Teatro
Di Michele Brasilio
Arriva a Napoli “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, regia Antonio Latella. Lo spettacolo arriva nella terra di Eduardo, nei suoni che hanno caratterizzato la sua drammaturgia e, soprattutto, arriva nel suo teatro, il San Ferdinando, rimesso in piedi con i sacrifici di una vita. E’ così che i personaggi eduardiani calcano nuovamente il palcoscenico respirato in passato da Eduardo, Luca e Pupella Maggio. Dalle primissime battute si nota un amore, una reverenzialità nei confronti del testo ma, allo stesso tempo, un allontanamento dalla messa in scena classica.
Ntalae in Casa Cupiello al Teatro San Ferdinando. LA recensione
Latella, nella sua regia, mette in risalto la punteggiatura di Eduardo e in particolar modo gli accenti resi allo stesso tempo tormentone e punto di partenza per una lettura trasversale dell’opera. Così come l’autore ha diviso l’opera in tre atti per scandire il tempo delle feste natalizie nelle quali si svolge la storia, così Latella divide lo spettacolo non solo in tre “atti”, ma soprattutto in tre “momenti” completamente diversi tra loro. La regia non tradisce le aspettative: una lettura sagace dell’opera denota un grosso studio sul testo, le immagini create spiegano perfettamente i messaggi lasciati tra le righe da Eduardo e infine la capacità di saper leggere il messaggio contenuto nel testo e tradurlo, “tradirlo” è una cosa che pochissimi registi possono permettersi di fare. Dal buio scenico si vede scendere una stella cometa dal cielo del teatro. Una stella che, come dice lo stesso Latella, “non porta nessuna buona notizia, non mi interessano i buoni sentimenti. Luca Cupiello insegue la stella come le pale di un mulino a vento. Lievita in assenza di concretezza e si riduce ad un dolore fasciato di pelle e ossa; un pater fuori ruolo che parla un’altra lingua e si muove in un altro modo.” Il primo atto è una sorta di “Annunciazione” , un prologo di sventura, dal quale prenderà vita il secondo atto descritto come viaggio, trip mentale e sonoro nella casa Eduardiana . Il terzo ed ultimo atto è visto come orazione funebre, ha un’aria tetra ma allo stesso tempo pacata. Gli attori sulla scena rendono perfettamente ciò che il regista voleva da loro, date le immense qualità. Una compagnia fatta di giovani ma che ha dalla sua molti successi. Le luci, l’audio e tutto ciò che riguarda il lato tecnico della messa in scena è impeccabile e fondamentale per la buona riuscita dello spettacolo. Latella non ha per nulla tradito Eduardo ma è comprensibile se lo spettacolo non riesce ad arrivare a tutti, a convincere. Uno spettacolo da vedere, da vivere, da immaginare, pieno di colori, emozioni e sensibilità diverse. Latella con la Compagnia StabileMobile si impone nel panorama nazionale ed europeo come una delle più importanti compagnia del teatro contemporaneo.
LA RIFLESSIONE
Ci tengo a chiudere con una piccola e modesta riflessione sul teatro. In sala durante lo spettacolo, era seduto nelle prime file, un regista e attore napoletano che in più occasioni fuori dal teatro ha manifestato il suo disappunto sulla regia e sulla lettura data alla pièce. Non ci sarebbe nulla di male se questo attore e regista non avesse offeso gli spettatori seduti in platea dicendo a chiare lettere che di teatro capiscono poco e che basta mettere un prezzo al biglietto per farli applaudire a fine spettacolo. In questo momento sorge un dubbio: E’ più importante che un regista rispetti la regia, il tipo di recitazione dettata da Eduardo o che rispetti gli ideali di Eduardo, gli spettatori e il posto sacro nel quale lavorava? Quanto costa un’idea geniale? Esiste una selezione naturale? In quanto spettatori vorremmo fidarci di Darwin. A voi l’ardua sentenza.
Vivete di teatro e fatevi vivere da esso.