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Famiglia

Stallo
CulturaCuriositàEventiIn primo piano

Ti stallo. Prove di adozioni

scritto da L'Interessante

Stallo

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati, bentrovati dal dogfriendly.  In questi giorni ho molto pensato al mondo dei volontari e per quest’articolo mi sono ispirato a coloro che si occupano di canili e cani vaganti sul territorio, agli sforzi che compiono, alle energie che investono nella loro missione.

A volte sono davvero stremati e avrebbero bisogno di collaborazioni funzionali a supportare le dinamiche che sovente si realizzano nelle adozioni: staffette, stalli, adozioni consapevoli. Ma cosa significano davvero queste parole?

Per farlo ho chiesto una mano a Chiara Porcile istruttrice cinofila di Mondo Cane, in quel di Genova, che da anni sapientemente lavora con il mondo degli animalisti, apportando il contributo da tecnico per una più fluida adozione. Come dico spesso, consapevole.

 

Realizzare uno stallo funzionale

Grazie mille Chiara per aver accettato l’intervista. Si sente spesso, soprattutto negli appelli lanciati dai volontari, il termine stallo: ma cosa s’intende?

“Con stallo si intende una sistemazione temporanea del cane fino all’adozione definitiva all’interno di un sistema famiglia. La sistemazione temporanea può essere all’interno di un canile/rifugio oppure a casa di un privato. In quest’ultimo caso si definisce stallo casalingo. Molto spesso gli stalli vengono richiesti per cani provenienti dal sud Italia affinché possano essere spostati al Nord e avere maggiori possibilità di adozione. In situazioni meno frequenti vengono richiesti stalli casalinghi per cani che vivono in modo particolarmente stressante l’ambiente di canile”.

Quindi il cane viene trasferito in un ambiente diverso da quello dove risiede, perdendo i sui punti di riferimento, l’ambiente conosciuto- per quanto a volte angusto-, gli operatori che gli danno da mangiare: come è possibile rendere uno stallo più accogliente per il cane?

“A mio avviso perché una sistemazione possa essere realmente accogliente per il cane lo stallo dovrebbe essere casalingo. Se si decide di spostare il cane da una gabbia di canile ad un’altra che semplicemente si trova geograficamente più in alto non ci sono comunque i presupposti per l’accoglienza.

Uno stallo casalingo permette al cane di conoscere una realtà che sarà poi quella che si troverà a vivere nel momento in cui verrà adottato definitivamente.

Per quanto riguarda il come renderlo accogliente vorrei poterti dire che so la risposta. Quello che posso fare è semplicemente riportarti quello che ho imparato in questi anni ospitando tanti cani diversi a casa mia e tenendo presente ovviamente che ogni cane è poi un soggetto a se stante e che, quindi, con ognuno di loro è necessario trovare la via giusta per arrivare a capirsi reciprocamente.

In linea generale credo che una questione fondamentale sia non preoccuparsi troppo di quello che potrebbero fare dentro casa. Che poi è spesso e volentieri il contrario di quello che fanno le persone una volta che il nuovo arrivato mette zampa nella loro abitazione: farà la pipì? Sporcherà in casa? Morderà il divano? Perché non si sdraia? Proverà a salire sul letto? Piangerà di notte?

Questo crea ovviamente una certa dose di tensione di cui il cane (che normalmente si è appena fatto 12 ore di viaggio in un camion dentro ad una gabbia) risente, a volte anche in modo profondo.

Quando arriva un cane in stallo a casa io ho già messo tutto in conto. Sono sicura che sporcherà in casa, ma sono altrettanto sicura che il pavimento si possa pulire senza troppa difficoltà o ansia; sono sicura che proverà a salire sul divano, sul letto e che magari ruberà anche il cibo dal tavolo ma sono tutte cose a cui si può rimediare. In altre parole credo che il presupposto fondamentale per l’accoglienza sia dare al nuovo ospite il TEMPO per capire dove si trova, chi sono le persone e gli altri cani con cui da un momento all’altro si trova a condividere spazi e risorse e come capirle e farsi capire.

Oltre a questo quello che cerco di fare è creare per ognuno di loro uno spazio all’interno del gruppo dove possano trovare stabilità, dove possano sentirsi al sicuro e dove possano trovare le energie per ripartire. Quello che devi considerare è che quasi tutti i cani che arrivano da me hanno conosciuto la solitudine, la violenza, la mancanza di libertà e spesso sono stati recuperati con gravi problematiche di salute. Quello di cui hanno bisogno è qualcuno di cui possano fidarsi. Qualcuno che dia loro fiducia, che dia loro la possibilità di sperimentare e di provare a muoversi nel mondo e che, allo stesso tempo, sia una guida sicura. La difficoltà nel fare gli stalli sta proprio in questo: esserci sempre, per ognuno di loro, ogni volta che ne hanno bisogno perché ognuno di loro è parte del gruppo ed è importante. Credo che solo così possano trovare le risorse di cui hanno bisogno per iniziare una vita completamente nuova”.

 

Non si corre il rischio così di illudere il cane che abbia trovato una famiglia definitiva?

 

“Si. Questo è il motivo per cui ad ogni richiesta di adozione segue un percorso di inserimento all’interno della nuova famiglia della lunghezza adeguata a seconda del soggetto che ha ricevuto la richiesta.

Ritengo anche che valga la pena prendersi questo rischio se penso che spesso l’alternativa sarebbe stata il canile a vita o se penso a tutte le adozioni “dirette” che hanno avuto come conseguenza il rientro in canile del cane o, forse peggio, una vita passata nel terrore e nella paura.

Per ogni cane che tengo in stallo vengono valutate attentamente le richieste di adozione e vengono prese in considerazione solo quelle ritenute idonee per quel soggetto. Inoltre ognuno di loro impara a muoversi al guinzaglio, in libertà, a stare all’interno della casa e a vivere dei momenti di solitudine in serenità. Tutto ciò spesso è determinante per far sì che le adozioni vadano a buon fine e che poi, realmente, l’adozione possa essere definitiva.

Per quella che è stata la mia esperienza ne è sempre valsa la pena. Rimango in contatto con tantissimi adottanti e quello che vedo sono cani sereni. A me questo fa pensare che il beneficio finale sia superiore rispetto al rischio iniziale che si è preso”.

Consigli per i  futuri adottanti per mettere il cane in agio?

 

“Oltre al percorso di conoscenza a cui ho accennato in precedenza, passo tantissimo tempo a raccontare loro il più possibile su chi sia il loro cane, che cosa gli piace fare, cosa lo può disturbare o far innervosire, cosa gli può fare paura e quali sono le sue abitudini. Cerco di fare in modo che loro lo conoscano il più possibile e che il cane possa ritrovare nella nuova casa oggetti e situazioni a lui conosciute. Per quanto possibile punto sul trasmettere loro alcuni modi di fare o modi di comunicare che il cane ha imparato a comprendere e interpretare da me, in modo che ci sia una base da cui partire per costruire una loro comunicazione”.

Stallare. Dimorare in una stalla. Sostare. Passivamente, quindi. Grazie a Chiara  Porcile per averci fornito il suo punto di vista sul più funzionale- e rispettoso- so stare in famiglia.

Ti stallo. Prove di adozioni was last modified: giugno 9th, 2017 by L'Interessante
9 giugno 2017 0 commenti
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tombola
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Tombola : il gioco di Natale fra antiche tradizioni e cenni storici

scritto da L'Interessante

Tombola.

Di Michela Salzillo

 

Se il Natale fosse un vizio, probabilmente nessuno oserebbe dire che toccherebbe starci attenti. Anzi, sarebbe un peccato beatamente concesso. Nonostante i tempi moderni si facciano spesso sinonimo di disillusione e pessimismo, lo spirito natalizio è una rinuncia che sembra non volere accadere, non del tutto almeno. Che sia intesa in forma laica o religiosa, la festa dei desideri resiste, ancora oggi, fra le migliori attese dell’anno. Dalle grandi città ai piccoli borghi, ognuno con le proprie tradizioni, riscopre ogni volta quei piccoli esercizi di intimità che la ressa quotidiana tende a rimandare nei dimenticatoi. Fra quei riti irrinunciabili, a misura di semplicità, in grado di mettere d’accordo grandi e piccini, c’è sicuramente uno dei giochi da tavolo più belli di sempre: la tombola.  Per chi è nato a Napoli, ma non solo, è praticamente impossibile non aver mai fatto un lancio di fortuna al grido di ambo o terno. Nonostante abbia le stesse regole del bingo, il gioco meno nuocente della storia non intende cedere il posto a nulla che gli possa assomigliare.  Anche se è classificato per legittima attribuzione nella scaffalatura dei giochi d’azzardo, la tombola, di solito, non conosce affari loschi. E questo perché è da sempre il ludibrio delle famiglie, quelle che dopo il cenone della vigilia, con ancora il pandoro fra le mani, scostano di un centimetro la tovaglia per creare l’angolo delle scommesse buone. Solitamente, le somme che si impegnano e si vincono nelle singole partite hanno un valore prevalentemente simbolico, anzi, spesso si utilizzano premi di altra natura, molto più concilianti all’ idea di un dono natalizio. La legge vuole a gestire il gioco  un croupier d’eccezione che, sempre da regolamento, ha a disposizione un tabellone sul quale sono riportati i numeri da 1 a 90, e un bussolotto o un sacchetto riempito con pezzi numerati in modo analogo. Tale ruolo, specie nei nuclei famigliari abbondanti, viene ceduto, per gentile precedenza, ai nonni o bisnonni, motore indiscusso di gioia e ironia. È dunque il caposquadra ad effettuare l’estrazione di ciascun numero che, secondo le antiche tradizioni nostrane, va associato ad una delle immagini contenute nella smorfia napoletana, la quale, a sua volta, attribuisce ad ogni cifra uno strambo significato. Quando il numero estratto è presente su una delle schede dei giocatori, è usanza comune quello di coprirlo con ceci, lenticchie, fagioli o tubetti di pasta. È probabile, però, che molti di voi scavando nelle rimembranze della propria infanzia, associno a questo momento il profumo dei mandarini o delle arance. La buccia degli agrumi, infatti, detiene il primato fra gli strumenti più utilizzati in questo gioco, se non altro per evitare la possibilità che una lenticchia cruda possa rotolare giù dalle caselle e costringere tutti a scegliere fra due possibilità: Applicarsi con dedizione alla ripetizione di tutti i numeri già sorteggiati, fra una dissacrante imprecazione e un ‘impazienza di troppo, oppure dichiarare la partita terminata, perché tanto, soprattutto a Natale, ciò che conta è stare insieme. Ma se è vero che regole del gioco, forse, non sono una grossa novità da segnalare, chiedersi come sia nata la tombola, così come la conosciamo oggi, non è poi tanto comune.

 

 La tombola e le sue origini

Era l’anno 1734, e il re di Napoli Carlo III di Borbone era deciso a legittimare nel suo Regno il gioco del Lotto che, se fosse rimasto clandestino come fino a quel momento, avrebbe strappato ingenti entrate alle casse dello Stato. A questa volontà si opponeva fermamente il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, una diatriba, quella nata fra i due, che si dimostrò parecchio partecipata da ambe le parti in causa.

Padre Rocco, dal suo canto, sosteneva che non fosse giusto introdurre, fra le cose lecite, un diletto così ingannevole. Tale scelta, sempre secondo il suo punto di vista, avrebbe cozzato con i valori religiosi a cui l’ intero regno era sempre stato devoto. Il re, forse per una sottile e astuta strategia, la mise sul piano del “meno peggio”, asserendo che il lotto, se giocato di nascosto, sarebbe stato più pericoloso per le tasche dei sudditi, uniche vere vittime di tale negligenza. In questo modo riuscì a conquistare consenso, ad un patto però, che il gioco, almeno nella settimana delle festività del Natale, fosse stato sospeso. In quei giorni,  dunque, non avrebbe dovuto esserci alcuna distrazione dai riti religiosi. Ma, visto che da sempre ogni divieto genera la voglia di trasgredirli, il popolo non ci impiegò molto a formulare una personale alternativa alla regola. I novanta numeri del lotto furono messi in ‘panarielli’ di vimini e, per divertirsi in attesa della mezzanotte, ciascuno provvide a disegnare numeri sulle cartelle. Fu così che l’ ingegnoso estro  popolare riuscì a trasformare un gioco pubblico in un divertimento familiare. Il nome di tombola venne fatto provenire dalla forma cilindrica che ha il  numero impresso nel legno, o forse dal capitombolo che fa lo stesso numero estratto, quando dal  panariello cade sul tavolo. Ad ognuno dei novanta numeri della tombola fu attribuito un simbolo diverso da regione a regione. I significati della tombola napoletana sono quasi tutti allusivi, alcuni anche piuttosto scurrili. Stando a queste verità,dunque, potremmo addirittura azzardare una smentita. Più che dal bingo, la tombola sembra essere stata partorita dalla fantasia audace dei napoletani.

Tombola : il gioco di Natale fra antiche tradizioni e cenni storici was last modified: dicembre 13th, 2016 by L'Interessante
13 dicembre 2016 0 commenti
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cani
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Il Dog Friendly: storie di cani cortesi. Intervista a Chiara Cortese

scritto da L'Interessante

cani

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati oggi vi porto nella calda Sicilia, dove ad aspettarci c’è Chiara Cortese- istruttore ed educatore cinofilo. Ci accoglie in terrazza, di fronte al mare, in compagnia del suo branco.

L’abbiamo raggiunta per capirne di più della convivenza di cani in branco, gestiti da un animale non umano- Chiara per l’appunto.

Siamo qui con Lei in presenza di alcuni suoi cani; come Le è nata l’ idea o il desiderio di condividere la sua vita con loro?

“Non è stato nulla di deciso in modo preventivo , mi ci sono trovata nel corso degli anni. Vivo in una parte della penisola dove purtroppo i cani randagi sono davvero tanti. Il tutto ebbe inizio nel 1996 quando mi offersi volontaria per allevare una cucciolata di 4 cani neonati trovati nel contenitore dell’immondizia, ai tempi convivevo con  Freddy- un incrocio di breton- e Zara, una dobermann e mi ritrovai a quota 6 cani”.

  • Quali sono state le maggiori difficoltà a cui é andata incontro nel gestire un gruppo di cani?

“All’inizio le difficoltà maggiori erano quelle legate alla pacifica convivenza con il vicinato che poco tollerava la nostra presenza , per preconcetti,  scarsa conoscenza e anche per un disagio che i nuovi arrivati esprimevano quando mi allontanavo con abbai molto profondi. Solo successivamente ho scoperto essere ansia da abbandono;  ma eravamo nel lontanissimo 1996”.

  • A volte imponiamo la convivenza tra cani senza domandarci se veramente  vogliono condividere il loro spazio, tempo e risorse con altri soggetti. Quali sono gli errori che assolutamente bisogna evitare per evitare conflitti o il degenerarsi di alcune situazioni?

“Non esiste una regola unica, di sicuro è importante avere ben presente che convivere, come nel mio caso, con un numero alto di cani che tengo a precisare non si sono scelti ma hanno saputo adattarsi ad una convivenza imposta- situazione che da tecnico noto nella stragrande maggioranza dei cani conviventi-, vuol dire vivere in una sistema dinamico in continuo mutamento e riorganizzazione . Bisogna stare attenti a cogliere i primi segni interni al gruppo di eventuali crisi e fare in modo che i conflitti  siano tenuti sotto un livello di stress più basso possibile . Di sicuro quello che ho imparato è che  quando avviene qualcosa che sfugge alla nostra idea di convivenza, più che pensare a forme punitive di controllo, è opportuno domandarsi il perché di certe espressioni , non fermarsi al comportamento ma risalire all’intenzione che ha fatto esprimere quel comportamento” .

  • Effettivamente non sempre ci domandiamo il perché di alcuni comportamenti. Andiamo direttamente sulla gestione o sulla punizione, pensando sia la scelta più funzionale. Cosa ne pensa invece di alcuni luoghi comuni circa i cani aggressivi?

“I luoghi comuni purtroppo sono fonti del non sapere che forniscono  risposte immediate e risolutive . Non credo esistano cani aggressivi di per sé , ma cani che esprimono un forte disagio attraverso un canale che è quello del comportamento aggressivo . Quando adottai Zara , la dobermann , per tutto il tempo della nostra magnifica convivenza ho incontrato numerose persone che mi raccomandavano di stare attenta alla sua improvvisa pazzia che sarebbe avvenuta- come luogo comune insegna- a 7 anni . Nei casi in cui si insinua un dubbio che non riusciamo a chiarire è sempre buona cosa ascoltare il parere di istruttore cinofilo e di  un medico veterinario esperto in comportamento per la diagnosi” .

  • E’ quindi possibile la convivenza pacifica e serena anche fra più cani non parenti?

“Dipende; dipende dalla volontà del cane di voler trascorrere i suoi anni in compagnia di altri cani anche non parenti , oppure desiderare di essere figlio unico. Questo aspetto lo curo molto con i miei clienti che mi informano di voler adottare un nuovo cane, chiedo loro di valutare anche il desiderio del cane di famiglia; è importate che ci sia il piacere di tutti nel vivere insieme.  Nel mio caso direi che son stata particolarmente fortunata, vivo con 3 gruppi familiari tutti allevati da me , 8 cani senza fratelli e 8 gatti, i vari gruppi si sono presi cura a loro volta dei nuovi ingressi con l’accudimento che solo un cane può  dare ad un altro cane nei suoi primi giorni di vita. Siamo  un bel gruppo, anche noi con i nostri momenti di tensione , ma siamo un bel gruppo. Il gruppo dei cani Cortesi”.

Grazie mille alla collega per la sua disponibilità e per avermi fatto conoscere il suo gruppo.

Parlare di cani, con cani, con un tramonto palermitano che illumina le serate dicembrine, rende tutto più magico.

L’uomo non è un’isola. È portato ad appagare il suo bisogno sociale, e in questo i cani sono degli ottimi maestri.

Bisogna però evitare di tirare la corda. Non mi stancherò mai di dire che agire in prevenzione è più utile che risolvere un conflitto già innescato.

Il Dog Friendly: storie di cani cortesi. Intervista a Chiara Cortese was last modified: dicembre 8th, 2016 by L'Interessante
8 dicembre 2016 0 commenti
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Il cane di cristallo
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Cani e neonati: alla famiglia il compito della tutela. Il Dog Friendly: capitolo 7.

scritto da L'Interessante

cani

Cari lettori interessati oggi parliamo di un tema assai gioioso: l’arrivo di un nuovo cucciolo umano in una famiglia in cui sono presenti dei cani

E per evitare luoghi comuni ed indicazioni inappropriate lo abbiamo fatto raggiungendo ad Afragola – Parco Commerciale “Le porte di Napoli”, la Dott.ssa Saldamarco, Medico veterinario master in medicina comportamentale che prenderà parte all’ evento “Un amico a quattro zampe” in programma oggi alle ore 17,30.

Infatti in occasione di Mamme in prima fila- eventi programmati in primavera nei megastore Prénatal su tutto il territorio nazionale-  Networkdacani e il  Centro Studi Prénatal ripropongono per il terzo anno consecutivo, gli incontri “Un amico a quattro zampe”.

Gli incontri, patrocinati da ANMVI(Associazione Nazionale Medici Veterinari), in collaborazione con Adaptil e Feliway, sono  condotti dai Medici Veterinari esperti in Comportamento Animale di  SISCA (Società Italiana Scienze del Comportamento Animale) con l’obiettivo di essere vicini alle famiglie per rendere serena la crescita in convivenza.

Dott.ssa  Saldamarco è possibile agire già durante l’ attesa del  bambino? C’è qualcosa che possiamo consigliare alle mamme in gravidanza per preparare il cane all’arrivo del neonato?

Assolutamente sì!
E’ molto importante coinvolgere il cane durante tutti i preparativi e fare in modo che possa gradualmente abituarsi ai cambiamenti ed anche ai nuovi oggetti che saranno presenti in casa (carrozzina, passeggino ecc).Coinvolgerlo chiamandolo durante l’allestimento della stanza del bimbo lo aiuterà a capire che in quella stanza si accede insieme. Questo è molto utile in quanto, se quella stanza gli era concessa fino a poco tempo prima, il cane non capirà il motivo del diniego improvviso. Inoltre così  si  abbassa la curiosità nei confronti della stanza “proibita”.  Durante la gravidanza il cane avverte tutti i cambiamenti fisici, ormonali della futura mamma. Per cui concedersi dei momenti insieme, magari sul divano, accarezzando il pancione e parlando dolcemente al cane, favorirà un clima di serenità ed emozioni positive.

In questi mesi è possibile inserire un oggetto in casa che ci sarà sicuramente d’aiuto anche dopo la nascita e quando il bimbo inizierà a gattonare: il cancelletto.
La sua utilità riguarda diversi aspetti. Può essere usato per delimitare una stanza in cui il cane ha tutte le sue cose (cuccia, giochi, copertina, ciotole ecc.) in modo che lui possa andare a rilassarsi nel suo spazio senza essere disturbato, ma senza essere isolato dal resto della famiglia; un cancelletto a differenza di una porta chiusa permette l’interazione con il cane, anche solo visiva.

Come si può gestire il momento delle “presentazioni”?

Quando possibile è preferibile che il primo incontro avvenga fuori casa. Ci si può recare con il cane a prendere mamma e neonato all’esterno della clinica oppure, quando questo non è possibile, l’incontro può avvenire nei pressi dell’abitazione. In questo modo, mentre il papà si occuperà del bimbo, la mamma potrà salutare il cane con tutta tranquillità. Laddove possibile, fare una breve passeggiata tutti insieme che permetterà al  cane  di gestire secondo i propri tempi la conoscenza del nuovo arrivato.
Molto importante che il clima sia tranquillo, per cui evitare di usare toni di voce alti o di fare movimenti bruschi, sollevando o sottraendo improvvisamente il neonato.
Inizialmente, se il cane è irruente o la mamma particolarmente preoccupata, si può utilizzare il cancelletto per permettere al cane di annusare ed esplorare il piccolo in maggiore sicurezza. In questo modo l’interposizione del cancelletto darà maggiore tranquillità ad entrambi.

Se il  cane finora è stato “figlio unico”  è possibile che diventi geloso?

In questa fase è importante non far mancare le attenzioni al cane poiché l’isolamento sociale per lui sarebbe una fonte di stress molto forte.

A questo scopo possiamo chiamarlo per coinvolgerlo mentre la mamma svolge le attività che riguardano il bambino. Magari fornirgli un ossetto o qualcosa da masticare mentre la mamma allatta o cambia il bimbo.
Se parenti ed amici, nel momento del loro ingresso in casa, hanno sempre avuto l’abitudine di salutare il cane, lasciare invariato questo rituale. Quindi salutare il cane prima di recarsi dal bambino in modo da farlo sentire parte integrante del gruppo
. In questo è fondamentale la collaborazione di tutto il gruppo famiglia e degli amici.

Di cosa devono preoccuparsi le mamme durante la crescita del bambino?

Il ruolo dei genitori è fondamentale nel guidare la nuova relazione che sta nascendo fra il bimbo ed il cane.
E’ risaputo che i bambini “imitano” tutto ciò che vedono, per cui dovranno avere un buon esempio di interazione con il cane.
Molto importante iniziare sin da subito a non focalizzare tutta l’attenzione del bimbo sul cane- come se fosse un suo gioco- , ma insegnargli  che quando il cane sta mangiando non va disturbato, oppure che mentre dorme non è bene andare a toccarlo nella cuccia.

Le interazioni fra cane e bimbo dovranno sempre essere sorvegliate e non lasciate a se stesse. Questa è una relazione che sta nascendo ed in quanto tale va indirizzata in modo che il cane ed il bambino possano creare un loro linguaggio condiviso e che non ci siano equivoci comunicativi e spiacevoli incidenti.

Grazie mille Dott.ssa Saldamarco per le preziose indicazioni.

La presenza di un amico a quattro zampe in casa rappresenta uno stimolo importante per la crescita dei bambini ed è importante che la relazione venga costruita con cura e tutela per i soggetti più sensibili- cane e bambino. Le indicazioni fornite sono sicuramente un valido aiuto quando si parla di cani non affetti da patologie del comportamento,  ma va precisato che ci sono molte variabili di cui tener conto in quanto in ogni famiglia si instaurano delle dinamiche differenti, cosi come ogni cane ha una sua storia ed una sua personalità.

Come sempre, il mio consiglio è di agire in prevenzione, consultando con un medico veterinario esperto in comportamento che possa dare dei consigli su misura in base alle caratteristiche proprie della famiglia in questione.

Per questo nuovo viaggio, che vivranno le fortunate famiglie con cani e bambini, non mi resta che augurare le parole di Buzz Lightyear da Toys’ Story:  “Verso l’infinito e oltre!”

Luigi Sacchettino

Cani e neonati: alla famiglia il compito della tutela. Il Dog Friendly: capitolo 7. was last modified: maggio 26th, 2016 by L'Interessante
26 maggio 2016 0 commenti
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