Radio Maria
di Michela Salzillo
Sono giorni difficili per il nostro Paese, ore che sembrano infinite speranze disorientate, sono quelle che stiamo vivendo. La voglia di ripartire, per le regioni centrali della nostra Penisola, si mescola continuamente con la costante paura di non farcela. Basta poco, una scossa, l’ennesima, e il terrore ricomincia a fare il suo corso. In mezzo a cumuli di macerie e pezzi di città confinate al macero, l’esigenza di unirsi, di fare squadra, di essere solidali, gli uni col dolore degli altri, diventa una priorità. Un abbraccio che traduca parole di conforto sembra valere più di un pasto caldo. Tra quelle vite spezzate, prese in tempo dalla sopravvivenza, tutto ciò che resta è la voglia di credere che la fine non è mai per sempre, che dopo la tempesta, durasse anche un tempo infinito, la calma possa arrivare.
Una quiete, quella inseguita delle vittime del sisma irriverente, che prima di essere condivisa a voce alta, spesso, viene invocata sommessamente in nome di un Dio preciso o qualunque, che dovrebbe agire secondo misteriosi parametri di misericordia, rispettando una costante benevolenza refrattaria al male. Un male che non si capisce bene cos’è, e che per questo, spesso, cade sfiancato nei posti sbagliati. Lo spaesamento, come accade in casi del genere, oscilla fra un Dio che farebbe male il suo lavoro e quello che invece avrebbe smesso di farlo per colpa nostra. Sì, perché quando la natura si dimostra viva, come è giusto che sia, quando i tetti crollano e le persone ci rimettono la vita, non è colpa di chi magari dovrebbe costruire case degne di essere sinonimo di guscio, ma dell’umanità trasgressiva che si pesta da sola.
I terremoti sarebbero dunque una nèmesi prevedibile, una sorta di saldo che staremmo pagando per scontare peccati, anzi, in verità, uno in particolare. A dirlo sarebbe stato, anche se ci sono ancora dubbi sulla reale identità dello speaker, il fondatore di Radio Maria, nonché direttore della stessa, Padre Livio Fanzaga. Era il 30 ottobre, solo dodici ore di distanza dall’ ultima devastante scossa, quando dai microfoni dell’emittente cristiana -cattolica nazionale, salta fuori questa dichiarazione:
“anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili. Chiamiamolo castigo divino”.
Sono affermazioni che hanno trovato dissenso anche fra molti credenti, i quali riconoscono nelle affermazioni divulgate dalla radio in questione una provocazione di troppo. Quella parola non piace a nessuno, insomma, perché anche il devoto feticista fa parecchio fatica a credere che il crollo di case, chiese ed edifici cardini del nostro patrimonio artistico, possa essere legato all’approvazione del decreto Cirinnà, che, è sempre meglio puntualizzarlo, non è un favoritismo nei confronti delle coppie omosessuali, ma soltanto una scelta legislativa che cerca di riconoscere dignità a tutte quelle coppie che, per essere riconosciute, non vogliono o non possono passare per il matrimonio cattolico. E su questo, si presume per buon senso, nessun Dio manderebbe a morire qualcuno.
Radio Maria e le offese recidive
Stando alle dichiarazioni degli affezionati ascoltatori, teorie come quella avanzata qualche giorno fa dall’emittente, non sarebbero una novità, anzi, si tratterebbe di una costante avvalorata dal chiaro diniego nei riguardi delle “coppie arcobaleno”. Una lunga recidiva che non accenna a placarsi, dunque, che parte da lontano e pare voler accelerare con convinzione. In passato, il direttore di Radio Maria aveva definito le famiglie arcobaleno “sporcizia” e in occasione di Vatileaks aveva detto che i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi sarebbero “da impiccare. Non meno clemente il trattamento riservato alla Senatrice Monica Cirinnà, alla quale, nel febbraio scorso, augurò persino la morte, credendo legittime affermazioni del genere: «brinda a Prosecco, eh eh, alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale». Di fronte a messaggi del genere, risulta difficile restare obiettivi senza scegliere la fazione del buon senso, perché è di questo che si tratta. Non c’ entra quella o l’altra religione, ma una cosa più seria che si chiama rispetto, e questo, lo dice la storia, la Chiesa continua a scordarlo troppo spesso. Quale Dio sarebbe disposto a dire il contrario?