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Comunicazione

comunicazione
CuriositàIn primo piano

La comunicazione tra uomo e cane: alcuni indizi

scritto da L'Interessante

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati il mondo del cane è molto fascinoso, e spesso quel fascino lo si attribuisce alla capacità di potersi comprendere, capire.

Eppure uomo e cane non condividono lo stesso vocabolario: come fanno a comunicare?

E’ per questo che è necessario strutturare un dizionario comune, come ben ha scritto il dott. Marchesini nel suo utilissimo libro “Dizionario bilingue italiano-cane e cane-italiano. 150 parole per imparare a parlare cane correntemente”.

Comunicazione non verbale: partiamo dall’uso del corpo

La comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio comunicativo che non riguardano il significato letterale delle parole che compongono il messaggio stesso, ma che riguardano il linguaggio del corpo, ossia la comunicazione non parlata. Veicolo immediato nella comunicazione col cane. Ad esempio gesticolando in modo rapido diamo un senso di agitazione, così come le traiettorie diritte sono percepite come una interazione invadente, talvolta come una minaccia; più utile e da galateo avvicinarci ad un cane con traiettorie curve, magari di fianco, per dichiarare intenti amichevoli. Molti sanno poi come risponde il cane quando lo chiamiamo abbassandoci ed allargando le braccia: un muto ma efficace RICHIAMO.

Ricordiamoci che in percentuale la comunicazione si costruisce su:

  • Movimenti del corpo (soprattutto espressioni facciali) 55%

  • Aspetto vocale (volume, tono, ritmo) 38%

  • Aspetto verbale (parole) 7%

E la voce? Che ruolo ha?

La voce è un potentissimo strumento di comunicazione dei nostri stati emotivi. Quando si desidera spiegare al cane che si è contenti di quello che ha appena fatto o di vederlo si usa un tono di voce allegro, giocoso e propositivo.

Un ulteriore strumento è rappresentato dalla mimica facciale. Il cane le conferisce una grossa importanza nel cercare di capire le nostre intenzioni. Utilizzare un sorriso che accompagna un tono gioco nel richiamo del cane è un ulteriore strumento di comunicazione funzionale. Mentre irrigidire il viso mentre si rimprovera il cane permette di veicolare il messaggio con maggiore intensità.

I segnali di calma: iniziare ad osservare attentamente l’altro

Negli ultimi anni, una studiosa del comportamento, riconosciuta a livello internazionale, Turid Rugaas, ha scoperto 27 differenti posture e movimenti che i cani utilizzano per comunicare, e li ha denominati Calming Signals o Segnali di Calma.

Questi segnali corporei hanno principalmente due funzioni: indicare le intenzioni pacifiche di chi li emette oppure manifestare un certo stato di apprensione o ansia. In realtà le due cose si fondono: quando un cane emette dei segnali di calma per pacificare l’altro, probabilmente lo fa perché non si sente a proprio agio e vuole allentare la tensione.

Possiamo dire che noi, quando vogliamo mandare un segnale di pacificazione che possa sciogliere la tensione tra due persone, utilizziamo il sorriso. Il cane utilizza tutta una serie di segnali che vedremo in seguito.

Vediamo quindi di cosa si tratta.

– Leccarsi il naso

– Guardare lontano o altrove

– Girare la testa

– Mostrare il fianco

– Annusare per terra

– Abbassare la testa guardando alternatamente a terra e l’altro soggetto

– Sbadigliare

– Sollevare una zampa

– Girarsi di schiena

– Curvare (traiettoria circolare nell’incrociare qualcuno).

Questi sono solo indizi di tutto ciò che rappresenta la comunicazione col il cane; ma almeno sappiamo da cosa partire. Iniziamo ad ascoltarli. Incuriosiamoci. Spostiamoci verso l’altro.

La comunicazione tra uomo e cane: alcuni indizi was last modified: marzo 30th, 2017 by L'Interessante
30 marzo 2017 0 commenti
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Fertility
AttualitàIn primo pianoParliamone

Fertility Day: la Lorenzìn toppa su tutta la linea

scritto da L'Interessante

Fertility Day

Articolo di Michela Salzillo

Vignetta di Giuseppe La Micela

Non c’è proprio pace per la Lorenzin, neppure nel giorno che santifica la fertilità femminile, quella che lei stessa, in qualità di Ministro della Salute, ha voluto omaggiare il 22 settembre a partire da oggi. Tutta colpa delle campagne pubblicitarie e dei manifesti promozionali inerenti la causa, non di certo delle sue intenzioni, almeno così dice lei.

A chi mette in discussione i moniti delle locandine che hanno anticipato il fertility day, la “Beatrice nazionale” si difende passando la staffetta delle responsabilità al dirigente della comunicazione istituzionale del ministero della Salute

 Da ieri, insieme all’ultima polemica sul tema, piovono risentimenti e promesse. Le ultime dichiarazioni del Ministro, infatti, lasciano intendere che, a seguito di un secondo flop diventato subito virale, sia stato deciso il licenziamento di colui il quale si sarebbe occupato della divulgazione del materiale informativo. Nessuna approvazione, dunque, da parte della Lorenzin che, desolata, si sarebbe ritrovata a dover bocciare due opuscoli nel giro di pochissimo tempo. Dopo la prima campagna ritirata perché sessista, il Ministro, o chi per lei, ne ha diffusa una razzista per poi ritirare anche quella. Ma ripercorriamo le immagini nel dettaglio:

 l’ultima trovata pubblicitaria che, ipoteticamente, avrebbe dovuto incitare ad attuare metodi di prevenzione alla sterilità, è sfociata in una vera e propria classificazione di razza. La brochure in questione, infatti, si intitolava“ Stili di vita corretti per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità” e presentava in copertina due gruppi di persone, ognuno dei quali associato a uno stile di vita. Nel primo gruppo , quello delle “buone abitudini da promuovere”, c’erano solo persone bianche e sorridenti ; nel secondo, invece, c’erano dei ragazzi neri, che fumano, con i capelli lunghi, mentre una scritta cita “i cattivi “compagni” da abbandonare”.

Ora, è vero che il pregiudizio è negli occhi di chi guarda, ma all’evidenza non si può sostituire un’interpretazione che non esiste. È come quando nella campagna precedente si sceglie di associare l’immagine di una donna che regge la clessidra alla presunta bellezza senza tempo, continuando sulla linea di una predisposizione  alla  fertilità che, invece, non conosce il sempre. All’epoca, il Ministro si giustificò dicendo che certi concetti mirano a provocare, soprattutto quando si cerca di contrastare determinati tabù. Ad oggi, l’intento sembra essere riuscito solo per metà, visto che pur essendoci stata un’attenzione particolare alla tematica, non siamo sicuri che abbia esattamente corrisposto l’intento degli ideatori della campagna.

 Il Ministro ha dovuto fare i conti con non poche polemiche in queste settimane, soprattutto da parte di quelle donne che, lamentando una società in cui il lavoro sembra essere diventato un privilegio, considerano il sogno di essere madri un  miraggio da rimandare. C’è chi dice che dove mangiano in due, si sfamano pure in tre, ma in questo caso potremmo asserire  che non è solo questione di sopravvivenza più o meno possibile. Avere un lavoro che sia stabile si concilia con la serenità, e  prima di un concepimento, forse, sarebbe opportuno lottare per ottenerla.

I figli non scelgono di venire al mondo, decidiamo noi per loro, e l’esigenza di inanellare generazioni future preme su doveri che in realtà non esistono. Una donna non dovrebbe sentirsi obbligata a definirsi madre, non dovrebbe considerarlo un dovere se non vuole o non può. Non dovrebbe essere quella  che deve accontentarsi di un uomo perché “a una certa età” bisogna realizzarsi. Si può essere complete anche in assenza di pargoli da crescere. L’ istinto materno non è una legge, può anche non esistere, e in alcun modo dovrebbe passare il messaggio che questo possa rappresentare un problema.

Esistono, da nord a sud, tredicenni che partoriscono bambini in tutta normalità, perchè “se succede il guaio” è vietato non farlo. L’Italia è così: su carta, è un paese laico, dove non  si può scegliere di non concepire se si rimane incinta , perché se fai un errore, ti devi prendere la responsabilità pure del secondo. Come dire, meglio due vite infelici che una libera che “commette peccato”.Il potenziale uomo modello da scegliere come marito, poi, è sempre il  medico in cravatta, ché i musicisti con i rasta, soprattutto se sono neri, alimentano la chiacchiera. Nulla contro di loro, ma meglio di no.  Non che valga per tutti, si tratta di una estremizzazione voluta, ma questa forma mentis esiste, e dovremmo tenerlo bene a mente, tutti.

 Va bene promuovere il diritto alla maternità, ma non per questo bisogna screditare chi sceglie  altre strade. Perfetto il discernimento fra buone e cattive abitudini, ma bisognerebbe farlo senza andare a minare la credibilità di conquiste che fanno ancora fatica a cantare vittoria.

Fertility Day: la Lorenzìn toppa su tutta la linea was last modified: settembre 22nd, 2016 by L'Interessante
22 settembre 2016 0 commenti
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