Primo Maggio
L’Italia è una repubblica non democratica fondata sulla ricerca del lavoro, se l’art.1 della Costituzione fosse modificato in questo modo, la festa dei lavoratori avrebbe ancora senso?
Che ci piaccia o no, non basta una data a fare del giorno qualunque una festa da celebrare. È la partecipazione che crea la giusta matrice per sentimenti di commozione ricorrenti. Tutto ciò che perde valore ed entusiasmo, può provare a festeggiarsi come vuole, ma va da sé che il tentativo di santificare la scomunica è sempre una partita pesa.
È vero che al dì di festa non si rinuncia mai, ma quasi sempre il motivo ci sfugge dalla tasca dell’abitudine. Come dire, ogni occasione è buona per fare baldoria, fosse anche il caso di una commemorazione in onore del pulcino Pio, quando lo fanno gli altri è di sicuro cosa buona e giusta, specie se è così da sempre.
Dalla gita fuori porta, alle prime distese sulla battigia, il Primo Maggio viene ricordato certamente per il concertone in live production, ma solo probabilmente per gli avvenimenti storici che lo hanno consacrato a giorno di festa.
Non è un demerito, o almeno non se riconosciamo ancora il libero arbitrio come valore fondante alla base dell’esistenza, che può tranquillamente presuppore un’ignoranza consapevole e poco sofferta, certo è che il sentimento di ribellione, proprio dei fatti storici del 1886, sembra non riguardarci più. In un Paese tristemente assuefatto, travolto dal negativo andante, l’idea patriottica di rivoluzione pare un miraggio indicibile.
Ma ciò che ignoriamo è veramente quello che non ci interessa sapere? O si tratta soltanto di una pigrizia depressa e poco disposta a risalire le vie della coscienza?
È giusto lamentarsi perché giovani plurilaureati non riescono a costruirsi un futuro occupazionale, come è legittimo protestare per i troppi lavoratori sottopagati, vittime di una schiavitù moderna che si nutre della disperazione, ma alla fine di questo dissenso cosa c’è? Quasi sempre il silenzio. Perché tanto il mondo va così e nulla può cambiare. Eppure, ieri non è mai stato come oggi e se anche si è spesso costretti a ricominciare da capo, le cose cambiano, mutano anche senza la nostra collaborazione.
Ai tempi dei gravi incidenti che travolsero Chicago, sfociati poi in una vera e propria rivolta, nessuno dei coinvolti avrebbe mai pensato di passare alla storia come rivoluzionario, ognuno era mosso da una profonda insofferenza, un senso di ingiustizia senza rimando, e questo sarebbe bastato a voler inseguire quello che, potenzialmente, sembrava irraggiungubile.
Perché si festeggia il Primo Maggio? Cenni storici
Tutto cominciò quando, il Primo Maggio1886, gruppi di sindacati degli Stati Uniti organizzarono un corteo operaio per chiedere la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore: la protesta durò alcuni giorni. Il 3 maggio tutti i lavoratori che avevano preso parte allo sciopero si ritrovarono all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick, in quell’occasione molti di loro vennero colpiti dagli spari della polizia che era stata chiamata a reprimere l’aggregazione. Due persone rimasero uccise e altre furono ferite gravemente.
Il culmine della rivolta si verificò il 4 maggio, quando esplose un ordigno che provocò la morte di un poliziotto, episodio ulteriormente tragico che generò una vera e propria guerriglia in cui rimasero uccise ben undici persone.
Nel 1889, a tre anni di distanza dai fatti di Chicago e durante il congresso della Seconda Internazionale, fu ricordato quell’episodio in una celebrazione alla memoria dei caduti, fatto che divenne il simbolo delle rivendicazioni operaie in tutto il mondo.
Negli stati Uniti, oggi, il 1 maggio non è una festa riconosciuta ufficialmente, che sia questa una contraddizione o coerenza dipende dal sentire intimo di ciascuno. Forse, però, al di là di ogni ipocrisia, sarebbe opportuno sfruttare queste ore per meditare sul senso di quello che stiamo lodando, se lo stiamo facendo. Così, giusto per riscoprire la voglia di farci domande e, eventualmente, anche la paura di non trovare le risposte che vorremmo, quella stessa che di solito produce il coraggio di tentare ciò che sembra intentabile. Non necessariamente a costo della morte, come la storia ci insegna, ma almeno a favore del recupero di una dignità perduta che permetta di vivere.
Michela Salzillo