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Categoria

Notizie fuori confine

Orbs
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confine

IL GIARDINO DI ORBS E CRISTALLI. MOSTRA PERMANENTE DI RENATE LECHLER

scritto da Roberta Magliocca

Orbs

Di Roberta Magliocca

L’acronimo ORBS indica le “Sfere Brillanti ad Orbitale Ridotto”.  Termine di lingua inglese, ORB definisce un effetto ottico risultante in piccole sfere (somiglianti a globi di luce)  che talvolta appaiono nelle immagini fotografiche o nei filmati pur non corrispondendo ad oggetti visibili ad occhio nudo. Si dice tendano ad apparire più frequentemente dove c’è una buona atmosfera, nutrita d’amore, armonia, gioia e dedizione. Ecco perchè le prime foto scattate dai ricercatori sono apparse durante cerimonie particolari, oppure accanto a bambini ed animali, che nella loro innocenza sono degli emanatori incondizionati d’amore e di giocosità.

Renate Lechler , di origini tedesche, ne è rimasta affascinata vedendole in foto durante le celebrazioni del 21.12.12 sotto le piramidi Maya in Messico.

Renate vive e lavora tra le colline fiorentine, dove ha dato vita all’incantevole parco energetico ”Giardino di Orbs e Cristalli”

Il 7 settembre 2014, in questo sorprendente giardino, è stata inaugurata la prima MOSTRA PERMANENTE tutta dedicata agli ORBS. In un parco esclusivo, unico al mondo ed energizzato dalla presenza di giganteschi cristalli di varia natura, si possono ammirare, tra gli alberi e il BioLago, più di un centinaio di gigantografie stampate su lastra. Una mostra che si può visitare attraverso una passeggiata indimenticabile: tra vari percorsi e pittoreschi angoli del giardino, dove crescono piante sane e felici, nutrite dagli EM (Microrganismi effettivi), dalle meditazioni e dall’atmosfera dell’Agnihotra, potrete liberamente ammirare le foto più spettacolari della ricerca di Renate e godere dell’ambiente sacrale tutto intorno, tra statue e piccoli templi, piante da frutto, dispositivi per la produzione di energia e macchinari orgonici per la salute dell’ambiente. Per gruppi di almeno 4-5 persone, è possibile anche fare una visita guidata, su prenotazione. Il Giardino di ORBS e Cristalli è visitabile tutto l’anno, con la luce della mattina o del pomeriggio e compatibilmente alle condizioni atmosferiche.

Renate Lechler. Negli anni, a partire dagli studi di Orgon Terapia, ha conseguito, in Italia e all’estero, molteplici specializzazioni, occupandosi sempre di benessere per persone, animali, piante e ambiente. Esperta energetista e ricercatrice spirituale, pratica meditazioni, Fiamma Viola, Agnihotra, Tellington TTouch, Sound Healing e tanto altro. L’esperienza della pittura, ma soprattutto la Comunicazione Telepatica, la scuola Maya di Nah Kin (Yucatan, Messico) e la formazione in Soul Voice, come insegnamenti volti allo sviluppo delle capacità sensitive ed extra-sensoriali, sono stati gli elementi della sua vasta formazione che hanno maggiormente favorito la possibilità di entrare in contatto con gli Orbs. Il suo libro, ORBS e presenze di Luce. Uinvisibile è visibile, accompagnato da articoli, mostre fotografiche e conferenze, è uno dei frutti della sua ricca ricerca personale su questi fenomeni luminosi, iniziata nel 2012. Organizza periodicamente giornate di informazione sugli Orbs e corsi su come fotografarli e utilizzarli per la crescita personale.

IL GIARDINO DI ORBS E CRISTALLI. MOSTRA PERMANENTE DI RENATE LECHLER was last modified: agosto 25th, 2016 by Roberta Magliocca
20 agosto 2016 0 commenti
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Pokemon Go
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confine

Pokemon Go? No, ma molto simile. La nuova app nasce in Russia

scritto da L'Interessante

Pokemon Go

Di Erica Caimi

Pokemon Go russo: a caccia di personaggi storici tra i monumenti di Mosca

Pokémon Go è una passione collettiva che contagia persone di tutte le età. C’è chi ha parlato di malattia, paragonabile addirittura al gioco d’azzardo, chi ha fatto del proibizionismo il suo cavallo di battaglia per tentare di bandire il gioco e c’è chi, invece, cavalcando l’onda della notorietà, propone varianti educative alla app più scaricata del mondo. La proposta di adattare il gioco alle esigenze turistiche della capitale russa, è stata avanzata dal Comune di Mosca che, tramite il suo sito internet, ha dato il via al programma “Discover Moscow. Photo”, scaricabile a partire dalla fine di agosto. L’applicazione è molto simile a quella dei Pokémon, ma a differenza dell’originale, gli utenti anzichè andare a caccia di creaturine giapponesi, dovranno acciuffare i personaggi più celebri della storia russa. Il valore aggiunto di questa versione è che le personalità storiche non saranno disposte a caso sulle strade della città, ma seguiranno i luoghi della propria biografia. Accanto al mausoleo di Lenin in Piazza Rossa, il turista  potrà essere accolto da Vladimir Ul’janov in formato virtuale; sul Leninskij Prospekt, nei pressi del Museo della Cosmonautica, potrà acchiappare Jurij Alkseevič Gagarin accanto all’immenso monumento in titanio alto più di 40 metri a lui dedicato e così via, potrà incontrare Stalin, Ivan il Terribile, Napoleone, Tolstoj per citarne alcuni. Le novità non si fermano qui, poichè una volta scovati i personaggi storici, grazie alla realtà aumentata, sarà anche possibile farsi un selfie in loro compagnia.

L’intento del municipio è quello di valorizzare il patrimonio artistico e culturale della capitale sfruttando le potenzialità della tecnologia, per stimolare la curiosità sia dei turisti sia dei moscoviti e incoraggiarli attraverso l’uso di strumenti ludici a conoscere gli abitanti della storia e passeggiare tra i luoghi dei personaggi studiati sui libri di scuola.

Chissà se anche in Italia si potrà rincorrere Verdi sulle strade di Milano o fare un selfie con Leopardi a Napoli? Del resto, qui,  dove la cultura è solita vestirsi di passato, basterebbe saperla ottimizzare con ogni mezzo e perchè no, con le funzionalità di una semplice app.

Pokemon Go? No, ma molto simile. La nuova app nasce in Russia was last modified: agosto 6th, 2016 by L'Interessante
6 agosto 2016 0 commenti
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Cerco storie a lieto fine
In primo pianoNotizie fuori confine

Cerco storie a lieto fine

scritto da Roberta Magliocca

Cerco storie a lieto fine

Domenica mattina. Piedi scalzi. Panni sporchi. Pensieri storti. FM 106.8. Non trovo le chiavi della macchina. Cerco nella borsa. Ci trovo un po’ di tutto. L’abbonamento del treno. Un accendino. Un ricordo sporco di lucidalabbra. Cerco nel primo cassetto della scrivania dove finisce il superfluo; ci sono le tue mani che promettevano ciò che non potevano. Le chiavi no, non ci sono. Cerco nei piedi delle persone che non sanno dove vanno, eppure vanno. In un teatro che da troppo tempo ormai mi vede comprare un unico biglietto. Cerco negli anni passati. In ciò che ho scritto. Cerco nei racconti di due sorelle, ora mogli e madri, un tempo figlie spericolate. Cerco nello sguardo assente di una signora con tanti compleanni da ricordare e troppi gatti a sottolinearle solitudini e dispiaceri. Cerco in un sorriso nostalgico ad un funerale. In chi non la pensa come me. Cerco in chi la pensa come me ma per ragioni diverse dalle mie. Cerco nei panni da stirare. Nelle parole che ho ascoltato e a cui ho creduto. Nelle parole opposte a cui non volevo credere, perchè vere. Cerco in quella canzone che odio ma che la mia bocca non smette di cantare. Più cerco e più perdo. E una domanda continua ad ossessionarmi. Dove diavolo avrò messo le chiavi della macchina? I Connels, intanto, cantano “Nothing to say ‘cause it’s already said” . Sorrido. Perchè la canzone mi piace. Perchè non c’è niente da dire. Perchè tutto è già stato detto. E cosa mai potrei dire? Hai messo “noi” in una scatola, un anello al dito e lo spazzolino accanto al suo.

Io che non ho mai capito cosa fosse realmente l’amore, non lo so tutt’ora, cercavo di scoprirlo insieme a te in giorni che non fossero mai uguali ai precedenti, in parole che non fossero quelle di banali soap opera. A me che non mi è mai importato nulla di fiori e sanvalentini, bastava avere qualcosa che fosse nostro e nostro soltanto. In quelle notti abbiamo scritto la nostra storia. Niente “C’era una volta…”; niente “…e vissero per sempre felici e contenti”. E’ una storia cominciata con passione e finita con altrettanta violenza. Ma è stata la nostra storia. Nascosta e vietata ai minori. Perchè il mondo non deve sapere di corpi che pulsano, di unghie che graffiano, di pelle che suda, di mani che incendiano. Allora continua a dare al mondo cavalli bianchi e parole sussurate alla luce del tramonto. E lascia a me la libertà di amare senza dire mai “Ti Amo”, di tenere accanto a me una persona lasciandola andare altrove, di renderla felice rendendo prima felice me stessa. Lasciaci chiusi dentro quella scatola. Tu hai il tuo amore adesso. Il tuo spazzolino accanto al suo. Io? Non ho nemmeno più le chiavi della macchina.

Roberta Magliocca

Cerco storie a lieto fine was last modified: luglio 17th, 2016 by Roberta Magliocca
17 luglio 2016 0 commenti
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Centro
AttualitàIn primo pianoNotizie fuori confine

Il Centro diurno Alzheimer Tre Fontane rischia di chiudere: la crudeltà di togliere a chi non ha più un passato, anche il futuro

scritto da Roberta Magliocca

Centro

Mi hanno sempre detto che per fare bene il mio lavoro avrei dovuto ricercare sempre la verità con lucidità mentale ed oggettività. Ed ho seguito questo insegnamento sempre, come un prete al suo altare.

Ecco perchè questo articolo non nasce da due mani che battono sulla tastiera, ma dalla voce di chi vede crollarsi sotto i piedi la terra dove ha tentato di costruire certezze. 

Il Centro diurno Alzheimer Tre Fontane di Roma, ha i giorni contati

Si rischia la chiusura e con essa non solo il posto di lavoro per tanti dipendenti, ma soprattutto si rischia il fallimento di un lavoro volto a ridare speranza di un futuro migliore ai malati di Alzheimer che già perdono, giorno dopo giorno, il proprio passato. 

E si potrebbero intervistare le istituzioni, questo o quell’altra fazione che darebbero motivazioni e giustificazioni. Ma a noi de L’Interessante interessa la voce di chi – lontano da giacche e cravatte – si rimbocca le maniche e lavora duro accanto ai “nostri” malati.

Proprio per questo ho fatto due chiacchiere con Valentina Ruggiero, operatrice sociale del suddetto centro. 

“Il nostro centro è frequentato due/tre volte a settimana da 34 ospiti. Il centro lavora con bando triennale, che scadrà il 23 aprile prossimo. Abbiamo saputo dal municipio ottavo che non ci sono i fondi per far arrivare il bando fino alla data di scadenza prevista per cui il municipio ha detto ai nostri utenti che i loro parenti verranno solo un giorno a settimana. Di conseguenza la nostra cooperativa diminuisce il personale da cinque a due operatori. Far venire i signori solo una volta a settimana non ha senso, non è terapeutico, non ha nessuna continuità col progetto e gli obiettivi portati avanti. Il municipio adduce come spiegazione che non c’è altra maniera per gestire i fondi rimasti. In realtà nel bando ancora in essere sono previsti 16 ospiti media al giorno, noi non abbiamo mai superato le quote previste, mentre, in questo modo, verranno esattamente la metà. Capite benissimo cosa vuol dire per i familiari. E anche per il primo bando non abbiamo nessuna garanzia che esca, il municipio continua a dirci che uscirà una volta approvato il bilancio al comune ma non ci mette niente per iscritto. Rischiamo seriamente di essere chiusi il 24 aprile. Spero di essere stata chiara, parlo sull’onda dell’emotività del momento. Per dirti qualcosa del nostro centro: abbiamo pubblicato un libro con i nostri ospiti, abbiamo fatto spettacoli teatrali, un giornalino interno, mostre. Tutto questo sempre con le nostre sole forze.”
Un paese che non si occupa dei più giovani e della loro mancanza di lavoro, un paese che non si cura dei propri malati, un paese che toglie futuro è un paese che ha perso la tenerezza e la lungimiranza. L’Italia è un paese che ha fallito.
Aggiornamento della stessa Valentina Ruggiero, ore 11:34 del 20 Aprile 2016:  “il bilancio del comune è stato approvato ma i due municipi non si mettono d’accordo per fare un bando unico a causa di una dirigente che adduce come ostacolo un documento della corte dei conti che nessuno trova!!!
Siamo in Campidoglio e aspettiamo che qualcuno ci riceva!!!!”
Roberta Magliocca
Il Centro diurno Alzheimer Tre Fontane rischia di chiudere: la crudeltà di togliere a chi non ha più un passato, anche il futuro was last modified: aprile 20th, 2016 by Roberta Magliocca
20 aprile 2016 0 commenti
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New York
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confineViaggi Interessanti

New York: natura ed innovazione

scritto da Roberta Magliocca

New York

Le conosciamo le stazioni nostrane. Il puzzo di urina ignora i nasi già assuefatti dei pendolari abitudinari. I cestini della spazzatura sono vuoti, perché bicchieri di caffè e le carte ben oleate del pranzo sono ben posizionate per terra, come un mosaico moderno ideato da un contemporaneo posatore di ceramiche artistiche.

Ora, prendiamo questa stessa stazione abbandonata e posizioniamola a New York. Et voilà. Nella grande mela, si vedrebbe sorgere un parco. Così sarà. Un progetto presentato nel 2011 a New York, infatti, propone una riqualificazione degli spazi attraverso la realizzazione di un’oasi con cavi di fibra ottica che porteranno luce nel sottosuolo.

Il parco si chiamerà Lowline. Un po’ di numeri riusciranno a far comprendere meglio ciò che si andrà a realizzare nell’amatissima New York

– 5.500 metri quadrati; questa l’ampiezza dell’area che verrà riconvertita in un parco;

– 48 milioni di euro; ecco i fondi che saranno versati per finanziare il progetto;

– 106 anni; l’età del Williamsburg Bridge Trolley Terminal di New York, stazione dove si fermavano i tram al capolinea.

La stazione è inutilizzata dal 1948. Il sindaco di New York, Bill de Blasio – di origini campane – è entusiasta del progetto e ne ha dato l’ok.

È ben noto che sottoterra la luce non è proprio delle migliori. Niente paura. La natura, in questo progetto, sposa l’innovazione. Un sistema di collettori parabolici sistemati in superficie “ruberà” la luce del sole che splende sopra New York che, attraverso cavi di fibra ottica, verrà indirizzata a cupole riflettenti. Queste, a loro volta, distribuiranno la luce a tutto il parco. Tutto questo per un doppio vantaggio. Il primo: alla vegetazione sarà data la possibilità di crescere con luce naturale. Il secondo: si ridurrà notevolmente il consumo di elettricità.

Non ci resta che aspettare, dunque. La statua della libertà di New York è sopravvalutata. Le passeggiate in parchi sottoterra alla luce del sole, quelle sì che hanno dello straordinario.

Roberta Magliocca

New York: natura ed innovazione was last modified: aprile 16th, 2016 by Roberta Magliocca
17 aprile 2016 0 commenti
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Andalusia
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Andalusia, tra delfini, aquile e magie

scritto da Roberta Magliocca

Andalusia

“Disculpe, para calle paloma?”

Una ragazza sulla trentina mi guarda e aspetta una mia risposta. Io cerco di rispolverare quello che mi è rimasto da cinque anni di spagnolo studiato al liceo.

“Lo siento mucho, pero yo soy italiana!”

Continua a fissarmi la chica, come se stesse pensando

– che mi frega a me che sei italiana, io ti ho chiesto un’altra cosa -.

Non dice nulla, ma sento di doverle qualche altra spiegazione:

“ Estoy aquì de vacaciones”.

Non sono sicura di essermi fatta capire a dovere, fatto sta che senza dire niente, la ragazza si allontana alla ricerca di Calle Paloma pensando alla “fortuna” che ha avuto ad acchiappare, tra tanti abitanti, proprio una ragazza, che non solo non conosce le strade, ma non conosce nemmeno lo spagnolo.

Che peccato non sapere dov’è Via Paloma. Mi sarei divertita a darle indicazioni in un misto di lingue non molto differenti tra loro – anche se non basta mettere la /s/ per parlare spagnolo -, lingue così calde e così divertenti nelle loro mille sfaccettature. Calde com’è caldo questo Marzo che mi vede camminare per le strade dell’Andalusia a giro maniche, come mai potrei fare in Italia dove questo mese ancora porta la necessità di maniche lunghe e soprabiti.

L’ Andalusia, nel parlare di lei, mi rende banale e sdolcinata 

Perché, credetemi, non potrei parlare dell’Andalusia senza descriverla come un immenso sole che abbraccia distese infinite di verde e Oceano.

Sull’aia di un casale nel beneventano, appoggiata ad un tavolo che ospita un bicchierino di caffè – senza caffè – una borsa troppo grande ed un paio di penne, in questa serata primaverile riesco a sentire l’odore della sangria preparata in casa dalla signora che mi ospitava in casa sua. L’Andalusia mi ha regalato sensazioni che si sono incollate al mio corpo e non lo abbandonano.

Sono le notti silenziose come queste che mi offrono manciate di ricordi, ne pesco qualcuno.

Ricordo n°1: solo l’ Andalusia mi ha portato a nuotare con i delfini. In quella piscina enorme, io mi sentivo come quelle istruttrice che sembrano ballare sull’acqua, mentre i due delfini mi spingevano i piedi. Ovviamente l’effetto non era proprio lo stesso, il mio impaccio e i miei chili di troppo rendevano il tutto come se i due delfini stessero spostando una balena in difficoltà. Io, intanto, mi sentivo bene, sentivo pura gioia.

Ricordo n°2: solo l’Andalusia poteva convincermi a salire sulla montagna più alta di Puerta Almadena Pueblo ad osservare il volo delle acquile – da sottolineare che chi sta scrivendo in questo momento è una ragazza che ha una tremenda paura dei volatili (azzerare pensieri sconci e sarcasmo spicciolo, por favor) – permettendo ad una di queste aquile di posarsi sulla mia testa.

Ricordo n°3: solo l’Andalusia mi ha portato fuori casa di Antonio Banderas, prima che quest’ultimo si mettesse a dialogare con galline e ad impastare biscotti.

Ah, già. Avrei potuto parlare di monumenti e musei vari. Perdonatemi, sono una viaggiatrice, non una turista.

Hasta Pronto!

Roberta Magliocca

Andalusia, tra delfini, aquile e magie was last modified: aprile 16th, 2016 by Roberta Magliocca
17 aprile 2016 0 commenti
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Matthias Canapini
CulturaIn primo pianoNotizie fuori confine

Matthias Canapini e il volto dell’altro

scritto da L'Interessante

Matthias Canapini

Esiste un posto che non è un luogo, in cui la meta é il viaggio e partite è sempre una scoperta.

Si chiama Il volto dell’altro ed è un progetto di Matthias Canapini, un giovane reporter di origini marchigiane che con una macchina fotografica tra le mani ed un taccuino in tasca, racconta le storie dimenticate del mondo.

Nata nel 2015, fra le pieghe di uno spiccato interesse sociale, l’idea si presenta come una narrazione itinerante, realizzata marciando il mondo via terra, attraverso l’utilizzo di modici treni o autobus. I suoi resoconti, udibili anche mediante video scannerizzazioni, poi caricate su un canale youtube, sono alla portata sia di adulti che di bambini.

I viaggi di Matthias

Dall’ Italia al Vietnam, il fotografo e scrittore ventitreenne, scivola fra le strade di tantissime realtà difficili: racconta delle mine antiuomo in Bosnia e dei campi sfollati in Siria; delle proteste di Gezi Park in Turchia e  i meccanismi delle adozioni in Kosovo.

La realizzazione dell’iniziativa è stata possibile grazie ad una raccolta fondi, effettuata con il metodo del crowdfunding, un microfinanziamento dal basso che ha mobilitato il sogno di Matthias sulle sponde più alte del disagio mondiale. Il viaggio, cominciato il 10 gennaio dello scorso anno, oltre che a raccontare, mira a creare contatti con le associazioni che lavorano sui vari territori, al fine di spalleggiarsi reciprocamente.

Matthias è cresciuto viaggiando in Europa insieme alla sua famiglia, già all’età di cinque  anni cominciarono le prime scorribande in macchina, fino alla punta estrema della Scozia e lungo le campagne della Normandia. Lo spirito di quelle escursioni era all’insegna dell’essenziale: si partiva con prime necessità, qualche coperta e un po’ di cibo. “Spesso dormivo nel baule, assieme alle scatolette di tonno e il sacco a pelo”, racconta.

All’età di quindici anni ha cominciato a leggere Terzani e tutti i libri sui generis che gli capitava di incontrare, questo tipo di narrazione – per sua stessa ammissione- lo influenzò parecchio, ma riconduce l’inizio della vera svolta al dicembre di tre anni fa.

 Durante un pranzo di Natale, in un discorso sorto dal nulla, si cominciò a discutere della Bosnia ed Erzegovina. “Mio zio mi disse: quella guerra mi fece talmente schifo che spegnevo la tv pur di non guardare. È stato un attimo…ho sentito qualcosa dentro”, dice.

Quello stesso inverno, abbandonò l’università e con uno zaino in spalla cominciò il suo vagabondaggio, per scoprire di più su quella guerra di cui non conosceva niente e che era avvenuta alle porte di casa. Quest’esperienza gli ha insegnato che gli piace viaggiare ma, al tempo stesso, adora sensibilizzare la dimensione culturale del suo Paese. Secondo Matthias, il compito di un reporter non è solo quello di scattare foto, immortalando sguardi o sensazioni. Preferisce organizzare eventi con le persone che incontra, essere la matrice stessa dello scambio, imballare scatoloni, sporcarsi le mani. La scelta, anche se non sempre si rivela facile, di creare dei ponti materiali con le associazioni, la fece durante il viaggio in Siria: in questa occasione, infatti, sentì l’esigenza di sollecitare una raccolta di cibo, vestiti e giochi a sostegno dei profughi Siriani, e da lì non si è più fermato.

Nel libro verso est, in cui racconta tutti i dettagli e le dinamiche da cosmopolita curioso, Matthias scrive che preferisce viaggiare usando l’istinto, senza sfogliare alcuna guida che gli dica dove trovare l’ostello più economico o la tipologia dei mezzi da usare per spendere di meno.

“Preferisco non avere   iphone con me, mi piace comunicare con la gente del posto, anche a gesti, farmi consigliare, camminare e sudare per raggiungere un angolo dove poter riposare. Per questo motivo ho un vecchio cellulare Nokia, utile per stappare le birre ma non di certo per trovare scorciatoie.”

Secondo la sua filosofia di conoscenza e integrazione culturale, relazionarsi con le persone del posto è la base per conoscere davvero un luogo. Verso est non è solo un libro di viaggio, ma anche da viaggio: in poco tempo si assaporano gusti esotici, passando dalla Turchia all’Armenia. Intraprendendo questa esplorazione totale, Matthias ha imparato a sentirsi parte integrante del mondo, cosa di certo non facile per la naturale tendenza dell’ uomo ad elaborare giudizi e creare differenze. Per un ragazzo giovane come lui è complicato non perdere fiducia nell’umanità, eppure difende con tutto sé stesso l’idea che se anche un pugno di persone riesce a tenere testa allo schifo della nostra società, vuol dire che c’è ancora qualcosa di recuperabile. Il coraggio, secondo lui, non è andare in Siria a fare fotografie, ma avere la forza di seguire la propria strada, qualunque essa sia. Oltre le definizioni, Canapini vive il presente senza ruoli né aspettative, con la sola certezza di voler continuare a crescere negli occhi degli altri, un ragazzo che con semplice curiosità sta tentando di raccontare il mondo, provando a ritornare alle origini, passando per la natura e il rapporto con gli altri

Michela Salzillo

Matthias Canapini e il volto dell’altro was last modified: aprile 8th, 2016 by L'Interessante
8 aprile 2016 0 commenti
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Spagna
AttualitàIn primo pianoNotizie fuori confineParliamone

Spagna: “la strage degli studenti”

scritto da Roberta Magliocca

Spagna: vittime italiane

Le notizie che nessuno mai vorrebbe leggere. L’hanno definita “la strage degli studenti” e, purtroppo, rispecchia esattamente ciò che è successo a Terragogna. 

Sull’autobus che è uscito fuori strada, viaggiavano 57 studenti Erasmus, tutti di nazionalità diverse tra loro, nessuno spagnolo. Le vittime sono – al momento – 13, tra le quali 7 sarebbero italiane. Il condizionale è d’obbligo vista la mancata conferma ufficiale, nonostante la notizia arrivi dalla Farnesina.

Spagna: la strage degli studenti

Tra i feriti 3 sono quelli “molto gravi”, nove quelli “gravi” e 22 i “non gravi”. Anche tra i feriti, 5 sarebbero quelli italiani.

I ragazzi – di età compresa tra i 22 e i 29 anni – stavano rientrando da Valencia dove si erano recati per ammirare il famosissimo spettacolo del Festival dei fuochi d’artificio di Las Fallas. 

Si parla di “errore umano”. L’incidente, avvenuto alle 6 del mattino, sarebbe stato la conseguenza di un colpo di sonno dell’autista, di 47 anni, ferito in maniera lieve e risultato negativo al test alcolemico e tossicologico. 

 

Spagna: “la strage degli studenti” was last modified: marzo 31st, 2016 by Roberta Magliocca
21 marzo 2016 0 commenti
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Franca Rame
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Franca Rame: tra inaugurazioni e polemiche

scritto da L'Interessante

Franca Rame

Il 16 Marzo, a Milano, è nato il Giardino Franca Rame. L’evento, che ha richiamato la polemica di qualche bastian contrario della politica, è avvenuto in presenza del sindaco della città, Giuliano Pisapia, il compagno dell’attrice, Dario Fò e il fondatore del M5S, Gianberto Casaleggio.

Secondo le voci del dissenso, l’inaugurazione sarebbe avvenuta oltre il parere comune che avrebbe invece, attraverso un sondaggio, prediletto le denominazioni “parco Marelli” o “Raimondo Vianello”. Una becera diatriba, dunque, che forse non dovrebbe essere oggetto delle prioritarie dichiarazioni di chi si occupa della cosa pubblica, specie in un momento come quello attuale.

L’iniziazione dell’area comunale  ha interessato alcune decine di cittadini: si tratta di 51mila metri quadri, terreno che accoglie circa 500 alberi nel quartiere Adriano, a nord della città, in una zona situata al confine con Sesto San Giovanni.

Uno spazio che si sintetizza in una sorta di teatro naturalein cui immortalare estratti di vita quotidiana, in nome di un’attrice che ha scritto ed interpretato spettacoli  sinonimi di  pensatoio per più generazioni.

Franca Rame in Lo Stupro

In difesa dei diritti umani, battaglia condivisa con l’uomo di una vita, viene ricordata per una delle performance più crude della storia teatrale degli ultimi tempi: Lo stupro.

Il 9 marzo 1973 Franca Rame fu sequestrata da cinque uomini, costretta a salire su un furgone all’interno della quale fu torturata e violentata. Franca è riuscita a raccontare la violenza subita in un monologo meravigliosamente drammatico che inserì nello spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa”. Per molto tempo, Franca raccontò di essersi ispirata ad un episodio di cronaca, non rivelando di essere stata lei stessa la vittima dello stupro.

Michela Salzillo

Franca Rame: tra inaugurazioni e polemiche was last modified: marzo 18th, 2016 by L'Interessante
18 marzo 2016 0 commenti
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Love givers
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoNotizie fuori confine

Love givers: assistenza sessuale

scritto da L'Interessante

Love givers

Si chiamano love givers o, più comunemente, accarezzatori: sono   donne e uomini, adeguatamente formati, che offrono la possibilità a persone con disabilità di esplorare il proprio corpo attraverso atti di intimità e masturbazione.

In Danimarca, Olanda ,Germania, Svezia e Svizzera, è un lavoro  legalmente riconosciuto da circa dieci anni,  libertà di cui fruiscono- là dove è possibile emigrare- anche cittadini italiani  con volontà di ricevere questo genere di assistenza, ancora un’ ostica emancipazione per il nostro Paese.

L’Italia, infatti, anche da questo punto di vista è   incastrata in un meccanismo di luoghi comuni stantii,  che spesso si basano su informazioni sbagliate e retaggi culturali poco evoluti. Il disabile per populistica opinione, è colui che se riesce a garantirsi il raggiungimento di obiettivi ordinari, quali l’istruzione o una vita sociale più o meno forbita, diventa un superdotato all’occorrenza. Nei casi meno fortunati, invece, è una sorta di beato alternativo- con la vocazione indotta da chissà chi – ad essere  sintesi fra il dono da accogliere e la condanna da compatire.

In uno scenario di questo calibro, concepire la persona con disabilità- che sia affetta da un deficit fisico o lieve ritardo cognitivo non fa differenza- opportunamente dotata  di istinto passionale è a dir poco utopico.

L’individuo con il problema è, dunque, il problema che rappresenta, pertanto non può permettersi neppure di pensarla una vita sessuale che, in quanto tale, non abbia quasi nulla a che vedere con la sfera emotiva. È proprio a seguito di  questa chiara marcatura di concetto che la figura dell’ accarezzatrice viene, talvolta, falsamente attribuita a quella di una prostituta.

 I love givers, a differenza di una squillo, nascono prima di tutto per agire in totale trasparenza e non in un regime di clandestinità. La loro formazione, di solito, dura due anni e si sviluppa al fianco di professionisti con  esperienza in ambito scientifico, compresi sessuologi e psicologi. La loro attività non si traduce nell’attuazione di rapporti completi con l’assistito; la natura degli incontri ha a che fare più  con la sensualità che con la sessualità  categoricamente definita. L’assistenza erotica sorge come una vera e propria terapia atta a fornire gli elementi necessari per imparare ad esplorare, anche autonomamente, il proprio corpo. È chiaro che molto dipende dal tipo di handicap, le persone con un deficit fisico hanno la possibilità di esprimere autonomamente le proprie esigenze, non a caso in situazioni di questo tipo, il colloquio con l’assistito occupa un ruolo fondamentale,   in realtà più complesse diviene necessario che siano i genitori a fare da tramite.

La sessualità è un argomento tabù in generale , figuriamoci quando viene associata ad un malattia ;anche per i familiari non è facile accettare la metamorfosi nel corpo dei propri figli, tuttavia in assenza di assistenti sessuali o di lucciole perbene, si trovano ad essere gli unici in grado di assecondare determinate voglie, che – volente o nolente – restano del tutto naturali.

Esistono casi in cui la situazione diventa davvero difficile da gestire: l’accumulo di istinti sessuali repressi, infatti, può portare ad atti di aggressività o particolare esibizionismo.  Purtroppo, l’atteggiamento omertoso sull’argomento rende molto difficile la decifrazione del problema che sta all’apice di cause apparentemente incomprensibili.

 Rendere un disabile sinonimo di infante per la vita è il più grosso errore che si possa fare, la legalizzazione dei love givers urge in Italia come in tutti gli altri paesi europei, per garantire una probabilità di esperienza sensoriale che permetta, anche a persone che non hanno la possibilità di viverla altrove, l’identificazione sessuale, sia essa etero od omosessuale. Sembra superfluo rimarcare che nel caso di situazioni LGBT il pregiudizio sociale sarebbe ancora più gravoso e quindi più difficile da accettare all’origine. La battaglia, partita anni fa, attraverso una petizione stanziata da un blogger affetto da distrofia muscolare, ha prodotto  l’attenzione del deputato  PD, Sergio Lo giudice, che si è concretizzato nel DDL1142 con tema: “disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità”. Il testo è stato presentato nel 2014 e ancora oggi non sono stati resi noti sviluppi in tal senso.

Del resto ,si sa, l’Italia è il paese delle priorità irrisolte.

Michela Salzillo

Love givers: assistenza sessuale was last modified: marzo 15th, 2016 by L'Interessante
15 marzo 2016 0 commenti
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