooks e dai codici criptici di Dante dovrà fare in modo di salvare l’umanità tutta.

Con un tour mozzafiato delle più belle città Italiane ed europee, Dan Brown regala al pubblico un altro grande romanzo da leggere tutto d’un fiato.

Speriamo che la trasposizione cinematografica sia all’altezza, nel frattempo non ci resta che tener d’occhio il calendario e quando sarà il momento uscir a riveder le stelle (del cinema).

Inferno di Dan Brown. Lasciate ogni speranza, voi che entrate (in sala) was last modified: settembre 17th, 2016 by L'Interessante
17 settembre 2016 0 commenti
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libro
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Libro waterproof per l’estate 2016

scritto da L'Interessante

Secondo un antico proverbio indiano il libro è un guardino che puoi custodire in tasca, ma stando ad una vecchia novità datata 2010, l’oggetto inanimato in grado di costruire sogni potrebbe trasformarsi in un impermeabile da prima pagina.

Il libro waterproof che aveva sollecitato qualche polemica fra gli appassionati del genere tradizionale torna a far discutere

Con l’arrivo della stagione estiva, insieme all’arsura e la tintarella, il rito dei romanzi in edizione tascabile ricomincia a farsi desiderare. Dai classici allegati ai settimanali, alle ultime uscite strategiche, l’alternativa più valida all’ IPod resta la lettura.

Se è vero che non hanno ancora inventato il bikini con tasche, il libro resistente all’acqua non è un’esagerazione della fantasia.

 Si chiama Bibliobath, la start-up olandese che ha ideato una collana di libri con rilegatura impermeabile a pagine sintetiche. È un progetto sperimentale che sta cercando di prendere fiato e farsi spazio tra le nuove abitudini da proporre ad appassionati e non.

Secondo gli ideatori, servirebbero almeno dieci mila dollari per effettuare una realizzazione su larga scala, è per questo che già da un po’ è partita su Kickstarter una campagna finanziante il progetto.

I primi quattro titoli trasformati in cavie da laboratorio sono stati: “Cloths of Heaven and Other Poems” di W.B. Yeats, “Macbeth” di Shakespeare  “l’Arte della guerra” di Sun Zi e una selezione di racconti firmati  Mark Tawin.

Purtroppo, fino ad oggi, le traduzioni sono state realizzate solo in lingua inglese, privilegio che, ancora una volta, potrebbe far arrivare l’Italia tra le ultime nazioni disposte ad adattarsi ai cambiamenti.

È ovvio che non si tratta soltanto di poca elasticità o scarsa preparazione ai mutamenti. La questione, infatti, è da intendere anche da un punto di vista economico.

 Se le donazioni raggiungeranno una cifra considerevole – dicono gli inventori- non è da escludere un ‘estensione della collana, arrivando così ad includere altre lingue.

Le polemiche dei tradizionalisti che fanno di questa innovazione una piccola violazione del concetto di libro, inteso come oggetto tangibile e di specifica consistenza, sembra non stare in piedi, visto il destino che abbiamo riservato agli e-book.

Chiaro è che anche in questo caso si tratta di gusto personale e affezione al tipo di formato, ma l’idea di poter difendere il romanzo che stiamo leggendo da qualche onda spruzzo in direzione del bagnasciuga non sembra così cattiva. Non ci resta che attendere l’incremento della start- up per capire da che parte stare.

Intanto, buona lettura a tutti!

Michela Salzillo

 

Libro waterproof per l’estate 2016 was last modified: giugno 7th, 2016 by L'Interessante
7 giugno 2016 0 commenti
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scarabeo
CulturaEventiIn primo pianoLibri

Scarabeo di onice blu

scritto da L'Interessante

Scarabeo di Onice blu

I libri sono ancora un posto di apertura verso sé stessi, il mondo e le sue forme. Una dimensione di riflessione e curiosità, anche in quelle città dove tutto sembra da rifare.

È il caso dello scarabeo di onice blu, il giallo-poliziesco di Ciro Tammaro che Sabato scorso si è confermato un successo contemporaneo di degna approvazione.

A presentarlo è stata l’associazione culturale Urbe Marcianise, una voce regionale a ramificazione nazionale, composta da giovani rappresentanti del territorio. L’incontro, che ha tagliato il traguardo alla terza tappa della rassegna letteraria aperitivo con l’autore, si è svolto nell’elegante location del Cafeina Euat Restaurant.

“Bisogna valorizzare il territorio, indirizzare lo sguardo verso ciò che permetta una visione positivistica delle cose, un atteggiamento necessario che solo attraverso la cultura può riacquistare dignità.” È con questo concetto di sentita apertura verso il possibile che il presidente dell’Urbe Marcianise, Antonio Negro, ha dato il via al confronto diretto con l’avvincente storia di Tammaro.

In piena collisione con il messaggio di speranza, rintracciabile chiaramente e senza equivoci tra le pagine dello scarabeo di onice blu, l’intervento preludio della scrittrice Maura Messina si è rivelato un ottimo antipasto di confronto.

È intervenuta, intrecciando la sua storia di sfida con quella originale di Tammaro, l’autrice di  Diario di una Kemionauta, un attestato  di forza, coraggio e creatività salvifica che passa dalla malattia alla chemio con la leggerezza di una sofferenza consapevole e auto ironica.

Lo scarabeo di onice blu: la trama

 Le indagini del commissario Olivares rappresentano il fulcro da cui nasce e confluisce la vicenda.

 Sulla superstrada che da Nola conduce a Villa Literno, a metà  tra le province di Napoli e Caserta, una coppia di turisti americani viene barbaramente assassinata e poi derubata di un prezioso gioiello di onice blu, raffigurante un piccolo scarabeo.

Il giorno dopo una misteriosa donna, Patrizia Ucciero, percorre la stessa strada ignara che il destino in qualche modo ha intrecciato la sua vita a quella dei turisti uccisi.

Viene incaricato delle indagini il commissario Corrado Olivares del commissariato di polizia di Aversa. Egli è convinto che siano coinvolti nel delitto gli immigrati di un campo profughi che sorge alla periferia di Villa Literno, nelle vicinanze del luogo in cui è stato commesso il delitto.

Un losco individuo, Gaetano Ciotola, affiliato al clan camorristico della famiglia Perfetto di Marcianise, si mette alla ricerca ossessiva del gioiello che esercita sulla sua mente una strana ed inspiegabile attrazione.

Dopo numerosi colpi di scena, forze sovrannaturali guideranno il commissario Olivares alla soluzione dell’enigma.

Il romanzo, che potrebbe sembrare un’ ennesima trovata commerciale,  uno squarcio nella cronaca per ricavarne successo, ha poco da invidiare alle visioni speculative sul genere. È un’esigenza di denuncia quella di Tammaro che nasce da un’opinione discordante rispetto a certe dinamiche di contenuto e stile.

Al Gomorra di Saviano dice di dovere tutto è niente: è l’inferno di quei luoghi, il punto di vista di un dramma senza via d’uscita che lo spingono a tessere la trama di una storia diversa, una narrazione all’insegna del riscatto.

“Scrivo saggi da anni, avrei potuto affidare il mio parere sulla questione ad un linguaggio freddo e didascalico, ma ho scelto il romanzo perché arrivasse a più persone possibili. Volevo che libro fosse vicino al lettore, alla sua coscienza”. – ha detto Tammaro all’avvocato Alessio Bonetto, moderatore dell’evento-

Non ha mai condiviso la rilevanza mediatica che viene concessa agli aspetti negativi.

“Credo che se ognuno di noi si rimboccasse le maniche, potremmo uscire vittoriosi da tutta una serie di problemi”.

In totale coerenza con la convinzione che il destino sia qualcosa di concretamente gestibile dall’uomo, attraverso la sua volontà, tutti i personaggi di Tammaro sottintendono un messaggio positivo. Anche il primo antagonista di Olivares, il mafioso senza scrupoli,  agisce secondo un codice morale che, a tratti, pende dalla parte della dignità. Un’ ottica, quella analizzata in questo romanzo, che forse non siamo più abituati a considerare. Si fa presto a chiamare informazione un gossip o a definire fatto un dettaglio privato che garantisca audience. Viaggiando in questa direzione, abbiamo domandato a Tammaro, siamo realmente pronti a guardare il bicchiere mezzo pieno?

Non me lo sono chiesto!, ha detto, so solo che ho bisogno di scrivere e amo farlo in questo modo.

 

Lo scarabeo di onice blu, ad oggi, potrebbe diventare una serie televisiva. È stato, infatti, presentato sia alla Rai che alla Mediaset un progetto per la realizzazione di una serie TV dal titolo le ‘Indagini del commissario Olivares – Il romanzo giallo-poliziesco della Terra dei Fuochi’ e lo ‘Scarabeo di onice blu’ . Inoltre, è un progetto cinematografico allo studio di un paio di registi.

Michela Salzillo

Scarabeo di onice blu was last modified: maggio 10th, 2016 by L'Interessante
10 maggio 2016 0 commenti
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Carla Fracci
CulturaEventiIn primo piano

Carla Fracci al Centro Commerciale Campania per la Wellness Week

scritto da Roberta Magliocca

Carla Fracci

La Wellness Week, la settimana dedicata al benessere fisico e mentale targata Centro Commerciale Campania, comincia alla grande. Tante attività che in pochi giorni hanno registrato il tutto esaurito in materia di prenotazioni. E poi lei, la danza. Una delle discipline più amate in Italia, grazie anche ad una cultura musicale e teatrale che tutto il mondo ci invidia. 

E nel giorno della Festa della Mamma, ieri 8 Maggio 2016, la Madre della danza – Carla Fracci – ha incontrato i giovani danzatori accorsi da ogni dove per poterla conoscere

Presente a Piazza Campania, anche il marito della Fracci, Beppe Menegatti.

Dopo i primi saluti della Signora Fracci, è proprio Beppe a prendere la parola: “Diamo supporto alle scuole private di danza, non diamo importanza solo alle scuole dei grandi teatri. Ci sono tante piccole scuole che fanno grandi cose. Guardiamole. E facciamo spazio ai ragazzi, ai maschietti. Mandiamolo definitivamente al macero il tabù di una danza solo femminile. Le piccole realtà, salviamole!“

Ma è tempo delle domande degli aspiranti ballerini. Un bimbo chiede a Carla Fracci quale fosse l’esperienza più significativa della sua carriera.

“Tutte – risponde lei – Ogni esperienza mi ha permesso di essere ciò che sono!”

Ma anche qui, Beppe interviene: “Mia moglie non lo dice, ma l’esperienza più importante per lei – e per noi – è stata la nascita di nostro figlio, un ragazzo eccezionale!”

Durante l’incontro, Carla Fracci ha firmato le copie del suo libro – Passo dopo passo. La mia storia –  per tutti coloro che desiderassero avere un pezzo di storia negli scaffali delle proprie librerie. 

Pezzo e Foto di Roberta Magliocca

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Carla Fracci al Centro Commerciale Campania per la Wellness Week was last modified: maggio 9th, 2016 by Roberta Magliocca
9 maggio 2016 0 commenti
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Presentato Portami a vedere i treni
In primo pianoLibri

Presentato “Portami a vedere i treni”

scritto da Walter Magliocca

roberta

Presentato ieri “Portami a vedere i treni”, presso la sede dell’accademia musicale di Anna Paola Zenari, “Fortepiano” di San Prisco, il secondo libro scritto dalla giovane scrittrice  ROBERTA MAGLIOCCA.

Dalla lettura dello scritto emerge  una storia intensa, acuta, decisa fatta di intrecci di vita vera, miscelata con la vena fantastica e spigliata dell’autrice. La trama vede come protagonista il morbo di  Alzheimer. Ricordi nell’oblio della memoria del protagonista, Giulio, affetto dalla malattia e che accende la luce della mente per sviscerare il sempre attuale e complicato rapporto padre-figlio: una relazione tra due persone che si incrociano e che  vivono ricordi dolorosi per loro e per la loro esistenza. Altro tema trattato e di grande attualità è l’omosessualità. Senza entrare nel problema, senza esprimere valutazioni e propri convincimenti, ma lasciando all’attento lettore le proprie sensazioni e le proprie emozioni.

La storia è ambientata nella penisola sorrentina, terra che ha dato i natali all’autrice (è nata a Vico Equense) e dove vive parte della famiglia materna di origine.

Una breve storia, che capta l’attenzione del lettore, ricca di sensazioni, emozioni forti, toccanti, intrise di sentimento, di amore che, pizzicando le corde della commozione, fa comprendere con durezza e realismo il cammino della malattia.

Roberta, partendo dalla cognizione che non si può parlare di cura del morbo di Alzheimer quanto piuttosto di accompagnamento nella sua evoluzione, porta con tratto elegante e mano esperta a comprendere questa mutazione degenerativa e graduale del soggetto, come detto chiamato Giulio nel libro, fino ad avere uno spiraglio nella luce della memoria e riuscire a confrontarsi con il figlio dopo anni di mancata sinergia. Ed è ciò che emerge dalla lettura della storia che fa comprendere come i sentimenti quelli forti, l’amore, possano essere, allo stato attuale, l’unico antidoto per la fase degenerativa della malattia 

A presentare il libro “Portami a Vedere i treni”  (Sensoinverso edizioni), la psicologa Valentina Masetto, anche quale moderatrice nonché ideatrice e promotrice della rassegna: Un libro per tè. Una presentazione certamente originale che ha coniugato varie forme di cultura con la partecipazione di Corrado Del Gaizo, che ha recitato un monologo “composto a quattro mani” con la stessa Roberta. La serata è stata allietata dalla musica di Annapaola Zenari e Carmine Covino rispettivamente al piano e alla chitarra.

Il dibattito ha vissuto momenti di commozione, provocati da Valentina Masetto, coniugati con momenti musicali che hanno coinvolto tutti gli intervenuti.     

Dopo l’incontro di oggi ci saranno altre presentazioni per far conoscere l’artista ma soprattutto per trasmettere ai lettori il suo amore per la scrittura.

A Roberta auguriamo le migliori fortune e che il destino incroci le maglie in modo tale da consentirle di raggiungere i successi che merita, ma con la speranza che continui ad emozionarci sempre nella lettura dei suoi futuri scritti.

Presentato “Portami a vedere i treni” was last modified: marzo 19th, 2016 by Walter Magliocca
14 marzo 2016 0 commenti
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    24 gennaio 2017
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