Stefano Cucchi
Di Michela Salzillo
Se la verità fosse una parodia, scoprirla sarebbe una cosa seria.
Quando ti diverti tutto diventa più semplice, anche riconoscere la realtà per quella che è. Se Stefano Cucchi fosse stato il centrale personaggio di una sceneggiatura comica, a cui la fantasia avrebbe fatto dire di esser morto per un curioso “pestaggio epilettico”, non avremmo avuto di certo il bisogno di scomporci più di tanto perché, si sa, un corto circuito cerebrale può farti perdere conoscenza, ma è assodato che non ti congedi dalla vita con tumefazioni da foto ricordo. È per questo che quando, due giorni fa, diverse agenzie di stampa hanno fatto intendere che ad uccidere Stefano sarebbe stata una morte improvvisa per epilessia, conclusione che si diceva fosse ampliamente documentata da una nuova perizia, l’opinione pubblica ha scatenato il suo più completo dissenso. Sono partite vignette e diverse occasioni di satira che, nella maggior parte dei casi, pur boicottando la notizia ufficiale, non lasciavano presagire alcun dubbio. La perplessità, però, è quasi scontata in casi del genere, proprio perché, vista dal lato della semplice riflessione, un’informazione di questo tipo fa acqua da tutte le parti.
A rattoppare le stranezze di certi titoli da prima pagina, però, sono arrivate le dichiarazioni della sorella di Cucchi, Ilaria, che in un’intervista a Fanpage ha dichiarato:
“La perizia ha riconosciuto quello che noi abbiamo sostenuto per ben sette anni, ossia, le duplici fratture sul corpo di mio fratello che sono state negate in ogni maniera. Onestamente, sono rimasta basita quando mi sono arrivate le telefonate dei giornalisti che dichiaravano Stefano morto per epilessia. I documenti non dicono questo.”
Dopo le dichiarazioni rilasciate alla giornalista Claudia Torrisi, occasione in cui Ilaria Cucchi ha anche asserito che, dal punto di vista mediatico, fare un processo contro i carabinieri è molto diverso rispetto al farlo contro chiunque altro, la dirigenza della Rai ha sentito il dovere di pareggiare i conti con la verità, rettificando i servizi della messa in onda, almeno rispetto alle prime indiscrezioni dei giorni scorsi; ma prima di chiarire i dettagli della vicenda, facciamo un passo indietro.
Chi è Stefano Cucchi? Perché la sua morte ha richiesto un’indagine più accurata?
Arrestato il 16 ottobre del 2009 nel parco degli Acquedotti di Roma per il possesso di venti grammi di hashish, al momento dell’arresto, secondo quanto riferito dai familiari, Stefano Cucchi stava bene e non aveva segni di alcun tipo sul volto. La mattina del 17, all’udienza per direttissima, il padre ha notato che aveva delle tumefazioni al volto e agli occhi. La sera stessa è stato comunicato alla famiglia che il ragazzo era stato trasferito d’urgenza al reparto detentivo dell’ospedale “Sandro Pertini” di Roma, sembra per “dolori alla schiena”. I genitori si sono precipitati a fargli visita, ma non sono stati ammessi né sono riusciti a parlare con i medici. Il permesso è stato loro accordato per giovedì 22, ma proprio quella mattina Stefano Cucchi è morto. I genitori hanno potuto rivederlo solo per il riconoscimento all’obitorio, sei giorni dopo. Il 29 ottobre la famiglia ha indetto una conferenza stampa, diffondendo le foto del corpo scattate dall’agenzia funebre dopo l’autopsia. Nella documentazione fotografica si vede una corporatura estremamente esile, con il volto tumefatto, l’occhio destro rientrato nell’orbita, l’arcata sopraccigliare sinistra gonfia e la mascella destra con un solco verticale, segno di una frattura. Per queste ragioni, la procura di Roma aprirà un’inchiesta, ipotizzando il reato di omicidio preterintenzionale a carico di ignoti; un’accusa che oggi, proprio grazie all’ ultima perizia, sembra essere confermata. Vediamo perché.
Anche se si fosse trattata di morte epilettica, il probabile accaduto sarebbe comunque legato alle condizioni fisiche di Stefano dovute al pestaggio e alle fratture. L’inchiesta vede indagati cinque carabinieri per il presunto accanimento nei confronti di Cucchi in quella notte fra il 15 e il 16 ottobre 2009. Da due giorni, a disposizione del GIP ci sono oltre ottocento pagine di perizia. Secondo gli esperti, il decesso per epilessia appare come un’ipotesi attendibile, anche se, scrivono, non è documentabile. Dagli incartamenti emerge, inoltre, una seconda probabile causa di decesso, che sarebbe riconducibile alla frattura di una vertebra, oltre che alle lesioni del nervo sacrale. Tutto questo può aver determinato complicazioni alla vescica e causato un infarto. In entrambi i casi, però, i periti escludono che le contusioni riportate dopo l’arresto siano causa o concausa della morte. Pertanto, la verità starebbe nel mezzo.
“Noi non abbiamo mai sostenuto che le lesioni fossero mortali, questo è evidente. Ci sono delle altre responsabilità, ma quello che conta è il riconosciuto omicidio.” – così continua a parlare Ilaria Cucchi, ospite anche nel programma Unomattina, qualche giorno fa. –
Al momento l’accusa, per tre carabinieri, di lesioni e quella di falsa testimonianza per gli altri due, sono affidate al giudizio dei P.M., che dovranno stabilire anche se ci sono gli estremi per riconoscere l’omicidio preterintenzionale.
Il percorso, dunque, è ancora in salita per la famiglia di Stefano, ma i nuovi sviluppi sul caso promettono buone speranze per chi, ormai, chiede solo che sia fatta giustizia.