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regione campania

italia
AttualitàCronacaEditoriale

ITALIA IN VENDITA E ITALIANI PECORONI. CI PROPINANO SOLO FALSE NOTIZIE PER TRASMETTERCI PAURA E FARCI STARE A CASA. MA PERCHE’?

scritto da Walter Magliocca

 

Italia 

Italia in vendita: ci propinano volutamente delle falsità per nascondere scomode verità che conosceranno solo i posteri

Il sole 24 ore riporta, nella sezione interventi, i dati statistici forniti da Paolo Becchi, professore ordinario di filosofia del diritto presso l’università di Genova e Giovanni Zibordi, trader e consulente manageriale e finanziario.

Dati statistici inconfutabili che dovrebbero far riflettere. Ma noi italiani siamo abituati a pensare solo al nostro orticello, da più parti bollati come una massa di pecore non adusi a contrastare le direttive “aziendali” (leggi stato) ed è per questo che artatamente ci fanno “stagnare” nella nostra beata ignoranza trasferendoci notizie costruite, martellanti e ripetitive. Da regime dittatoriale,  altro che da popolo libero e che Mussolini (sì proprio lui) definì di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori. Ma tutti allineati e …..coperti.

Un’analisi per valutare la situazione economico finanziaria in relazione alla chiusura totale ed alle conseguenze sociali mediante notizie non sempre veritiere trasmesseci in oltre 40 giorni di arresti domiciliari. Solo per noi, ovviamente. Loro, i nostri rappresentanti, avevano ed hanno notizie vere. Ed inoltre continuano a mantenere una serie di benefit sempre a spese degli ignari taliani: barbieri a disposizione, ristorante a Montecitorio, però per asporto, trasferimenti con autista, con mascherina e guanti però.

I dati inconfutabili

Il crollo del PIL atteso in Italia è dell’ordine del 20% nei prossimi mesi e che porterà la nazione al periodo pre crisi del 2007.

Il disastro economico è inflitto agli italiani per l’adozione spropositata della chiusura totale adottata “modello Wuhan” senza avere i mezzi e le capacità cinesi per la ripresa.

Un dato certo è che nessuno sa con certezza il numero di decessi per il virus a Wuhan che si stimano in 10 o anche 50 volte in più rispetto ai dati ufficiali.

In Asia ed Australia non è stato adottato il criterio della chiusura e il virus è stato circoscritto con una immediata ripresa economica. In Italia, con decisioni spropositate ed anticostituzionali, “sguinzagliando” le  forze dell’ordine sul territorio e usando droni ed elicotteri, con ulteriori spese in danno degli ignari italiani, per sanzionare chi esce di casa, (assurdo ed illegale aggiungiamo) la ripresa appare lontana, lenta e farraginosa 

Differenze tra nord e sud avvalorate dalle uscite folkloristiche del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ottimo showman, ma nulla più

La chiusura totale, in esterofilia diffusa, questa si virale, definita total lockdown, viene giustificata dalla mortalità triplicata o quadruplicata a Bergamo, Brescia, Piacenza, Pavia, Milano ed altre province del NORD rispetto agli anni precedenti. I numeri forniti, anche in questi casi non veritieri, riferiscono 14 mila morti in più, mentre altre fonti riportano addirittura 63 mila morti in più rispetto agli anni precedenti ed attribuiti al conteggio Covid.

Orbene, la popolazione italiana è di circa 60 milioni  e si verificano mediamente 650 mila decessi l’anno e circa 230 mila nel periodo gennaio – aprile. Quest’anno, in base ai dati ISTAT, non si riscontra alcun aumento rispetto ai dati degli anni precedenti.

E’ evidente che in Lombardia, Veneto e nelle province del nord Italia si è verificato e si verifica un picco di decessi rispetto agli anni addietro, ma quando si analizza la mortalità complessiva su tutto il territorio nazionale, i dati riportano (ad es. Bloomberg del 6 aprile) meno morti del solito.

Allo stato, dunque, l’ISTAT, relativamente agli anni precedenti ed allo stesso periodo, riporta un numero di decessi pari a 231 mila, mentre per quest’anno, nel 2020, fino alla data odierna, i decessi sono stimabili in 191 mila. Per la fine del mese, potendo fare un confronto con il passato, si stima un numero di 216 mila decessi. Pertanto un numero inferiore rispetto ai dati ufficiali.

Si può affermare che nel Nord Italia il numero di decessi sia aumentato, mentre nel resto della nazione il numero è addirittura diminuito.

Inoltre, aggiungiamo, che il bollettino della protezione civile, precisa sempre ed a chiare lettere che il numero di decessi è TOTALE e non riferito al solo COVID 19.

In pratica la chiusura totale dell’intera nazione ha prodotto un numero di morti inferiore se comparato con i dati ISTAT degli anni passati.

L’obiezione che la chiusura abbia ridotto la mortalità al punto di farla scendere sotto la media storica, non sembra valida perché il dato è che quella italiana è la seconda/terza più alta del mondo per COVID con 338 morti per 1 milione di abitanti, mentre altri paesi (Corea, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Australia, Svezia) che non hanno adottato il tanto decantato modello Italia mettendo tutti agli arresti domiciliari, hanno mortalità inferiore a 90 morti per 1 milione.

Sembra poco plausibile che senza chiusura l’Italia avrebbe avuto una mortalità ancora più alta.

Del resto anche la Germania, con una politica che lascia molte libertà ai cittadini, continua ad ottenere ottimi risultati nell’arginare e contenere il virus.

Vi è da aggiungere che lo stato non ha tenuto conto dei numeri diversi tra NORD e SUD Italia, chiudendo la parte bassa dello stivale non afflitta da numeri preoccupanti.

Oltretutto, da servizi giornalistici, si è appreso che nel NORD Italia le fabbriche ed aziende sono rimaste aperte continuando nella produzione e, presumibilmente, il paradosso è che nelle zone più colpite si avrà una ripresa sicuramente più celere dell’economia, rispetto al Sud Italia che, more solito, sarà completamente “affossato” da una politica incapace e volutamente afflittiva nei confronti dei cittadini meridionali.

Il presidente De Luca con i suoi provvedimenti ad effetto e le sue ordinanze in contrasto addirittura con quelle restrittive nazionali, espone tutta la Campania, ma soprattutto la realtà partenopea, ad una serie di rischi incalcolabili non solo economici ma di vita sociale che potrebbero rendere invivibile il territorio.

Ed intanto dal nord Italia continuano a piovere attacchi al sud da parte di esponenti politici e della società civile. Non possono tollerare che l’epidemia, al sud, non si è sviluppata nonostante i trasferimenti e tutte le misure messe in campo affinchè ciò avvenisse. Mostrando un personale sanitario “eccellente” nelle pratiche ospedaliere e non, nonostante le enormi limitazioni di risorse e la mancanza dei presidi di emergenza per i continui tagli ai mezzi economici messi in campo proprio dal presidente della Regione Campania.

Da ultimo Vittorio Sgarbi il quale, nella trasmissione di Barbara Palombelli, ha usato affermazioni forti, con l’unico scopo di  screditare i napoletani, identificati con tutto il sud Italia. Ma sicuramente con una punta di invidia

La cultura completamente distrutta

Dal punto di vista dell’economia c’è una distruzione di reddito, dal punto di vista culturale si evidenzia una volontà palesemente afflittiva che, con la chiusura delle scuole e delle università, o meglio con la loro trasformazione in una realtà telematica, evidenzia che il governo ha deciso di far aumentare (o far perdurare) uno stato di ignoranza per una stragrande maggioranza di italiani, al fine di una manipolazione facilitata. 

In Campania, poi, De Luca si sta uniformando ad un potere oligarchico con decisioni da regime con l’avallo del governo centrale.

Nessuna richiesta atta a sollecitare un dibattito in tal senso viene recepita da chi di dovere.

Tutti bravi, senza piangere mai, in fila per tre con distanziamento sociale, anzi in fila per uno, tutti zitti e battete le mani. Edoardo Bennato lo aveva cantato molto tempo fa. 

E’ proprio quello che vogliono. Non ci vogliono far capire ma soprattutto non dobbiamo capire NULLA.

ITALIA IN VENDITA E ITALIANI PECORONI. CI PROPINANO SOLO FALSE NOTIZIE PER TRASMETTERCI PAURA E FARCI STARE A CASA. MA PERCHE’? was last modified: aprile 18th, 2020 by Walter Magliocca
18 aprile 2020 0 commenti
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Lo Stato
Attualità

LO STATO CI HA TRUFFATO. CORONAVIRUS: PACCO CONTROPACCO E CONTROPACCOTTO E DE LUCA ALLA REGIONE RINCARA LA DOSE

scritto da Walter Magliocca

 

Lo Stato

Lo Stato: il nemico numero uno del cittadino

I cittadini  sono considerati delle pecore e trattati come tali, senza alcuna opposizione.

A tal riguardo riportiamo un intervista a cura di Salvatore Ridolfi (pubblicata su librieparole.it il 31 marzo 2020) al professor Francesco Benozzo, il poeta-filologo-musicista candidato dal 2015 al Premio Nobel per la Letteratura, autore di diverse centinaia di pubblicazioni, direttore di tre riviste scientifiche internazionali, membro del comitato scientifico di gruppi di ricerca internazionali (tra i quali  il “Centro Studi di Medical Humanities” (CMH),  il workgroup “We Tell / Storytelling e impegno civico in epoca post-digitale”, e “IDA: Immagini e Deformazioni dell’Altro”), coordinatore del Dottorato di ricerca in Studi letterari e culturali all’Università di Bologna.

Il professor Benozzo ha espresso in questi giorni pubblicamente considerazioni non allineate a quelle correnti a proposito dell’emergenza pandemica in atto.

In questa intervista spiega il suo punto di vista sulla questione.

Quella del Coronavirus è una grande truffa.”

Intervista a Francesco Benozzo

Come vive, in quanto intellettuale, la situazione presente? Sta lavorando a qualche progetto in questo isolamento?

Sono come tutti i cittadini agli arresti domiciliari, arresti attuati senza dibattimento parlamentare, in un chiaro momento di soppressione della democrazia, e presidiati dalle forze dell’ordine e dai militari.

Come vivo questo isolamento? Da privilegiato, avendo comunque – a differenza della maggior parte delle cittadine e dei cittadini attualmente reclusi – uno stipendio a fine mese, e vivendo in un luogo appartato sulle montagne, tra i cui boschi non potrebbe intrufolarsi nemmeno un drone dei Marines. Faccio lezione come tutti i colleghi da remoto, svolgo sedute di laurea e di dottorato, esamino gli studenti. Sto cercando intanto di portare a termine un lungo poema a cui lavoro da tempo, dal titolo Máelvarstal. Poema della creazione dei mondi, un poema sull’origine ed evoluzione dell’universo – e che ignora deliberatamente la storia del pianeta terra – che si appoggia in un certo senso alle teorie cosmologiche degli ultimi anni, quelle venute dopo il Big Bang.

Nei giorni scorsi sono uscite su qualche pubblicazione anarchica alcune sue esternazioni relative al punto di vista che lei ha assunto rispetto a questa situazione

Non è un punto di vista che ho assunto, ma il punto di vista spontaneo che, come professore di filologia, e cioè bene o male come studioso dei sistemi di comunicazione, ho necessariamente maturato fin dalle prime ore della dichiarata epidemia. Per quello che vedo io, siamo di fronte a delle prove generali di soggiogamento delle popolazioni, fondate su una visione scientocentrica della realtà.

Può essere più chiaro? La scienza è la responsabile dello stato di cose?

Beh, in quanto “scienziato” io stesso, non posso fare a meno di notare che tutto è orchestrato dalla nuova religione del mondo contemporaneo: una religione monoteista, antidialogica, totalitarista e oscurantista rappresentata, appunto, dalla cosiddetta “scienza”, in questo caso dalla scienza medica. Nei miei anni di studio e di insegnamento ho imparato dai grandi maestri che la scienza è prima di tutto una narrazione, una narrazione il più possibile plausibile, e che i passi avanti nelle varie discipline sono stati compiuti grazie al dialogo, alle confutazioni, ai dibattiti. Chi pratica la scienza come mestiere sa bene che tale mestiere consiste essenzialmente nell’arte del dubbio sulla verità e su ogni verità. Questo riguarda anche la scienza medica, e lo dico anche come membro del comitato scientifico del prestigioso CMH, il Centro Studi delle Medical Humanties che ha sede presso l’Università di Bologna. Assistiamo invece a una scienza da reti unificate che ritiene (o meglio finge) di essere portatrice dell’unica verità.

Ma la scienza, nella fattispecie i medici, non sono in realtà gli eroi – come molti dicono – di questa situazione?

Non sto parlando dei medici in corsia, ma dei virologi da salotto e da stanze del potere. Quanto ai medici in prima linea, come gli infermieri e i volontari, direi che più che gli eroi sono le prime vittime, insieme alle persone malate e a quelle decedute, di questa guerra. Sono in trincea a combattere. Ma ciò non deve distogliere emotivamente dall’opinione che ciascuno può farsi sul perché si trovino al fronte. Intendo dire che non può funzionare l’equazione “medici eroi =  guerra giusta”. E d’altro canto mi pare che in queste ore alcune delle associazioni dei medici si stiano ribellando, proprio contro il potere centrale, rispetto a questa etichetta di eroi affibbiata loro da chi li ha mandati al fronte.

Vittime di un sistema, dunque?

Direi proprio di sì. Se si guarda alla situazione italiana, senza andare oltre, bisogna registrare esclusivamente quanto segue, se non si vuole entrare nella lamentazione e nella strategia della paura: un virus particolarmente aggressivo ha messo in ginocchio il nostro sistema sanitario, dal momento che a fronte di 60 milioni e mezzo di abitanti sono presenti sulla penisola circa 5000 posti letto di terapia intensiva. I medici sono in trincea per questo, non per i numeri esorbitanti del contagio. Si trovano in trincea perché invece che delle corsie di ospedale abbiamo delle trincee (ma la situazione era già nota da prima dell’emergenza in atto: non si può non ricordare che fino al mese scorso gli stessi medici ora santificati dal popolo erano vittime di aggressioni, non solo verbali, proprio per la situazione di affanno – per usare un eufemismo – in cui versano strutturalmente i nostri ospedali, fin dalle stanze di smistamento dei prontosoccorsi).

La colpa è dunque del sistema sanitario?

Le colpe sono tante, per quello che uno può vedere o per l’idea che uno si può fare. Parliamoci chiaro: nel 2020 in uno stato di 60 milioni e mezzo di abitanti i posti per le terapie intensive dovrebbero essere come minimo 60.000. Il resto sono frottole, che per trasformarsi da frottole in qualcosa di diverso vengono naturalmente filtrate dalle drammatiche immagini delle corsie sovraffollate, delle infermiere e infermieri e medici esausti quando non deceduti, delle bare senza fiori appoggiate fuori dagli ospedali, delle stesse bare portate via con scene hollywoodiane dai mezzi militari. E che passano per i pornografici bollettini quotidiani di contagiati, ricoverati, guariti e morti. E tutto questo mentre la polizia gira per strada, mentre la protezione civile istiga coi megafoni a barricarsi nelle proprie abitazioni, mentre i balconi si riempiono di cittadini lobotomizzati che inneggiano alla patria, e mentre i santoni virologi – che si sono messi di recente a parlare anche di Dio in contrasto con sua santità il papa – ammoniscono, in nome della scienza, sui nuovi morti che dovremo contare se non facciamo come loro hanno deciso.

La pandemia miete comunque i suoi morti

Sì, il virus miete certamente i suoi morti, come altre centinaia di virus con cui conviviamo e che a volte ci ammalano, e ormai la nazione conosce a memoria il numero di questi morti, poiché arrivano puntuali alle ore 18 con i dati ufficiali. Verrà poi certamente un momento in cui si proverà a capire anche come sono fatti questi conteggi. Come saprà, i morti diretti per coronavirus al 28 marzo – secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità – sono in totale 7, e gli altri sventurati sono stati uccisi per il colpo di grazia che questo virus ha dato alle loro già precarie condizioni. Questo non sminuisce ai miei occhi l’effetto del virus, ma mi lascia dubbioso sulla narrazione imposta di una pandemia in atto. Più di un conoscente a cui è venuto a mancare un parente stretto mi ha detto che questi si trovava già all’ospedale a uno stato terminale: se è morto perché aveva anche il Covid-19, non so, come scienziato, che valore “scientifico” abbia metterlo nel conteggio delle vittime dell’epidemia. Di questo bisognerà pur tener conto visto che i 60 milioni di cittadini gioiscono alle 18.05 se ci sono anche solo 30 morti in meno nei famigerati bollettini (inviando cuoricini e ringraziamenti sulla pagina Facebook del Dipartimento della Protezione Civile) o si rattristano (inviando faccine con la lacrimuccia) se ce ne sono 30 in più: gioiscono o si rattristano, beninteso, perché all’interno della strategia della paura di cui si trovano a essere marionette inconsapevoli, sono convinti che quei dati ci dicano se il virus sta accelerando o decelerando.  Aggiungerei anche, ma qui si apre un discorso molto diverso, che – sempre secondo i dati ufficiali dell’Istituto Superiore della Sanità – ogni anno in Italia circa 20.000 persone si ammalano in ospedale di varie patologie (tra le quali la polmonite è la più frequente) e muoiono a causa di queste: a chi entra in ospedale per un’operazione al femore può cioè capitare di ammalarsi per polmonite, e se è anziano o con altre complicazioni di morire a causa di questa malattia contratta dentro all’ospedale. Questa alta percentuale di morti per patologie contratte in ospedale è spiegata dai medici con il sovraffollamento: e quella – cronica – del sovraffollamento è una situazione che di questi tempi è quintuplicata.

Sono stati fatti pochi investimenti sulle strutture sanitarie, quindi?

Me ne intendo assai poco. Ma so che ogni giorno, anche in questi giorni di emergenza, mentre il suo primo ministro si presenta sui canali ufficiali preoccupato e impallidito, chiedendo a tutti di “stingersi a coorte”, il governo italiano spende 70 milioni di euro in spese militari (due miliardi al mese), e che con le spese militari di un solo giorno, cioè con i 70 milioni che vengono spesi ogni ventiquattro ore, si potrebbero costruire e attrezzare sei nuovi ospedali o comprare 25.000 respiratori. Se ci atteniamo questi dati, possiamo parlare dell’emergenza in corso, senza troppi giri di parole, come di una strage di stato.

In alcune interviste lei ha parlato di “finta pandemia”

Sì, in alcune interviste all’estero: qui pare che non si possa. Qui come avrà visto chi non la pensa come i medici ufficiali viene denunciato (se è un medico viene invece radiato). È infatti palesemente in atto, nel processo di soggiogamento, anche una soppressione della libertà di parola. Per quanto mi riguarda, non mi interessa affatto parlare di tesi cosiddette complottiste. Me ne discosto decisamente, ovvero posso approssimarmi ad esse – per adesso – come a un genere letterario. Io ho parlato di finta epidemia perché gli effetti di questo virus sono stati da subito incanalati nel terrore dell’epidemia, e dunque percepiti, temuti, enfatizzati e pompati dentro un contesto di paura indotta e controllata militarmente. Questa epidemia è finta perché nasconde il vero problema e si alimenta del terrore creato intorno ad essa.

È inoltre finta perché tra i cosiddetti poteri forti non ci sono voci fuori dal coro e tutte le componenti appaiono allineate nel sostenere un’unica narrazione, secondo tutte le strategie di manipolazione elencate ad esempio da Noam Chomsky per ottenere la manipolazione delle masse:

  1. strategia della distrazione;
  2. creare problemi e poi offrire le soluzioni (sono già tutti – non io – in fremente attesa del fantomatico vaccino);
  3. strategia della gradualità crescente e dell’impennata (le limitazioni graduali e poi sempre più stringenti);
  4. strategia del differire (presentando una soluzione come “dolorosa e inevitabile”);
  5. usare l’aspetto emotivo più che l’argomentazione (immagini apocalittiche, bollettini di guerra);
  6. mantenere gli interlocutori nell’ignoranza e nella mediocrità (il virologo non si può mettere in discussione, noi non siamo in grado);
  7. stimolare i cittadini ad essere compiacenti con la mediocrità (flash mob e altre manifestazioni di massa);
  8. Rivolgersi ai cittadini come a dei bambini (le parole del Governatore della Lombardia: “Se non lo capite con le buone domani ve lo faremo capire con le cattive”);
  9. insinuare il senso di colpa (siamo tutti potenziali contaminatori e untori, siamo tutti colpevoli, siamo messi gli uni contro gli altri per via di questa vergognosa colpevolizzazione);
  10. conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.

Lo sa che anche lo stesso Chomsky si è espresso in termini non troppo diversi in queste ore?

Una decina di giorni fa avevo mandato alcune di queste mie riflessioni a Chomsky – con cui ho una corrispondenza accademica da qualche anno dovuta ad alcuni studi e a un libro che ho pubblicato sul problema dell’origine del linguaggio – ed ha commentato le mie considerazioni dicendo che coglievano a suo parere un punto importante, anche se riferito alla sola Italia. Purtroppo, però, è uno di quei casi in cui il parere positivo di un personaggio del suo livello su ciò che penso non mi rende felice. Conferma piuttosto una diagnosi agghiacciante.

Come riassumerebbe dunque questa sua diagnosi?

Quella del Coronavirus è una grande truffa. Si tratta di un’epidemia dichiarata che non miete – come le vere epidemie – masse indistinte di persone, ma che invece uccide in massa i diritti di libertà e la dignità di tutti, imponendo un punto di vista univoco che vieta agli individui di autodeterminarsi e abituando la popolazione ad accettare come normalità la sospensione dei propri diritti inalienabili. Le persone che sono purtroppo decedute per questa combinazione di spazzatura metabolica e a causa di questa strage di stato vengono inoltre usate in maniera strumentale dal governo e dagli organi di propaganda tutti allineati, spaventati e agli ordini di questo terrorismo sanitario.

Pecore siamo e pecore resteremo

Pertanto, in questo momento storico, lo Stato, nel caso di noi Campani, coadiuvato da un presidente regionale, Vincenzo De Luca, incline alla spettacolarizzazione ma servo del potere,  stanno imponendo a noi cittadini uno stato di polizia con privazione dei diritti costituzionali senza la benchè minima protesta concreta e sensata.

LO STATO CI HA TRUFFATO. CORONAVIRUS: PACCO CONTROPACCO E CONTROPACCOTTO E DE LUCA ALLA REGIONE RINCARA LA DOSE was last modified: aprile 13th, 2020 by Walter Magliocca
13 aprile 2020 0 commenti
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sindacato cisl
Attualità

SINDACATO CISL: IL LAVORO SOMMERSO UNO DEI PROBLEMI PIU’ GRAVI

scritto da Walter Magliocca

Sindacato Cisl

Sindacato Cisl: nel territorio casertano è altissimo il tasso di disoccupazione generale e giovanile, migliaia i lavoratori precari, diffusissima la piaga del lavoro sommerso 

Continua con grande forza l’impegno del sindacato e della CISL di Caserta in questa drammatica emergenza sanitaria teso a salvaguardare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori nei luoghi di lavoro e di evitare la diffusione del contagio. La salute dei lavoratori impegnati nelle attività essenziali resta certamente l’obiettivo primario del sindacato e della CISL: ma non basta.

A distanza di un mese dalle misure di distanziamento sociale e di chiusura in casa, ci sono migliaia di persone e di famiglie senza soldi necessari a provvedere ai bisogni primari.

Questa situazione è particolarmente grave e drammatica in un territorio come quello casertano in cui vi è un tasso di disoccupazione generale e giovanile altissimo; in cui ci sono migliaia di lavoratori precari; in cui è purtroppo diffusa la piaga del lavoro sommerso.

“Abbiamo la fondata preoccupazione che in breve tempo questa situazione, possa sfociare, se non risolta con efficacia e tempestività, in forme pesanti di grave tensione sociale di cui già si avvertono i primi segni: perché l’alternativa per tantissime persone non può certo essere quella di morire di Coronavirus o di fame.

Occorre mettere in campo risposte adeguate e tempestive a sostegno delle famiglie, specie in un territorio in cui opera una forte criminalità organizzata.

Pertanto la CISL chiede al Governo nazionale e alla Regione Campania un’immediata iniezione di liquidità verso le famiglie che vanno assolutamente messe nella condizione di poter soddisfare esigenze elementari e primarie”.

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, gli ammortizzatori sociali devono essere erogati nel più breve tempo possibile, superando strettoie e impedimenti burocratici assolutamente incompatibili col dramma che stiamo vivendo.

E con pari rapidità e massima sburocratizzazione occorre mettere in campo risorse per dare immediate risposte e sollievo a disoccupati, lavoratori precari, partite IVA e quanti non godono di emolumenti di alcun tipo.

L’ora che stiamo vivendo è straordinaria e straordinarie devono essere le risposte e le modalità di intervento che le istituzioni a tutti i livelli devono dare ai cittadini: senza perdite di tempo, senza lungaggini intollerabili.

Come ha detto con grande autorevolezza il Capo dello Stato, a cui va il plauso e il ringraziamento della CISL, nessun cittadino deve sentirsi solo e nessuno deve essere lasciato indietro.

Mettere in campo risposte immediate è indispensabile sia per chi soffre il bisogno, sia per salvaguardare la tenuta democratica ed impedire che la crescente preoccupazione di chi non ha niente venga alimentata e cavalcata da forze ostili all’ordine democratico.

Su queste questioni la CISL di Caserta non abbasserà la guardia e manterrà nei prossimi giorni, unitamente alla CISL regionale e alla CISL nazionale, il massimo impegno e determinazione verso la Regione e il Governo affinchè facciano con tempestività e determinazione la loro parte e mettano in campo tutti gli interventi necessari a dare risposte concrete e tranquillità ai cittadini tutti.

Ma soprattutto si dovrà fare qualcosa di concreto. Senza burocrazia.

Altrimenti solo belle parole

SINDACATO CISL: IL LAVORO SOMMERSO UNO DEI PROBLEMI PIU’ GRAVI was last modified: marzo 31st, 2020 by Walter Magliocca
31 marzo 2020 0 commenti
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coronavirus
Attualità

CORONAVIRUS: OSPEDALI IN CAMPANIA SENZA PRESIDI DI SICUREZZA

scritto da Walter Magliocca

coronavirus

Coronavirus: a Napoli, Pozzuoli e Caserta situazione ancora sotto controllo ma al limite del collasso per la mancanza delle dotazioni di sicuezza

NAPOLI

Il presidente della Regione Campania, in seguito al decreto legge, ha aumentato le misure restrittive anche per nascondere tutti gli errori commessi nel passato. Ora non è il momento delle critiche, ma quando, e si spera il più presto possibile, l’emergenza finirà, sarà il tempo della resa dei conti. E si spera che non si troverà una soluzione all’italiana. Ma che tutti vadano a casa.

Posti letto esauriti al Cotugno ed ora anche al Monaldi. Ma soprattutto mancano le misure di protezione che ancora non vengono fornite nel numero richiesto. Purtroppo l’aumento dei contagiati in Lombardia, fa si che la distribuzione sia destinata alla zona rossa per eccellenza.

Se a Napoli si garantisse la fornitura, il problema potrebbe essere arginato anche se non completamente. Tra l’altro, con scorrimento della graduatoria sono stati assunti circa 400 medici giovani ed altri sono stati richiamati in servizio e soni stati colmati i posti di dirigente medico, Circa mille unità. Inoltre è stato siglato un accordo con le strutture prvate presenti sul territorio che hanno garantito circa tremila posti letto per covid e non covid.

Continuano le buone notizie: con il farmaco Tocilizumab è stata salvata un’altra donna. Le guarigioni aumentano e soprattutto la novità è che la società nazionale americana di immunoterapia sta collaborando con il prof. Ascierto per la diffusione del farmaco, che in soggetti senza alte patologie ha un effetto immediato e risolutivo.

POZZUOLI

Pochi i casi all’ospedale Santa Maria delle Grazie e comunque non destano eccessive preoccupazioni. Il sindaco ha confermato le misure restrittive e la chiusura delle attività commerciali, ad esclusione di farmacie e parafarmacie, nelle giornate di sabato pomeriggio e l’intera domenica.

CASERTA

Aumentano i casi nella provincia di Terra di Lavoro ma non a livello esponenziale, mentre nel capoluogo la situazione è stazionaria e sotto controllo. Si teme il picco, ma grazie a gare di solidarietà almeno la fornitura delle mascherine pare sia, per il momento, in grado di soddisfare la richiesta. Se si riuscirà a superare questo fine settimana, la situazione potrebbe diventare in discesa ed in controtendenza. Questa l’opinione del Commissario Straordinario dell’ospedale di Caserta, Carmine Mariano.

Ma l’attenzione resta alta e l’unico attuale rimedio è quello di evitare i contatti al fine della diffusione del virus ed attenersi alle regole.

CORONAVIRUS: OSPEDALI IN CAMPANIA SENZA PRESIDI DI SICUREZZA was last modified: marzo 26th, 2020 by Walter Magliocca
26 marzo 2020 0 commenti
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ordinanza
Attualità

ORDINANZA REGIONE: DE LUCA FA RIMANERE TUTTI A CASA FINO AL 14 APRILE

scritto da L'Interessante

Ordinanza della Regione Campania. Tutti a casa fino al 14 aprile. Speriamo bene. Le opposizione fioccheranno

ORDINANZA n.   23 del 2  5/  03/2020

OGGETTO: Ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID2019. Ordinanza ai sensi dell’art. 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica.- Proroga delle misure urgenti di prevenzione del rischio di contagi  di cui all’ordinanza n.15/2020 e relativo chiarimento.

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CAMPANIA

VISTO l’art. 32 della Costituzione; VISTO lo Statuto della Regione CAMPANIA; PRESO ATTO della delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 con la quale è stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili; VISTO il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 febbraio 2020, n. 45, convertito  dalla legge 5 marzo 2020, n. 13 che, all’art.1, dispone: – al comma 1, che “Allo scopo di evitare il diffondersi del COVID-19, nei comuni e  nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona per la quale non si conosce la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi e’ un caso non riconducibile ad una persona  proveniente  da  un’area gia’ interessata  dal  contagio  del  menzionato   virus,   le   autorita’ competenti con le modalita’ previste dall’articolo 3,  commi  1  e 2, sono tenute ad adottare  ogni  misura  di  contenimento  e gestione adeguata  e  proporzionata  all’evolversi  della  situazione epidemiologica”; – al comma 2 che, “tra le misure di cui al comma 1, possono essere  adottate  anche le seguenti: k) chiusura o limitazione  dell’attivita’  degli  uffici  pubblici, degli esercenti attivita’ di pubblica utilita’  e  servizi  pubblici essenziali di cui agli articoli 1 e 2 della legge 12 giugno 1990,  n.146, specificamente individuati;  l) previsione che l’accesso ai servizi pubblici essenziali  e  agli esercizi commerciali per l’acquisto di beni di prima  necessita’  sia condizionato all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale  o all’adozione   di   particolari   misure   di   cautela individuate dall’autorita’ competente;   n)  sospensione  delle  attivita’  lavorative  per  le imprese,  a esclusione di quelle che erogano servizi  essenziali  e  di  pubblica utilita’  e  di quelle  che  possono  essere  svolte  in   modalita’ domiciliare;    o) sospensione o  limitazione dello  svolgimento  delle  attivita’ lavorative nel comune o nell’area interessata nonche’ delle attivita’ lavorative degli abitanti di detti comuni o aree svolte al  di  fuori del comune o dall’area indicata,   salvo specifiche deroghe,  anche  in ordine ai presupposti, ai limiti e alle modalita’ di svolgimento  del lavoro agile, previste dai provvedimenti di cui all’articolo 3”;

t.3 del menzionato decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, misure urgenti di contenimento del contagio nei comuni di cui all’allegato 1 al medesimo decreto, misure urgenti di contenimento del contagio nelle regioni e nelle province di cui agli allegati 2 e 3, misure di informazione e prevenzione sull’intero territorio nazionale, con contestuale cessazione dei provvedimenti, anche contingibili ed urgenti adottati anteriormente allo stesso DPCM 1 marzo 2020 ;

VISTO il DPCM 8 marzo 2020 recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”;

VISTO il DPCM 9 marzo 2020, recante Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale, che, all’art.1 (Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale), comma 1,  preso atto dell’aggravarsi della situazione a livello nazionale e regionale   dispone che “  1. Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 le misure di cui all’art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 sono estese all’intero territorio nazionale”;  

VISTO il DPCM 11 marzo 2020, recante Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale, le cui disposizioni producono  effetto  dalla data del 12 marzo 2020 e fino al 25 marzo 2020, con salvezza delle disposizioni  di cui al decreto del Presidente  del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 e del decreto del Presidente  del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, ove non incompatibili; 

VISTI l’Ordinanza del Ministro della Salute e del Ministro dell’Interno  22 marzo 2020 e il DPCM 22 marzo 2020, i quali dispongono che “è fatto divieto a tutte le persone fisiche di traferirsi o spostarsi con mezzi pubblici o privati in comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute” e, al di fuori di dette ipotesi,  non è consentito il rientro presso la propria residenza, domicilio o dimora;

VISTA l’ordinanza n.15 del 13 marzo 2020, con la quale, sulla base della situazione epidemiologica registrata alla detta data dall’Unita di crisi regionale e dei comportamenti rilevati dalle Forze dell’Ordine e dai mass media, di diffusa violazione dell’obbligo di determinare situazioni di  affollamento nelle strade e luoghi pubblici,  è  stato disposto che:

“Con decorrenza immediata e fino al 25  marzo 2020, su tutto il territorio regionale  è fatto obbligo a tutti i cittadini di rimanere nelle proprie abitazioni. Sono consentiti esclusivamente spostamenti temporanei ed individuali, motivati  da comprovate esigenze lavorative  o  situazioni  di  necessità ovvero spostamenti per motivi di salute.

  1. Ai sensi della presente ordinanza, sono considerate situazioni di  necessità  quelle correlate ad esigenze primarie delle persone, per il tempo strettamente indispensabile, e degli animali d’affezione, per il tempo strettamente indispensabile e  comunque in aree contigue alla propria residenza, domicilio o dimora. 3. E’ consentita la presenza di un accompagnatore esclusivamente nei seguenti casi: – nel caso di spostamento per motivi di salute, ove lo stato di salute del paziente ne imponga la necessità; – nel caso di spostamento per motivi di lavoro, purché  si tratti di persone appartenenti allo stesso nucleo familiare e in relazione al tragitto da/per il luogo di lavoro di uno di essi”. 4. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il mancato rispetto degli obblighi di cui al presente provvedimento e’ punito, ai sensi dell’art.650 del codice penale, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei  euro. 5. La trasgressione degli obblighi di cui alla presente ordinanza comporta, altresì, per l’esposizione al rischio di contagio del trasgressore, l’obbligo di segnalazione al competente Dipartimento di prevenzione dell’ASL e l’obbligo immediato per il trasgressore medesimo di osservare la permanenza domiciliare con isolamento fiduciario, mantenendo lo stato di isolamento per 14 giorni, con divieto di contatti sociali e di rimanere raggiungibile per ogni eventuale attività di sorveglianza.  6. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il mancato rispetto degli obblighi di isolamento domiciliare di cui al presente provvedimento e’ punito,  ai sensi dell’art.650 del codice penale, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei  euro (omissis)”;

VISTO l’atto di chiarimento n.6 del 14 marzo 2020, nel quale si rappresenta, ulteriormente: – “ che, nonostante l’adozione delle rigide misure sopra descritte, è stato segnalato e documentato dalle immagini tv e notizie Ansa che numerose persone continuano a riversarsi sui lungomare, sulle spiagge, strade ed altri spazi aperti della regione, per finalità ricreative e/o sportive in attività che, in quanto itineranti e protratte nel tempo, risultano insuscettibili di concreto monitoraggio e controllo da parte delle Forze dell’Ordine anche al fine di assicurare l’effettivo rispetto della distanza minima di sicurezza di un metro; – che le descritte condotte, anche ove assunte in forma individuale, creano di fatto situazioni di assembramento o comunque di affollamento, stante l’impossibilità di contingentamento dell’accesso ed espongono al rischio incontrollato di contatto e, quindi, di diffusione del contagio; – che si registrano, altresì, notizie di riunioni per fini ricreativi e/o sportivi e di feste presso locali pubblici o aperti al pubblico, che costituiscono parimenti occasioni incontrollate di diffusione del          contagio, peraltro configuranti fattispecie già rientranti nei divieti imposti con la richiamata ordinanza n. 15 del 13.3.2020; – che i dati che pervengono all’Unità di crisi istituita con Decreto del Presidente della Giunta regionale della Campania, n. 45 del 6.3.2020, dai presidi sanitari all’uopo preposti, dimostrano che, nonostante le misure in precedenza adottate, i numeri di contagio sono in continua e forte crescita nella regione; – che la situazione attuale impone di adottare misure idonee ad evitare il più possibile episodi ed occasioni di contagio, tenuto conto delle gravissime ed irreparabili conseguenze collegate all’eventuale ulteriore incremento delle positività al virus e del possibile rischio di paralisi dell’assistenza agli ammalati per insufficienza di strutture e strumentazioni allo stato idonee a fronteggiare l’emergenza, stante la crescita esponenziale della curva di contagio, scientificamente attestata con riferimento ai territori nei quali i focolai si sono registrati antecedentemente(omissis)”;

CONSIDERATO

-che la citata ordinanza n.15 del 13 marzo 2020  ha efficacia fino alla data odierna;

– che  la  situazione sussistente ad oggi sul territorio regionale, quale rappresentata  dai report ufficiali dell’Unità di Crisi regionale registra un   numero di contagi, alla data del 24 marzo  2020,   pari ad oltre n.1194 unità;

– che gli studi epidemiologici pervenuti dall’Unità di Crisi dimostrano la sussistenza di un trend di crescita lineare dei pazienti positivi;

– che con nota prot. 985 di data odierna  l’Unità di Crisi ha segnalato che  si rende necessario, anche in concomitanza con il ritorno di temperature rigide,  protrarre le misure adottate con la citata ordinanza n.15/2020, al fine di minimizzare la possibilità di ulteriori, probabili, spread diffusivi del virus per almeno ulteriori 20 giorni ;

 – che   ricorrono, pertanto,  le condizioni di estrema necessità ed urgenza che impongono  di  assicurare, sul territorio regionale,  la persistenza delle misure di prevenzione e contenimento del rischio adottate con la menzionata ordinanza n.15/2020;

– che pertanto occorre prorogare il divieto di uscita al di fuori dei casi strettamente indispensabili, sancito  dall’Ordinanza n.15/2020 e successivamente precisato con il chiarimento n.6 del 14 marzo 2020, sopra citato;

– che  per effetto dell’ordinanza n.15/2020 si è  registrata una riduzione delle uscite non consentite rispetto a quelle sussistenti  alla  data di adozione della detta ordinanza, come testimoniano anche i servizi radio-televisivi;

–  che, in particolare,  la circolazione indiscriminata che veniva rilevata come pressochè generalizzata sul territorio regionale alla data di adozione dell’ordinanza n.15 e del relativo chiarimento risulta oggi maggiormente  circoscritta e localizzata in taluni   comuni e/o quartieri;

– che, pertanto,  salva l’esigenza di prorogare tutte le misure preventive disposte dall’ordinanza n.15/2020 e dal relativo atto di chiarimento, risulta congruo disporre la  rimodulazione  di quella consistente nell’isolamento domiciliare conseguenziale alla violazione del  divieto di uscita,  attraverso la previsione che detto isolamento domiciliare venga   applicato,   tenuto conto della circostanze in cui si è  verificata l’uscita in violazione dei divieti e del conseguenziale livello di rischio di contagio,  dal competente Dipartimento della ASL di appartenenza;

– che al contempo risulta altresì  necessario, al fine di non vanificare gli effetti sin qui conseguiti, raccomandare ai Comuni  di intensificare il monitoraggio e il controllo sul proprio territorio, assicurando l’intervento della Polizia Municipale nelle zone del territorio comunale ove continui a registrarsi presenza diffusa nelle  aree pubbliche o aperte al pubblico; RILEVATO che l’art.3 del menzionato decreto-legge (Attuazione delle misure di contenimento) decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 febbraio 2020, n. 45, convertito  dalla legge 5 marzo 2020, n. 13 stabilisce che  “ 1. Le misure di cui agli articoli 1 e 2 sono adottate, senza  nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, con uno o piu’ decreti  del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, sentito il Ministro dell’interno, il Ministro  della  difesa, il Ministro dell’economia  e  delle  finanze  e  gli  altri  Ministri competenti  per  materia,  nonche’   i   Presidenti   delle   regioni competenti, nel  caso  in  cui riguardino  esclusivamente  una  sola regione o alcune  specifiche  regioni,  ovvero  il  Presidente  della Conferenza dei presidenti delle regioni, nel caso in  cui  riguardino il territorio nazionale. 2.  Nelle more  dell’adozione  dei  decreti  del  Presidente   del Consiglio dei ministri di  cui  al  comma  1,  nei casi  di  estrema necessita’ ed urgenza le misure di cui agli articoli 1  e  2  possono essere adottate ai sensi dell’articolo 32  della  legge  23  dicembre 1978, n. 833, dell’articolo 117  del  decreto  legislativo 31  marzo 1998, n.  112,  e  dell’articolo  50  del  testo  unico  delle  leggi sull’ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Le misure adottate ai  sensi  del presente comma perdono efficacia se non  sono  comunicate  al  Ministro  della salute entro ventiquattro ore dalla loro adozione”; VISTA la legge 23 dicembre 1978, n. 833, recante “Istituzione del servizio sanitario nazionale” e, in particolare, l’art. 32 che dispone “il Ministro della sanità può emettere ordinanze di carattere contingibile e urgente, in materia di igiene e sanità pubblica e di polizia veterinaria, con efficacia estesa all’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”, nonché “nelle medesime materie sono emesse dal presidente della giunta regionale e dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale ’’; VISTO l’art.5, comma 4 del DPCM 8 marzo 2020, a mente del quale “Resta salvo il potere di ordinanza  delle  Regioni,  di  cui all’art. 3, comma 2, del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6”; 

RITENUTO che le situazioni di fatto e di diritto fin qui esposte e motivate integrano le condizioni di eccezionalità ed urgente necessità di adozione di misure precauzionali a tutela della sanità pubblica, ai sensi dell’art. 3 comma 2 del decreto legge 23 febbraio 2020, n. 6, convertito dalla legge 5 marzo 2020, n. 13 e delle norme tutte ivi richiamate emana la seguente  ORDINANZA

  1. Con decorrenza dalla data del 26 marzo 2020 e fino al 14 aprile 2020 su tutto il territorio regionale è prorogato il divieto di uscire dalla abitazione, ovvero  residenza, domicilio o dimora nella quale ci si trovi,  ai sensi e per gli effetti dell’Ordinanza del Ministro della Salute e del Ministro dell’Interno  22 marzo 2020 e del DPCM 22 marzo 2020.  Sono ammessi esclusivamente spostamenti temporanei ed individuali, motivati  da comprovate esigenze lavorative per le attività consentite, ovvero per situazioni di  necessità  o  motivi di salute. 2. E’ consentita la presenza di un accompagnatore esclusivamente nei seguenti casi: – nel caso di spostamento per motivi di salute, ove lo stato di salute del paziente ne imponga la necessità; – nel caso di spostamento per motivi di lavoro, purché  si tratti di persone appartenenti allo stesso nucleo familiare e in relazione al tragitto da/per il luogo di lavoro di uno di essi. 3. Ai sensi della presente ordinanza, sono  considerate situazioni  di  necessità  quelle correlate ad esigenze primarie delle persone, per il tempo strettamente indispensabile, e degli animali d’affezione, per il tempo strettamente indispensabile e  comunque in aree contigue alla propria residenza, domicilio o dimora. Non è consentita l’attività sportiva, ludica o ricreativa all’aperto  in luoghi pubblici o aperti al pubblico. 4. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il mancato rispetto degli obblighi di cui al presente provvedimento e’ punito, ai sensi dell’art.650 del codice penale, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei  euro, secondo quanto previsto dal decreto legge 3 febbraio 2020,  n.6, convertito dalla legge 5 marzo 2020, n. 13 e ss.mm.ii. 5. La trasgressione degli obblighi di cui alla presente ordinanza comporta, altresì, per l’esposizione al rischio di contagio  cui si è sottoposto il  trasgressore, l’obbligo di segnalazione al competente Dipartimento di prevenzione dell’ASL ai fini  della eventuale  disposizione,   tenuto conto della circostanze in cui si è  verificata l’uscita in violazione del presente provvedimento – contestate  all’atto dell’accertamento della violazione ovvero comunque comprovate  – e del rischio di contagio nella specifica fattispecie,  della misura della permanenza domiciliare con isolamento fiduciario, per 14 giorni e  con obbligo di rimanere raggiungibile per ogni eventuale attività di sorveglianza. 6. Fatti salvi   gli interventi disposti dalle competenti Autorità  al fine del controllo dell’osservanza delle misure disposte con il presente provvedimento, si raccomanda ai Comuni di  intensificare il monitoraggio e il controllo sul proprio territorio, assicurando l’intervento della Polizia Municipale nelle zone ove si registri  persistenza  di presenza diffusa nelle  aree pubbliche o aperte al pubblico, anche ai fini della segnalazione all’ASL per il seguito di competenza ai sensi di quanto disposto dal precedente punto 5.
  1. La presente ordinanza è comunicata al Ministro della Salute, ai sensi dell’art.3, comma 2 decretolegge 23 febbraio 2020, n. 6, recante “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019”, convertito dalla legge 5 marzo 2020, n. 13. La presente ordinanza è altresì notificata all’Unità di Crisi regionale, ai Comuni, alle AASSLL, ai Prefetti della Regione ed e’ trasmessa al Presidente del Consiglio dei Ministri. La presente ordinanza è pubblicata sul sito istituzionale della Regione e sul BURC. Avverso la presente Ordinanza è ammesso ricorso giurisdizionale innanzi al Tribunale Amministrativo Regionale nel termine di sessanta giorni dalla pubblicazione, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato entro il termine di giorni centoventi.
ORDINANZA REGIONE: DE LUCA FA RIMANERE TUTTI A CASA FINO AL 14 APRILE was last modified: marzo 25th, 2020 by L'Interessante
25 marzo 2020 0 commenti
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cantieri
Attualità

CANTIERI DUE: LE REGOLE VALGONO SOLO PER I PRIVATI. REGIONE CAMPANIA E COMUNE DI CASERTA SCEVRI DAL RISPETTO DELLE NORME

scritto da Walter Magliocca

Cantieri due: a San Leucio di Caserta si continua a lavorare senza il rispetto delle norme di sicurezza

Le norme  ed i continui appelli restrittivi sono emanati solo per i cittadini, ma certamente non valgono per le amministrazioni dove vige solo ed unicamente la ragione economica e non certo quella di pubblica utilità.

Il popolo (in senso dispregiativo) deve patire, soffrire, rimanere a casa e non guadagnare.

Norme studiate dalla Regione Campania a vantaggio delle amministrazioni pubbliche

La storia è sempre la stessa. Nel decreto emesso dalla Regione Campania, a firma del  presidente Vincenzo De Luca, si può leggere che i cantieri privati (sic) devono sospendere immediatamente le loro attività, mentre per quelli pubblici (ovviamente) il Sindaco del Comune può, a sua discrezione, valutare la sussistenza dei requisiti della pubblica necessità. Quindi tutti.

Il cantiere per l’allargamento della strada di San Leucio di Caserta, per il Sindaco Marino, evidentemente è necessario per pubblica utilità e per fronteggiare l’emergenza del virus.

Infatti, nonostante la nostra nota, il cantiere continua ad essere attivo e gli operai a lavorare con solerzia e ad una distanza ravvicinata: 20 forse 30 centimetri al massimo tra un lavoratore ed un altro.

Ma fa niente.

Il COVID 19 nel cantiere comunale, finanziato da fondi pubblici alimentati da i poveri ignari cittadini casertani, non attecchisce.

I lavori possono continuare perché pubblici anche se non necessari, ma tutti i cantieri privati devono restare chiusi, per evitare i contagi.

E il sindaco Marino continua a divulgare in rete i suoi discorsi iniziando con: cari concittadini.

Ma i suoi concittadini sono solo pochi. Gli altri: chissà.

CANTIERI DUE: LE REGOLE VALGONO SOLO PER I PRIVATI. REGIONE CAMPANIA E COMUNE DI CASERTA SCEVRI DAL RISPETTO DELLE NORME was last modified: marzo 25th, 2020 by Walter Magliocca
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