Confronti
Confronti
Di Roberta Magliocca
I Grandi Confronti è la nuova rubrica de L’Interessante. Ci occuperemo di grandi temi che animano le discussioni la domenica a pranzo dalla nonna, o fuori ad un cinema il Mercoledì sera, al bar il venerdì durante l’aperitivo. Intervisteremo, dunque, chi è da un capo e dall’altro di uno stesso argomento. Questo per dare ai nostri lettori tutti gli strumenti per comprendere due modi di vivere diversi.
Il primo grande confronto de L’Interessante riguarda un tema di cui si discute moltissimo da tempo. Veg o Carnivori? Si sono espressi medici, specialisti, in tv e altrove. Ma chi meglio dei diretti interessati possono spiegarci i loro stili di vita?
Abbiamo intervistato, per voi, Nadia. Decisamente Veg.
Entriamo subito nel vivo della questione. Cosa ti ha portata ad intraprendere un’alimentazione vegetariana (o vegana): etica o salute?
Ho smesso di mangiare carne e pesce da un giorno all’altro, nell’adolescenza. Era la fine degli anni Novanta ed il boom di oggi era ancora lontano, non conoscevo altri vegetariani e potevo navigare in rete e cercare informazioni solo saltuariamente da un Internet point. Ma avevo la motivazione, l’unica forte che non mi ha mai più fatto tornare indietro: se, come dicevo da sempre, amavo gli animali, semplicemente non potevo più mangiarli. Ho capito solo molti anni dopo che questo non bastava: i derivati (latte e uova) sono comunque causa di sofferenza ed uccisione. Se c’era l’etica alla base della mia scelta, per gli animali dovevo diventare vegana. Ed è da quando ho preso questa direzione che ho abbracciato anche la motivazione salutista: eliminare i latticini, in particolar modo, ha decisamente migliorato la mia salute.
Attualità. Più di un caso pediatrico negli ospedali italiani. Si è data la colpa a genitori vegani che avrebbero sottoposto i figli piccoli alla loro stessa dieta. Qual è la tua posizione a riguardo?
Ho tante esperienze dirette di amici con figli vegani sanissimi che non hanno mai avuto problemi. Purtroppo questi casi balzati agli onori della cronaca sono stati utilizzati come pretesto per screditare questa scelta, bollandola come incompleta, se non addirittura dannosa. È ovvio che l’alimentazione dei bambini deve rispondere a precisi criteri nutrizionali, in grado di fornire loro tutti gli elementi necessari ad un sano sviluppo. Questo vale per i vegani, ma anche per gli onnivori. C’è da chiedersi però come mai, a fronte di pochissimi episodi di bambini vegani (o presunti tali, perché approfondendo certe notizie in taluni casi si è scoperto che non lo fossero nemmeno) che incorrono in carenze, non si spende mai una sola parola per la scorretta nutrizione di migliaia di bambini onnivori, obesi e in sovrappeso, ma anche già portatori di malattie croniche come ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari ed altro ancora. C’è inoltre anche il problema che i pediatri, sempre dalle testimonianze di amici vegani, spesso non hanno sufficienti conoscenze per supportare una famiglia che decide di crescere un figlio con un’alimentazione 100% vegetale. Questo costringe a volte i genitori a cercare informazioni da fonti non sempre affidabili. Si tratta quindi di una non trascurabile “colpa” di taluni professionisti della salute, contro i quali andrebbe puntato il dito, piuttosto che contro un’alimentazione del tutto adeguata e promotrice di salute. Concludo analizzando una frase che mi sono sentita spesso rivolgere in queste occasioni: “va bene, sei vegana, ma non puoi pensare di imporre le tue scelte ai tuoi figli”. Il punto è che qualsiasi scelta facciamo per loro è “un’imposizione”. A me, per esempio, i miei genitori hanno “imposto” un’alimentazione onnivora per molti anni… e ne avrei fatto volentieri a meno!
Dal punto di vista alimentare, qual è la tua giornata tipo?
Innegabilmente da vegani si diventa più salutisti. O forse, più semplicemente, si scopre un mondo di sapori (buoni e sani) che da onnivori si ignora, perché abituati a variare poco la propria alimentazione. Non sono il miglior esempio da seguire sotto questo punto di vista. Come capita a molti, anch’io la mattina vado spesso di fretta e mi limito ad un caffè al volo; se ho modo, però, una colazione più completa cerco di farla con latte vegetale (di soia, avena, riso, mandorle, nocciole… la scelta non manca!), yogurt di soia, cereali. O con un estratto di frutta e verdura, un concentrato di vitamine. Per il pranzo e per la cena cerco di adeguarmi a quello che mangia il resto della famiglia. Un primo piatto è quasi sempre una pasta e legumi, che alterno quando possibile con alimenti come cereali in chicco o integrali, consigliati ovviamente anche a chi segue un’alimentazione onnivora. E per insaporire ed integrare nutrienti essenziali, una manciata di semi (di sesamo, girasole, lino, zucca, ecc.). Come secondo piatto, raramente e solo per comodità i classici “alimenti vegani” (burger a base di proteine del grano o tofu, tempeh, wurstel vegetali, formaggi vegani). O magari una farinata, ovvero una frittata senza uova (e senza colesterolo!) ma di farina di ceci, arricchita secondo i propri gusti con verdure di stagione, proprio come si farebbe con una normale omelette. Frutta secca e fresca negli spuntini. Ma se ne ho voglia, gelato, biscotti e patatine! Fuori casa ci vuole un po’ più di organizzazione, ma negli ultimi anni ci sono alternative quasi ovunque, dagli scaffali dei supermercati alle tavole calde. In extremis, in qualsiasi alimentari è possibile farcire un panino. Ci tengo però a precisare che questa è la mia alimentazione e che di vegan non c’è, per fortuna, una sola corrente: siamo tutti diversi, accomunati dalla scelta di non mangiare derivati animali. Quello che è sicuro è che l’alimentazione vegana è arricchimento, non privazione!
Quali sono, a tuo avviso, i benefici (personali e planetari) che deriverebbero qualora l’intera popolazione mondiale facesse una scelta vegana?
I benefici personali riguardano la salute, ma anche la propria coscienza. Ci si sente in pace con sé stessi anche se si soffre di più, perché l’empatia ti spinge a voler cambiare le cose ma ti fa percepire il dolore altrui come proprio. A volte veniamo chiamati “nazivegan” dagli onnivori più agguerriti: a loro rispondo che non mi sento superiore agli altri perché sono vegana, ma sono diventata vegana proprio perché non mi sento superiore a nessuno, perché nell’animale riconosco un soggetto e non un oggetto. Quanto ai vantaggi a livello globale, secondo dati FAO del 2015, 795 milioni di persone, circa 1/9 della popolazione mondiale, non hanno abbastanza da mangiare. Mentre un altro miliardo consuma carne in maniera smodata. È questo il problema di fondo: lo squilibrio nella distribuzione delle risorse. L’attuale disponibilità di derrate alimentari potrebbe consentire a tutti gli abitanti del pianeta di assumere un numero sufficiente di calorie, proteine ed altri nutrienti necessari. Per ottenere un kg di carne è necessario consumare, mediamente, 15 kg di vegetali (in mangimi animali), ovvero per ogni 15 kg di vegetali dati in pasto ad un animale d’allevamento, solo un kg di “carne” verrà ricavata da quell’animale. Le produzioni attuali di cereali e legumi sarebbero sufficienti a sfamare tutti, occorrerebbe solo consumare direttamente i vegetali, anziché usarli per nutrire gli animali da allevamento. Collegato alla motivazione sociale, c’è il devastante impatto ambientale degli allevamenti, un enorme spreco di vegetali, di acqua, di combustibile, di terreno (rubato soprattutto alle foreste tropicali), di sostanze chimiche. Sempre secondo la FAO, gli allevamenti intensivi sono responsabili del 14,5% delle sole emissioni di gas serra: più di tutte le auto, i treni e gli aerei messi insieme! Gli approfondimenti sarebbero tanti: dalle deiezioni animali agli scarti della macellazione, dal disboscamento alla desertificazione. E se mi venisse obiettato che la soluzione a tutte queste problematiche è nell’allevamento biologico, risponderei che questi non peserebbe sull’ambiente solo se si consumasse veramente molta meno carne e derivati animali (si stima il 70% in meno). Un allevamento estensivo-biologico richiede molta terra: sarebbe impensabile mantenere a vita tutti i vitelli nati dalle mucche per avviare la produzione del latte o tutti i pulcini maschi “inutili” negli allevamenti delle galline ovaiole, perché occuperebbero una quantità di terreno enorme e “sfrutterebbero” il suolo per la durata di tutta la loro vita. Un prodotto simile avrebbe un costo improponibile, oltre a concludersi sempre nello stesso modo, con l’uccisione di un essere senziente. Quindi, se tutti gli allevamenti fossero biologici, allevando un numero di animali molto minore ci sarebbe per forza di cose una drastica diminuzione della produzione ed effettivi benefici per l’ambiente, ma solo perché si allevano meno animali, non perché si allevano in modo estensivo-biologico. Consumare carne biologica, mantenendo inalterati i consumi, significa non cambiare nulla. Non esiste, insomma, un solo motivo per non diventare vegan sin da subito, perché i benefici sarebbero per tutti: animali, pianeta Terra, noi stessi!