Giunte “a riva” lo scorso inverno, le lumache del gruppo Cracking Art Group, continuano a colorare le stagioni della stazione Garibaldi, una delle zone più affollate di Napoli
Si tratta di un’installazione artistica di forte impatto ambientale e sociale: le lumache variopinte, realizzate interamente con plastica riciclabile, sono solo una delle invenzioni attribuite a Renzo Nucara, Marco Veronese, Carlo Rizzetti, Alex Angi, Kicco e William Sweetlove. Dopo aver raggiunto un colossale successo a Puteaux, in Francia, l’opera d’arte è stata posizionata nelle strade di diverse città d’Europa. A Napoli furono accolte nel novembre del 2015 con l’intenzione di migrarle nel gennaio di quest’anno: sarà per quell’eterno tocco primaverile o per l’allegria che trasmettono a tutti i passanti- residenti o turisti che siano- ma sono ancora lì, accucciate sull’austere pareti del capolinea.
Per vederle è semplice, basta prendere la metro e fermarsi al primo spruzzo di colore avvistato in quello che, secondo alcuni, è uno spazio troppo trascurato per esserne degno
Cracking Art Group: origini e obiettivi
Il movimento fu consacrato nel 1993, in occasione della memorabile mostra di Milano curata da Tommaso Trini e Luca Beatrice. Sin dalle origini del loro sodalizio, i sei artisti coinvolti nella collaborazione avevano le idee chiare: l’obiettivo era quello di conferire un valore aggiunto all’idea classica di opera d’arte.
Cambiare la storia ,dunque, attraverso un forte impegno di diffusione, unendo il sogno di un’innovazione significativa all’ uso di materiali plastici, evocando in questo modo una stretta relazione tra ambientale e artefatto.
Cracking ,infatti, si presenta come la sintesi del divario dell’uomo contemporaneo, continuamente catapultato nel contrasto fra naturalità originaria e un futuro sempre più artificiale. Vuole essere uno spillo nelle nostre attenzioni, svenute per troppo tempo su un pianeta che pullula di natura stremata. Che sia l’arte una delle strade percorribili per ritornare ad accorgerci del posto in cui viviamo?
Pezzo a cura di Michela Salzillo
Foto a cura di Maria Rosaria Cella, fotografa di Eroica Fenice