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Sanremo

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Sanremo story: canzone che vieni, canzone che vai, canzone che resti

scritto da L'Interessante

Sanremo.

Di Michela Salzillo

Ci siamo! Ormai anche la 67esima edizione del Festival della canzone italiana sta per essere rimandata a consultazione d’archivio. Questa sera Maria De Filippi e Carlo Conti ci restituiranno il vincitore ufficiale che, si sa, fra i podi annunciati dalle scommesse e le rivelazioni dell’ultimo minuto, arriva sempre come una sorpresa nell’ uovo di Pasqua.

 Antica tanto quanto lo stupore è senz’altro la tiritera delle canzoni che la gara esclude ma il gradimento premia. Quanti brani, nel corso di questi sessant’anni e passa, ci hanno insegnato che la musica con la competizione non vuole avere nulla a che fare? Tanti. E sono davvero molte quelle melodie che, come un gran andirivieni in un porto di mare, ci rimangono dentro.

È sfida persa per chiunque provi a negare che la tradizione del festival di Sanremo regala da sempre testi e arrangiamenti capaci di attraversare le epoche così come le emozioni: canzoni che ricordiamo perché magari hanno fatto da colonna sonora a momenti di vita importanti; altre che si sono guadagnate la fama per aver proposto al pubblico novità irriverenti -almeno secondo la cultura musicale dell’epoca-;  poi ci sono quei brani che rimangono attuali oltremodo e tempo  perché a ogni ascolto sono come un pugno nello stomaco straordinario.

Ebbene, senza voler preparare lo sgambetto alle classifiche delle canzoni più belle di sempre, abbiamo scelto di creare insieme a voi un focus poco pretenzioso su alcune perle sanremesi che, al di là di ogni dubbio, sul quel palco e altrove hanno disegnato un’ impronta  profondissima.

“Ciao, amore ciao; non ho l’età; nel blu dipinto di blu” : tre canzoni per il nostro sanremo story

Se avessimo voluto fare una classifica, di quelle solite che in questi giorni si sono litigate i lettori, avremmo senz’altro dovuto riconoscere a canzoni come La solitudine, che aprì il sipario sulla sfavillante carriera della Pausini nel Sanremo 1993, un primo posto di diritto. Probabilmente, pareggio varrebbe per la famosa vita spericolata di Vasco, presentata al festival nel 1983 e posizionatasi al penultimo gradino del podio; un destino che ha tenuto fede all’ ultimo per il primo, visto il successo smisurato avuto poi dallo stesso brano. Potremmo continuare così e muoverci sulla scia di canzoni vincitrici come Luce, di Elisa,- Sanremo 2001- o magari spostarci  in là nel tempo e citare la più vetusta Gianna di un Rino Gaetano in edizione 1978.

 Potremmo, certo, ma per ogni posto assegnato ne rimarrebbero fuori tantissimi altri. Proprio perché la lunga tradizione sanremese rende limitativa una classificazione che sia coerente con il merito, compreso il fatto che non rientra nei nostri intenti quello di stilare un giudizio tecnico –  dado che lasciamo trarre a chi la musica la fa per mestiere- vogliamo, tuttavia, proporvi una sorta di gioco.

 Abbiamo deciso di analizzare le radici e curiosità di tre brani che, volente o nolente, hanno scritto la storia di sanremo, ma lo vogliamo fare a modo nostro.

Ciao, amore ciao. Non ho più l’età per amarti nel blu dipinto di blu! No, nessun errore di punteggiatura, tranquilli. È una licenza di cui ci siamo appropriati per l’occasione.

 Se è vero che le canzoni non sono poi così diverse tra di loro, che i testi, spesso, scrivono una precaria originalità, perché d’amore che va e di quello che arriva raccontano un po’ tutti, abbiamo unito qualche titolo storico per farne un’unica sperimentazione, augurandoci che in qualche modo  alleggerisca critiche mai abbastanza vecchie per andare in pensione. Non ce ne voglia nessuno, è chiaro che si fa per scherzare e, lasciatecelo dire, anche per sottolineare dei veri e propri capolavori d’autore.

Lo sapevi che?

  Ciao, amore ciao , canzone scritta e interpretata da Luigi Tenco, è una  dedica d’amore struggente che ha radici nel tormentato rapporto  fra lo stesso cantautore e la bellissima  Dalida. Fu presentata al Sanremo del 1967 ed è tristemente famosa per essere indissolubilmente legata al suicidio di Tenco, avvenuto in quel di Sanremo il 27 gennaio dello stesso anno, in seguito alla definitiva esclusione del brano dalla competizione canora.

Non ho l’età è invece firmato dalla voce di Gigliola Cinquetti che a soli quindici anni calcò le scene del Sanremo 1964. Una canzone che le ha indubbiamente segnato la vita, passando alla storia come una coscienziosa confessione su cui però, e forse non tutti lo sanno, la Cinquetti non ero affatto d’accordo. È lei stessa che qualche anno fa, nell’ambito di un ‘intervista alla rivista Oggi, in cui ripercorreva la sua carriera, ha dichiarato:

 “Io questa canzone non la canto, dissi, inutile insistere, proprio non me la sento! “Non ho l’età esprimeva concetti sull’amore che non condividevo, l’amore non è un fatto anagrafico! Mi escludeva da quel sentimento che io e quelli della mia età aspettavamo di incontrare. Non mi piaceva quel concetto di “aspetta e spera”, e non volevo che quelli della mia età mi guardassero come un fenomeno da baraccone, o peggio come un’opportunista che si fingeva virtuosa”.

 Erano tempi in cui si sentiva già chiara l’eco della rivoluzione sessuale, ma ciononostante l’amore delle canzoni era ancora quello che faceva rima con cuore, preservando forse una già eccessiva pudicizia per vedute ormai modificate . La giovane Gigliola, però, già ai tempi stava mettendo le basi per un carattere ribelle e non voleva assolutamente essere in sintonia con quella che, all’epoca, era la diffusa tendenza del buonismo sentimentale, proprio lei che il marito, Luciano Teodori, lo ha sposato in Jeans e maglietta.

E come non citare Nel blu dipinto di blu?

Meglio conosciuto come volare, il brano fu scritto nel 1958 da Franco Migliacci e Domenico Modugno che poi ne divenne l’interprete. Fu presentato a Sanremo nello stesso anno in cui venne composto, a interpretarlo fu la coppia Dorelli – Modugno.

Un duo profetico, visto che dopo aver ottenuto la vittoria in casa nostra, il brano divenne un successo planetario, fino ad arrivare a essere una delle canzoni italiane manifesto nel mondo. Musicalmente parlando, nel blu dipinto di blu è un esempio vigoroso di un pezzo che va controcorrente. Il brano di Modugno infatti sarà considerato il primo punto di rottura della musica tradizionale e l’ inizio di una nuova dimensione artistica. La canzone, si nota sin dalle prime battute, risente delle influenze swing statunitensi e, pur presentandosi con una struttura armonica tradizionale, all’epoca sottolineò una innovazione di argomento.

Insomma, in attesa delle  somme finali, abbiamo voluto riportare all’attenzione dei brani che hanno contribuito senz’altro a filare la trama della Sanremo Story, un filone che di certo continuerà. Non le abbiamo ordinate secondo nessuna cronologia, neppure queste tre, perché se è vero che ogni gara ha le sue regole, la musica ha come unico principio quello della bellezza, e dovrebbe essere questa la sola  cosa da incoronare. Sempre!

Sanremo story: canzone che vieni, canzone che vai, canzone che resti was last modified: febbraio 11th, 2017 by L'Interessante
11 febbraio 2017 0 commenti
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sanremo
CulturaEventiIn primo pianoMusica

Sanremo: storia di una tradizione

scritto da L'Interessante

Sanremo.

di Maria Rosaria Corsino

1950.

La canzone italiana era snobbata e poco capita dalla maggioranza del popolo, che parlava solo il dialetto, e non capiva alcuni testi.

Erano gli anni delle canzoni Francesi, il trionfo mondiale di Edith Piaf con “La vie en rose”, dei ritmi latino-americani.

Quando nacque l’idea del festival della canzone Italiana, la città di Sanremo era ancora mal ridotta, con tanti problemi da affrontare e risolvere. il Teatro comunale era andato distrutto dai bombardamenti, la guerra era finita da poco.

Ma c’era la volontà di uscire dall’impedimento guerresco e la città era intenzionata a riprendersi il suo ruolo principale, nel campo turistico e floricolo.

Sanremo: sessantasei anni di storia

Le edizioni del “Festival di Sanremo” degli anni 70 furono determinate da diversi eventi, spiacevoli e di contestazione.

Nel 1972 lo sciopero dei cantanti.

Furono gli anni della televisione a colori, e del dilagare nelle discoteche della “febbre del sabato sera”.

La cultura Italiana, era in evoluzione.

La crisi a Sanremo si fece sentire, per diversi anni, il festival non era più l’evento nazionale, e la televisione manifestò poco interesse, così fece anche il gran pubblico. Il decennio, restò impresso come il più basso, insignificante per le manifestazioni canore di quegli anni. Nel 1977 ci fu il cambiamento di sede. La manifestazione canora si spostò dal Casinò Municipale al teatro dell’ Ariston, e la Televisione mandò in onda il primo Festival a colori.

Nel 1979 ci fu un grande evento a Sanremo, con la presenza di Stars Internazionali come Tina Turner e Kate Bush.

I Festival degli anni 70, però, produssero per il mondo musicale grandi cantanti della canzone Italiana, come Lucio Dalla e la combinazione Mogol -Battisti.

Il 1970 vide la nascita del gruppo Ligure “I Ricchi e Poveri” dopo la loro partecipazione al festival del 70 e del 71, infatti, diventarono il gruppo più popolare d’Italia.

Gli anni ottanta furono incisivi per il rilancio del Festival di Sanremo.

L’ evento della Televisione commerciale fu la molla che determinò la competizione.

Tornarono anche i personaggi del Festival, si produssero più spettacoli, e si ritornò a parlare di nuovo di Sanremo e della canzone Italiana, e la non dimenticata frase,”tanto si sa sempre prima chi vincerà il Festival”.

La rinascita del Festival di Sanremo, con il ritorno in gara dei big della canzone Italiana, e l’intervento degli ospiti internazionali, attribuì un qualcosa in più alla manifestazione, che riprese possesso della sua funzione, imponendosi come evento più importante e seguito dal gran pubblico.

Gli anni novanta, lanciati verso il duemila, furono il decennio, dei molti cambiamenti per la manifestazione canora. Fu abolito il Play-back, e le Orchestre che accompagnarono i cantanti nell’esibizione tornarono di nuovo di moda

Per il quarantennale del Festival, la manifestazione fu spostata nella mega struttura in Valle Armea: si trattò del Palafiori.

Fu considerata una “pazzia” del Patron Adriano Aragozzini, che riuscì a trasformare uno stanzone vuoto, in un teatro pronto ad accogliere cinque mila persone. Il Patron ebbe tutti contro, convinti che avrebbe fallito in quell’impresa che sembrava impossibile

Invece dovettero dargli ragione: infatti invitò e portò nella città dei fiori e delle canzonette, grandi nomi della musica Internazionale, e la manifestazione riuscì perfettamente.

La canzone Italiana in questi anni, percorse il mondo intero.

Sanremo: storia di una tradizione was last modified: febbraio 11th, 2017 by L'Interessante
11 febbraio 2017 0 commenti
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Caterina
CulturaEventiIn primo piano

Sanremo social: Caterina Balivo e quei tweet imbarazzanti

scritto da L'Interessante

Caterina

Di Michela Salzillo

Sanremo è sempre Sanremo. Sì, anche quando non si parla di musica, anche se le polemiche e gli entusiasmi vanno a finire nelle briglie del cinguettio mediatico. Sono lontani i tempi in cui il cantautorato italiano si apprestava ad essere, insieme agli interpreti, il solo protagonista di rilievo del festival dei fiori, quando in gara c’erano esclusivamente i brani e neppure i cantanti potevano farsi scudo con le manie di protagonismo. L’epoca è dunque cambiata, come è giusto che sia. C’è chi è pronto a scommettere che insieme agli anni che non torneranno più, stia andando via quel rigore cerimoniale che al palco dell’Ariston conferiva una diligenza diversa, gli anni in cui l’ inciucio, la querelle fra ospiti e concorrenti erano solo il sipario di un retroscena poco interessante. Ma è davvero così? Probabilmente era semplicemente tutto poco evidenziato! In effetti a Sanremo musica e costume si sono sempre incontrati, era soltanto uno scontro meno social. Le critiche si facevano su carta, senza alcun limite caratteri, e in certi casi c’era addirittura più accuratezza nel pungere il malcapitato. Certo, era un privilegio riservato molto più agli addetti stampa che non al pubblico osservatore, che oggi è invece diventato il primo commentatore di eventi, a cui spesso i giornali sono costretti a chiedere il diritto d’autore. Una notizia deve essere prima la regina delle top trend, vale a dire che a renderla protagonista di testata , spesso, sono senza dubbio i tweet ad essa riferita. E Sanremo di hashtag ne fa volare parecchi. Dalle canzoni agli abiti; dalle gaffe agli ascolti.

Diciamocelo, è scritta nella storia l’attitudine alle papere da palcoscenico, e quando non arrivano sembra che manchi un tassello importante su cui alimentare il chiacchiericcio. Nulla di nuovo, insomma. È Così che succede: nella vita reale ci si affaccia dal balcone, in quella televisiva si calcano le scene e nella virtuale ci si affida al tweet di turno. Niente di scandaloso! È l’effetto del passaparola che diventa pubblico. Quando però sulla carta di identità del parere comune hai scritto personaggio famoso, qualche riserva forse dovresti pure avercela, specie se commenti questioni di una data serietà. Non perché sia giusto snaturarsi, esprimere un parere è legittima libertà, ma a volte sarebbe senz’altro corretto fare appello al decoro, perché se fai parte del mondo dello spettacolo potresti essere il beniamino di qualcuno, adolescente e non, che magari ti copia pure il calzino bucato nelle scarpe ritenendolo la cosa più figa del mondo.

Caterina Balivo e i commenti di troppo: il tweet perde il pelo ma non il vizio

 Forse questo Caterina Balivo, attuale conduttrice della trasmissione Rai “Detto Fatto” lo sa bene. Forse è la festa sanremese che gasa i commenti di troppo. Fatto sta che dopo la brutta figura con Diletta Leotta, la presentatrice campana ci è ricascata  con un arduo commento  su Ricky Martin. Durante la prima serata del Festival, per chi se la fosse persa, è arrivata sul palco la giovane giornalista Sky, invitata dai padroni di casa a testimoniare un triste episodio di cyber-bullismo che l’ha vista protagonista di recente. Commentando così tutto quanto le è accaduto:

“è stato un duro colpo, ma dopo una prima fase di sgomento, ho deciso di reagire! Non soltanto psicologicamente ma anche attivamente, denunciando immediatamente alla polizia postale la gravissima violazione della privacy che purtroppo ho subito. C’è pochissima conoscenza di questa materia. Si tratta di un reato, un reato vero e proprio. È giusto che tutti debbano sapere cosa si può e che cosa non si può fare con la tecnologia, questo perché determinate cose succedono anche a ragazzi molto più giovani di me… Io ho venticinque anni, ma ci sono ragazzi e ragazze veramente piccoli che hanno bisogno di essere tutelati. Il mio messaggio va a loro: siate coraggiosi, non abbiate paura! Siate forti.”

Un messaggio importante quello della Leotta che  teniamo ad evidenziare, non per patteggiare facile, ma perché sottolineare queste testimonianze non è mai abbastanza. Siamo sicuri che anche di  questo sa la Balivo, nonostante, dopo le parole della giovane collega, abbia così commentato:

“Non puoi parlare della violenza sulla privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna.” Non che sia rilevante, ma il vestito a cui si fa riferimento nel tweet è un elegantissimo abito rosso con ricami argentati, composto da un top e un’ampia gonna che doveva essere per forza allargata, a meno che la Leotta non volesse provare l’ebbrezza di un capitombolo in prima serata.

Contro la conduttrice si sono scagliati in molti, compresa Maria De Filippi che nella conferenza stampa ha poi detto: “ dare credito a questa polemica sarebbe come dire che una donna può essere violentata perché il vestito che porta ha un spacco”.

A Pensarla così è anche la scrittrice Melissa Panarello che scrive:

La polemica sul vestito di Leotta è pazzesca: una donna che parla di bullismo non può mettere un vestito con lo spacco? Quindi, dopo essere stata insultata, denigrata e sbeffeggiata, devi pentirti tutta la vita e vestirti da suora laica? Devi rinunciare alla tua libertà per lasciare agli altri la libertà di insultarti? È un po’ come quelli che affermano che ti hanno violentato perché indossavi la gonna.

Queste sono solo alcune delle risposte alla Balivo, che si è poi pubblicamente scusata per il commento infelice. Ma se è vero che: tutto è bene quel che finisce bene, il tweet della conduttrice non perde il vizio. Qualche ora dopo l’accaduto, infatti, è stato il turno di Ricky Martin che, ospite d’eccezione sul palco di Sanremo, ha fatto impazzire gli ormoni di Caterina, che si è così espressa:

 “Bono, bono. Che commenti devo fare? Sei bono. Ricky sei bono anche se sei frocio”. Che dire, data la perseveranza ci sentiamo di esprimere un consiglio non richiesto:

Cara Caterina, che ne diresti di introdurre nel tuo programma un toutorial su come fare il gioco del silenzio? Forse così ti verrà più facile ricordare che ci sono parole da non dire, e che non sempre è necessario commentare.

Sanremo social: Caterina Balivo e quei tweet imbarazzanti was last modified: febbraio 9th, 2017 by L'Interessante
9 febbraio 2017 0 commenti
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Look
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[FOTO]Tutti i look delle prime due serate della 67esima edizione del festival di Sanremo

scritto da L'Interessante

Look.

Di Vincenzo Piccolo

Sanremo, ormai, non è più solo musica e canzoni. Durante queste cinque serate Sanremesi, cari lettori, i cantanti che si esibiranno in diretta dal Teatro Ariston non saranno notati solo per le loro performance canore, bensì un occhio sarà buttato anche (e per alcuni soprattutto) sui loro look.  Si era detto che a dominare quest’anno sarebbe stata lei ma non potevamo aspettarci fino a questo punto. Qualcuno era pronto a vederla scendere per l’ennesima volta, anche dalle scale del teatro di via Matteotti, col suo solito tubino nero stile “C’è posta per Te”. Beh, così non è stato! Maria de Filippi le scale non le ha fatte e, non solo, “Queen Mary” ha indossato, “nientepocodimenoche”, due abiti scintillanti firmati Givenchy by Riccardo Tisci. Persiste Carlo Conti con la liaison stilistica, continuando ad indossare come per il 2016, esclusivamente Salvatore Ferragamo.
Impeccabile il duo Consoli-Ferro entrambi vestiti da Philosophy by Lorenzo Serafini. Lei indossava un lungo vestito di seta bianco a pois neri, per Tiziano sono bastati uno smoking nero, una camicia bianca e una botta di ferro. Perfetto durante il suo omaggio a Luigi Tenco.
Poco apprezzato ai più il look demi-tuxedo di Giusy Ferreri tratto dalla spring/summer 2017 by Elisabetta Franchi. Azzeccatissimo Raul Bova in Giorgio Armani, come la moglie, Rocìo Munoz Morales anche lei bellissima in un abito argenteo di Francesco Scognamiglio. Coraggiosa la scelta di Elodie in Etro che conferma il suo stile controcorrente, scegliendo un abito con greometrie molto particolari.
Il primo ombelico in vista quest’anno è di Lodovica Comello in Vivetta che, tuttavia, si addice allo stile della cantante. Punta sull’essenzialità Fiorella Mannoia, lei, la canzone e il palco: perfetta con un tailleur total-black di Antonio Grimaldi. Giudicata dai grandi intenditori la più chic del festival, Paola Cortellesi, in Armani Privè. Né bello né brutto, invece, Clementino che incornicia la sua immagine di “rapper di strada” in un look di Marcelo Burlon. Semplice e stiloso Ermal Mertal in John Varvatos. Alquanto audace, invece, la scelta di Diletta Leotta in Alberta Ferretti.

I look della seconda serata

Perfetto padrone di casa Carlo Conti in un abito blu notte, ovviamente di Salvatore Ferragamo. Carina Marianne Mirage delle nuove proposte in H&M, sempre Givenchy by Riccardo Tisci per Maria, anche per il cambio d’abito, l’ultimo più apprezzato del primo (che sembrava una camicia da notte coi pantaloni del pigiama). Anche questa volta, come per i festival precedenti, Bianca Atzei sceglie lo styling di Antonio Marras con un abito dalle fantasie “animali”. Ci poteva bastare già Raul Bova, ma ha voluto tentare anche Francesco Totti che, anche lui in Giorgio Armani, veste uno smoking nero dai dettagli lucidi. Audace il look di Sergio Sylvestre in Kenzo, ce l’aspettavamo. Non male Michele Bravi in Emporio Armani. Essenziale ma elegante Paola Turci con un tailleur noir (stile Mannoia). Tra gli ospiti salta all’attenzione Giorgia in Scognamiglio, ma a renderla spettacolare è la sua voce, non certo l’abito. Bene, ma dalla faccia sofferente, l’attrice Sveva Alviti in Armani Privé, la prossima volta una taglia in più. Da notare, e non solo per la raffinatezza della voce, Chiara in Melampo!

A seguire una gallery con tutti i look che hanno calcato il palco del Teatro Ariston nelle prime due serate del festival di Sanremo 2017.

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[FOTO]Tutti i look delle prime due serate della 67esima edizione del festival di Sanremo was last modified: febbraio 9th, 2017 by L'Interessante
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Sanremo: la prima puntata se l’aggiudica la De Filippi

scritto da L'Interessante

Sanremo.

Di Michela Salzillo

Non ci sono dubbi. A vincere la prima puntata della 67esima edizione del festival della canzone italiana è stata senza esclusione di colpi Maria De Filippi. La regina delle reti Mediaset aveva fatto parlare di sé a lungo, già prima che cominciasse il valzer delle ugole nazionali, creando aspettative di curiosità molto alte, sia nel pubblico affezionato che in quello scettico per natura. La moglie di Costanzo era stata voluta fortemente dal vegliardo padrone di casa Carlo Conti. I due conduttori non hanno mai nascosto al pubblico la reciproca stima professionale che li unisce, sintonia assolutamente confermata durante la diretta di ieri sera. Rare le occasioni in cui la De Filippi è apparsa da sola sul palco dell’Ariston; la co- conduttrice infatti ha avuto dalla sua il costante supporto del compagno televisivo, anche quando sembrava essere assente dalle scene. A dimostrarlo è stato il pronto sostegno durante il rischio di caduta della Maria più amata dagli italiani che, come in un classico copione scritto dalle secce, l’ha vista rischiare un rovinoso strafalcione a metà serata, sgualcendo , anche se solo per pochi minuti, il tono serioso assunto dalla De Filippi mentre era intenta a introdurre sul palco due ragazzini poco più che tredicenni, ideatori di un progetto anti- bullismo, onorato fra gli altri  dal presidente della Repubblica Mattarella. Un inciampo il suo che quasi sembrava essere preannunciato da chi l’avrebbe voluta, sin dai primi minuti, protagonista della scala centrale, per giudicarne magari l’andatura e il portamento. Una scala che però non è stata mai scesa dalla De Filippi, e che solo potenzialmente sarà guadagnata in chiusura del Festival. Lei, si sa, preferisce i gradini, è quella la postazione prima dalla conduttrice Mediaset, almeno in uno dei suoi programmi più seguiti. Una scelta solo sua, che negli anni si è aggiudicata le migliori parodie. Un vero e proprio costume, insomma, rispettato anche ieri sera con l’intelligente ironia che, ci piaccia o no, la contraddistingue. C’è da dire che dopo anni di onorata fedeltà al suo editore, vederla al timone della concorrenza è stato parecchio curioso. La De Filippi, infatti, in questi anni ci ha abituati a delle personali minuzie d’atteggiamento e, ammettiamolo, vederle adottate in quel temporaneo contesto d’adozione ha fatto un po’ strano a tutti. Ogni volta che preannunciava gli ospiti o interloquiva con gli stessi, sembrava fosse molto vicina l’eco delle sue buste a “C’è posta per te”, ad ogni suo facciamo entrare è probabile che i  fedeli spettatori abbiano lottato contro una crisi di identità molto forte, ma è così che accade per i colossi , ovunque vadano li riconosci sé stessi, e la De Filippi, al di là dei plausi e le antipatie, è senz’altro fra questi.

 Sanremo organizza il Festival, ma la De Filippi porta i cantanti

Come ogni anno, anche per questa edizione la gara dei big è stata suddivisa in due serate consecutive. Ieri sera, durante il taglio di nastro si sono infatti esibiti i primi undici artisti. Nel dettaglio abbiamo ascoltato: fa talmente male di Giusy Ferreri- che essendo risultata fra i concorrenti a rischio eliminazione, dovrà contendersi il ripescaggio di giovedì sera con gli altri esclusi, compresi quelli che verranno fuori dalla seconda puntata. Insieme a lei, sono finiti in zona rossa Ron, con il brano l’ottava meraviglia e il rapper Clementino con ragazzi fuori. Hanno passato il turno, invece, tutte le scoperte discografiche della De Filippi che, senza ombra di dubbio, presta da molti anni parecchio allo spettacolo musicale, portando all’ Ariston molti dei suoi allievi, vincitori e non, della scuola di Amici . Ottimi i risultati ottenuti da Elodie, con il brano tutta colpa mia; lo stesso è valso per lex front- men dei Dear jack, Alessio Bernabei che, intrapresa ormai la carriera da solista, ha presentato a Sanremo la canzone nel mezzo di un applauso. Corrono veloci anche i consensi per Fabrizio Moro, che smessi per qualche giorno i panni di professore nella scuola della De Filippi, resta vigorosamente in gara con portami via. Parte dei vincitori della prima puntata sono dunque di casa Mediaset, fatti salvi Fiorella Mannoia, con il brano che sia benedetta; Ludovica Comello che ha presentato il cielo non mi basta; Ermal Meta che ha cantato vietato morire ; il veterano Al Bano che, nonostante i problemi di salute dell’ultimo periodo, è riuscito a portare a casa un ottimo riscontro con la canzone di rose e di spine e Samuel, meglio conosciuto come cantante dei subsonica, che ha passato il turno con il brano vedrai. Per sapere come proseguirà la gara non ci resta che attendere il secondo appuntamento, che stasera fra i restanti artisti vedrà in gara un altro dei pupilli della Maria, il vincitore della appena trascorsa edizione di Amici,  Sergio Sylvestre.

Sanremo: la prima puntata se l’aggiudica la De Filippi was last modified: febbraio 8th, 2017 by L'Interessante
8 febbraio 2017 0 commenti
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Sanremo: chi è il vero vincitore?

scritto da L'Interessante

Sanremo.

Di Maria Rosaria Corsino

In ogni competizione si sa, ci sono i vincitori e i vinti.

Non sembra essere però il caso di Sanremo dove molto spesso quelli che non sono arrivati al podio riscuotono più successo del primo classificato.

Certo, Sanremo lo vince chi riesce a farsi passare di più in radio e che fa parlare di sé, ma allora a che pro la competizione?

A Sanremo vince chi non vince

Negli ultimi anni il modo di giudicare il vincitore del festival è stato al centro di accese discussioni.

Una volta vota il pubblico da casa, una volta la giuria, una volta Beppe Vessicchio.

Fatto sta che aleggia sempre un alone di malcontento!

Eclatante l’episodio del 2010 in cui Pupo non riusciva ad accettare la sconfitta, aveva acquistato un sacco di voti!

Fatto sta che la canzone poteva votarla solo un filo-Savoia

Molto spesso ci si dimentica chi abbia vinto le precedenti edizioni, segno che il successo non sta nell’oro ma nella capacità di trasmettere emozioni e di farsi trasmettere.

Sanremo 2017: tutto da scoprire

Come ogni anno appare la lista dei favoriti per la vittoria, prima ancora che questi abbiano messo piede sull’ Ariston!

Tiziano Ferro sarà presente solo come ospite, altrimenti avrebbe vinto a tavolino.

La regina di quest’anno sembra essere Fiorella Mannoia annuncia Carlo Conti, che ormai ci ha preso gusto a presentare e non si scolla più dalla città dei fiori.

Sanremo: chi è il vero vincitore? was last modified: febbraio 8th, 2017 by L'Interessante
8 febbraio 2017 0 commenti
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Sanremo
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SANREMO: I VINI CAMPANI PROTAGONISTI DELLA KERMESSE CANORA

scritto da L'Interessante

Sanremo.

TENUTA FONTANA VINO UFFICIALE DI CASA SANREMO

I VINI CAMPANI PROTAGONISTI DELLA KERMESSE CANORA

Le etichette Civico 44 (Asprinio) e Civico 28 (Sannio Aglianico)

nell’hospitality del 67° Festival della Canzone Italiana

Started! Porte aperte a Casa Sanremo. E fino a sabato 11 febbraio i vini ufficiali saranno l’asprinio Civico 44 e l’aglianico Civico 28 di Tenuta Fontana.

Il taglio del nastro con la showgirl Elisabetta Gregoraci ha segnato l’apertura dell’hospitality del Festival della Canzone Italiana. Tenuta Fontana, l’azienda con sedi in Carinaro e Pietrelcina, eccellenza campana nel settore vitivinicolo, anche ques’anno sarà technical sponsor.

Il mondo dello spettacolo internazionale frequenterà in questi giorni Casa Sanremo e potrà assaggiare i due splendidi vini, per molti sarà una conferma, per altri sarà una scoperta. Tradizione, qualità e innovazione sono i valori che contraddistinguono Tenuta Fontana, valori che ben si addicono alla kermesse canora ligure, da sempre impegnata nel confermare la propria storia, aggiungendo sempre più protagonisti della ribalta internazionale e innovando di anno in anno la propria immagine.

“E’ un vero piacere – sottolineano Mariapina e Antonio Fontana, i giovani manager dell’azienda – essere stati confermati per il secondo anno consecutivo a Casa Sanremo. Ciò significa che hanno apprezzato la nostra professionalità e la qualità dei nostri vini per accompagnare i piatti e i prodotti che saranno serviti agli ospiti”.

Casa Sanremo è un marchio del Gruppo Eventi. Responsabile delle attività gastronomiche è il mitico Fofò Ferriere, una garanzia assoluta di qualità e di raffinatezza delle proposte a tavola.

 

SANREMO: I VINI CAMPANI PROTAGONISTI DELLA KERMESSE CANORA was last modified: febbraio 7th, 2017 by L'Interessante
7 febbraio 2017 0 commenti
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