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Paura

terremoto
AttualitàIn primo pianoParliamone

TERREMOTO IN ITALIA CENTRALE

scritto da L'Interessante

Terremoto

di Antonio Andolfi

Nella notte del 26 ottobre e la mattina del 27 ottobre, la terra è tornata a tremare. Dopo quela del 24 agosto, si è mossa una nuova faglia, alle 5:45 ha generato una scossa di Magnitudo 5.9. Stando alle indicazioni del Servizio Geologico degli Stati Uniti l’intensità del terremoto è stata di magnitudo 5.5 con ipocentro a 10 Km di profondità. Un sisma relativamente forte dunque, e poco profondo, che può aver portato in superficie una notevole quantità di energia. Anche per questo terremoto la causa principale è da ricercarsi nella Placca Adriatica, nota come Placca Apula , una zolla della crosta terrestre piuttosto piccola, che comprende parte del Mar Ionio, dell’Adriatico e i settori settentrionale e orientale della Pianura Padanae alcune aree delle Alpi meridionali ed orientali. Questa placca si sta muovendo verso nord nord ovest e contemporaneamente ruota in senso antiorari. Si tratta di una parte della Placca Africana, dalla quale l’Apua si è staccata durante il Cretaceo, grosso modo attorno a 100 milioni di anni fa: attualmente si sta muovendo al di sotto della placca che comprende parte degli Appennini e parte del Mar Mediterraneo, sta cioè andando in subduzione.

Terremoto del 26 Ottobre: la propagazione delle onde sismiche

L’INGV ha realizzato il video dell’animazione della propagazione sulla superficie terrestre delle onde sismiche generate dai terremoti di Magnitudo 5.9. Le onde di colore blu indicano che il suolo si sta muovendo velocemente verso il basso, quelle di colore rosso indicano che il suolo si sta muovendo verso l’alto. L’intensità del colore è maggiore L’intensità del colore è maggiore per spostamenti verticali più veloci. Ogni secondo dell’animazione rappresenta un secondo in tempo reale. Sono rappresentati i primi 85 secondi a partire dall’origine dell’evento sismico. La simulazione in questa animazione è relativamente “a bassa frequenza”, visualizza cioè le frequenze delle onde fino a 0.5 Hz. Questo significa che il fronte d’onda “vede” oggetti delle dimensioni di 1.5-2 km. La risposta sismica locale è quindi limitata agli effetti di strutture geologiche di queste dimensioni. Aumentando il contenuto in frequenze, si evidenzierebbero dettagli più piccoli e, ad esempio, l’amplificazione dovuta ai sedimenti. I primi 30 secondi sono però ottenuti con una simulazione più alta frequenza (fino a 2 Hz), per ragioni visive la topografia è stata aumentata di 3 volte.

Terremoto del 30 Ottobre: che cosa sta succedendo nel Centro Italia

 

Domenica mattina, vicino a Norcia in Umbria, c’è stata la più forte scossa di terremoto in Italia dal 1980, quando ci fu il terremoto in Irpinia: una scossa di magnitudo 5.6 che è stata avvertita in molte zone della Penisola.

Che cosa sta succedendo nel centro Italia? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali volumi, sottoposti a un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta. Sono processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti, già osservati in altre aree sismiche della Terra come per esempio in Turchia, California e Haiti. Questo processo sta coinvolgendo l’Appennino centrale in questi mesi.

Il terremoto si è spostato da Amatrice verso nord, nell’area di Visso e Ussita, e da questi luoghi oggi nuovamente verso sud nell’area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato. Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte e una altro forte adiacente possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi nell’Appennino centrale. Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino a oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi. Va però detto che se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi.

Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0.

 Perché i dati sulle magnitudo sono diversi?

Come nel caso del sisma del 24 agosto scorso, anche oggi c’è chi accusa l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di aver corretto “al ribasso” le stime sulla magnitudo del terremoto, per evitare che lo Stato debba pagare i danni delle scosse. Si tratta di una bufala bella e buona: ecco perché.

Tanto per cominciare: le misurazioni iniziali dell’Ingv parlavano di 6.1; il dato è stato poi rivisto a 6.5 (quindi non declassato: semmai, alzato) ed è ancora suscettibile di modifica. Perché la misura della magnitudo del sisma non è arrivata subito?

Come ha spiegato  il geologo Carlo Meletti, responsabile del Centro Pericolosità Sismica dell’INGV, quando si valuta la magnitudo di un terremoto, non ci si può fidare dei dati disponibili in 1-2 minuti, come invece fanno l’Usgs, il servizio geologico statunitense, o il CSEM, l’European-Mediterranean Seismological Centre. Questi enti danno infatti dati sulle magnitudo in modo automatico, mentre quelli dell’INGV sono ricavati in modo più capillare sul territorio italiano, incrociando i dati delle stazioni che registrano il sisma, che possono essere anche centinaia. Ecco perché i dati dell’INGV escono dopo gli altri.

In 2 minuti dalla scossa escono i dati preliminari e automatici sulla sua localizzazione e intensità provenienti dalle stazioni sismiche più vicine; in 5 arrivano quelli registrati da tutta la rete nazionale. A questo punto i sismologi, “analizzano i dati, individuano i tempi con cui le onde P ed S arrivano alle diverse stazioni ed elaborano una localizzazione ed una magnitudo estremamente precise che vengono comunicate al Dipartimento della Protezione Civile entro 30 minuti dall’evento (in media dopo circa 10-15 minuti)“. L’informazione viene a questo punto diffusa ai cittadini. 

 Oltre al fattore tempo, un altro motivo delle apparenti incongruenze nelle misurazioni dei vari istituti riguarda anche la scala di magnitudo utilizzata. L’Ingv utilizza la magnitudo Richter, oggi definita anche magnitudo locale (Ml): è un metodo di interpretazione dei dati dei sismografi semplice da usare, rapido e molto affidabile in particolare se il sisma avviene entro un raggio di 600 km rispetto alle stazioni di rilevamento. È un metodo semplice perché necessita del solo valore dell’ampiezza delle oscillazioni di un sismogramma.

L’Usgs usa invece la magnitudo momento (Mw), che utilizza tutte le frequenze emesse da un sisma, che si possono propagare anche a grandi distanze. È più precisa della magnitudo locale per terremoti di forte intensità, come quelli che colpiscono Cile e Giappone, superiori a quelli che generalmente avvengono in Italia. Ecco perché sulla stampa internazionale si leggono a volte misurazioni dei nostri terremoti leggermente diverse. In realtà l’INGV calcola poi anche la magnitudo momento, e a volte, come nel caso del sisma dello scorso 24 agosto, il valore coincide comunque con quello Richter e non con quello dell’Usgs, perché il modello geologico del nostro territorio usato dagli italiani per questo calcolo è diverso, e più preciso, di quello usato dall’ente americano.

Infine, quando si parla di terremoti non bisogna confondere magnitudo e intensità. La scala Richter, che classifica la magnitudo di un sisma, consente di conoscere la quantità di energia liberata dalla scossa e la sua distruttività. Si ottiene misurando l’ampiezza delle oscillazioni del suolo registrate dai sismografi.

La scala Mercalli classifica invece l’intensità di un terremoto in base ai suoi effetti visibili sulle costruzioni. La normativa Monti per il risarcimento dei danni conseguenti a un terremoto fa riferimento solo alla scala Mercalli.

 

TERREMOTO IN ITALIA CENTRALE was last modified: novembre 1st, 2016 by L'Interessante
1 novembre 2016 0 commenti
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New York
AttualitàCronacaIn primo pianoParliamone

New York: la vita quotidiana per fare esplodere la paura

scritto da L'Interessante

New York

Vignetta di Giuseppe La Micela

Articolo di Roberta Magliocca

Non è passato molto dall’11 Settembre, da quel triste anniversario che ogni anno ci fa alzare gli occhi al cielo e ci fa ammiccare con sospetto a qualunque aereo voli tra le nuvole. Ma tutti noi, gli americani ancor di più, sanno che l’11 Settebre è data – ormai – tristemente sicura, che il terrore, per essere tale, deve colpirti di sorpresa mentre sei a lavoro, o a casa a guardare la tv o al cinema con gli amici. La paura per essere spaventosa voglia di diventare invisibile deve sorprenderti quando la tristezza è l’ultimo dei tuoi pensieri, per poi diventarne il primo, l’unico, l’inevitabile. E così, mentre pensi che nulla ti può capitare di male perchè non ci sono fucili nei paragi, nessuna arma nucleare, nessuna epidemia che possa contagiarti, capisci che anche una pentola a pressione può minacciare la tua sicurezza. New York ha dovuto fare i conti con una vita quotidiana che può essere messa in pericolo dall’alto e dal basso, da un logico piano di odio e guerra o dalla follia di un pazzo. 

New York: arrestato un sospettato

Ora sembra tutto finito. La polizia ha arrestato un giovane afghano di 28 anni. La paura è passata, per fortuna nessun ferito. Sembra si escluda l’ipotesi “terrorismo”. Ma di certo una cosa l’abbiamo capita: non dobbiamo aspettarci per forza tute mimetiche e un attacco aereo per sentirci in guerra. Non siamo al sicuro. Non più, almeno.

New York: la vita quotidiana per fare esplodere la paura was last modified: settembre 20th, 2016 by L'Interessante
20 settembre 2016 0 commenti
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caserta, viale carlo III
AttualitàCronacaIn primo piano

Caserta, Viale Carlo III: ancora paura, ancora intolleranza. Terra di nessuno

scritto da L'Interessante

Caserta

Caserta, Viale Carlo III. L’hanno definito il Far West del vialone, uno scontro fra italiani e stranieri

Come se fosse importante passare dai titoloni per rendere più degna la denuncia del fatto, una triste realtà che da sola richiama un danno sociale incontenibile.

Come un uragano senza sosta, l’attrito che coinvolge da tempo viale Carlo III aumenta a dismisura. Circa un mese fa, una nostra collega, reduce da un tentativo d’aggressione, aveva poi sfruttato il potere della comunicazione per esprimere il suo disappunto, insieme ad un innegabile sentimento di legittima paura. Dista, da oggi, poco più di una settimana l’ennesimo fatto increscioso: questa volta la vittima ci aveva rimesso un ricovero in ospedale, meritandosi, dai colpevolisti per difetto, qualche accusa di troppo che lo condannava a presunto provocatore della colluttazione.

  Da qui ha avuto origine la lite che qualcuno ha definito, incautamente, una minuscola battaglia tra fazioni etniche. Risale a sabato scorso la rivolta degli automobilisti riservata ai lavavetri della zona in questione. È bastata un’insistenza in più per far ribaltare la situazione, stavolta sono stati i conducenti a scendere dalle autovetture muniti di cattive intenzioni.

Ci ha rimesso un ragazzo senza permesso di soggiorno, l’aggredito è stato braccato da tre persone a suon di calci e pugni. Il punto dello scontro è stata, l’ormai tristemente nota, area del vialone in cui confluiscono i pochi semafori rimasti. Appena scattato lo stop, due lavavetri si sono avvicinati alla vettura senza che ne fosse stata richiesta la presenza. Una scena innocua, se non fosse per le imposizioni poco contestabili a cui ci hanno abituato le cronache dell’ultimo periodo. È accaduto tutto in pochi minuti sotto lo sguardo passivo degli altri passanti.

 Di fronte ad una tensione del genere, forse, parlare di razzismo diventa riduttivo dal lato della poca obiettività. Il problema dell’integrazione, per quanto urgente sia, non può essere confuso con la cattiva gestione dei fatti di delinquenza simili. È una routine così affermata che rischia di non fare neppure più notizia, una corda che si sta tirando da troppo tempo e rischia di spezzarsi in occasioni di conflitto ancora più gravi. Nonostante se ne parli tanto, le soluzioni rispetto al problema sembrano non voler arrivare e non si capisce per quale ragione. La violenza non va giustificata, e questa è un’ovvietà, né dall’una né dall’altra parte. Il cittadino è, però, innegabilmente abbandonato a se stesso, invasa da un’ illegalità che non ha nulla a che fare con la coesistenza civile, dinanzi a cui le autorità dovrebbero smetterla di elaborare inattività omertosa.

Michela Salzillo

Caserta, Viale Carlo III: ancora paura, ancora intolleranza. Terra di nessuno was last modified: maggio 19th, 2016 by L'Interessante
19 maggio 2016 0 commenti
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