Giorgio Zinno
Il calendario segna l’11 maggio quando, in seguito ad una lunga controversia tra favorevoli e contrari, viene approvata la mutazione in legge del DDL Cirinnà. Tra sfiduce stantie e lunghi scetticismi, due mesi fa, il governo italiano, con voto di maggioranza, ha riconosciuto dignità alle unioni civili.
Una decisione che la comunità Lgbt, e non solo, agognava da tempo. Un passo in avanti, un giorno meritevole, sin da subito, di una memoria storica senza opposizioni. Nonostante il traguardo visto da dentro, però, furono molti a non dichiararsi entusiasti di quanto ottenuto. Alcuni la considerarono una legge a metà che, a detta di qualche voce, facendo ottenere troppo poco in materia di pari diritti, deluse parte delle aspettative. La mutilazione a cui fu fatta riferimento, riguardava la stepchild adoption, un provvedimento che letteralmente vuol dire “adozione del figliastro” e permette al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore.
La Cirinnà si dissociò quasi subito da questo tipo di polemica e ritenne opportuno sottolineare la conquista raggiunta che, seppure agli inizi della sua maturazione, è da ritenersi comunque la radice di un essenziale cambiamento. Il risultato trascrisse 372 deputati favorevoli, 51 contrari e 99 astenuti. Numeri, questi, su cui si è appena abbozzata un Italia a colori; un Paese ancora in fasce da questo punto di vita, ma che certamente fa venire meno voglia di scappare.
E tra quelli che restano, senza ombra di dubbio, ci sono Giorgio Zinno e il suo compagno Michele. Vista da questa prospettiva, l’unione, portatrice di una novità concreta, fa parecchio parlare di sé senza che ci sia il bisogno di aggiungere altro
Ma, aprite bene le orecchie, il lieto evento non è l’unica notizia. Giorgio Zinno, infatti, non è un futuro sposo qualsiasi. A dare l’annuncio del suo matrimonio è il primo cittadino di San Giorgio a Cremano, eletto sindaco della provincia di Napoli lo scorso anno, dopo aver ottenuto una pioggia di consensi.
L’ha dichiarato lui stesso, senza mezzi termini o giri di parole:
“ Mi sposo il 24 settembre, sono dieci anni che aspettavo questo momento”
Un’ attesa che sta per finire, quindi , e che certamente scioglie i coraggi di quanti ne hanno il desiderio.
Dinanzi a questa scelta, anche se non possediamo ancora la maturità giusta per poterci chiamare “paese civile”, azzardiamo che la strada imboccata è certamente quella più giusta.
Auguri, sindaco.
Michela Salzillo