Babbo Natale
di Antonio Andolfi
Uno studio scientifico smonta la credenza diffusa secondo cui a essere premiato è il comportamento
Non è vero che Babbo Natale porta i regali ai bambini buoni. Secondo una ricerca condotta nel Regno Unito, il comportamento non c’entra affatto, ma altre variabili hanno un ruolo importante nel determinare la frequenza delle visite. Lo studio è pubblicato sul numero natalizio della rivista British Medical Journal che ogni anno ospita ricerche condotte con rigore e precisione scientifici, ma i cui argomenti sono decisamente strani e divertenti. Come in questo caso.
L’esistenza di Babbo Natale, naturalmente, non è in discussione: gli avvistamenti da parte di adulti e bambini sono infatti numerosi e ritenuti sufficienti. I ricercatori hanno invece messo alla prova il criterio che Babbo Natale segue nel distribuire i doni, verificando se la sua presenza negli ospedali è legata alla percentuale di “bambini buoni” registrati nei rispettivi reparti di pediatria.
La “bontà media” dei piccoli pazienti è stata ricavata dal tasso di criminalità minorile registrato nell’area attorno all’ospedale e dall’assenteismo nelle scuole. È stata inoltre considerata la distanza dal Polo Nord (perché Babbo Natale potrebbe preferire habitat più adatti alle sue renne) e le condizioni socioeconomiche delle zone analizzate, dedotte da parametri come il reddito medio, il livello di disoccupazione e così via. La presenza di Babbo Natale è stata verificata in 186 ospedali del regno Unito, chiedendo ai medici e agli infermieri di turno se il personaggio sia passato il 25 dicembre 2015.
Babbo Natale. Per contratto o per il whisky
I risultati sono molto netti: «Non ci sono prove che Babbo Natale preferisca i bambini buoni» si legge nello studio. La frequenza delle visite, infatti, non era legata né al tasso di criminalità né all’assenteismo scolastico.
A contare, invece sono le condizioni socioeconomiche: Babbo Natale, infatti, preferisce i bambini ricchi, mentre visita meno spesso quelli ricoverati in ospedali che si trovano in zone disagiate.
Per i ricercatori, ci sono due possibili spiegazioni. La più probabile è che Babbo Natale abbia un contratto che lo obbliga a rispettare lo status quo: ovvero, a dare di più ai ricchi e meno ai poveri, per non turbare l’ordine sociale.
La seconda è che nei reparti ospedalieri delle zone più agiate il whisky e i dolcetti lasciati per lui dai bambini siano migliori. Fortunatamente, comunque, dove Babbo Natale non arriva, altri personaggi vanno a tappare il buco, svolgendo uno splendido lavoro.
I più attivi sono, nell’ordine: gli elfi, i clown, i calciatori, Elsa di Frozen e i vigili del fuoco.
«Sorprendentemente, invece, non è stata trovata nessuna relazione fra la frequenza delle visite e la distanza dal Polo Nord» scrivono i ricercatori; «mentre la presenza quasi simultanea di Babbo Natale in molti luoghi conferma che il tempo e lo spazio non rappresentano per lui un limite, e che Babbo Natale è perfettamente in grado di distribuire doni in tutto il mondo nell’arco di 24 ore».