omicidi
Di Erica Caimi
Leonardo Cazzaniga, 60 anni, medico anestesista del Pronto Soccorso di Saronno, in provincia di Varese e la sua amante, la 40enne Laura Taroni, infermiera presso lo stesso ospedale sono stati arrestati con l’accusa di aver somministrato dosi eccessive di anestetici e sedativi a pazienti gravi, causandone la morte.
ALCUNI CASI DI DECESSI SAREBBERO OMICIDI
Sono oltre 50 le cartelle cliniche sequestrate al vaglio degli inquirenti della Procura di Busto Arsizio in relazione all’arresto dell’infermiera e del medico. Oltre ai decessi sospetti avvenuti in ospedale, su di loro pende anche la grave accusa di aver organizzato e messo in atto l’omicidio del marito di lei Massimo Guerra, curato sulla base di una falsa diagnosi di diabete e imbottito per anni di farmaci. L’uomo era colpevole, secondo la donna, di avere una relazione incestuosa con la suocera.
La mole di lavoro che attende i carabinieri è piuttosto notevole, si dovrà, infatti, scavare nelle cartelle cliniche, ascoltare i colleghi dell’Ospedale di Saronno, sentire i parenti dei pazienti considerati possibili vittime e rovistare nei dati contenuti in ben 4 hard disk.
Nel frattempo la difesa dei due imputati si muove in direzioni differenti. Enza Mollica, il legale di Leonardo Cazzaniga fa sapere che il suo assistito ha collaborato con gli inquirenti rispondendo alle domande del GIP e respingendo le accuse. Laura Taroni, invece, difesa dall’avvocato Monica Alberti ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
OMIDICI, LA DENUNCIA PARTE DA UN’INFERMIERA
E’ un’infermiera del pronto soccorso a presentare denuncia ai carabinieri il 20 giugno 2014, esponendo le sue perplessità su alcuni pazienti curati dal medico. Stando al verbale, Leonardo Cazzaniga reagisce all’accusa rivolgendo alla donna questa minaccia: “Tu da ora in avanti sei finita, io potrei ucciderti in qualunque momento. Tu qui non lavorerai mai più tranquilla, ti farò pagare qualsiasi minimo errore”.
Già nel 2013 l’azienda sanitaria, insospettita da alcuni strani decessi aveva istituito una Commissione interna con lo scopo di far maggiore chiarezza sull’attività medica dell’anestesista, ma aveva concluso che si trattava di un caso di “conflittualità con i colleghi”.
Evidentemente, l’attività non troppo “etica” del medico e del suo “Protocollo Cazzaniga”, così come lui stesso l’aveva definita, ha continuato a suscitare dubbi, visto che sei mesi fa l’uomo era stato spostato ad Angera.
PROGETTI DI OMICIDI E REAZIONE DEL MINISTRO LORENZIN
Nelle intercettazioni Laura Taroni ha manifestato in più occasioni una certa insofferenza nei confronti di tutta la famiglia del defunto marito e persino parte della propria. Progettava di uccidere un suo cugino acquisito e da tempo somministrava ansiolitici e medicinali al figlio undicenne, il quale, sempre secondo le intercettazioni, aveva chiesto alla madre di dargli meno farmaci: “Stamattina non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, potresti fare meno gocce?”. Pare che tutti quelli che la conoscevano sapessero del suo labile stato psicologico.
Beatrice Lorenzin, Ministro della Saluti ha commentato così la vicenda durante la presentazione del nuovo Piano Nazionale AIDS: “E’ fuori da ogni immaginazione che possano accadere cose simili dentro un ospedale. Da parte nostra abbiamo chiesto informazioni e dei tecnici del ministero stanno valutando, considerando che il tipo di reato rientra più nelle funzioni della Procura poiché non si tratta di malasanità, ma di un caso di cronaca nera”.
Più passano i giorni e più la vicenda si arricchisce di particolari raccapriccianti, che non vale neppure la pena menzionare. Lontano da qualsiasi tentativo di istituire un processo mediatico, poiché le accuse finali spettano soltanto agli inquirenti e alla macchina ufficiale della giustizia, non ci si può non interrogare sull’accaduto. Se è vero che l’azienda ospedaliera già nel 2013 aveva ritenuto necessario aprire un’indagine interna per valutare l’operato del Cazzaniga, insospettita da alcuni casi di dubbi decessi, com’è possibile che si era conclusa con un nulla di fatto? Si è parlato di oltre 50 decessi sospetti, forse il numero verrà ridimensionato, è possibile che i colleghi medici, gli infermieri e i vertici dell’ospedale non si siano insospettiti e soprattutto non abbiano denunciato? Possibile che tutta questa vicenda, nel caso venisse provata e confermata dalla procura, sia passata inosservata nella routine privata e lavorativa dei due imputati?
Per fortuna non sempre l’etica professionale muore tra le braccia dell’indifferenza e della codardia.