Polemiche.
Di Vincenzo Piccolo
Non è la prima volta che un palco importante, come quello dei Golden Globe, diventa medium per trasmettere messaggi importanti, messaggi forti che superano il limite della “performance recitativa” e modificano persino l’opinione politica di un popolo. Questa volta è stata Maryl Streep che, in occasione dell’annuale cerimonia per la consegna dell’ambita statuetta, ha lanciato una critica a Trump per la sua retorica divisiva e violenta. Nel ritirare il riconoscimento alla carriera conferitole dalla Hollywood Foreign Press Association, l’attrice 67enne è riuscita a fatica a trattenere l’emozione di fronte alla platea stellata che l’ha accolta con una standing ovation.
“Voi e tutti noi in questa sala, davvero, apparteniamo al segmento più vilipeso della società americana in questo momento. Pensateci: Hollywood, stranieri e stampa”, ha detto l’attrice ai presenti. “Ma noi chi siamo? Cos’è Hollywood in realtà? Nient’altro che un gruppo di persone proveniente da ogni angolo del mondo”.
LA RISPOSTA DI DONALD TRUMP ALLE POLEMICHE
Meryl Streep è stata una fervente sostenitrice di Hillary Clinton durante le presidenziali: il tycoon , in un’intervista pubblicata sul New York Times, ha liquidato le critiche che gli sono state rivolte dall’attrice durante il suo discorso. Il neo-presidente ha spiegato di non aver visto il suddetto discorso, né la trasmissione della premiazione andata in onda sulla Nbc, aggiungendo di “non essere sorpreso” e di essere stato attaccato da “gente liberale del cinema”.
“Hollywood brulica di outsider e stranieri. Se li buttate tutti fuori, non vi resterà altro che guardare il calcio e le arti marziali, che non sono arte”.
Lei che nella sua decennale carriera ha ricevuto otto Golden Globes e collezionato 29 nomination ha poi detto esplicitamente di riferirsi ad un episodio clamoroso, quando Trump ha imitato e fatto il verso a un reporter disabile, Serge Kovaleski:
“Mi si è spezzato il cuore”, ha detto Meryl, “Non riesco a togliermelo dalla testa perché non era un film, era la realtà. E questo istinto diretto ad umiliare, se proviene da una personalità pubblica, da qualcuno di potente, poi filtra nella vita di tutti, perché autorizza tutti a comportarsi in questo stesso modo”. “La mancanza di rispetto invita al non rispetto. La violenza istiga alla violenza – ha concluso Meryl Streep – e se i potenti usano la loro posizione per tiranneggiare gli altri, ci perdiamo tutti”.
Sarà che il potere dà alla testa, avrà pensato la Streep, ma fino a questo punto manco Berlusconi si è spinto.