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Tag

trent’anni

Dylan Dog
CulturaIn primo piano

Dylan Dog: trentenne da incubo

scritto da L'Interessante

Dylan Dog

Di Erica Caimi

Lunedì scorso a Milano si sono tenuti i festeggiamenti per il compleanno di uno dei fumetti più amati in Italia: Dylan Dog. Era il 26 settembre 1986 quando il primo numero dell’indagatore dell’incubo, “L’alba dei morti viventi”, veniva pubblicato da Sergio Bonelli Editore, allora Daim Press, regalando agli appassionati del genere un’avventura, scritta da Tiziano Sclavi e illustrata da Angelo Stano, destinata a rimanere nella storia del fumetto.

Sergio Bonelli Editore ha voluto festeggiare il trentesimo compleanno con l’uscita del Dylan Dog n. 361, Mater Dolorosa, scritto da Roberto Recchioni, curatore editoriale di Dylan Dog, disegnato da Gigi Cavenago, con copertina siglata Angelo Stano. Ieri, a Milano, lo stesso editore ha organizzato il Dylan Dog Horror Day, una giornata all’insegna di appuntamenti aperti a tutti, tra cui la zombie walk, una camminata in cui i fan mascherati da zombie e i cosplayer dei personaggi di Dylan Dog hanno attraversato il centro e ricreato davanti al Duomo il primo frontespizio live della storia di Dylan, disegno ispirato al Quarto Stato di G. Pellizza da Volpedo. La marcia è terminata al The Space Cinema Odeon, con la proiezione di “La Notte dei Morti Viventi” di George A. Romero e del documentario in anteprima assoluta “Dylan Dog – 30 anni di incubi”.

 I festeggiamenti continueranno con il n. 362 (in edicola dal 29 ottobre), molto atteso poichè segnerà il ritorno alla sceneggiatura di Tiziano Sclavi dopo ben nove anni di latitanza. La storia, dal titolo “Dopo un lungo silenzio”, affronterà due temi molto impegnativi: l’alcolismo e la solitudine. I disegni saranno realizzati da Giampiero Casertano, storico illustratore del personaggio.

Breve storia di Dylan Dog

Il personaggio deve il suo nome al poeta Dylan Thomas, che Tiziano Sclavi attribuiva provvisoriamente a ogni soggetto nelle prime fasi della realizzazione e che in questo caso non venne più cambiato.  Dylan Dog, le cui sembianze si rifanno all’attore Rupert Everett su richiesta dello stesso Sclavi, è un eroe atipico, che soffre di diverse fobie e vive al numero 7 di Craven Road, in una Londra  gotica e decadente. Il detective playboy veste di nero e rosso, indossa le Clark, guida un maggiolone, ha un assistente, Groucho, sosia di Groucho Marx e un superiore, l’ispettore Bloch di Scotland Yard.

Sebbene all’inizio il fumetto non sembra essere destinato a un grande successo, più tardi, le vendite arriveranno a superare addiruttura quelle di Tex, il fumetto più venduto in Italia. Anche a distanza di tempo, nel mondo del collezionismo, l’attenzione ha raggiunto livelli tali da far schizzare alle stelle le quotazioni del leggendario numero 1, portando addirittura qualcuno a stampare copie false per poi farle circolare nelle svariate fiere di settore.

E pensare che tutto ebbe inizio nella lontana primavera del 1985, quando Tiziano Sclavi presentò a Sergio Bonelli una breve relazione con il seguente progetto: «Oltre alla fantascienza, l’altra serie del 1986 potrebbe essere horror… Secondo me, vale la pena di tentare». In effetti, ne è valsa la pena.

Dylan Dog: trentenne da incubo was last modified: settembre 28th, 2016 by L'Interessante
28 settembre 2016 0 commenti
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Holly e Benji
CulturaIn primo pianoTv

Holly & Benji: ormai trentenni rinnovano il loro contratto con il calcio

scritto da L'Interessante

Holly e Benji

Ultima Ora: <<Dopo estenuanti trattative durate per anni, finalmente i due calciatori – Holly e Benji – si regalano un rinnovo contrattuale con il mondo del calcio, dopo che per 30 anni hanno rappresentato il sogno di ogni piccolo potenziale campione>>

Era il 19 luglio 1986 quando su Italia 1 andava in onda per la prima volta il primo vero episodio di quello che sarebbe diventato un cartone animato straordinariamente epico, una nuova idea di calcio impressa nella mente dei più piccoli, una nuova forma di sogno chiamata “Holly & Benji”: creato in versione manga nel 1981 dalle matite di Yoichi Takahashi, “Captain Tsubasa”, come si chiamava nella versione originale, venne dapprima trasformato in cartoon e poi in quella leggenda storica che per anni ha appassionato un’intera generazione di bambini e ragazzini. Ciò che rappresentava di più la forza di questa nuova e variopinta cultura calcistica era riprodotto da una base solida di valori e qualità che avrebbero permesso ai due protagonisti di sfondare in Italia: partendo da un “la la la la la”, sigla memorabile cantata da Paolo Picutti e scritta da Alessandra Valeri, passando per il famoso “due sportivi, due ragazzi, per il calcio, sono pazzi” che disegnavano gli ingredienti fondamentali per dare un tocco di “classe” in più ad una realtà tanto astratta quanto così tangibile, e terminando con l’amatissimo “son portiere e attaccante, Holly e Benji, due speranze”, toccasana per antonomasia al fine di promuovere la fiducia di tante promesse emergenti, il cartoon nei suoi 128 episodi ha mostrato come i due protagonisti abbiano attraversato un percorso di rinascita personale passando da un odio calcistico angosciante, che li ha di fatto posti nella situazione di essere avversari in innumerevoli match validi alla loro “consacrazione”, ad un amore sportivo che li ha uniti nel loro più intimo sogno di raggiungere, da compagni di squadra, obbiettivi illustri come la coppa del mondo. Diventato nel giro di poco tempo un vero e proprio cult nel suo genere,  ha trasformato a poco a poco l’idea generale del calcio stesso, ridimensionando una sfera totalmente vuota e arrivando a condizionarla in maniera tale da viverla a 360 gradi come se fosse “messo in onda” il marchio indelebile lasciato sulla pelle di chi non ha niente altro davanti ai suoi occhi che questo successo mondiale: la rete, intesa nel senso stretto della parola, festeggia pertanto il compleanno dei campioni, mentre l’altra, quella della porta, si gonfia ad ogni <<tiro della tigre>> di Mark Lenders e ad ogni <<catapulta infernale>> dei gemelli Derrick.

Oliver Hutton e Benjamin Price sono così i nomi che l’adattamento occidentale ci ha consegnato, rappresentano la reincarnazione dei ruoli calcistici che incollavano prima davanti al grande schermo e portavano poi a uscire in strada, su campi e campetti vari a giocare per tentare i tiri a effetto tanto impossibili quanto irrealistici di Holly o a provare le parate miracolose di Benji: se da una parte l’irrealizzabile era solo un sogno ad occhi aperti, dall’altra ciò che circondava i due divi era soltanto una sfilza di ragazzini che l’autore aveva creato e caratterizzato così bene da assegnare loro una storia “reale: c’era chi amava il goffo Bruce Harper, il sensibile giramondo col padre artista di strada Tom Becker e il talentuoso Julian Ross, ostacolato dai problemi cardiaci. Appunto, una realtà che cozzava troppo spesso con la consapevolezza di assistere ad un gioco sempre più impossibile, una finzione assoluta, non credibile neppure agli occhi dei bambini: il loro immaginario li portava ad ingigantire il gioco stesso con la fantasia, quell’elemento diventato chiave non per scelta ma per necessità e cullato con estremo eccesso dai tanti fan in perenne segreto.

Così, se l’immaginario dei bambini di ingigantire il gioco con la fantasia è rimasto sempre ancorato nel loro piccolo mondo, ci ha pensato il trio comico de “Gli Autogol” a raccontare la magia giapponese del cartone in maniera parodica, imitando la realtà con quel sorriso satirico e sbeffeggiante privo di ogni malizia: gli imitatori Michele Negroni e Alessandro Iraci insieme all’amico conduttore Alessandro Trolli, dopo aver prodotto centinaia di video da “mal di pancia”, hanno infatti spopolato sul web conquistando il loro trono digitale attraverso un racconto a dir poco geniale per la trama proposta e per la voce «rubata» del grande Federico Buffa, “colpevole” di aver omaggiato il trio con un video messaggio in cui ha ammesso la loro <<migliore interpretazione>> e di aver confermato l’incredibile somiglianza della satira stessa al cartone: un campo che non finiva mai e sorgeva su una collina, la potenza di tiro di alcuni giocatori che era spaventosamente incredibile da far sfigurare il “bomber” per antonomasia Christian Vieri, l’accostamento di altri manga giapponesi in una storia tanto emozionante quanto comica allo stesso tempo.

 Tuttavia Gli Autogol non sono stati gli unici ad omaggiare <<Le maniche arrotolate, l’infanzia difficile, il capello lungo e la personalità da vendere>> dei fenomeni giapponesi: se tanti bambini, infatti, sognavano di diventare Holly o Benji, il difensore della nazionale e della Juventus Leonardo Bonucci sarebbe voluto <<diventare come #MarkLenders>> e continuare a lavorare su <<quel tiro che nemmeno un cannone avrebbe potuto scagliare più forte>>. Di un altro avviso è stato, invece, un altro difensore juventino che su Twitter ha “cinguettato” con il fratello ricordando come abbiano potuto <<provare in tutti i modi>> ad imitare la Catapulta Infernale dei Gemelli Derrick, emulando inesorabilmente un’immagine riproposta nella mente degli appassionati più accaniti sin dai primi attimi in cui hanno percorso con la mente“centinaia di chilometri lungo il campo da calcio”. E’ stato, infine, il turno del centrocampista del Milan Andrea Bertolacci che ha ricordato il compleanno del manga nel sogno di <<raggiungere il livello dei miti>>: l’esempio che ha continuato ha persistere nella sua mente è stato quello di <#PhilipCallaghan, uno che si allenava sempre al massimo per dare il meglio di se>>, distruggendo anche questa volta il comun denominatore che univa lo stereotipo generale alla figura esclusiva dei due protagonisti principali.

Il mondo li celebra, la realtà ci gioca insieme, le generazioni nuove li scoprono: chi non avrebbe voluto segnare dalla porta opposta o tirare così forte da piegare le mani al portiere? chi non avrebbe desiderato fare uno scontro di gioco con Holly, vincerlo e segnare un gol a Benji, che nella realtà giapponese era addirittura più forte di un attuale Buffon? Probabilmente molti, sicuramente in troppi, gli stessi che ancora oggi animano un calcio gonfiato al massimo e sperano di far rispecchiare i propri campioni nelle gesta di quei due ragazzini che  “campionissimi” lo sono diventati solo dopo 128 miracoli televisivi e 30 anni di sogni mai invecchiati.

Michele Calamaio

Holly & Benji: ormai trentenni rinnovano il loro contratto con il calcio was last modified: luglio 26th, 2016 by L'Interessante
26 luglio 2016 0 commenti
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