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Il cane di cristallo
CuriositàIn primo piano

Il cane di cristallo. Il dog friendly: capitolo 14

scritto da L'Interessante

Il cane di cristallo

Cari lettori interessati volevo iniziare questo nostro appuntamento settimanale condividendo un post che ho  letto su facebook, firmato da una mia docente e tutor – Veronica Papa.

“Il cane di cristallo:

– non può mai essere rimproverato, ma solo gratificato;

– deve fare solo cose che lo rendono felice;

– se mangia ossi veri muore;

– non può andare in acqua perchè prende freddo;

– non può andare in acqua perchè c’è la corrente che lo trascina via;

– non può andare in acqua perchè non si sa se sa nuotare;

– guai se mangia qualcosa che ha trovato per terra perchè non si sa mai;

– non può mai essere libero perchè scappa, si perde, e non lo ritroveremo mai più;

– non può mai essere libero perchè aggredisce/viene aggredito;

– non può mai essere libero perchè finisce sotto ad una macchina (anche se la strada è a 3 km di distanza);

– meglio se non interagisce mai con cani del suo stesso sesso, potrebbe incorrere in alcune difficoltà e lui deve essere invece sempre felice;

– passa la sua giornata a fare problem solving, a imparare un sacco di tricks e a dormire sul divano/cuccia”.

Sembra il manuale del No.  Privativo.

E il bello è che la lista utilizzata dai proprietari continua.

Non può annusare perché rischia parassitosi.

Non può rotolarsi nell’erba per via delle pulci e zecche.

Non può ringhiare perché sembra aggressivo e lui non può passare per tale.

Sembra così che il primo destino del cane sia il  NO.

Quando in consulenza faccio notare come il vivere con un cane a volte sia troppo impostato sul divieto, l’inibizione e mancanza di esperienze i proprietari si meravigliano di quante poche volte dicano SI.

A volte mi soffermo a pensare a quale sia il valore didattico di un No dato a monte di una esperienza, per evitarne una traumatica – nel “non ti espongo alle esperienze così ti tutelo”. Come se ogni esperienza recasse soltanto un sé negativo e invalidante.

Non è più funzionale se l’esposizione alle esperienze viene proposta in maniera graduale ma senza filtri legati alle nostre paure?

E se lasciassimo che fossero le esperienze stesse a definire i limiti e i No?

Certo questo non significa immergerlo in dinamiche e situazioni di cui non si valutano le minime variabili e i  ponderati esiti.

In fondo per rendere un cane esperto, le esperienze dovrà pur viversele.

L’importanza di una esperienza a mio avviso si gioca molto anche nel “post”, con la condivisione e l’accoglienza da parte del gruppo famiglia.  Il nostro cane ha vissuto una esperienza poco piacevole al momento? Bene- saremo lì  a sostenerlo, affinché anche una esperienza poco piacevole pesi meno o addirittura rappresenti un significato funzionale.

Ha vissuto una esperienza molto piacevole? Bene- saremo lì a condividerne le emozioni, affinché cresca l’intimità del rapporto e il piacere di stare con noi nella vita.

In realtà l’umano a volte ha piuttosto bisogno di sentirsi indispensabile agli occhi del proprio cane, talvolta senza neanche averne una percezione consapevole. E questo cozza con il “ti rendo sicuro e sereno”. Quindi esperto.

La stimata collegata conclude con una frase a cui non ho niente da aggiungere, condividendola in toto:

“Il cane non vuole essere di cristallo, vuole crescere, imparare, scoprire, essere responsabile; non cerca un tutore, cerca una squadra.”

Il cane di Cristallo

(in foto Veronica insieme alla sua squadra e agli amici)

Luigi Sacchettino

Il cane di cristallo. Il dog friendly: capitolo 14 was last modified: luglio 21st, 2016 by L'Interessante
21 luglio 2016 0 commenti
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cane dog friendly aree cani terremoti
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Le aree di sgambamento. Il Dog Friendly: Capitolo 5

scritto da L'Interessante

Aree di sgambamento

Cari lettori interessati , in questi giorni ho letto un post scritto di una collega – Daniela Puiatti di Serendipity ASD –  circa il cane e le aree di sgambamento, che voglio condividere con voi.

Recita  così.

“Se il cane (tuo) ha paura devi tutelarlo!

 

Queste purtroppo sono scene che si possono vedere nelle aree cani, in alcuni centri cinofili, durante una gita, in alcuni rifugi, etc.

Non permettete a nessuno di spaventare il vostro cane e lasciare che se la cavi da solo. Il risultato è che si sentirà (giustamente) tradito da voi che invece avreste dovuto difenderlo! Una buona guida, un punto di riferimento degno di fiducia, un amico o familiare, ci sostiene e ci aiuta; e ci sta ACCANTO. Non permettete che succeda tutto questo, per nessun motivo. Essere accompagnati e protetti da chi si dovrebbe prendere cura di noi è l’unico modo per creare una relazione serena e stabile. E non significa privare di esperienze o tenere sotto una campana di vetro; significa prendersi cura di chi si ama”.

aree

Condivido molto tale pensiero. Questo perché  il post solleva un dato importante: prendersi cura del nostro cane allorquando in difficoltà.  E’ un atto dovuto ai nostri cani , permette di instaurare fiducia e senso di protezione nel proprio gruppo sociale. Purtroppo  non accade spesso, sia perché i proprietari non sempre riconoscono gli stati di disagio del proprio cane, sia perché il luogo comune vuole che il proprietario ignori il cane in difficoltà altrimenti si rischia di peggiorare le cose. “Il cane ha paura- ignoralo- altrimenti capisce ancora di più che deve aver paura”, consiglia il cugino esperto- che ha sempre avuto cani. Sarebbe un po’ come  voltare le spalle ad un bambino che chiede il nostro aiuto, fregandocene del suo stato di disagio.

Ma cari lettori interessati… siamo già nel disagio, è  opportuno che il proprietario- guida aiuti ad uscirne!

Piuttosto, quali segnali che indicano un disagio dobbiamo sforzarci di osservare? Il nostro cane si irrigidisce e diventa “più piccolo”, non gioca, ringhia per richiedere distanza di sicurezza, non esplora,  si rivolge verso l’uscita, ci guarda speranzoso che cogliamo questo stato, emette una serie di segnali di stress per esempio il grattarsi o lo sbadigliare. Insomma, la vostra pancia vi comunica che qualcosa non va. Bene, meglio richiamare il proprio cane e dedicarsi, altrove, ad un’attività che sappiamo renderlo felice. Se poi vogliamo far incontrare il nostro cane con altri cani in luoghi recintati meglio osservare prima le interazioni tra i vari protagonisti alla rete- in sicurezza- poi entrare quando gli altri cani non sono tutti sulla soglia (sareste in agio nell’ entrare in una stanza con persone che non conoscete e che vengono TUTTI ad accogliervi all’ingresso?!) e mettersi in movimento, per facilitare al nostro cane la possibilità di prendere distanza da quei tipi. Chiedere la collaborazione degli altri proprietari soprattutto togliendo risorse che potrebbero innescare dinamiche di competizione: “Questo gioco è mio!” potrebbe dire il veloce terrier- “Sì, tienitelo pure, tanto questa femmina è mia!” replicherebbe il serio pastore mentre il molosso mangione penserebbe “Guagliù, toglietemi tutto ma non il mio..cibo”.

Luigi Sacchettino

Le aree di sgambamento. Il Dog Friendly: Capitolo 5 was last modified: maggio 26th, 2016 by L'Interessante
12 maggio 2016 0 commenti
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