Napoli
Napoli
Di Roberta Magliocca
Napoli mia che ti hanno fatto?! si legge su uno striscione posto al principio di Corso Umberto I. Se lo chiedono un po’ tutti. Se lo chiede il commerciante che deve abbassare la saracinesca del proprio negozio perché il cattivo odore della spazzatura lasciata lì da giorni non fa respirare. Se lo chiede l’anziano signore che non sa come tradurre agli occhi del nipote uno splendore che ormai non c’è più. Se lo chiederebbe Troisi con una comicità malinconica.
Con quali toni Totò oggi racconterebbe questo scempio, questa barbarie. Ferdinando I di Borbone avrebbe nostalgia del Regno delle Due Sicilie, della sua prosperità, della sua grandezza e magnificenza? Per non parlare di come si gonfierebbero gli occhi di pianto a Matilde Serao che “sventrò” questa città per farne emergere l’anima.
E non ci si rassegna all’idea che Napoli sia portata in giro per il mondo attraverso Pizza e mandolino, che sia raccontata sguaiatamente da neomelodici che nulla hanno a che fare con la musica, che sia teatro per gente di malaffare, che i bambini ancor prima d’imparare a leggere e a scrivere, imparino l’arte di arrangiarsi. Abbiamo bisogno di ascoltare Napoli nella voce di Sergio Bruni, nella chitarra di Roberto Murolo, nelle parole di Giulio Cesare Cortese, nel teatro dei De Filippo.
E allora crediamoci ancora. Non lasciamo tutto il lavoro a San Gennaro che, da solo, non può farcela. Crediamo in un futuro fatto di nuove opportunità. Perché se ci si crede, se ci si impegna, se si lotta…’a nuttata passa. Adda passa’.