scomparsa
Purtroppo anche nel calcio la storia si ripete. Passano gli anni, i decenni ma nulla cambia.
Caserta e la Casertana terra di conquista, terra di nessuno. L’ultimo “folle” (in senso buono) casertano è stato Enzo Cuccaro. Dopo di lui il nulla.
Adesso si indicono conferenze stampa quasi a giustificare il comportamento che, a fine stagione, decreterà la ennesima scomparsa del calcio a Caserta.
Indubbiamente la gestione societaria non è stata irreprensibile e certamente la squadra ha teso un tiro mancino alla società. Partita per salvarsi, gara dopo gara con l’entusiasmo e quell’alchimia tra squadra, allenatore e tifo i falchetti si sono ritrovati in cima alla classifica. Addirittura campioni di inverno. Alcuni tifosi andavano allo stadio per vedere e cantare, a fine incontro, “shalalala”. Non poteva durare.
Rotto il “giocattolo”. Perché?
Che fare per distruggere tutto?. Rompere l’equilibrio, l’armonia dello spogliatoio. Fare nuovi acquisti, titolati in modo tale che i giocatori non si … divertissero più. Iniziata la fase calante. Era scontato. Alcuni colpi di testa del maggiore azionista, l’isolamento “studiato” del d.g. Pannone, già accasatosi altrove. E la squadra? Lasciata allo sbando.
Rimosso Romaniello, colpevole del Ko di Benevento (a pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si indovina), sulla panca Tedesco. Nessun contatto esterno. Non c’era la volontà di cambiare. Tedesco per “sbollire” gli animi e poi il ritorno di Romaniello.
Lombardi che lascia, Corvino che si accoda. Assisteremo alla solita pantomima di inizio estate.
Mancanza di volontà. Ma l’aspetto più triste che dopo gli attuali dirigenti c’è il vuoto. La città non riesce ad esprimere nello sport (e non solo) una classe imprenditoriale in grado di fare investimenti programmati, artefice di una progettualità anche a lungo termine. Ma duratura. Solo utopia.
Domenica, a Monopoli, ore 17,30 lo zoccolo duro dei giocatori dovrà dimostrare che, se lo vogliono, ci possono ancora riuscire ad invertire il trend negativo. Anche contro la società stessa. Come ad inizio stagione, per amor proprio. Per divertirsi ancora, anche se per poche giornate. Quattro per la precisione. Dopo Monopoli, Andria e Paganese (ultima) in casa e in mezzo la trasferta di Messina.
Il tempo della sofferenza è veramente poco.