Susanna Camusso
Di Vincenzo Piccolo
Una storia che continua ad essere raccontata, un esempio che continua ad essere testimoniato, seguito. Perché se riesci a penetrare nell’anima delle intenzioni, allora riesci anche a capire la necessità della testimonianza.
È questo il compito che ormai ha assolto Iolanda di Tella, madre di Don Peppino Diana sacerdote assassinato a Casal di Principe il 19 marzo 1994, quello di raccontare il dolore che si prova nel perdere un figlio che, in verità, non è mai stato suo. Perché ha scelto di donarsi completamente all’altro, ha scelto di squarciare quel velo di omertà che opprimeva Casal di Principe e la Chiesa Diocesana negli anni del “Clan dei Casalesi”. Tanti hanno calcato via Garibaldi, la strada dove si trova la casa di Iolanda di Tella, troppi forse.
“Il mio Peppino era un sacerdote amato dalla gente e soprattutto dai giovani. Mi fa piacere che in tanti lo ricordino, che ne fanno memoria e che in nome suo organizzano tante iniziative. Ma a me manca mio figlio, io sono la mamma e lo avrei voluto qui, vicino a me.”
Queste sono le parole di mamma Iolanda rivolte a Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, recatasi all’abitazione di Don Diana la scorsa settimana
Ad accoglierla,oltre che la di Tella, c’erano i fratelli del sacerdote, Emilio e Marisa. La Camusso si trovava nelle “terre di Don Diana” per prendere parte all’assemblea della Flai con i braccianti agricoli di Mondragone. Un’iniziativa contro il Caporalato, organizzata durante le tre giorni del Premio in memoria di Jerry Masslo, il bracciante sudafricano ucciso nelle campagne di Villa Literno nell’agosto del’89.
“Don Peppino Diana è una di quelle figure che rappresentano il riscatto di queste terre. Ha saputo rompere una tradizione di silenzio della chiesa. In questo ha dimostrato coraggio,visione,volontà. Lo dimostra il fatto che dopo tanti anni è considerato un punto di riferimento”,così ha voluto ricordare Don Diana, Susanna Camusso, come un “visionario coraggioso”. La morte di Don Peppe Diana è servita a dare memoria alla storia di un luogo macchiato dalla paura, dalla violenza e forse anche dall’ignoranza. La storia di Don Peppe Diana è un libro scritto dall’omertà di un popolo che ancora tante persone, fanno fatica a leggere. Questa storia accomuna quella di tante altre famiglie, vittime innocenti di un mostro creato da loro stesse, da noi stessi.
Ricordare e commemorare possono servire a creare la consapevolezza degli errori passati, ma siamo sicuri che non si ripeta ancora oggi?
La Camorra e l’omertà sono due facce della stessa medaglia, la stessa che la delegazione sindacale ha regalato a Iolanda di Tella. Questa non serve solo come promemoria, ma come impeto ad agire contro questo “mostro” che bisogna distruggere accendendo la luce della libertà e dell’onestà. Come dimostrano le tante iniziative proposte dal “Comitato don Peppe Diana” con Valerio Taglione presidente o dall’associazione dei medici volontari che porta il nome di Jerry Masslo che ha come presidente Renato Natale,primo cittadino di Casal di Principe. I due hanno vissuto a pieno gli anni precedenti l’assassinio di Don Diana e da qui hanno ricominciato. Perché, come già detto, la memoria non basta. Bisogna sporcarsi le mani, nel modo giusto.