taxi rosa
La cultura del lamento e l’attenzione al disservizio, sembrano essere diventate prime occupazioni parecchio ambite fra i più. Non che la situazione dell’Italia in genere aiuti a comportarsi in maniera differente, è innegabile, infatti, che in materia di efficienza il nostro Paese abbia molto da invidiare al resto d’Europa. Da nord a sud, l’idea comune dell’arretratezza ha però risucchiato qualsiasi forma di entusiasmo, anche minuscola, per le idee che meriterebbero più incoraggiamento e partecipazione.
Oggi vi parlerò di un’iniziativa tanto interessante quanto sottovalutata.
È molto probabile che non tutti siano a conoscenza del progetto taxi rosa: la sperimentazione, partita a febbraio del 2016, mirava ad una maggiore garanzia di sicurezza per le donne che sono solite muoversi in città da sole, specie nelle ore notturne, mettendo a disposizione un’auto pubblica d’eccezione
Nato grazie ad un’iniziativa del servizio Pari Opportunità del Comune di Napoli, il progetto prevedeva la distribuzione di 3000 voucher a tutte le cittadine che ne avrebbero fatto richiesta. I tagliandi avrebbero potuto essere utilizzati per le corse da effettuare dalle 19:00 alle 6:00 del mattino.
Le donne che avrebbero voluto farne uso, si sarebbero rivolte al Centro Donna di via Concezione a Montecalvario con in tasca un modulo, scaricabile dal sito del comune di Napoli, per ottenere facilmente l’autorizzazione al servizio. Ogni voucher contrassegnava un valore, discusso sin dall’inizio, pari a 5 euro, per una richiesta massima e non superiore a cinque buoni.
Un discreto proposito, insomma, se non fossimo costretti a parlarne al passato e con non poche polemiche da raccogliere fra le opinioni dell’utenza.
Stando alle testimonianze di alcune donne, che hanno sposato e rincorso i benefici del servizio sin dalla nascita del progetto, usufruirne è stato parecchio difficile. Oltre tutte le polemiche nate relativamente al costo dei biglietti, alle richieste limitate e l’ufficializzazione del servizio, ridotta ad un’unica zona, escluse le province, pare che le prenotazioni fossero state bloccate già da febbraio, mese di avvio dell’iniziativa.
Per giustificarne lo pseudo fallimento, nonostante il servizio dovrebbe essere ancora in vigore, c’è chi si appella al fatto che gli esperimenti possono anche non riuscire, senza necessariamente avere un capro espiatorio a cui far ricorso.
Sarà! Ma per evitare che si continui a diffondere un senso di sfiducia e dissesto civico, sarebbe meglio tutelare i progetti per cui si spendono fondi ed energia. Altrimenti la condanna al disinteresse e la certezza che altrove sarà sempre meglio che qui sarà una triste vittoria assicurata.
Michela Salzillo