L'Interessante
  • Home
  • Parliamone
    • Politica
    • Cronaca
    • Attualità
  • Cultura
    • Eventi
    • Teatro
    • Cinema
    • Tv
    • Libri
    • Musica
  • Sport
    • Basket
    • Calcio
    • Volley
  • Dall’Italia e dal Mondo
    • Notizie fuori confine
    • Curiosità
    • Indovina dove andiamo a cena
    • Viaggi Interessanti
  • Editoriale
  • Vignette Interessanti
  • Web Tv
Notizie Flash
1 MAGGIO: FESTA O…. LUTTO. UNA FESTA BEN...
CORONAVIRUS FASE 2 ……… GIU`LA “MASCHERINA
LA MUSICA DELLA GATTA CENERENTOLA COME PASS PER...
INTERNAZIONALI: LA COPPIA DI TAIWAN SI AGGIUDICA IL...
INTERNAZIONALI TENNIS ASSEGNATE LE WILD CARD. SABATO INIZIANO...
Michele Pagano: Il futuro è il mio presente
Da consumarci preferibilmente dopo morti: Officina Teatro incanta...
VALERIO BIANCHINI E LE SUE … BOMBE. AMARCORD...
Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo...
The Aliens ad Officina Teatro: vita, amicizia ed...

L'Interessante

  • Home
  • Parliamone
    • Politica
    • Cronaca
    • Attualità
  • Cultura
    • Eventi
    • Teatro
    • Cinema
    • Tv
    • Libri
    • Musica
  • Sport
    • Basket
    • Calcio
    • Volley
  • Dall’Italia e dal Mondo
    • Notizie fuori confine
    • Curiosità
    • Indovina dove andiamo a cena
    • Viaggi Interessanti
  • Editoriale
  • Vignette Interessanti
  • Web Tv
Tag

Disoccupazione giovanile

Pokemon
AttualitàIn primo pianoParliamone

Pokemon Go e disoccupazione giovanile

scritto da L'Interessante

Pokemon Go

Un famoso detto italiano recita: “Chi non lavora, non fa l’amore”. Questo significa essenzialmente due cose: o Pikachu e co. hanno deciso sin dal loro prima apparizione di non voler dar vita ad una generazione futura attraverso l’unione dei “poteri speciali” e dedicarsi, di conseguenza, esclusivamente all’ “ozio cartoon-esco” o i giovani d’oggi sono diventati improvvisamente interdetti nel momento stesso in cui hanno trasformato l’intelligenza in demenza e hanno denigrato totalmente il valore del sacrificio, dello sforzo, del senso retorico del “portare a casa la pagnotta” che per generazioni ha contraddistinto l’essere umano nel raggiungimento del nobile fine di vivere nel benessere e nella prosperità. Perché si, se in effetti non si tratta di una nuova forma di evoluzione umana sottoforma di “distruzione cognitiva pro-digitale”, allora davvero il mondo rischia di lasciare il posto a questi “alieni” che per troppo tempo hanno preso le somiglianze animalesche e hanno contaminato la terra di un’astrattezza diventata tutt’altro che “gioco”: a poco a poco, infatti, quello che all’inizio sembrava essere un passatempo innocente e stimolante all’intraprendenza, ora ha completamente radicato le sue “droghe leggere” nelle convinzioni della gente, le stesse con le quali non si riesce più ad immaginare un futuro degno di essere “lavorato”, ma appunto “giocato”.

<<Il lavoro è vita: senza di esso esiste solo paura e insicurezza>> affermava John Lennon dal canto suo; e come dargli torto: ad oggi il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è pari al 37,9%, circa il 15% in più rispetto alla percentuale media di disoccupazione giovanile nell’Eurozona; ciò che più colpisce, però, è proprio il fatto che questo male “moderno” non sta diventando solo economico bensì anche psicologico e culturale perché le cause possono essere sia ricondotte all’eccessivo “mammismo” di numerosi soggetti ancora “bambinizzati” nel grembo materno senza possibilità di uscita alla scoperta delle opportunità circostanti, sia ad un sistema scolastico anche esso caratterizzato da cattivi collegamenti con l’impresa o da una banalizzazione del sacrificio che spinge gli studenti a preferire la semplicità dei “soldi facili” della criminalità organizzata. E così, “alzare la carriola” diventa sempre di più un “lavoro altrui”, una necessità secondaria, se non terziaria, che alimenta il fuoco dell’esasperazione e produce effetti gravi sia sugli individui che sulla società nel suo complesso, attraverso lo scarso sostegno all’inclusione attiva: questa “tragedia giovanile” verrebbe condannata da un Dante contemporaneo nel “Girone dei Nullafacenti”, avendo come punizione quella di inseguire un Pokemon eternamente, di provare a catturarlo senza tuttavia mai riuscirci.

Ma pensandoci su, sarebbe effettivamente questa una vera “punizione”? Secondo le ultime stime, infatti, più che un castigo questa significherebbe una ricompensa a tutti gli effetti: in un mondo attuale dove i giovani d’oggi non riescono a sviluppare le proprie capacità intuitive e concezionali, non rappresentano più un capitale umano capace di portare esperienza ed efficacia allo stesso tempo al servizio del bene comune, non diventano essenziali al fine di frenare la mobilità intergenerazionale e fare in modo che il disagio sociale si tramandi da una generazione all’altra e non salvaguardano più il loro “passaporto per la vita”, ossia le competenze necessarie per un pieno inserimento economico e sociale nel mondo lavorativo, ciò che prende il sopravvento è la mania dei “Pokémon Go”, il gioco che sta conquistando tutto il pianeta: dal Giappone all’America, i mostriciattoli virtuali tascabili, apparsi per la prima volta vent’anni fa sul Game Boy come invenzione di Satoshi Tajiri, hanno attraversato l’Europa e l’Italia e sono sbarcati sia nelle grandi città, depauperando un patrimonio culturale e turistico degno delle migliori innovazioni tecnologiche, che in quelle piccole, distruggendo il già misero guadagno delle microimprese impegnate nella lotta quotidiana alla sopravvivenza. Non a caso, basta guardarsi intorno mentre si passeggia in città per accorgersi di quante persone siano state letteralmente contagiate da questo “virus”, uno di quei parassiti che ha come strumento di inizializzazione lo smartphone e come preda della “demenza inattiva” i giocatori stessi: il sole potrebbe aver fatto la sua parte, qualcuno potrebbe pensare; il caldo avrebbe potuto giocare il doppio ruolo di ossessione e inganno allo stesso tempo verso un gioco grottesco e diabolico, altri potrebbero intuire; ma la verità sta, come al solito, nel mezzo: il mondo sembra essere letteralmente impazzito per un videogame che, di “pazzo”, ha le basi e le carte in regola per esserlo a tutti gli effetti.

Per giocare basta scaricare l’applicazione, disponibile sia sull’App Store di Apple che sul Google Play Store per gli utenti Android, creare un profilo, personalizzarlo, scegliersi un nome e aspettare che il lato virile della personalità umana abbandoni definitivamente “il cuore e la mente”, come direbbe un cavaliere dell’epoca medievale: chissà se questo avesse mai avuto avuto il coraggio di compiere un gesto così “poco nobile”, chissà se, invece di difendere il proprio re, avesse preferito dare la caccia  ai vari Bulbasaur e il resto dei 151 esemplari per ampliare il personale “arsenale d’oro”, chissà se, per essere punito di così tanta indecenza, fosse stato arso vivo dal rogo di un Charizard o annegato dal waterboarding di uno Squirtle; chissà, si domanderebbero gli studiosi, ma una cosa sicuramente continua a desistere nella mente dei potenziali “allenatori”: il senso vero della realtà, che entra continuamente in contatto con il confine della finzione e della tecnologia e che aumenta il rischio, oramai dietro l’angolo, di una dipendenza da un universo parallelo ed un isolamento cronico. Così, se da una parte ci pensa lo smartphone a chiudere gli occhi dell’oggettività e ad aprire quelli di Google Maps alla ricerca di “palestre”, battaglie contro i “custodi” del luogo e pokeball da lanciare per stregare gli avversari in perenne combattimento, dall’altro diventa responsabilità personale ridicolizzarsi periodicamente muovendosi fisicamente alla ricerca di Pokemon “fantasmi”: già, perché lo smartphone avverte che nelle vicinanze potrebbero esserci mostriciattoli che svolazzano dentro la padella o saltellano sul water o ancora strisciano sulla scrivania dell’ufficio, e che non spariscono, ma anzi si spostano seguendo il giocatore, muovendosi attaccati al loro nuovo “allenatore”.

Pertanto, se l’accostamento Pokemon Go-Disoccupazione giovanile ha i suoi effetti degenerativi e influisce nettamente sulla catalizzazione della pigrizia nei soggetti interessati, di certo non fa il discorso inverso chi tocca con mano l’esperienza di <<rassegnare le proprie dimissioni per girare il mondo>>:

è il curioso caso di Tom Currie, 24enne, ex barista neozelandese che, da un momento all’altro, ha deciso di “prolungare” le proprie ore libere dal lavoro eliminando quest’ultimo definitivamente dalla sua vita, almeno per il momento; perché si, in sede di decisione, Tom è stato più volte “compreso” piuttosto che attaccato per una scelta tanto azzardata quanto rischiosa: <<spero che il tuo viaggio vada bene>> ha affermato il suo ex datore di lavoro, risposta che è stata percorsa in maniera del tutto parallela dal <<sapevo che un giorno saresti diventato famoso>> del padre, messaggio inviato per sms e recapitato con tanto “amore paterno e protettivo”. Ma in fin dei conti, è purtroppo ancora questo medesimo “protettivismo” che spinge i giovani d’oggi nel burrone dell’”anoressia lavorativa”: <<trovare 91 pokemon sui 151 disponibili del gioco è stato come rivivere l’infanzia due volte>> ha affermato Tom, che ha peregrinato con gli occhi dello smartphone, ha incontrato turisti, viaggiatori e tanti appassionati dell’applicazione e ha cavalcato di collina in montagna, di fiume in lago attraverso fotografarmi e video tanto pazzeschi quanto incredibilmente innovativi, rendendosi conto di essersi trasformato involontariamente nell’eroe nazionale di un “sogno reale”, nell’ Ash Ketchum che 16 anni fa ha sfondato sul grande scherzo italiano, arrivando insieme ai suoi amici a conquistare il mondo.

Alla fine ciò che ne rimane è soltanto l’illusione ottica di aver raggiunto un obbiettivo, la credenza di aver compiuto un esperimento diverso dalla norma ma fin troppo complicato per essere portato a termine, la certezza di aver trascurato quello che dovrebbe rappresentare sempre “prima il dovere e poi il piacere”: non è tutto oro ciò che luccica, non bisogna lasciarsi andare troppo facilmente e vivere nella folgorazione di un attimo, non deve diventare primario ciò che normalmente viene attribuito alla schiera dei “beni di lusso”, uno sfarzo che, in tutta la sua lucentezza, continua ad essere tale, senza se e senza ma, e cammina imperterrito nel suo obbiettivo di far dimenticare la tangibilità: <<Catch them all>>, diceva la sigla originale del cartone animato, <<catch them, catch them>>, rammentava nel mentre, ma la vita è un’altra cosa, la realtà è un’altra cosa, e quella, esattamente quella, ci ordina ogni giorno di “acchiappare” le opportunità di lavoro, le chance che ci possono finalmente nobilitare come uomini, e non i Pokemon!

Michele Calamaio

Pokemon Go e disoccupazione giovanile was last modified: luglio 27th, 2016 by L'Interessante
27 luglio 2016 0 commenti
0 Facebook Twitter Google + Pinterest
Primo Maggio
CulturaIn primo piano

Primo Maggio, save the date: quello che gli italiani non dicono

scritto da L'Interessante

Primo Maggio

Confucio diceva «scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la vita».

Una verità certamente provata ma… siamo sicuri di non desiderare neppure un “day-off”? Perché, ammettiamolo, una gita fuori porta, una romantica serata sul divano a sorseggiare thè caldo e a sgranocchiare biscotti al cioccolato non dispiace affatto.

E quale occasione migliore se non il fatidico Primo Maggio?

La Festa del Lavoro, nata in ricordo delle battaglie operaie che rivendicavano i sacrosanti diritti inalienabili che contraddistinguono la società attuale, esorta al movimento, è come una parola magica che apre le porte alla serenità. Zaino in spalla dunque, si parte!

I dati raccolti da Coldiretti un anno fa riferiscono una situazione italiana, per certi aspetti, rassicurante: un italiano su quattro ha scelto di trascorrere la Festa del Lavoro all’aria aperta, facendo una passeggiata, un picnic al sacco oppure recandosi presso un agriturismo. Dati che hanno fatto ben sperare e che proiettano il nostro Paese verso lo sviluppo e il potenziamento del turismo verde, sostenibile ed ecologico. La scelta stessa della gita in agriturismo (secondo Terranostra l’anno scorso sono stati superati oltre un milione di pasti) rilancia il settore agroalimentare, quello più genuino delle zone rurali o comunque delle periferie urbane, portando alla piacevole (ri)scoperta di borghi dall’interesse storico-culturale notevole, senza tener conto del totale isolamento dallo stress cittadino. È principalmente quest’ultimo, infatti, ad influenzare, ormai sempre di più, la maggior parte dei salariati italiani: stress da lavoro, l’ufficio che diventa una prigione, la cravatta che sembra soffocare ed i piedi che chiedono una tregua dai tacchi. Lo stress diventa il “capro espiatorio” dei nostri problemi, delle nostre preoccupazioni più celate e l’unico modo per evadere è rifugiarsi nella propria intimità, ritagliandosi un momento per sé. È questo che spinge le donne a preferire un bagno caldo piuttosto che una doccia fugace ed è lo stesso motivo che porta gli uomini a curare la barba, impiegando ore di fronte allo specchio, apportando accorgimenti che, d’altronde, sembrano quasi impercettibili ad un occhio non bene allenato. Colpevole, con un giusto movente, anche il Primo Maggio. E che non si dica che sia un giorno esattamente uguale agli altri. La concomitanza con l’inizio del mese e la coincidenza, alle volte, con un weekend prolungato, aumenta il desiderio di evasione, anticipando, di gran lunga, l’agognata estate. Troppo presto per pensare a costumi nuovi e locations mozzafiato ma appena in tempo per godere un po’ delle meraviglie che ci aspettano dietro l’angolo. La Festa del Lavoro si è trasformata, specie in Italia, in un’occasione di aggregazione sociale che, solo in parte, ricorda l’intento originario. Sempre più eventi gravitano attorno a questa data simbolica e si protraggono nei giorni, mutando in sagre dal sapore nostrano, come, per esempio, la Sagra della Fiorentina a Portico (FO), quella del Cinghiale a Bagno a Ripoli (FI) ed ancora la Sagra della Ricotta e del Formaggio a Bagnoli Irpino (AV).

Approfittando dell’iniziativa #domenichealmuseo, il Bel Paese offre mete turistiche pronte a soddisfare qualsiasi italiano: dalle aree naturali dell’altopiano del Carso, alle gite in camper nel territorio del Lago di Garda, dalle colorate città di Burano, Murano e Torcello, nell’isolotto veneto, passando in pellegrinaggio ad Assisi e la sua Basilica, piena di affreschi stupendi realizzati da grandi artisti come Giotto, Cimabue e Simone Martini. Questo “assaggio d’estate” continua attraverso la suggestiva città di Urbino con annesso Palazzo Ducale, sede di una delle migliori gallerie d’Italia, fino ad arrivare alla ricchezza culturale, artistica e paesaggistica del Sud; perdendosi tra gli innumerevoli musei napoletani, i tesori di Pompei e il mare salentino che lascia in bocca un sapore agrodolce.

Tra grigliate, scampagnate e falò in riva al mare, buona parte dei giovani trova il tempo per recarsi all’ormai tradizionale concerto a Roma, in Piazza San Giovanni. L’evento coinvolge, anno dopo anno, un numero esponenziale di artisti e spettatori e rappresenta l’unica grande manifestazione unitaria che soppianta il momento politico da cui trae ispirazione la Celebrazione ma alla quale, paradossalmente, fa capo. Nel lontano 1903 Ettore Ciccotti colse al meglio lo spirito con il quale i giovani si apprestano a partecipare in maniera attiva al Concertone di tradizione capitolina: «Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l’interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de’sensi; e un’accolta di gente chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell’avvenire, naturalmente è portata a quell’esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa».

Nell’esortazione ad uscire, a godere di ogni tipo di panorama, a realizzare ciò che si appunta sui post-it che vengono affissi al frigo, la redazione de L’interessante augura a tutti gli “interessati” e non una felice Festa del Lavoro e, continuando il gioco di parole, un generale ottimismo derivante da uno slogan coniato in Australia, nel 1855, che recitava: “otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire”.

Carmen Giaquinto

Primo Maggio, save the date: quello che gli italiani non dicono was last modified: maggio 1st, 2016 by L'Interessante
1 maggio 2016 0 commenti
4 Facebook Twitter Google + Pinterest

Resta in Contatto

Facebook Twitter Google + Instagram Email RSS

Categorie

  • Attualità
  • Basket
  • Calcio
  • Cinema
  • Cronaca
  • Cultura
  • Curiosità
  • Dall'Italia e dal Mondo
  • Editoriale
  • Eventi
  • In primo piano
  • Indovina dove andiamo a cena
  • Libri
  • Musica
  • Notizie fuori confine
  • Parliamone
  • Politica
  • Sport
  • Teatro
  • Tv
  • Viaggi Interessanti
  • Vignette Interessanti
  • Volley

I Più Visti

  • ciao francesca

    Ciao Francesca!

    29 maggio 2016
  • duel gomorra

    Gomorra 3: i casting al Duel Village

    8 giugno 2016
  • museo

    Museo di arte islamica come l’araba fenice

    24 gennaio 2017
  • molly

    Molly Malone, la strana leggenda

    19 novembre 2016
  • canile

    Adozione in canile: ti salvo la vita, appartieni a me

    9 marzo 2017
  • Facebook
  • Twitter
  • Google +
  • Instagram
  • Email

© 2015 L'Interessante. Tutti i diritti riservati.
Designed by Armando Cipriani


Back To Top
Utilizziamo i cookie per migliorare l'esperienza utente sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu sia d'accordo. Accetto
Privacy & Cookies Policy