Flavia Carvalho
Ricominciare è sempre un atto complicato, un coraggio pieno zeppo di paure: è come risalire una montagna con in tasca la zavorra degli errori che hai il timore di rifare. Per imparare a camminare bisogna esercitarsi a cadere, ma per risalire dal fondo del precipizio è necessario abbondonarsi all’atto impavido del volare. Costruirsi le ali, è questo il compito faticoso a cui deve adempiere una persona che è stata vittima di violenza: deve partorirsi da capo, e farlo da sé, trovare la spinta nel ventre delle cicatrici che hanno gocciolato sangue ed uscire ricomposta dalle parole affilate, fiorire nuova dalla radice dei lividi che hanno suonato pugni. Non è affatto semplice, e anche dire che sia complicato sembra un gesto di assottigliamento del dolore. Un essere umano, donna o uomo poco importa, che riparte da una sofferenza del genere non lo fa mai per dimenticare, perché sa che se pure volesse provarci, non ci riuscirebbe mai. L’unico obiettivo auspicabile è quello di risorgere in nome di una rivincita contro la prepotenza.
Superare gli effetti acerbi del trauma potrebbe richiedere anni di sostegno psicologico e, a volte, una vita non basta. In alcuni casi, il reintegro nella normalità aiuta a non sentirsi sopraffatti dal senso di inanità che, come una coda che non si morde nessuno, è quasi più lacerante della violenza stessa.
Più che cancellare i segni, si tende a coprire tutto quello che c’è dietro, come per tenerli al caldo e accartocciarli in un dignitoso silenzio che non ha diritto di parola. È da questa voglia di sotterrare in una cerniera commemorativa le ferite che nasce l’iniziativa della tatuatrice portoghese Flavia Carvalho.
I suoi sono tatuaggi per riassestare l’autostima di donne maltrattate, per trasformare le cicatrici legate a brutti ricordi in vere e proprie opere d’arte. Da quasi tre anni il suo progetto, partito per caso, ha raggiunto un livello di popolarità che neppure Flavia avrebbe mai potuto immaginare: l’iniziativa si chiama A flor de pele , che in portoghese vuol dire più profondo della pelle.
Flavia Carvalho: “Tutto nacque dalla richiesta di una cliente qualunque”
Un po’ timida, ma convinta a tatuarsi, la cliente le raccontò che qualche mese prima era uscita a bere una birra con le amiche. Una volta al bar, aveva commesso l’incuranza di negarsi a uno sconosciuto che l’aveva approcciata maliziosamente, lo incrociò poi appostato all’uscita, aveva un coltello in mano. “Mi ha pugnalata qui”, disse mostrando la cicatrice che voleva coprire con un disegno. Terminato il lavoro, Flavia rimase colpita dalla commozione della donna, non si fece pagare e iniziò a pensare a quello che oggi è diventato il progetto “A Fior di Pelle”, un’iniziativa con cui crea tatuaggi gratuitamente a tutte le donne che vogliono velare le loro cicatrici, che siano il prodotto di una violenza di genere o anche di un tumore al seno. Al momento, Flavia svolge il progetto da sola, perché nessun tatuatore ha accettato di partecipare. Lei stessa è rimasta colpita dal potere di quest’ idea nata per caso. In un’intervista di qualche anno fa, ha dichiarato che segue con ammirazione e affetto il processo di riappropriazione che queste donne fanno del proprio corpo, seppur a fatica, è un sogno che riescono a realizzare. È straordinario osservare quel modo tenero che hanno di scattarsi foto senza più vergognarsene- racconta-.
Di violenza, oggi, per dovere di cronaca o per eccessiva speculazione si parla troppo e spesso anche male: è un argomento delicato che in certi casi meriterebbe,forse, un’attenzione a volume basso, non per omertà ma per rispetto. Scegliere di raccontare la storia di Flavia e delle sue donne nasce dalla voglia di sottolineare che un gesto di solidarietà a fior di pelle, vale più di ogni altro dire rimasto incompiuto.
Michela Salzillo