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Eventi

panathlon
AttualitàEventi

PANATHLON DAY A CASERTA E IL CANOTTAGGIO IN CITTA’ VISTO DALL’OLIMPIONICO DAVIDE TIZZANO

scritto da L'Interessante

Panathlon

Panathlon: l’incontro nel prestigioso salone d’onore dell’antico Palazzo Paternò in via San Carlo

Significativo appuntamento per il Panathlon Club Caserta-Terra di Lavoro, unico sodalizio riconosciuto nella nostra provincia, che terrà una importante manifestazione mercoledì 13 giugno nella prestigiosa cornice dell’antico Palazzo Paternò in via San Carlo nel centro storico di Caserta. Oltre alla celebrazione del Panathlon Day, che si festeggia domani 12 giugno con varie iniziative nei club di tutto il mondo, il Presidente on. Paolo Santulli ha invitato ospiti di eccezione per trattare un tema di particolare e innovativo interesse sportivo nel capoluogo.

Davide Tizzano parlerà del canottaggio nel Parco dopo la spettacolare kermesse nella vasca dei Delfini con gli equipaggi di Oxford e Cambridge

Il campione olimpico di canottaggio Davide Tizzano, che ha appena organizzato la prestigiosa kermesse remiera nel Parco della Reggia, incentrata sul confronto nella vasca dei Delfini tra i mitici equipaggi inglesi di Oxford e Cambridge, terrà una conversazione sul tema: “Canottaggio a Caserta: una sfida”, affiancato da Roberta Reisino, presidente del neo costituito club Reali Canottieri Reggia di Caserta.

Un incontro al quale parteciperà il Governatore dell’Area 11 Campania, il salernitano Enzo Todaro, il Sindaco di Caserta Carlo Marino, il Direttore della Reggia Mauro Felicori, esponenti della Magistratura, giornalisti, dirigenti degli altri club panathleti campani, anche in coincidenza con la presentazione di un gruppo di nuovi soci, tutti provenienti dal mondo dello sport.

“L’idea di istituire il “Panathlon Day” – spiega il presidente Paolo Santulli – fu proposta dal Distretto Brasile durante il Congresso Panamericano svoltosi a Recife nell’ottobre 2017. Immediatamente tutti gli organi direttivi del Panathlon International hanno fatto propria la proposta ufficializzandola come un impegno comune a tutti i Soci e Club per i prossimi anni. Andare a riscoprire le radici di quel lontano 12 giugno 1951, quando fu fondato il sodalizio, sarà il primo passo per verificare con varie iniziative lo sviluppo che hanno avuto nel mondo dello sport gli ideali panathletici, fondati sull’amicizia, il rispetto reciproco, la correttezza nell’agonismo, il fair play e la valorizzazione dello sport come straordinario strumento di educazione dei giovani”.

 L’organizzazione dell’incontro è curata dal direttivo composto, tra gli altri, dal vicepresidente Bruno Giannico, dal segretario Salvatore Giaccio, dal tesoriere Enzo De Lucia, dal cerimoniere Giuliano Petrungaro con l’impegno del Past President Geppino Bonacci,

PANATHLON DAY A CASERTA E IL CANOTTAGGIO IN CITTA’ VISTO DALL’OLIMPIONICO DAVIDE TIZZANO was last modified: giugno 11th, 2018 by L'Interessante
11 giugno 2018 0 commenti
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EventiLibriMusicaTeatro

L’Accademia Musicale Fortepiano presenta “La Serva Padrona” di Cristina Patturelli nell’ambito della Rassegna “Un Libro per té”

scritto da L'Interessante

Torna Domenica 25 Febbraio la rassegna letteraria “Un Libro per Tè”: presentazione di “La Serva Padrona” di Cristina Patturelli

Dopo il grande successo degli ultimi due anni, torna Domenica 25 Febbraio 2018 alle ore 18.00 – presso l’Accademia Musicale Fortepiano di Anna Paola Zenari in Via A. Stellato, San Prisco (CE) – la rassegna “Un libro per tè” con la presentazione dell’opera “La serva padrona. Giovan Battista Pergolesi restituito all’antica lingua napolitana” della soprano Cristina Pattureli.

La Rassegna

Dalla convinzione che l’arte sia un abbraccio di uguale intensità tra musica, teatro, letteratura ed espressione libera ed emozionante, nasce la rassegna “Un libro per tè”. Lontane dalle solite presentazioni, la rassegna si snoda tra attimi di musica, teatro, analisi profonda del testo e condivisione con il pubblico. Dall’idea di Anna Paola Zenari – musicista – il gruppo di lavoro di Un libro per tè è composto da Corrado Del Gaizo (attore), Carmine Covino (attore e musicista), Valentina Masetto (psicoterapeuta e scrittrice), Roberta Magliocca (giornalista). E dagli autori, ovviamente.

L’Opera

A distanza di più di 300 anni Giovanni Battista Pergolesi continua ad appassionare e divertire con le sue creazioni. Le sue musiche non testimoniano solo una personalità creativa estremamente raffinata e complessa, ma ci restituiscono, tutt’intera, un’epoca e una società osservata e interpretata da tutti i punti di vista: la gestualità plebea e lo sberleffo del saltimbanco ma anche la tenera sentimentalità borghese della commedia musicale; lo sfarzo e l’aristocratica malinconia del dramma per musica tardo-barocco e metastasiano; la scatenata vitalità e la sottile schermaglia psicologica, nonché l’arguzia e la vis comica dei personaggi degli intermezzi. L’incontro e la fusione dei brani del geniale intermezzo “La Serva Padrona” con la lingua napoletana, che vede i recitativi dell’intermezzo più famoso, chiacchierato, applaudito e rappresentato trasposti in lingua vernacolare, nasce quindi nel modo più naturale e spontaneo, perché è proprio la scrittura musicale pergolesiana a prescindere dalle parole dell’altrettanto mirabile libretto di G. A. Federico, che riprende ed è totalmente intrisa della musicalità dell’idioma partenopeo.

Cristina Patturelli è un soprano lirico, impegnato ad ampio spettro sugli aspetti tecnici, didattici, fisiologici e filologici della voce lirica e moderna. Pur privilegiando, come interprete, il repertorio lirico, ha studiato tutti gli aspetti tecnico-espressivi della vocalità moderna, classica e antica per andare al di là dell’esecuzione e affiancare alla carriera artistica una intensa attività didattica come vocal trainer. Per comprendere a fondo le prassi esecutive e le sfumature del testo, ha intrapreso un percorso duplice attraverso lo studio musicologico e l’approfondimento degli aspetti strettamente fisiopatologici della voce.

L’Accademia Musicale Fortepiano presenta “La Serva Padrona” di Cristina Patturelli nell’ambito della Rassegna “Un Libro per té” was last modified: febbraio 22nd, 2018 by L'Interessante
22 febbraio 2018 0 commenti
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EventiIn primo piano

Nati per la musica: a San Prisco la musica non ha età

scritto da L'Interessante

L’Accademia Musicale FortePiano e Nati per la Musica Campania incontreranno i Piccoli Musicisti e i loro genitori martedì 3 ottobre in Via Stellato Centro Segesta, a San Prisco (CE)

Qual è la colonna sonora della tua vita? Sapresti rispondere a questa domanda? I momenti più importanti che hanno caratterizzato la nostra esistenza hanno tutti una musica che li rende indelebili nella nostra memoria e che ce li riporta alla mente, inaspettatamente, ascoltando un brano per radio, o grazie ad un clochard che canticchia un pezzo per strada, o una canzone finita nel nostro mp3 per sbaglio.

L’associazione “musica-momenti” avviene spesso e senza che noi ce ne rendiamo veramente conto, in maniera del tutto casuale. Ecco perchè avvicinare i bambini alla musica diventa fondamentale già dai primissimi istanti di vita.

L’Accademia Musicale Fortepiano di San Prisco, con la collaborazione dell’Associazione Nati Per la Musica Campania, questo lo sa bene. Ed è per questo che organizza dei laboratori creativo-musicali per i più piccini, accreditati dal Programma nazionale Nati per la Musica.

Domani, Martedì 3 Ottobre, l’evento per la presentazione dei laboratori; qui tutte le info.

Nati per la musica: a San Prisco la musica non ha età was last modified: ottobre 2nd, 2017 by L'Interessante
2 ottobre 2017 0 commenti
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Limite
CinemaCulturaEventiIn primo pianoTv

Il nostro limite al Duel il 16 settembre

scritto da L'Interessante

Limite

Di Christian Coduto

 

Il secondo cortometraggio di Adriano Morelli sarà l’evento di sabato 16 settembre al Duel Villaga Caserta. Dopo “La condanna dell’essere” (interpretato da Maurizio Casagrande e Massimiliano Rossi), il regista casertano affronta un tema delicato: la difficoltà, per una coppia omosessuale, di vivere serenamente il proprio amore. Il corto, scritto dallo stesso Morelli e dall’attrice Elena Starace, è interpretato da Gianfranco e Massimiliano Gallo, Emanuele Vicorito e Giovanni Buselli (Gomorra), Marco Mario de Notaris e Toni Tammaro.

Al termine della presentazione, un’esibizione del musicista Marco Mantovanelli.

L’appuntamento è alle ore 20.45. Ingresso gratuito.

Di seguito, il comunicato stampa.

 

COMUNICATO STAMPA

Adriano Morelli presenta al Duel Village IL NOSTRO LIMITE

con Gianfranco e Massimiliano Gallo, Elena Starace e tanti altri

 

Sabato 16 settembre ore 20.45 in via Borsellino a Caserta – Ingresso gratuito

Il giovane regista casertano Adriano Morelli presenta al Duel Village il suo secondo cortometraggio ‘Il nostro limite’, scritto a quattro mani con l’attrice Elena Starace. Sabato 16 settembre alle ore 20.45 la proiezione e a seguire il dibattito in sala con il regista e tutto il cast. Tra i protagonisti i fratelli Gianfranco e Massimiliano Gallo, i talentuosi Emanuele Vicorito e Giovanni Buselli (reduci dal successo della fiction Gomorra), Marco Mario de Notaris, Elena Starace, Toni Tammaro, Carla Carfagna, Adele Vitale. La storia è quella di due omosessuali costretti dalla società nella quale vivono a nascondere i propri sentimenti e a condannarsi all’infelicità. Il corto è stato girato interamente tra Caserta, Santa Maria Capua Vetere ed Ercolano. Tra le location il tribunale penale e il mercato di Resina. Subito dopo la presentazione anche un live del musicista Marco Mantovanelli che ha composto uno dei brani della colonna sonora del corto. La seconda opera di Adriano Morelli, che aveva già riscosso un notevole successo di pubblico e critica con ‘La Condanna dell’essere’ interpretato da Maurizio Casagrande, Massimiliano Rossi ed Elena Starace, è stata realizzata anche grazie al supporto della Sly Production di Silvestro Marino. Tra gli sponsor Villa Aloja, Birrificio Malto Reale, Feudi San Gregorio. Ingresso gratuito

TRAMA

Scegliere di vivere nella verità è forse la più bella forma d’amore. Due giovani omosessuali, innamorati, nati e cresciuti nel quartiere del mercato di Resina a Ercolano sono costretti a non scegliere, a vivere nell’ipocrisia, a testimoniare il falso, a condannarsi all’infelicità. Guardano tutta la loro vita davanti a una finestra. Il tempo passa, ma non cambia mai niente.

 

Per informazioni e contatti

3393167253

3481149417

ufficiostampaduelvillage@gmail.com

www.duelvillage.net

Il nostro limite al Duel il 16 settembre was last modified: settembre 12th, 2017 by L'Interessante
12 settembre 2017 0 commenti
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Cenerentola
CinemaCulturaEventiIn primo piano

Gatta Cenerentola al Duel il 15 settembre

scritto da L'Interessante

Cenerentola

Di Christian Coduto

 

La nuova stagione cinematografica del Duel village Caserta si apre con una gustosa anteprima: “Gatta Cenerentola”, il film di animazione liberamente ispirato alla fiaba di Giambattista Basile. In sala, i registi Alessandro Rak, Ivan Cappiello e Dario Sansone. A far loro compagnia, il noto attore Massimiliano Gallo, che nel film dà la voce all’avido Salvatore Lo Giusto.

“Gatta Cenerentola” è il primo di una lunga serie di eventi che si terranno al Duel che, quest’anno, darà ampio spazio ad ospiti e proiezioni importanti, sia nella programmazione tradizionale, sia nell’ambito delle rassegne del Caserta Film Lab e dell’Independent Duel.

Di seguito, il comunicato stampa.

 

COMUNICATO STAMPA

Registi e cast di GATTA CENERENTOLA

Inaugurano la nuova stagione del Duel Village

 

Venerdì 15 settembre ore 20.45 in via Borsellino a Caserta

Sarà ‘Gatta Cenerentola’, liberamente ispirato alla fiaba senza tempo di Giambattista Basile, ad inaugurare il ciclo di incontri d’autore della nuova stagione cinematografica del Duel Village di Caserta. Venerdì 15 settembre alle ore 20.45 si confronteranno con il pubblico i registi Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone e l’attore Massimiliano Gallo. Il film di animazione, realizzato a Napoli dagli autori e dai produttori de ‘L’Arte della felicità’, è in concorso nella sezione Orizzonti della 74esima Mostra internazionale del Cinema di Venezia. Nel cast anche Alessandro Gassmann, Maria Pia Calzone, Mariano Rigillo, Renato Carpentieri, Ciro Priello e tanti altri. La storia, seppur rivisitata, è quella di una giovane Cenerentola che, rimasta orfana dopo la morte del padre, è costretta ad obbedire alle sorellastre e alla matrigna. La sua vita è avvolta nel silenzio e come una vera gatta taciturna si muove felina a bordo della nave Megaride ma la sua indole ribelle presto salterà fuori anche grazie ad un poliziotto che non si arrende facilmente e che riesce a vedere oltre le apparenze. Gatta Cenerentola non è però un cartoon per bambini bensì un’opera corale sulla Napoli di oggi. I quattro registi – Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone – hanno deciso infatti di recuperare la versione originaria della fiaba seicentesca e di introdurre tematiche e personaggi della nostra epoca. Tra questi una sorta di camorrista che vorrebbe trasformare il porto di Napoli in un gigantesco centro per lo spaccio di droga. A curare la colonna sonora Enzo Gragnaniello – nella duplice veste di autore di uno dei brani e di doppiatore – (ha dato voce allo sciamano, fidato sgherro del re), i Foja (che avevano già firmato le musiche de L’Arte della Felicità), Francesco Di Bella, Daniele Sepe, I Virtuosi di San Martino, Guappecartò, Marlboro Recording Society, Ilaria Graziano e Francesco Forni. Musiche originali di Antonio Fresa e Luigi Scialdone.

TRAMA

Gatta Cenerentola è rimasta orfana dopo che Salvatore ‘o Rre, capoclan del riciclaggio, ha ammazzato suo padre, don Vittorio Basile, uomo di grande ingegno che aveva il progetto di trasformare Napoli in una virtuosa città della scienza. Costretta a vivere in una nave da crociera dismessa nel porto con la matrigna e le sorellastre, Gatta cova in silenzio la vendetta: uccidere Salvatore ‘o Rre e liberare per sempre se stessa e la sua città.

TRAILER

https://www.youtube.com/watch?v=lwRM12OiZK8

 

Per informazioni e contatti

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3481149417

ufficiostampaduelvillage@gmail.com

www.duelvillage.net

Gatta Cenerentola al Duel il 15 settembre was last modified: settembre 8th, 2017 by L'Interessante
8 settembre 2017 0 commenti
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Ryan
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Ryan Paris: un cittadino del mondo italiano

scritto da L'Interessante

Ryan

Di Christian Coduto

Parliamo oggi con Ryan Paris, nome d’arte dell’italianissimo Fabio Roscioli.

Avere successo nel mondo della musica è il sogno di ogni cantante. Uscire dai confini del proprio paese sembra un’utopia. Ebbene, quest’uomo è uno dei pochissimi artisti italiani a potersi fregiare di una invidiabile serie di posizioni altissime in tutte le classifiche europee (Regno Unito compreso) grazie a “Dolce vita”, uno dei brani simbolo di quel decennio meraviglioso che sono stati gli anni ’80.

Ma Ryan non deve e non può essere ricordato per un singolo brano: in questa intervista si apre a noi, raccontandoci mille aneddoti legati alla sua carriera che, all’estero, prosegue ancora alla grande. Non a caso, l’artista è appena tornato da un concerto a Copenaghen.

E’, come allora, un ragazzo allegro e vivace. Di un’energia incredibile. Modello Duracell, per intenderci.

Ryan Paris ai microfoni de “L’interessante”.

 

Chi è Ryan Paris?

Allora (Ci pensa su un attimo) Ryan Paris è un cittadino del mondo … italiano e ben felice di esserlo perché credo che gli italiani abbiano delle grandissime doti, delle grandi qualità. Sono romano, per la precisione. Roma, aggiungo, è una città splendida. Sono un cantante …. Ho iniziato a 5 anni perché il fratello di mio nonno era un cantante di musica lirica. Oggi produco musica … ho un team meraviglioso: Matt Heaven, Andy Emme, Alessandro Varzi, Andrea Capizzi e Phil Rizzi… italianissimi. Poi c’è Eddy Mi Ami, che è olandese. Collaboro anche con alcuni produttori polacchi e spagnoli, come Jordi Cubino per esempio, con Magnus Carlsson, che è svedese e con Andreas Fehlauer che è tedesco. Sono un uomo felice.

Un passato di attore e un futuro di cantante. Eri destinato, evidentemente. Quando hai capito che saresti entrato nel modo dello spettacolo?

Se devo essere sincero, anche ai tempi di “La dolce vita” mica sapevo di essere parte del mondo dello spettacolo (ridacchia) … in realtà, ho capito di far parte dello show business alla soglia dei 50 anni (ride di nuovo).

 

Parliamo di “Dolce vita”. 5 milioni di copie vendute. Nelle top 10 di tutta Europa, al quinto posto in UK …

Allora … era il 1982 … io ero alla ricerca di un tastierista per i quarti di finale del primo Festival del Rock al Piper di Roma … ebbene sì: io provengo dal mondo del rock! Il tastierista che faceva parte della mia band ricevette la chiamata militare … panico! Uno dei due batteristi con i quali lavoravo mi parlò di Fabio Liberatori degli “Stadio”, che mi presentò Pierluigi Giombini. Andai a casa sua. Mi fece ascoltare due brani che aveva preparato: “Masterpiece” (interpretata da Gazebo) e “You are a danger” (Gary Low) che, in quel momento, erano rispettivamente al secondo e quinto posto in classifica. Quei suoni mi piacquero tantissimo.

Pierluigi mi fece un grande complimento, dicendomi che la mia voce gli ricordava quella di Steve Winwood.

La sera stessa composi una canzone e la presentai a Pierluigi. Gli piacque.

Un mese dopo uscì “Dolce vita” (sorride).

“Dolce vita” è, inevitabilmente, il tuo brano bandiera. Se dovessi chiederti qual è la tua canzone che preferisci e perché?

“Dolce vita” è una canzone meravigliosa, inimitabile. Però io ho partecipato con pochissime parole alla stesura del testo. Quindi, quelle che sento più mie, sono quelle che ho composto a partire dal 2009.

“Dolce vita” è un’arma a doppio taglio: è una canzone bellissima, ma ti può anche bloccare. Dopo quel successo, infatti, c’è stato un piccolo periodo in cui mi fermai. 

Poi ho ripreso la composizione; la prima fu “I wanna love you once again”, che piacque molto al produttore degli Enigma, che ne fece un bell’arrangiamento anche se, alla fine, non uscì e la ripresi io successivamente. Amo molto “This is your life”, dedicata agli angeli custodi, “Sensation of love”, “It’s my life”, “Buona sera Dolce Vita” … tutte le canzoni che scrivo me le porto dentro, perché sono come delle figlie.

Parla con immensa scioltezza. E’ stanco, ha fatto un lungo viaggio, ma discute con serenità. Parlare di musica, evidentemente, lo fa stare bene, in forma.

Gli anni ’80 hanno ricevuto milioni di critiche, ma ci sono amanti di quel decennio che lo rimpiangono ancora … con gli occhi più distaccati e razionali, che idea hai di quel periodo?

Gli anni ’80 sono un periodo irripetibile nella storia della musica. Certo, non possiamo sapere cosa succederà da qui a 150 anni, però lì avvenne una trasformazione: negli anni ’70 c’era il rock progressive, il punk … poi sono arrivati questi strumenti analogici, con suoni bellissimi. E’ comparsa la figura del produttore musicale distaccato dalla casa discografica e, in più, i grossisti che prendevano i dischi ed erano molto più veloci delle case discografiche stesse. Una creatività enorme e una libertà mai vista prima. 

Ryan

Come vedi la musica del ventunesimo secolo?

Ah, bellissima! Canzoni fighissime: Coldplay, Rihanna, David Guetta … per me la musica è pane quotidiano.

Ryan Paris è un cittadino del mondo. Quali differenze trovi, nel modo di fare musica, in Italia rispetto al resto d’Europa?

Sono sincero: l’Italia, rispetto a quello che siamo riusciti a fare negli anni ’80 e ’90, ha subito un processo di involuzione. Non vedo grandi prospettive: ci siamo fermati a Robert Miles e Gigi d’Agostino. Certo, c’è Laura Pausini, abbiamo Eros Ramazzotti, ma la situazione attuale non la vedo rosea.

E’ un’analisi critica nei confronti del suo paese, che ama da morire. Di sicuro, l’impatto della italo dance degli anni ’80, nel mondo, sembra irripetibile. Comprendo il suo disappunto.

 

E adesso un omaggio marzulliano: fatti una domanda e datti una risposta

Cosa ti aspetti da Ryan Paris nel futuro prossimo? Mi aspetto, in primis, che completi la dieta … ho già perso 12 kg, in più … fare nuovi video delle ultime canzoni. E’ un personaggio che merita, un bravo ragazzo, un ottimo padre di famiglia (scoppia a ridere).

Cosa dire: alla prossima hit!

Ryan Paris: un cittadino del mondo italiano was last modified: settembre 4th, 2017 by L'Interessante
4 settembre 2017 0 commenti
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Porfito
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Mario Porfito: Se sogni, sogna in grande!

scritto da L'Interessante

Porfito

Di Christian Coduto

Il primo incontro con Mario Porfito fu un incrocio improvviso nei pressi del Vomero, diversi anni fa: mi avvicinai a lui, gli strinsi la mano e gli feci i complimenti. Lui sorrise, mi guardò con attenzione e curiosità e, con la stessa eleganza, proseguì per il suo cammino. Ora, a distanza di molto tempo, mi ritrovo ad intervistarlo. Trovo la cosa molto buffa, insolita. Mentre ci sediamo al tavolino del bar per la nostra chiacchierata, noto che mi sta osservando con la stessa attenzione e uguale curiosità di quel giorno.

Sono in compagnia di Johnny, il mio fidato cagnolino, e della mia amica Francesca, che me lo terrà buono per tutto il tempo dell’intervista. Mario Porfito li osserva girovacchiare sotto il sole, a debita distanza da noi e sorride mentre vede Johnny tirare nella mia direzione. “Falli sedere accanto a noi” esordisce “Non ci daranno certo fastidio!”.

Informale, socievole, distinto. Sono le prime parole che mi saltano alla mente.

Mario Porfito parla di sé …

La prima domanda è obbligatoria: chi è Mario Porfito?

Beh, partiamo decisamente bene! Allora … chi sono lo rivela il fatto che non abbia voluto fare l’intervista attraverso i social: sono uno che cerca e apprezza il rapporto umano. Solo parlando, solo dialogando puoi condividere dei momenti di verità. Rispondere in maniera impersonale non fa per me. Nella vita bisognerebbe imparare ad ascoltare gli altri e mettersi nei panni degli altri. Forse è questo il motivo per il quale faccio questo lavoro … l’attore cerca di comprendere le condizioni nelle quali gli altri vivono.

Mario Porfito è un attore, svolge questo mestiere da sempre. E’ un uomo fortunato perché ha avuto l’opportunità di prendere parte al gioco più bello del mondo. Mi sento realizzato.  

Tantissimo teatro, diretto da registi del calibro di Luca De Filippo, Giuseppe Patroni Griffi e Giorgio Strehler. Spettacoli molto diversi tra di loro … cosa hanno lasciato a Mario Porfito da un punto di vista artistico e da un punto di vista umano?

Da un punto di vista umano si tocca la sfera personale e sono inevitabilmente un po’ geloso, riservato.

Nel mio curriculum, questi sono i tre più grandi registi con i quali ho lavorato. Ti dirò: con una punta di orgoglio, posso anche aggiungere di aver collaborato con loro in più di uno spettacolo, non è stato un momento fugace della mia carriera.

L’avventura con Strehler è durata ben 6 anni al Piccolo Teatro di Milano. Quando ti trovi di fronte ad una persona che si impegna al massimo, tutto ciò che puoi fare è dare il massimo con uguale intensità. Giorgio ti spiegava come voleva che venisse rappresentato il personaggio e ci metteva un’energia infinita. Se tu la facevi come faceva lui, si arrabbiava tantissimo, perché non voleva una imitazione pura e semplice, il suo scopo era quello di comunicarti l’intensità, ma voleva che la rendessi tua.

Spesso è stato criticato perché lui era a favore della grandezza della messa in scena, le scenografie erano costosissime, però poi, quando assistevi ad un suo spettacolo, non potevi non emozionarti.

Giuseppe Patroni Griffi lavorava in modo completamente diverso. Ti racconto un aneddoto: mi chiamò per fare “Napoli milionaria”. Studiai a fondo il testo, perché odio non essere preparato a dovere. Io ero convintissimo di sapere tutto di quel testo di Eduardo. Eppure, appena iniziammo le prove, mi resi conto che Giuseppe stava aprendo delle porte dove io avevo visto solo delle pareti. Il suo approccio nei confronti dello spettacolo era basato sulla consapevolezza che non avrebbe mai potuto migliorare Eduardo da un punto di vista delle battute, però era interessato alla vita che c’era tra le battute. Per esempio: il momento in cui ci si riunisce nel basso per prendere il caffè al mattino. Donna Amalia prepara quello che in realtà è un surrogato e arrivano vari personaggi per berlo, pagando pochi centesimi. Giuseppe si inventò, per ognuno dei personaggi, un modo diverso di godersi la bevanda: ognuno di loro girava il caffè nella tazzina in maniera personale. Quel modo di usare il cucchiaino rappresentava lo stato d’animo di ciascuno di loro: il ragioniere faceva un rumore più ritmato, l’operaio girava più lentamente per ritardare il suo arrivo sul posto di lavoro e via dicendo. Era un vero e proprio concertato di cucchiaini … te lo garantisco, un momento molto emozionante. Abbiamo fatto un tournée lunghissima, dalla Sicilia al Nord Italia … dopo questo momento, puntualmente partiva un applauso molto sentito da parte del pubblico.

Giuseppe amava gli attori con i quali lavorava e li osservava sempre con attenzione. Non era solo una guida creativa, in lui trovavi anche una amico che apprezzava le cose belle che avevi da proporre sul palco.

Per ciò che concerne Luca De Filippo, abbiamo lavorato insieme per diversi anni. C’era una vera e propria simbiosi. Con lui ho affrontato i testi più divertenti di Eduardo. Durante le prove, non ci ha mai chiesto di essere divertenti … poi, in scena, le cose cambiavano all’improvviso. Le prove gli erano servite per capire quanto feeling ci fosse tra lui e i vari attori. Sul palco era lui a proporre il gioco e l’improvvisazione. Riuscendo sempre a controllare il tutto, rimanendo nella giusta misura. Era la perfezione.

Questi tre registi mi hanno insegnato l’amore per questo lavoro, la passione. E’ stata una scuola di vita. Ho avuto la possibilità di riuscire a comprendere il significato delle parole cura, attenzione, particolari, concentrazione.

C’è emozione pura nelle parole di Mario Porfito. La sua eleganza affonda le proprie radici nella gavetta che ha affrontato e negli incontri importanti della sua vita. Non riscontro tracce di autocelebrazione, tutt’altro: è molto misurato. Parla molto, coinvolgendoti nei suoi racconti, condividendo le sue idee.

A giudizio di Mario Porfito, credi sia necessaria l’esperienza teatrale per chi vuole intraprendere il percorso di attore? E’ una domanda che faccio spesso, legata al fatto che, al giorno d’oggi, la gavetta sembra essere un optional. Trascorri un paio di mesi in una casa circondata da telecamere e, all’uscita, giri 10 film …

E adesso vuoi farmi arrabbiare, vero? (Risata fragorosa). Che bella provocazione, la tua! Allora (ritornando immediatamente serio) … io provengo da una generazione di attori che hanno avuto la fortuna di poter iniziare questo mestiere partecipando a spettacoli con 20, 30 attori in scena di cui almeno 5, 6 di grande caratura. Per imparare, l’unico modo era metterci dietro le quinte e spiare, rubacchiare. Quello è stato un grandissimo privilegio. Io non ho mai fatto una scuola di teatro, io il teatro l’ho rubato. Poi, ovviamente, questi insegnamenti li ho fatti miei, ho proposto il mio modo di essere, la mia verità. Ci ho messo me stesso. E’ stato un immenso apprendistato, una forma di artigianato attoriale.

Detto questo, non posso credere che si possa arrivare alla recitazione senza aver percorso una strada analoga a quella della mia generazione, senza aver coltivato questo tipo di sensibilità.

Se fai “Grande fratello” non trovi nulla di nulla. Forse, un po’ di popolarità e un po’ di soldi che si potrebbero investire aprendo un bar, per esempio (ridiamo). Ma tutto ciò non è essere attori.

La nostra professione, oggigiorno, viene confusa con l’improvvisazione. Ci sono volti che si prestano di più, televisivamente parlando. A loro non è richiesto essere anche bravi. Devono solo riempire giornali di gossip e quant’altro.

Quando ho iniziato volevo essere Marlon Brando. Un ragazzino, oggi, magari spera di diventare come qualcuna di queste meteore … ebbene: sta sognando decisamente male. Se sogni, sogna in grande … altrimenti che si sogna a fare?

Quest’ultima frase la dice lunga. Perché avere, come punti di riferimento, un gruppetto di coinquilini semi isterici anziché guardare in direzione di chi l’arte la vive e la crea? Bisogna dare un giusto peso alle cose. La nostra vita è ciò che ci viene offerto. Il nostro compito è quello di separare ciò che vale la pena conoscere da ciò che non ci lascerebbe nulla.

Lina Wertmuller ti dirige in “Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti”. Quali differenze hai riscontrato (in termini di empatia, direzione degli attori) quando, alla regia, c’è una donna?

No, non ho mai avvertito differenze di questo tipo, sono sincero. In termini di sensibilità ci sono sicuramente degli elementi interessanti, ma una grande regista quale Lina Wertmuller non ha mai subito la sua condizione di donna.

Considera che “Un complicato intrigo …” è uno dei primi film in cui si parla di droga: il vedere uno spacciatore che buca un ragazzino è un vero e proprio cazzotto nello stomaco.

Lei è molto autoritaria; abbiamo lavorato in diversi film insieme e ci siamo frequentati anche al di fuori dei set cinematografici, avendo diversi amici in comune. A casa sua ha organizzato delle bellissime serate che erano delle straordinarie lezioni di cinema e teatro, il tutto di fronte ad un piatto di spaghetti. Lina, mentre dirige un film, pretende quello che vorrebbe vedere come spettatrice al cinema. E uno spettatore il sesso non ce l’ha, non ha genere. I suoi film devono avere quell’ironia velata, che la contraddistingue anche nella vita di tutti i giorni.

 

E’ stato (e, forse, lo è ancora, da qualche punto di vista) un ottimo alunno. Si è affidato agli insegnamenti di persone che gli hanno regalato il modo più giusto di affrontare una professione che è, soprattutto, un duro momento di autoconsapevolezza interiore.

Mi racconta mille aneddoti e lo fa con un tono pacato. In questo momento, sono io ad essere l’alunno. È una sensazione gradevole, che richiede però molta concentrazione e attenzione.

Mario Martone e l’esperienza di “Morte di un matematico napoletano” …

Stai facendo riferimento ad un film che, personalmente, ho amato moltissimo. Mario, che stimo molto anche a teatro, è un regista che potrebbe mettere in scena qualunque cosa, persino l’elenco telefonico (ridiamo). E’ capace di trasformare ogni situazione in teatro o film; credo che questo sia il suo punto di forza maggiore. Purtroppo, dopo questa pellicola, non ho avuto più la fortuna di collaborare con lui e me ne dispiaccio. C’è molta stima reciproca: ogni volta che ci vediamo, trascorriamo sempre del tempo a parlare dei nostri progetti.

 

Ed arriva la televisione: “La squadra” e il personaggio di Antonio Ramaglia ti donano un’immensa popolarità. Come vivi l’esperienza televisiva? Ci sono molti attori che si possono definire “puristi”: tendono a storcere un po’ il naso nei confronti del tubo catodico …

Io, in realtà, non è che ne abbia fatta molta di televisione. Non a caso, ho sempre pensato di essere un attore teatrale prestato per un periodo alla tv. Detto questo, “La squadra” è una cosa a parte: questa serie è stata realizzata in un periodo in cui Raitre era diretta dal giornalista Ruffini, un uomo di grandissima cultura. La sua idea, in relazione al progetto, era quella di una sorta di telegiornale amplificato. Non doveva essere solo puro entertainment, ma voleva che le storie raccontate venissero contestualizzate.

Gli attori scelti erano tutti provenienti da teatro: oltre a me, Massimo Wertmuller, Renato Carpentieri, Massimo Bonetti …

Se dovessi definirla, per me sarebbe una fiction di impegno civile.

Se vogliamo cambiare un quartiere come Scampia, non serve una macchina della polizia in più, che gira più frequentemente per quelle strade, quanto piuttosto innestare dei meccanismi di emulazione positivi.

Lo stesso Centro Polifunzionale in cui giravamo gli episodi, situato nei pressi della 167, divenne un posto in cui si poteva scoprire, entrandoci, l’esistenza di tantissime professionalità, dagli scenografi ai costumisti, passando per gli attrezzisti e i macchinisti. Spesso abbiamo utilizzato molti dei ragazzi del quartiere come figuranti. E’ questa la scuola che si può offrire ad un quartiere per cambiarlo.

A distanza di anni, io e gli altri colleghi siamo stati avvicinati da alcuni ragazzi che ci hanno rivelato che, dopo aver preso parte ad alcuni episodi della serie, si sono innamorati di questo mestiere e sono diventati macchinisti e così via.

Poi, ad un certo punto, la serie è terminata, purtroppo. Credo che avessimo ancora molto da poter raccontare.

Sono stati 8 anni meravigliosi.

Sai qual è stata la più grande soddisfazione? Spesso abbiamo ricevuto dei complimenti da parte di tanti papà, di vari genitori: “Avevamo paura, timore, di raccontare alcune cose ai nostri figli, volevamo trovare il modo più giusto. Ci avete aiutato”. Non a caso, negli episodi abbiamo parlato di temi importanti quali droga, aids e così via.

L’animo buono di Mario Porfito si rivela in toto. Ha un atteggiamento protettivo, quasi paterno. Autoritario? Chissà … di certo, molto attento all’evolversi delle situazioni.

Interpreti due film con Salvatore Piscicelli, “Blues metropolitano” e “Baby gang”. Quanto è importante, ai fini della riuscita del progetto, l’empatia tra un regista e gli attori coinvolti?

Certo, sicuramente!

Salvatore, tra le altre cose, è stato il primo a raccontare un Napoli diversa, così come è stata descritta poi da tante fiction e tanti film, almeno venti anni dopo. Ha anticipato i tempi, anche a costo di scontentare i gusti di un pubblico medio. La gente, all’epoca, inorridiva di fronte alle storie che mostrava. Pensavano che quei microcosmi non gli appartenessero … solo più tardi, si è resa invece conto che quei personaggi vivevano sul loro stesso pianerottolo. Forse, c’era solo il rifiuto di accettare tali situazioni. Questa, credo, sia stata la sfortuna di Salvatore, al quale poco è stato riconosciuto. Avrebbe meritato indiscutibilmente di più. Restano alcune pellicole bellissime, come “Le occasioni di Rosa”, cinematograficamente straordinario.

 

Mario Porfito porta la sua immensa professionalità sia nel mainstream sia in progetti indipendenti. Quali sono i punti di forza e i punti deboli del lavoro indie?

I punti di forza sono la creatività e la capacità di raccontare senza costrizioni, in maniera libera. Un regista che affronta un progetto indie per la prima volta, ha un coraggio ammirevole.

“Romeo e Giulietta” è la storia d’amore più famosa … quanti hanno parlato d’amore al cinema? Eppure c’è sempre una nuova chiave da rappresentare. Ogni volta ne rimango sorpreso. Queste novità danno sempre nuova linfa al mondo del cinema.

I registi indie sono sicuramente più aperti nei confronti delle nuove grammatiche di racconto.

Persino gli americani affidano progetti multimilionari a ragazzi giovanissimi, di 27/28 anni, perché sanno che questi cineasti daranno uno sguardo diverso, più fresco.

Poi, sia chiaro: l’indipendente deve andare di pari passo con le qualità artistiche. Se l’indie viene accompagnato dalla cialtronaggine, non è più cinema.

“Il sogno nel casello” di Bruno De Paola, nonostante il budget limitato e i mille intoppi distributivi, è diventato un vero e proprio cult. Secondo te, il pubblico è davvero così impreparato alla novità?

Bruno De Paola è stato uno dei registi de “La squadra”. E’ un ottimo regista. Il suo sogno era quello di esordire con un lungometraggio. Quando mi ha contattato, ho accettato con entusiasmo perché mi è piaciuto il progetto all’istante. E’ chiaro, i mezzi sono ridotti e talvolta i limiti si riconoscono, però mi è sembrato giusto partecipare. Mi fa piacere che tu l’abbia ricordato in questa intervista.

Ritornando alla tua domanda … no, il pubblico non esiste in quanto entità omogenea. Esiste la proposta. Alle persone devono essere offerte le cose, le alternative. Starà poi a loro la decisione di sceglierle o meno.

Purtroppo, molti produttori sono convinti di conoscere i gusti del pubblico. Questo determina un appiattimento generale dell’offerta. Non si possono intercettare le preferenze degli spettatori.

Di sicuro, quando ci sono qualità, professionalità e impegno le persone gradiscono ciò che gli proponi.

Non cambia quasi mai il tono della voce nel corso dell’intervista. Tende però a difendere le sue idee in maniera schietta, con una punta di orgoglio. Ha stima per il suo lavoro e quello dei suoi colleghi. Il rispetto prima di tutto.

Le mille anime di Mario Porfito: dal drammatico alla commedia. C’è un ruolo che vorresti interpretare e che non ti hanno ancora offerto?

Non saprei dirti sai? Sicuramente c’è qualcosa che vorrei esprimere, ma che non ho ancora espresso. Questa sensazione io l’avverto, ma non saprei spiegartela né tantomeno quale ruolo la potrebbe contenere, nel caso. C’è la voglia di raccontare altri miei stati d’animo, che forse non ho ancora trovato nei personaggi che mi hanno offerto. Ma un ruolo preciso non te lo so dire così, su due piedi.

Giusto per dire: se interpretassi un serial killer troverei delle sfumature stimolanti, ma le stesse potrei ritrovarle recitando il ruolo di un impiegato di banca.

Domanda multipla: ultimo film visto al cinema, ultimo libro letto, ultimo cd acquistato, ultimo spettacolo teatrale al quale hai assistito.

“La tenerezza” di Gianni Amelio. Mi è piaciuto davvero tanto. Nel cast, un Renato Carpentieri strepitoso. Sai cosa mi fa arrabbiare? Solo ora il cinema italiano si sta accorgendo di lui. Questo dimostra come il pubblico e la critica siano ancora distratti. Con Renato ho lavorato spesso, anche a teatro, lo conosco bene. Credo sia, in assoluto, uno dei migliori attori italiani.

Al momento sto leggendo “La strada degli americani” un libro di Giuseppe Miale di Mauro. Molto interessante, ne consiglio la lettura.  Tra le altre cose, tra un libro e l’altro, ritorno sempre a Simenon, uno dei miei autori di riferimento.

Cd non ne compro da tempo. Ho sempre amato i cantautori italiani come Ivano Fossati. Quel tipo di musica non lo trovo più in giro. Qualche volta mi lascio un po’ trasportare dalle canzoni che mi postano sui social.

A teatro ho visto “Spoglia-Toy” di Luciano Melchionna, all’Accademia delle Belle Arti. Uno spettacolo molto riuscito. Luciano è stato in grado di dare un’immagine del mondo del calcio cinica, vera e con il giusto distacco. Tra i calciatori, a me è capitato il bravo Lorenzo Balducci.

Al termine di questa domanda Mario Porfito mi chiede di riportare tutto quello che, di buono, ha detto dei suoi colleghi. Non è in competizione con nessuno, riconoscere i pregi degli altri, non lo renderà di certo inferiore o meno bravo. Questo equilibrio caratteriale è estremamente invidiabile.

Cosa dobbiamo attenderci da Mario Porfito per questo 2017?

Allora … da me dovete solo aspettarvi il mio impegno a coltivare questo lavoro nel migliore dei modi possibili. In aggiunta a ciò, durante l’inverno interpreterò “Dì che ti manda Picone”, scritto da Elvio Porta. E’ il seguito della storia del film ”Mi manda Picone”. E’ la storia del figlio di quel Picone, che viene avvicinato da un gruppo di politici (essendo lui il figlio di un eroe del lavoro) che gli propongono di candidarsi alle elezioni per poi poterlo utilizzare a loro piacimento per intrallazzi vari. Il protagonista è Biagio Izzo, in un ruolo assolutamente nuovo.

Terminiamo con una marzullata : fatti una domanda e datti una risposta

E’ finita l’intervista? Mi auguro di sì! (Scoppia a ridere).

Mario Porfito termina così, in leggerezza. Nel momento in cui ci saluta, mi dona una pacca sulla spalla, quasi per dire “Chissà, magari un giorno troverai una chiave per interpretare quello che ci siamo raccontati oggi pomeriggio”.

L’osservo allontanarsi, con quel passo elegante e delicato. “Se sogni, sogna in grande” ha detto prima … mi piacerebbe, nel tempo, conquistare parte di quell’equilibrio che lo contraddistingue. Credo che questo sogno, in quanto tale, sia grande abbastanza …

Mario Porfito: Se sogni, sogna in grande! was last modified: agosto 31st, 2017 by L'Interessante
31 agosto 2017 0 commenti
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Villammare Film Festival 2017

scritto da L'Interessante

Villammare

Di Christian Coduto

Al via la XVI edizione del Villammare Film Festival, Salerno.

Dal 27 al 30 agosto, una lunga serie di eventi dedicati al cinema e al mondo dello spettacolo, con tanti ospiti in programma.

Ce ne parla, oggi, Andrea Axel Nobile, consulente artistico del Festival. Sempre indaffarato e ricco di trascinante simpatia, Andrea ci parla un po’ della rassegna …

Gli eventi del Villammare Film Festival 2017

“Il Festival nasce da un’idea di Alessandro Cocorullo, direttore di 105 Tv e direttore artistico del Villammare Festival. Lo scopo è quello di valorizzare il territorio, attraverso il cinema. È un’attrattiva turistica e culturale allo stesso tempo. E’ nato 16 anni fa; io lavoro lì come consulente da 3 anni. Daria Scarpitta, giornalista cilentana di “Costume e società” da sempre attenta alle tematiche sociali e culturali, condurrà le serate in programma, oltre a supervisionare il progetto. Abbiamo cercato di invitare artisti che, tra cinema e fiction, si sono distinti durante la precedente stagione. L’attore Giulio Scarpati, amatissimo dal pubblico, aprirà le danze. Ogni serata ospiti importanti: il 28 l’attrice Daniela Poggi, insieme al regista Ciro Formisano, presenteranno in anteprima nazionale il film “L’esodo”; insieme a loro, Kiara Tommaselli, Emanuela Tittocchia e Cinzia Mirabella. Il 29 il grande evento con il concerto di Nicola Piovani e la serata di gala conclusiva il 30. Dal 27 al 29, ci saranno 4 cortometraggi a serata, per un totale di 12 cortometraggi. Nella serata conclusiva sapremo poi chi ha vinto e i vari premi speciali. Ospiti dell’ultima serata, l’attore Francesco Paolantoni, Cristina Donadio, Yuliya Mayarchuk, Fabio Massa e i vari registi dei corti. Il nostro intento è quello di dare spazio al cosiddetto cinema sommerso, indipendente, che non sempre riesce ad avere la giusta voce che meriterebbe. La grande forza del Villammare è sicuramente la coesione della squadra organizzatrice”

 

Questo il comunicato stampa:

  

GIULIO SCARPATI DARA’ IL VIA AL VILLAMMARE FILM FESTIVAL 2017

Un cast ricco di stelle quello della XVI edizione del Villammare Film Festival che tornerà a portare il cinema sul territorio e tra la gente in piazza Portosalvo dal 27 al 30 Agosto. L’apertura della manifestazione, organizzata dall’Associazione Villammare Film Festival-Golfo di Policastro in collaborazione con 105 Tv e con il contributo del Comune di Vibonati, sarà davvero di grande rilievo perché sarà assegnata all’apprezzato attore di teatro, cinema e tv Giulio Scarpati. Sarà lui, l’indimenticato interprete di Lele in “Un medico in famiglia” e di Livatino ne “Il giudice ragazzino” e il premiato performer di intensi pezzi teatrali, a tagliare il nastro del Villammare Film Festival. Salirà sul palco il 27 Agosto dando il via alla kermesse che, nella prima serata, offrirà anche la visione di un film girato in parte anche alla Certosa di Padula dal titolo “My Italy”, un viaggio tra arte e cinema che verrà presentato direttamente agli spettatori dal regista Bruno Colella. Il 28 Agosto il Villammare Film Festival si animerà di sofferte riflessioni. Protagonista assoluta sarà l’attrice e conduttrice Daniela Poggi amata anche per l’impegno nel sociale. Al Festival porterà un’anteprima importante. Ad un passo dall’uscita nelle sale verrà proiettato, infatti, il film “L’Esodo” che trasferirà per la prima volta sul grande schermo il drammatico tema degli esodati. La Poggi interpreta Francesca, ispirandosi ad una storia vera di una donna costretta a dare una dignità alla sua vita e un futuro ai suoi affetti in estreme condizioni economiche. A presentare il film con la Poggi il 28 Agosto ci saranno anche il regista Ciro Formisano e le bellissime attrici Kiara Tomaselli e Emanuela Tittocchia. Il 29 agosto, come è abitudine, il Festival tornerà a rivolgere l’attenzione alle colonne sonore d’autore. Ospite sarà il premio Oscar Nicola Piovani con un programma da non perdere. Metterà in scena lo spettacolo “La musica è pericolosa”, un viaggio biografico-musicale nel percorso compiuto dal compositore e che lo ha portato a collaborare con De Andrè ma anche con grandi registi italiani e stranieri. Un’altra occasione unica sul territorio campano targata Villammare Film Festival per scoprire e ascoltare con nuovi arrangiamenti l’eterna opera di Piovani. Il 30 agosto sarà poi il momento del gran finale per conoscere il vincitore della XVI edizione della gara tra corti. Tanti gli ospiti che animeranno la serata, il regista del film “AEffetto Domino” Fabio Massa, la bellissima Yuliya Mayarchuk, amata interprete di fiction tv, da R.I.S. – Delitti imperfetti a Distretto di Polizia, da Don Matteo a Il commissario Montalbano, e reduce dal successo de “La Porta Rossa”; l’attrice Cristina Donadio, spesso interprete per Pappi Corsicato  e personaggio femminile di ferro in Gomorra – La serie dove è Annalisa Magliocca, detta Scianèl, tenebrosa boss in gonnella; infine, il mattatore Francesco Paolantoni , ideatore di mitici personaggi di Mai dire Goal, interprete di teatro, tv e cinema. La sua simpatia illuminerà la notte del 30 agosto. A completare la carrellata di vip e personalità del mondo del cinema e della cultura saranno i volti che siederanno in giuria: il critico cinematografico Vittorio Giacci che è stato tra l’altro  Direttore generale di Cinecittà International; Direttore della Istituzione Roberto Rossellini e Collaboratore della Biennale Cinema, il regista Nino Russo, storico Amico del Festival, l’attrice Egidia Bruno, celebre per la sua collaborazione con Jannacci e la sua vena ironica che emerge in molti dei suoi scritti e nelle interpretazionicome ad esempio al Pippo Chennedy Show, l’artista e scenografa Mimma Russo, l’attrice Cinzia Mirabella, il casting director e consulente artistico del Festival Andrea Axel Nobile, il giornalista Gaetano Bellotta. Numerosi i momenti di spettacolo offerti nel corso delle serate: tra di essi l’ouverture alla serata finale dove un quartetto composto da alunni del Liceo Musicale “C. Pisacane” di Sapri, assieme agli abiti da sposa di “Fevian Department Store” di Polla, ricreeranno l’atmosfera magica del cinema, e il sottofondo musicale di Dj Teus che accompagnerà l’ultimo dopocinema gastronomico. Ancora quattro gli appuntamenti con il gusto al termine delle serate. Le Delizie del Cilento, gli chef di U’ Parlatorio di Massa di Vallo della Lucania e di SapoRè a Villammare, l’ice-cream della Gelateria Da Mimì di Villammare e l’Olio Conti garantiranno il ristoro degli spettatori tra tradizione e innovazione. Tutte queste stelle brilleranno sulla piazza di Villammare dal 27 al 30 agosto 2017.

Infoline 331-329 4261

Villammare, 19 agosto 2017

 

Programma

Villammare Film Festival 2017 was last modified: agosto 25th, 2017 by L'Interessante
25 agosto 2017 0 commenti
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Martire
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Gea Martire: tento di essere me stessa

scritto da L'Interessante

Martire

Di Christian Coduto

“Buongiorno Christian” e allunga la mano per stringere la mia.

La butto lì: già la adoro. Saranno quei capelli mossi, così curati. Quel vestito rosso che le calza a pennello. Quel fare amabilmente sopra le righe, leggermente burlesco, spontaneamente teatrale … Gea Martire appare immediatamente così: iconica.

Osserva, scruta, con attenzione, ma senza mai mettere in imbarazzo. E’ in cerca di un contatto umano, non di una serie di domandine preparate.

Spigliata, ironica con gusto, intelligente. Parla e difende le sue idee, con un tatto raro.

Gea Martire si racconta ai microfoni de “L’interessante”

Chi è Gea Martire?

(Ci pensa su un attimo) … Un continuo tentativo di essere Gea Martire

Quando hai capito che la recitazione avrebbe avuto un ruolo così importante nella tua vita?

Da quando avevo 14 anni il teatro è stato presente nella mia vita, per divertimento, per passione … condividevo con amici un gruppo amatoriale. Poi, dopo la laurea e un concorso, ho cominciato a lavorare come impiegata. Presto ho cercato una via di salvezza e il teatro me l’ha offerta.

Cosa significa, per te, calcare le tavole del palcoscenico e interpretare un ruolo davanti ad un pubblico?

La possibilità di entrare in altri mondi, viaggiare in altre vite …

Il teatro è sudore, fatica, ma anche tanta gratificazione. Hai lavorato in tantissimi spettacoli, qual è quello che ti è rimasto maggiormente dentro e perché?

Alcuni anni fa lessi un breve racconto di Francesca Prisco. Da lì nacque MULIGNANE, scritto sotto forma di monologo da me e Antonio Capuano. Racconta la storia di una donna che non ha nome perché incarna la storia di tante, troppe donne incapaci di comprendere e amare se stesse, capaci di lasciarsi maltrattare, di amare e comprendere un qualunque idiota. Ma questa donna, e non poteva essere diversamente in un monologo da me interpretato e diretto da Antonio Capuano, ha una radicale trasformazione e da “pietra grezza” diventerà diamante. Il bello è che tutto avviene ridendo, perché secondo me l’intelligenza ha sempre un sorriso.

C’ero anche io, tra i tanti spettatori di quello spettacolo. Ci sono progetti che nascono sotto una buona stella: lo percepisci all’istante. “Mulignane” è uno di questi, senza ombra di dubbio.

“Tempo scaduto” lo hai scritto e diretto tu. Com’è stato passare dall’altro lato della barricata? Credi ti sia servita la tua esperienza di attrice per affrontare la prova registica?

Tutte le esperienze servono, se le sai usare. Quella, per esempio, è servita a farmi capire che non andava ripetuta (la guardo sorpreso). Mi spiego meglio: si confondono troppo i piani, a me piace il mestiere di attrice. Già concentrarsi su quello è complicato. Per essere contemporaneamente un buon attore, un buon regista e magari anche un buon autore bisogna essere geniali e io non lo sono.

Per il Napoli Teatro Festival ti abbiamo appena visto ne “Le serve” di Jean Genet, diretta da Antonio Capuano. Ti va di parlarci di questo spettacolo?

 

E’ una riscrittura di Antonio Capuano in lingua napoletana. Il noir di Jenet si stempera, acquista tinte brillanti, anche se il fondo scuro del pozzo nel quale le due attrici precipitano è ben visibile fin dall’inizio, pronto ad accoglierle.

 

Parliamo di “Non farmi ridere, sono una donna tragica” di Massimo Andrei …

E’ stato il risultato di una collaborazione, di una buona intesa, di una lenta esplorazione nella vastità dell’universo femminile alle prese con quello maschile. Il confronto con un regista, la possibilità di esprimersi liberamente, mescolare le idee e metterle in prova mi fanno lavorare con gioia. E con Massimo è stato possibile.

Luca De Filippo, Enzo Moscato e Vincenzo Salemme sono solo alcuni dei grandi nomi che ti hanno diretta a teatro. Cosa ti hanno lasciato umanamente e artisticamente queste avventure lavorative?

Si tratta di piantare semi e raccogliere frutti. Ma il terreno fertile sei tu, è te stesso che devi coltivare onde evitare che gli accadimenti della vita inaridiscano tra i sassi. Con Salemme è stato un breve incontro, molti anni fa, finito lì, ma sufficiente per guardare gli ingranaggi di una macchina comica perfetta. Era il tempo in cui faceva compagnia con Buccirosso, Casagrande, Nando Paone. Luca De Filippo un pilastro, la solidità di grandi tradizioni, l’intelligenza della consapevolezza. Moscato rappresenta la drammaturgia che più amo: contemporanea, di grande valore, l’alta poetica della cultura e della lingua napoletana. E’ davvero un faro tra gli autori contemporanei.

Rimango della mia idea: è una donna di grande fascino. Ha un dono non comune: è in grado di rimanere con i piedi per terra. Sul palco va veloce come un treno, ti incanta. Eppure, riesce a non prendersi troppo sul serio. Una dicotomia che ti conquista, è disarmante.

Gea Martire e il cinema: “Dagobert” di Dino Risi è il tuo esordio. Com’è stata la tua prima volta su un set cinematografico?

Mi sono sentita Alice nel paese delle meraviglie. E’ stata all’altezza di quelle prime volte che si stampano nei ricordi, nelle emozioni, nel cuore. Incancellabile, indimenticabile, irripetibile.

Dopo Risi arrivano Nanni Loy, Carlo Verdone, Ettore Scola, Mario Monicelli … tanti registi di successo che rimangono folgorati dalla tua bravura. Quali differenze ci sono, a tuo giudizio, tra il cinema e il teatro in termini di empatia, dinamiche, tempistiche, interazione con il proprio personaggio?

Folgorati dalla mia bravura??!!! Mah! Diciamo che hanno apprezzato il mio lavoro e già questo mi fece e mi fa felice. Il mio primo amore è stato il Teatro e ha continuato ad esserlo anche dopo aver conosciuto il Cinema. La consapevolezza che, in fase di montaggio, possano fare di te quello che vogliono, dal tagliarti al cancellarti, mi mette molto a disagio. Nel cinema sei totalmente in balìa, dipendi da una macchina. Il teatro dipende da te.

“La buona uscita” di Enrico Iannaccone ti regala un ruolo da protagonista assoluta …

Grande talento, quello di Enrico. Giovane ma deciso, sembra già carico di grandi esperienze. Ha realizzato un film duro, difficile, ha disegnato perfettamente un  personaggio femminile che, alle soglie di un’età matura, comincia ad avere paura di se stessa, del suo totale, inalienabile senso di libertà. Bello. Mi è piaciuto molto interpretare questo ruolo.

Cinzia Th Torrini ti dirige nel film tv “Caramelle”… ti piace il format televisivo o preferisci la realtà teatrale?

Mi ripeterei dicendo quello che ho già detto del cinema.

 

In “C’è posto per tutti”, diretto da Giancarlo Planta, si affronta il problema della disoccupazione. Un film piccolino, che ha avuto grandi problemi di distribuzione, ma sicuramente molto avanti nei temi trattati …

Ho veramente poco da dirti in proposito perché non mi ricordo quasi niente né del film né di quello che facevo … ma credo molto poco se non conservo ricordi (sorride).

 

Diretta, onesta, chiara.

Gea Martire e il rapporto con il regista: ti piace intervenire nella costruzione del personaggio che ti viene affidato o preferisci fidarti completamente di chi ti sta dirigendo?

Credo sia doveroso da parte di un attore esprimere quello che ha da dire sul personaggio. Il suo rapporto col personaggio è molto più diretto, intimo, confidenziale, autentico di quello che possa instaurare un regista, impegnato a pensare alla totalità della messinscena. Doveroso sarebbe da parte del regista ascoltare. Ma pochi lo fanno, i migliori.

Domanda multipla: ultimo film visto al cinema, ultimo libro letto, ultimo cd acquistato, ultimo spettacolo teatrale al quale hai assistito.

Ultimo film: Elle. Libro: “Il regno” di Emmanuel Carrère. Ultimo cd boh? E’ passato un po’ di tempo. Forse Cesaria Evora. Ultimo spettacolo: Ian Fabre al NTF

Cosa dobbiamo attenderci da Gea Martire per questo 2017?

Allora … riprenderò la tournèe teatrale di “Ferdinando” di Annibale Ruccello con la regia di Nadia Baldi. In più reciterò nello sceneggiato televisivo, termine che preferisco alla parola fiction (sorride), “E’ arrivata la felicità”.

Terminiamo in perfetto stile Marzullo : fatti una domanda e datti una risposta

Domanda: Riusciranno i nostri eroi? Risposta: E se no che eroi sono! (Scoppia a ridere).

Al termine dell’intervista, Gea Martire mi saluta con sincero affetto. La vedo allontanarsi con eleganza, eterea, leggera e scomparire all’improvviso, come quando il sipario si chiude all’improvviso, al termine di uno spettacolo.

Chissà, forse questo incontro è solo frutto della mia immaginazione …

Gea Martire: tento di essere me stessa was last modified: agosto 2nd, 2017 by L'Interessante
2 agosto 2017 0 commenti
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Augusteo
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Teatro Augusteo: la stagione 2017/2018

scritto da L'Interessante

Augusteo

Di Christian Coduto

Mercoledì 19 luglio, ore 12.

Un anno importante, il 2017, per il teatro Augusteo: si festeggiano, infatti, le nozze d’argento della storica riapertura. Venticinque anni di successi, di spettacoli, concerti e nomi celeberrimi che hanno calcato le scene di un luogo che ha fatto dell’arte il proprio cavallo di battaglia, il proprio punto di forza.

Il foyer, gremito fino all’inverosimile per l’occasione, è letteralmente invaso dai giornalisti provenienti dall’intera regione. Ad accoglierli, Giuseppe Caccavale (figlio del grande Francesco, scomparso nel 2015): emozionato ed orgoglioso, l’uomo rivela i titoli degli spettacoli della stagione teatrale in arrivo e presenta i prestigiosi ospiti in sala.

La presentazione della stagione del Teatro Augusteo

Ad aprire le danze è il noto attore Lello Arena, il protagonista di “Parenti serpenti”, in cartellone a partire da venerdì 12 a domenica 21 gennaio 2018. Lo spettacolo, diretto da Luciano Melchionna, è ispirato all’omonimo film di Mario Monicelli. “Siamo molto felici. La commedia è stata baciata da un successo di pubblico davvero straordinario. Abbiamo collezionato tanti sold out. È bello poter ritornare qui, a Napoli … al teatro Augusteo, con un bel numero di repliche”.

“Parenti serpenti è un’avventura meravigliosa” aggiunge Giorgia Trasselli che, nello spettacolo, interpreta il ruolo di Trieste “Abbiamo avuto una bellissima accoglienza da parte del pubblico di tutta Italia. La tournèe è stata davvero molto lunga. Lavoro con una compagnia scelta cum grano salis da parte del regista Luciano Melchionna. È un onore, per me, lavorare accanto a Lello Arena: con lui impari, apprendi costantemente”.

In sala, anche Raffaele Ausiello che, nella pièce teatrale, è Michele.

Il microfono passa quindi a Peppe Iodice. Il suo “Una sera all’improvviso!” sarà in scena all’Augusteo il giorno martedì 23 gennaio. “Sono stato qui 25 anni fa per il mio primo spettacolo: Sali e tabacchi, accanto a Gino Rivieccio. Ci ho messo un po’ di tempo per ritornare qui, anche se vivo a San Giorgio a Cremano” scherza “Sarà una vera e propria festa. Nei prossimi sei, sette mesi mi concentrerò per trovare nuove battute da proporre al pubblico. Voi non lo saprete mai, ma le presenterò come cavalli di battaglia del mio repertorio” ridacchia.

Ecco Andrea Sannino; salirà sul palco dell’Augusteo il giorno giovedì 30 novembre. “E’ una grande responsabilità, per me, far parte di questo cartellone. Adoro l’Augusteo. Qui sono stato battezzato artisticamente nel 2010 con C’era una volta scugnizzi. Durante lo show avrò modo di presentare il mio nuovo cd dopo il successo di Uanema”.

Si conclude alla grande con il performer Sal da Vinci “Tornerò per la seconda volta all’Augusteo nel periodo natalizio, a partire da giovedì 21 dicembre fino a domenica 7 gennaio. Mi sono avvalso della collaborazione di Davide Marotta che, insieme a Lello Radice, sarà parte integrante del mio spettacolo, Italiano di Napoli. Presenterò anche alcuni brani del mio cd Non si fanno prigionieri, la cui direzione artistica è stata affidata a Renato Zero. A marzo, però, sarò di nuovo in scena con Peter Pan, proprio in corrispondenza del mio esordio in questo teatro, ben quindici anni fa, con C’era una volta scugnizzi. Ringrazio la famiglia Caccavale, che supporta e sopporta ogni mia idea artistica”.

Prima dei saluti finali, Giuseppe Caccavale annuncia la riapertura della Cumana, cosa assai gradita ai fruitori del teatro, che sarà di nuovo facilmente raggiungibile senza il rischio di trovarsi bloccati nell’incredibile traffico cittadino.

“Questo venticinquesimo anniversario sarà dedicato alla memoria di mio padre Francesco”, conclude. Una scelta doverosa e condivisa, da tutti noi.

Questo il programma del Teatro Augusteo:

Da venerdì 27 ottobre “La banda degli onesti” con Gianni Ferreri e Anna Falchi

Da venerdì 10 novembre “Il sorpasso” con Giuseppe Zeno

Da venerdì 8 dicembre “Rosso napoletano” con Serena Autieri

Da venerdì 12 gennaio “Parenti serpenti” di Luciano Melchionna, con Lello Arena e Giorgia Trasselli

Da venerdì 26 gennaio “Spamalot” di Claudio Insegno, con Elio

Da venerdì 16 febbraio “Dirty dancing”

Da venerdì 2 marzo “No grazie, il caffè mi rende nervoso 2” di Lello Arena, con Paolo Caiazzo

Da giovedì 16 marzo “Peter Pan il musical” con Sal da Vinci

Da venerdì 6 aprile “La strana coppia” di Pasquale Squitieri, con Claudia Cardinale

Da venerdì 20 aprile “Viktor e Viktoria” con Veronica Pivetti

In opzione agli abbonati

Da giovedì 21 dicembre “Italiano di Napoli” di Sal da Vinci e Alessandro Siani

Data da definire “Sciuscià” di Leonardo Ippolito

Fuori abbonamento

Sabato 24 e domenica 25 settembre “I dieci comandamenti”

Sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre “Bentornata Piedigrotta”

Sabato 14 ottobre e domenica 15 ottobre “Masha e orso”

Da giovedì 19 ottobre e domenica 22 ottobre “Artecinema”

Data da definire “La musica provata tour” con Erri De Luca, Stefano Battista e Nicky Nicolai

Martedì 28 novembre “Edoardo Bannato in concerto”

Giovedì 30 novembre “Andrea Sannino”

Giovedì 11 gennaio “TaleEQualeAMe…Again” di e con Gabriele Cirilli

Martedì 23 gennaio “Una sera all’improvviso” con Peppe Iodice

Data da definire “Giovanni Allevi in concerto”.

Teatro Augusteo: la stagione 2017/2018 was last modified: luglio 20th, 2017 by L'Interessante
20 luglio 2017 0 commenti
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