Core ‘ngrato
Di Roberta Magliocca
Un giorno, all’improvviso, mi innamorai di te. Le storie d’amore cominciano così. E di storie d’amore ce n’è di tutti tipi. Tra uomo e donna, il più “vecchio” del mondo, tra uomo e uomo, tra donna e donna, anche questo tipo d’amore sempre esistito ma che solo ora – a botte e a spintoni – sta trovando il suo posto nel mondo. Amore tenerissimo per i nostri amici a quattro zampe, amore colmo di gratitudine per i genitori, amore complice per fratelli e/o sorelle. E poi c’è lui, l’amore grande e indescrivibile, che agli occhi dei più superficiali può sembrare esagerato, amore per una maglia che non è semplice tifo ma senso di appartenenza, frammenti di vita di un popolo che – seppur giocando – manifesta orgoglio e identità.
E se, in quest’ottica, cerchiamo di guardare le cose, la vicenda che – da settimane – ruota intorno all’ormai ex giocatore del Napoli, ora Juventino, Gonzalo Higuaìn non ci sembrerà affatto sproporzionata all’entità del danno subìto dal popolo partenopeo.
Come il miracolo del sangue di San Gennaro, i napoletani servono la maglia come un prete il suo Signore all’altare. Paragoni forti, me ne rendo conto. Ma il gioco, per la città di Napoli è il suo aprirsi al mondo. Durante la stagione di Maradona, con la vittoria dello scudetto, Napoli diventò azzurra architettonicamente parlando. Tutta azzurra, ancora oggi ne rinveniamo delle tracce sui muri della città.
Ecco l’importanza di un gioco che, anche a livello pedagogico, fin dall’infanzia insegna a vincere e a perdere. O meglio, è quello che dovrebbe insegnare. Perchè nel meccanismo bisogna saper perdere, non sempre si può vincere non sembra ci siano entrati proprio tutti.
Oi vita, oi vita mia, oi core e chistu core,si stat o’ primme ammor e o’ primme e l’ulteme sarai pè mmè
Alto tradimento, dunque, quello di Gonzalo Higuaìn. Non solo lascia la squadra di cui la maglia aveva appassionatamente baciato, ma lo fa senza spiegazione e per la reale nemica di sempre, la vecchia signora bianconera. Per un popolo geloso come quello napoletano, trovare la moglie a letto con l’idraulico sarebbe stato di gran lunga più sopportabile.
Va da sè che le reazioni partenopee non si sono fatte aspettare. Vignette taglienti, status al vetriolo sui social, lacrime per un amore finito. Forse qualche limite si è oltrepassato. Già, perchè credere che un giocatore di calcio possa essere preso dalla stessa passione di un tifoso, ed anteporla ad un cachet davanti al quale, probabilmente, molti di noi avrebbero venduto organi e genitori, beh, forse è stato un po’ avventato.
Restarci male è comprensibile, scherzarci su va più che bene, cadere in auguri di infortuni e sciagure forse denota ignoranza e mancato senso della realtà.
Quindi questo core ‘ngrato, così come è stato ribattezzato Higuaìn , ha seguito ambizione e carriera lasciando ai tifosi fazzoletti da sposina mollata sull’altare. E Facebook si è divertito. Tra tanti siparietti simpatici, quello della neonata casertana Gnetto Production – raccoglitore di idee , artisti ed operatori collegati alle video produzioni – ha già fatto il giro del web. Da un’idea di Corrado Del Gaizo, con la partecipazione degli attori Massimiliano Oliva e Francesco Cimmino, è nata una parodia tutta da ridere.
Messaggio per uno che baciava la maglia
Senza citare nomi o cognomi, senza un reale riferimento al giocatore argentino, il video girato vuole essere una sottile presa in giro al mondo calcistico tutto, alla sua esagerata esasperazione, ad uno spirito sportivo che si sta sempre di più perdendo, lasciando il posto ad un ennesimo espediente per farsi guerra, per alimentare odi lì dove dovrebbe crescere fair play e voglia di stare insieme.
Il dio denaro, la gelosia, l’assoluta voglia di prevaricare e vincere dimenticandosi dello sport, vengono – in questa produzione – giocosamente derisi, volendo strappare sorrisi e, perchè no?!, qualche riflessione.
Eppure c’è chi questo spirito non lo coglie e, volgarmente, ci va giù pesante.
“Ma quanto stai a rosìcà, terrone di merda…ma quanto godo terrone di merda”
Ed è qui che allora crolla tutto. Le partite a calcetto del Martedì sera, i supersantos sequestrati dalla vicina di casa sempre incazzata, le birre e le pizze durante la partita, le piccole maglie della squadra da regalare a tuo figlio come una preziosa eredità, la mano sul cuore durante l’inno, l’esplosione di gioia ai mondiali 2006, le lacrime agli occhi durante i rigori contro la Germania dieci anni dopo. Ridimensionamoci. Riprendiamoci le nostre piccole gioie legate a quel pallone, quelle gioie che devono essere nostre davanti alla tv o allo stadio, da condividere con gli amici di maglia, discutendo pacificamente con chi ha altri colori da gridare al cielo ma ammettendo che – quel cielo – è lo stesso sopra di noi. Facciamo i tifosi, quelli solidi e veri, sinceri ed altruisti. Onoriamo lo spirito sportivo, quello che ci vuole tutti compagni nonostante la rivalità di campo. Lasciamo fare ai giocatori il loro mestiere, e riprendiamoci lo spirito festoso degli spalti la domenica. Baciamola noi quella maglia. Custodiamo il nostro amore, senza giudicare quello altrui. Ridimensoniamoci.