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benevento

Tufacea
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

TUFACEA: la notte bianca della cultura

scritto da L'Interessante

Tufacea

Di Carmen Giaquinto

Tufacea. Un appuntamento imperdibile in quel di Sant’Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, già bandiera arancione del Touring Club Italiano

Alla sua seconda edizione, con uno slogan nuovo e più attraente, riprende vita la notte bianca della cultura; un nuovo modo di vedere il borgo sannita. Un salto indietro nel tempo, alla riscoperta di uno dei centri storici più belli d’Italia. Per un’intera notte, la cittadina si è animata e ha pulsato di vita nuova; si è percepita l’essenza stessa di un luogo incantato, tra storia, tradizioni, arte, cultura, enogastronomia e natura.

La manifestazione, aderente alle Giornate Europee del Patrimonio, è partita alle 19:00 del 24 settembre con una imperdibile novità: la caccia al tesoro.  Una intrigante sfida che ha appassionato qualsiasi visitatore e compaesano, alla ricerca di oggetti, rebus, particolari e tante sorprese.  E’ stato possibile ammirare il patrimonio storico-artistico attraverso una serie di visite guidate, completamente gratuite: gli appassionati ed i curiosi hanno avuto la possibilità di addentrarsi nel cuore di Sant’Agata, tra mostre, musei, chiese, palazzi aperti tutta la notte.  La due giorni si è articolata in sei sezioni, divise per tematiche:

  • La città aperta
  • I sotterranei
  • Le mostre
  • Il percorso natura
  • Street art night
  • Percorsi enogastronomici

In tutti i siti, le visite guidate sono state effettuate ad orari prestabiliti; imperdibile il Castello Ducale, col meraviglioso salone, affrescato, per volontà di Carlo I Carafa, duca di Maddaloni, sotto la direzione del pittore Tommaso Giaquinto. Il Castello è posto lungo le mura che un tempo segnavano l’accesso principale alla città. Non solo storia, anche fede. È, infatti, aperto, per l’occasione, lo storico Palazzo Vescovile, in piazza Umberto I, dove si custodiscono oggetti che celebrano Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, vescovo della città, tra i quali, la sedia che il santo utilizzava per l’udienza, alcuni trattati ed i testi dei processi di beatificazione e canonizzazione.

In via eccezionale,è stato  aperto il costone tufaceo su cui si erge il borgo cittadino. Attraverso le scalette dal Ponte Grande del Martorano, i visitatori hanno, finalmente, constatato la conformazione delle fondamenta della città. Scavate nel tufo sono anche numerose grotte e cantine (come quella di Mustilli e dell’Antico Borgo) che si sviluppano nel centro storico con una serie di gallerie, cunicoli, ambienti e passaggi, costituendo una vera e propria città sotterranea.

Tra le mostre in programma la già rinomata “Stirpe dei draghi” che vede protagonista il cratere a figure rosse di Assteas, raffigurante Cadmo che uccide il drago e la mostra fotografica di Angelo Marra, situata nel Chiostro di San Francesco. Aperta anche domani, “Hilmaré in mostra” è dedicata all’attività teatrale dell’Associazione Culturale Hilmaré di Sant’Agata De’ Goti, fondata dall’attrice e regista Hilde Renzi.

Il borgo è rimasto sveglio e vibrante per tutta la notte, pronto ad accogliere l’inedito percorso naturalistico dedicato all’acqua che si è tenuto nella mattinata di Domenica. Partendo da Piazza Trieste, varcando la Porta di San Marco, si è giunti ai lavatoi di Reullo, al Ponte Vigiano fino alla scoperta della Ferriera, aperta al pubblico per la prima volta. Splendido esempio di architettura industriale, la Ferriera nasce addirittura come industria di lavorazione del ferro sotto Ferdinando IV di Borbone e convertita successivamente in azienda di produzione elettrica per poi essere trasformata in un mulino. E non solo… tra artisti di strada, performers e fiaccolate, Sant’Agata si è trasformata in luogo suggestivo, quasi fatato e Tufacea è diventato un appuntamento da non perdere!

TUFACEA: la notte bianca della cultura was last modified: settembre 26th, 2016 by L'Interessante
26 settembre 2016 0 commenti
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San Salvatore Telesino
CronacaIn primo pianoParliamone

San Salvatore Telesino: tra mistero e terrore. Le novità del caso

scritto da L'Interessante

San Salvatore Telesino

Continua ad essere avvolta dal mistero la storia della piccola Maria Ungureanu, nove anni, di nazionalità rumena, trovata senza vita nella piscina di un ristorante a San Salvatore Telesino il venti giugno scorso

Tante le piste da seguire e le ipotesi già effettuate per il dramma che ha investito una famiglia da poco riunita. Il padre, manutentore al Parco del Grassano, era immigrato in Italia dieci anni fa e solo nel duemilaquattordici lo hanno raggiunto sua moglie e la loro unica figlia. “Brava gente”, secondo le voci del paese. Ed anche credente. La piccola Maria è stata vista l’ultima volta proprio nei pressi della chiesa di Santa Maria dell’Assunta dove si era appena celebrata la funzione in occasione della festa di Sant’Anselmo. Erano le 19.40 circa, quando la bellissima bambina che ad agosto avrebbe compiuto dieci anni, ha lasciato il luogo di culto, incamminandosi lungo la strada stretta che porta proprio al Casale San Manco, l’ultimo posto che Maria ha visitato. Il perimetro del locale, delimitato da un muro e da una rete di recinsione, corre, da un lato parallelamente alla piazza dedicata al sindaco Pacelli. Quella sera era affollata da alcune giostre e disturbata dalla pioggia. Tempo meteorologico così avverso da far saltare la processione ma non l’esibizione di alcuni cantanti. E così, mentre tutti si divertivano, brindando all’inizio di un’estate promettente, Maria veniva risucchiata dalle tenebre del mistero, spogliata dei suoi abiti ed annegata in piscina. La piccola di casa che amministrava la messa domenicale aveva, però, un segreto più grande di lei da tenere per sempre con sé, come una ferita che non si rimarginerà mai: il medico legale Monica Fonzo ha, infatti, accertato ripetute violenze fisiche che si sarebbero consumate in un passato non tanto remoto. Un esito che lascia solo immaginare l’aberrante notte passata da Maria, l’ultima della sua vita. Magari difendendosi da un’ulteriore violenza. Magari scappando. Sebbene sia ancora da capire la dinamica della morte, gli inquirenti hanno mosso i primi passi interrogando il ventunenne Daniel, anch’egli di nazionalità rumena, che da subito ha affermato di aver visto Maria quella sera e di averle offerto un passaggio in direzione Telese Terme dove la aspettava una sua amichetta ma non sarebbe riuscito a raggiungere la città termale per la presenza di una serie di divieti legati ad una manifestazione podistica. Avrebbe, quindi, lasciato la bambina nei pressi della chiesa dove, peraltro, c’erano anche altre ragazzine. Questo quanto dichiarato dal legale di Daniel, l’avvocato Giuseppe Maturo. Unico iscritto nel registro degli indagati dal Procuratore reggente Giovanni Conzo e dal sostituto Maria Scamarcio, Daniel è stato tenuto sotto torchio per ore, avvalendosi di un alibi infallibile: il tempo. Dopo aver lasciato Maria vicino alla chiesa, infatti, avrebbe raggiunto alcuni amici ed il fratello a Castelvenere per poi effettuare un lungo giro tra Massa di Faicchio ed il lago di Telese. Erano le due del mattino quando è rientrato a casa; a quell’ora Maria era già morta da tempo.

Di pochi giorni fa è la notizia della comparsa di un testimone chiave che avrebbe visto la piccola poco prima della sua uccisione in compagnia di due ragazzi. Lavoravano con i giostrai, anch’essi rumeni e sfuggiti agli accertamenti dei carabinieri perché lavoratori “in nero” e, quindi, non censiti dal gruppo dei giostrai. Fuggiti anche dal paese, il giorno dopo la scomparsa di Maria. Questa testimonianza ha suscitato qualche dubbio da parte del padre della bambina dalla pelle chiara ed i capelli biondissimi, il quale afferma, in una recente intervista alla trasmissione Chi l’ha visto?, di aver notato distrattamente che, la sera prima, sempre in occasione della festa, Maria possedeva due gettoni per le giostre, non da lui acquistati. E se fossero stati regalati a Maria proprio da quei due giostrai in nero? Ipotesi non di certo accreditate ma che celano brividi di terrore. La tensione in città cresce: alcuni cittadini, infatti, temono che l’orco si possa nascondere proprio nella comunità. E così, mentre San Salvatore Telesino si mobilita con una fiaccolata in memoria, le indagini proseguono senza fretta e tra silenzi assordanti. Possibile che nessuno abbia visto nulla? Nemmeno il furgone bianco parcheggiato proprio davanti al residence e poi scomparso? Fortissima l’emozione che la terribile vicenda ha suscitato. Ha scosso le coscienze assopite dall’idea che da queste parti certe cose non potessero mai accadere. Un’ondata emotiva senza precedenti ha investito un’opinione pubblica che ora attende col fiato sospeso di capire. Comprendere se si sia trattato di un caso isolato, di una violenza finita male, di un gioco sfociato in tragedia o di qualcosa di più orrendo. Si teme il peggio e l’ansia aumenta. Quando si parla di piccoli paesi si è sempre concordi nel constatare la tranquillità che pervade strade di campagna o centri storici dal sapor medievale. Ed è proprio un dramma isolato a suscitare la rabbia collettiva che non passa inosservata e che può coadiuvare l’operazione dei professionisti. Nulla è più forte di un paese che si coalizza contro il femminicidio, contro la pedofilia, contro l’omicidio, contro la mancanza di rispetto verso il genere umano. Come è successo a San Salvatore Telesino.

Carmen Giaquinto

San Salvatore Telesino: tra mistero e terrore. Le novità del caso was last modified: luglio 11th, 2016 by L'Interessante
11 luglio 2016 0 commenti
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Casal Di Gioia
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoIndovina dove andiamo a cena

Casal Di Gioia: quando la qualità incontra l’esperienza

scritto da Roberta Magliocca

Casal Di Gioia

“Il cibo trova sempre coloro che amano cucinare” esclamava Gusteau, il simpaticissimo topolino del film d’animazione Ratatouille.

Sarà che, a mio parere, i cartoni animati sono portatori sempre di semplicissime e, al tempo stesso, grandi verità, ma nel ristorante Casal Di Gioia, immerso nel fantastico verde di Amorosi, in provincia di Benevento, il cibo ha davvero incontrato colui che lo ama, lo Chef Giuseppe di Gioia, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti per il suo splendido lavoro

Lavoro a cui dedica gran parte della sua vita così come la moglie e le tre figlie che studiano affinchè questo ristorante e i valori e le tradizioni (che sono l’ingrediente principale dei piatti che propone) possano durare nel tempo e confermare la qualità che oggi vanta nel beneventano. Il menù è vario e pronto a soddisfare tutti i palati, dai più a raffinati e ricercanti sapori particolari, a quelli più giovani e alla buona. Dal tartufo ai fantastici e immensi panini, esteticamente vicini a quelli dei fast-food americani, ma dai sapori sempre genuini e legati a questa fantastica terra che è il Sud Italia. Nonostante una cucina così ricercata e mai banale, Casal Di Gioia non si dimentica di chi, alcuni alimenti, non può mangiarli, vuoi per problemi fisici o per idee etiche. Ecco che i celiaci e i vegetariani, che di solito trovano non poche restrizioni in pub e ristoranti, qui vengono coccolati esattamente come tutti gli altri. Sul sito del ristorante si legge: “Un ristorante nato da un vecchio casale del ‘900, da un pizzico di speranza e tanta voglia di realizzare quel sogno nel cassetto che ognuno di noi ha. Situato alle porte di Amorosi, paesino che il tempo non ha cambiato, dai sapori sani e genuini e a pochi passi dal fiume Calore, il casale si affaccia su di una ricca pianura ricca di verde e di sole. L’amore per la cucina sana e l’uso di prodotti genuini, danno vita a piatti di assoluta genuinità e pregio, conservando e valorizzando le tradizioni che ci appartengono.”  E, dopo aver assaggiato i fantastici piatti di Giuseppe di Gioia, aiutato dalla mano preziosa della bravissima e competente Elena Mancino, sottoscrivo appieno quanto scritto sopra. Ma se non credete a ciò che diciamo, vi fiderete certo degli avventori che da anni frequentano Casal Di Gioia: “Che dire, era un po’ che mancavo ma tornarci mi ha fatto rivivere la qualità della cucina che da sempre contraddistingue il ristorante” e ancora “Trovare un tesoro quando non lo si cerca”  e poi “C’è un’accoglienza familiare, ma anche particolarmente elegante. Si mangia meravigliosamente e Giuseppe, il cuoco, è sempre molto contento quando riceve i complimenti, ogni volta sembra sorpreso ed emozionato. Pochissimi tavoli ed un servizio eccellente.”  E così potrei continuare all’ infinito, perché i clienti soddisfatti e innamorati di questo posto e della sua cucina sono veramente innumerevoli, difficile, quasi impossibile, contare. Che dire oltre…

… andate e innamoratevi!

Roberta Magliocca

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Casal Di Gioia: quando la qualità incontra l’esperienza was last modified: maggio 4th, 2016 by Roberta Magliocca
4 maggio 2016 0 commenti
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Evoè
CulturaEventiIn primo pianoMusica

Gli Evoè Musica Popolare riscaldano Cerreto Sannita

scritto da Roberta Magliocca

<<Più che il concerto del Primo Maggio, sembra il concerto del Primo Gennaio!>>, così ha esordito, poco prima di cominciare a suonare, il fisarmonicista degli Evoè – Musica Popolare Paolo Tommaselli

Ed  effettivamente quella di ieri è stata una serata fredda, piuttosto insolita per essere la prima Domenica di Maggio. Ma sembra proprio che a Cerreto Sannita, un paesino in provincia di Benevento, ci siano abbastanza abituati alle temperature rigide. Sciarpe e giacche pesanti l’hanno fatta un po’ da padrona, dunque, ma solo fino alle primissime note suonate dal gruppo di musica popolare Evoè. 

Sono bastati solo un paio di loro pezzi per far scatenare la gente che era in piazza in pizziche, tammurriate e tarantelle, danze appartenenti alla cultura popolare del Sud Italia.

Sonorità calde ed energiche quelle degli Evoè: le tammorre e i tamburelli suonati da Ennio Di Maio hanno il colpo chiaro e deciso delle radici di un popolo che ha nella sua storia tragedia e meraviglia. Le corde di una chitarra suonata dalle mani di Mauro Tamburrini, mani plasmate da anni ed anni di studio e che pure si lasciano travolgere da una musica che ha più anima che spartiti. La voce di Sara Iannucci che con abilità e perfezione riesce a giocare tra dolcezza e sensuale aggressività, cantastorie di un mondo che fu. In una passione delle più tradizionali, di quelle tramandate da nonno a nipote, si inquadra la fisarmonica di Paolo Tommaselli che mai si è reso separabile dalla musica popolare. In compagnia del suo violino fin dall’età di 10 anni, Luigi Paciello ne ha fatta di strada musicale prima di approdare agli Evoè, rendendo la loro musica estremamente affascinante. Ma gli Evoè non sarebbero quello che sono senza l’eleganza, la leggerezza e l’incanto della ballerina Chiara Rapuano, che rende visivamente la magia della musica popolare.

Una tradizione non fine a se stessa quella degli Evoè, sempre impegnati nella continua ricerca di nuove sonorità per riportare in auge la storia di uno dei Sud più belli del mondo e raccontarlo attraverso una musica sempre esistita, innovandola e arricchendola di originalità e passione, affinchè anche i più giovani possano sentire vivo il legame con la propria terra.

Per restare sempre aggiornato sui concerti degli Evoè – Musica Popolare, clicca qui.

Roberta Magliocca 

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Gli Evoè Musica Popolare riscaldano Cerreto Sannita was last modified: maggio 2nd, 2016 by Roberta Magliocca
2 maggio 2016 0 commenti
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Benevento
CalcioIn primo pianoSport

Benevento in B: grande festa!

scritto da Roberta Magliocca

Benevento

Benevento. I festeggiamenti si sono prolungati fino a notte fonda

Diciamocelo, la promozione in serie b il Benevento ce l’aveva già in tasca. Ma un po’ per scaramanzia, un po’ per ufficialità si è aspettato il fischio finale dell’arbitro.

E quel fischio è arrivato. Ed è esplosa la felicità ed i festeggiamenti. La città si è tinta di giallorosso.

La società ha conquistato la serie b con una giornata di anticipo e con tanti anni di ritardo. Ed è proprio “scusate il ritardo” che c’era scritto sulle maglie dei calciatori, maglie che hanno sfoggiato a fine partita quando – pacificamente – i tifosi hanno invaso il campo.

Per la prima volta in b, sui muri di tutta la città si leggeva “B – Benvenuta!”

Roberta Magliocca

Benevento in B: grande festa! was last modified: maggio 1st, 2016 by Roberta Magliocca
1 maggio 2016 0 commenti
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play off
CalcioIn primo piano

CON IL PARI A MESSINA LA CASERTANA VEDE I PLAY OFF. MA LA PROCURA FEDERALE POTREBBE CAMBIARE IL RESPONSO DEL CAMPO

scritto da Walter Magliocca

play off

Per i play off bisognerà attendere l’ultima giornata

La Casertana ha conquistato un prezioso punto in chiave play off in terra siciliana (1 a 1 al 90’), ma è stata aiutata dal concomitante pari del Cosenza ad Andria.

Ora tutto si deciderà all’ultima giornata. Necessaria l’intera posta in palio nello scontro casalingo con la Paganese. Potrebbe bastare anche un pari, ma si dovrebbero attendere anche i risultati provenienti dagli altri campi e non solo nel girone C. Accedere alla fase promozione come quarta potrebbe significare incontrare il Foggia, forse la più accreditata insieme a Lecce e Alessandria per il salto di categoria per la porta di servizio.

Intanto, il Benevento ha raggiunto la cadetteria matematicamente con la netta vittoria ai danni dei salentini con il punteggio di tre a zero.

Ancora indagini su Casertana e Benevento

Ma da voci ben accreditate si apprende che il risultato del campo potrebbe essere stravolto dalla giustizia sportiva. Infatti la procura federale sta procedendo con le indagini relative alla gara Benevento – Casertana ed alla posizione del maggiore azionista rossoblù, Lombardi.

Naturalmente il responso non si avrà in tempi brevi. La partita si gioca su due fronti, campo e giustizia. L’estate si preannuncia caldissima. Teramo docet.

CON IL PARI A MESSINA LA CASERTANA VEDE I PLAY OFF. MA LA PROCURA FEDERALE POTREBBE CAMBIARE IL RESPONSO DEL CAMPO was last modified: aprile 30th, 2016 by Walter Magliocca
30 aprile 2016 0 commenti
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San Lupo
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

San Lupo: terra di streghe e janare

scritto da Roberta Magliocca

In provincia di Benevento può capitare di imbattersi in un paesino che ha il nome tanto insolito, quanto di buon augurio. Si tratta di San Lupo

Tale nome, molto probabilmente, trae origine dal vescovo francese San Lupo di Troyes, in quanto proprietario dell’antico monastero dei Santi Lupolo e Zosimo.

Storia. Prima feudo demaniale sotto i normanni, passò nuovamente al monastero dei Santi Lupolo e Zosimo grazie agli Svevi. Passò poi al Capitolo Metropolitano di Benevento, sotto la giurisdizione episcopale di un Vicario Capitolare. Successivamente divenne possedimento dei Caracciolo e, nel 1506, della famiglia Carafa che lo tenne fino alla abolizione della feudalità avvenuta nel 1806. Fu nella provincia di Principato Ultra fino al 1811. Un terremoto, datato 5 giugno 1688, distrusse il paese. In poco tempo venne ricostruito. Proclamato comune del Molise, divenne nel 1861 parte del mandamento di Pontelandolfo nel circondario di Cerreto nella Provincia di Benevento.

Da vedere. Il centro storico è caratterizzato da stretti vicoli, abbelliti da archi e pontili. Di notevole interesse sono i portali in pietra di alcune architetture civili, realizzati da scalpellini locali. Da non perdere la visita della Chiesa di San Giovanni Battista, chiesa maggiore del paese. L’interno reca la statua a mezzo di busto di San Lupo, realizzata dallo scultore Giacomo Colombo nel 1708. Il campanile è sormontato da un cupolino con embrici maiolicati gialli e verdi.

Bella ed elegante, la Fontana Sant’Angelo è stata realizzata nel 1614 in pietra locale, dotata di tre getti d’acqua intervallati da mascheroni e da una figura femminile. Nel frontone della fontana sono siti due stemmi e delle scritte in latino che invitano i pellegrini a dissetarsi. La fontana è posta nel luogo dove sorgeva un monastero benedettino.

Settecentesco, invece, è Palazzo Iacobelli, che ha ospitato Ferdinando II delle Due Sicilie, presso il controverso imprenditore Achille Iacobelli.

Meritanto turismo anche la fontana Capodaqua, la Cappella De Giorgio  – tomba cimiteriale neoclassica – e la chiesa dell’Annunziata (XVII secolo).

Santo Patrono. La festa patronale ha luogo dal 27 al 29 Luglio di ogni anno.

Leggende. E’ risaputo che la provincia di Benevento è la “terra delle Streghe e delle Janare“. Leggenda vuole che si riunissero nei pressi di un noce per i loro riti sabbatici. Proprio a San Lupo si trova il torrente delle Janare, attraversato da un ponte in pietra, detto “Ponte delle Streghe”. Ancora oggi si tramandano oralmente leggende del medioevo. Si racconta che, nel torrente, dopo una notte di sfrenati riti sabbatici, fu rinvenuta una neonata che, recuperata, fu adottata da una coppia che non aveva figli. Divenuta signorina, nel pascolare il suo gregge, fu oggetto di attenzione da un maturo signore, proveniente dal vicino castello di Limata. Questi però, rifiutato dalla fanciulla, sparse la voce di averla veduta compiere pratiche demoniache, provocando in tal modo la reazione del popolo che la congiurò, gettandola dal Ponte delle Streghe. Il corpo non fu mai ritrovato, trascinato da un vortice nelle profondità. Qualche tempo dopo l’accaduto, molti giurarono di aver visto una ragazza nuda danzare sulle rocce del torrente e tuffarsi nel momento in cui qualcuno avesse tentato di avvicinarla. Tanti anni dopo, un giovanetto discendente dalla famiglia dell’anziano signore di Limata fu attratto da quella apparizione e, una notte vedendo la ragazza tuffarsi, la seguì. Anche il suo corpo, come quello della sventurata fanciulla, non fu mai ritrovato.

Una terra ricca di fascino, musica e leggende quella di Benevento. Fatevi incantare.

Roberta Magliocca

San Lupo: terra di streghe e janare was last modified: aprile 16th, 2016 by Roberta Magliocca
17 aprile 2016 0 commenti
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scomparsa
CalcioIn primo piano

CASERTANA: RISCHIO SCOMPARSA A FINE STAGIONE

scritto da Walter Magliocca

scomparsa

Purtroppo anche nel calcio la storia si ripete. Passano gli anni, i decenni ma nulla cambia.

Caserta e la Casertana terra di conquista, terra di nessuno. L’ultimo “folle” (in senso buono) casertano è stato Enzo Cuccaro. Dopo di lui il nulla.

Adesso si indicono conferenze stampa quasi a giustificare il comportamento che, a fine stagione, decreterà la ennesima scomparsa del calcio a Caserta.

Indubbiamente la gestione societaria non è stata irreprensibile e certamente la squadra ha teso un tiro mancino alla società. Partita per salvarsi, gara dopo gara con l’entusiasmo e quell’alchimia tra squadra, allenatore e tifo i falchetti si sono ritrovati in cima alla classifica. Addirittura campioni di inverno. Alcuni tifosi andavano allo stadio per vedere e cantare, a fine incontro, “shalalala”. Non poteva durare.

Rotto il “giocattolo”. Perché?

Che fare per distruggere tutto?. Rompere l’equilibrio, l’armonia dello spogliatoio. Fare nuovi acquisti, titolati in modo tale che i giocatori non si … divertissero più. Iniziata la fase calante. Era scontato. Alcuni colpi di testa del maggiore azionista, l’isolamento “studiato” del d.g. Pannone, già accasatosi altrove. E la squadra? Lasciata allo sbando.

Rimosso Romaniello, colpevole del Ko di Benevento (a pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si indovina), sulla panca Tedesco. Nessun contatto esterno. Non c’era la volontà di cambiare. Tedesco per “sbollire” gli animi e poi il ritorno di Romaniello.

Lombardi che lascia, Corvino che si accoda. Assisteremo alla solita pantomima di inizio estate.

Mancanza di volontà. Ma l’aspetto più triste che dopo gli attuali dirigenti c’è il vuoto. La città non riesce ad esprimere nello sport (e non solo) una classe imprenditoriale in grado di fare investimenti programmati, artefice di una progettualità anche a lungo termine. Ma duratura. Solo utopia.

Domenica, a Monopoli, ore 17,30 lo zoccolo duro dei giocatori dovrà dimostrare che, se lo vogliono, ci possono ancora riuscire ad invertire il trend negativo. Anche contro la società stessa. Come ad inizio stagione, per amor proprio. Per divertirsi ancora, anche se per poche giornate. Quattro per la precisione. Dopo Monopoli, Andria e Paganese (ultima)  in casa e in mezzo la trasferta di Messina.

Il tempo della sofferenza è veramente poco.

CASERTANA: RISCHIO SCOMPARSA A FINE STAGIONE was last modified: aprile 15th, 2016 by Walter Magliocca
15 aprile 2016 0 commenti
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Stirpe
CulturaEventi

Stirpe dei Draghi: il mito continua

scritto da L'Interessante

Stirpe

Inaugurata sabato 19 marzo la mostra Stirpe dei draghi ed è già boom di visitatori

La storia infinta della Saticula, tanto cara al Touring Club Italiano, irrompe nuovamente sulle scene della cittadina considerata erede del nucleo preromano. Nella tiepida giornata di sabato 19 marzo 2016 si è, infatti, tenuta la conferenza stampa della mostra “Stirpe di draghi”, realizzata nell’ambito del progetto “Suoni di terra nei luoghi  dell’Arte”. L’evento-mostra riporta in “patria”un altro capolavoro di questo maestro pestano: un vaso a figure rosse che si collega al cratere esposto a Sant’Agata de’ Goti dal dicembre 2014 al maggio 2015. Il precedente cratere raffigura i mito del “ratto di Europa” ad opera di Zeus,trasformatosi in un toro bianco e possente. Il vaso attualmente in  esposizione (proveniente dal Museo Nazionale di Napoli) restituisce, quindi, uno dei racconti più completi di questa parte del mito. Ritrae, infatti, Cadmo, il fratello di Europa, alla vana ricerca della fanciulla. Dopo aver consultato l’oracolo delfico si imbatte in un drago spaventoso che riesce a sconfiggere e, su consiglio di Atena, semina i suoi denti nel terreno dai quali spunteranno uomnini armati delle nuova città di Tebe.

La mostra assume un’atmosfera suggestiva anche grazie agli effetti scenici superbi, coadiuvati dalla società che si occupa dei percorsi di luce della Reggia di Caserta. 

Saticula, uno dei centri principali del Sannio Caudino, è stata depredata per secoli.  I suoi tesori, rinvenuti grazie agli scavi all’interno della ricca necropoli, sono stati in gran parte dispersi in Musei italiani ed esteri e ancor oggi, purtroppo, oggetto di trafugamento da parte di scavatori clandestini. Emblematico è proprio l’esempio del primo cratere in esposizione lo scorso anno, venduto da un tombarolo dietro compenso di un milione di lire e un maialino e poi esposto fino al 1981 al Getty Museum di Malibu. Questa seconda mostra segna un passo importante verso la promozione di un territorio di arte e di storia e di un patrimonio archeologico, quello di Saticula, dal valore inestimabile.

Carmen Giaquinto

Stirpe dei Draghi: il mito continua was last modified: marzo 24th, 2016 by L'Interessante
24 marzo 2016 0 commenti
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San Lorenzello
Dall'Italia e dal MondoIn primo pianoViaggi Interessanti

San Lorenzello, natura beneventana

scritto da Roberta Magliocca

San Lorenzello

Ecco cosa siamo, nient’altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine. Ecco cosa Giorgio Faletti pensava della razza umana. E forse non aveva tutti i torti. Forse davvero noi saremo la causa della stessa nostra rovina. Ma per i dinosauri non credo sia tutto finito. Fino a quando ci sarà qualcosa – che sia esso un film, un libro, un luogo – che ne evocherà la storia e la maestosità, i dinosauri difficilmente si estingueranno. Lo testimonia il Parco dei Dinosauri, situato sulle sponde del torrente Titerno. Si tratta di un parco artificiale con riproduzioni di dinosauri ed altri animali preistorici basate sui modelli estrapolati da vari documentari scientifici. Siamo a San Lorenzello, in provincia di Benevento, Campania.

San Lorenzello, il fascino senza tempo a due passi da noi

 

Un po’ di storia. Il primo centro abitato sorto a San Lorenzello, risale all’anno 864 d.C., dopo che la Valle Telesina fu invasa dai Saraceni. Dal 1151 al 1806, fu possedimento dei Normanni Sanframondo, prima, dei duchi di Maddaloni legati al Regno di Napoli, poi. San Lorenzello diviene provincia di Benevento solo con la nascita del Regno d’Italia. A causa della banda capeggiata da Cosimo Giordano, questo piccolo paesino conobbe – nell’arco del XIX secolo – il fenomeno del brigantaggio, che sconvolse le sue terre.

Natura e ambiente. Incantevoli e caratteristici a San Lorenzello, sono i boschi, dove è possibile trovare alberi di cerro, quercia, faggio e carpino. Il sottobosco è ricco di erbe aromatiche e medicinali che permettono la produzione del liquore Nirvana. Passeggiate ecologiche ed escursioni si organizzano tutto l’anno e sono agevolate da bellissime aree attrezzate, come quelle di Pineta Monterbano, Pineta San Sebastiano e Macchia Diavolo. Salendo verso la vicina Faicchio, è possibile visitare la Fontana delle Menne, una grotta naturale ricca di stalattiti e stalagmiti a forma di mammelle.

Cosa vedere? Presto detto. San Lorenzello è ricca di chiese, ognuna delle quali ha almeno una caratteristica che vale la pena visitare. La Chiesa del Carmine, ad esempio, al suo interno conserva un’icona raffigurante la Madonna del Carmine e l’effige di San Lorenzo, patrono del Paese. Il Convento dei Carmelitani è, oggi, divenuto il Museo della Ceramica, dove è possibile visitare esposizioni di vasi, mattonelle, sculture, acquasantiere e pezzi vari del ‘700 della scuola giustiniana. In stile romantico, invece, è la Chiesa di Lorenzo Martire, a 3 navate e con ben 14 cappelle, quasi interamente ricostruita nel 1756. Famosa per il campanile e la cupola ottagonale impreziosita da maioliche colorate, è la Chiesa di Maria SS. Della Sanità o della Congregazione del XVII secolo. Ma, oltre le chiese, c’è di più. Interessantissime sono le fornaci, dette anche cottarane, antichi forni che venivano utilizzati dai maestri della ceramica per le loro produzioni artistiche.

Camminando e visitando, viene una gran fame. Niente paura, siamo in Italia, siamo al Sud, siamo in uno dei luoghi dove il prodotto tipico, genuino e a Km zero la fa da padrona. Da sgranocchiare anche camminando, giusto per ingannare lo stomaco, sono ideali i m’scuott, meglio conosciuti come taralli di San Lorenzello. Come già accennato prima, è famosa la produzione del liquore Nirvana, ma anche del limoncello e del nocillo. Per non parlare poi dell’olio laurentino, prodotto nei frantoi locali ed esclusivamente da ulivi del luogo.

Appuntamenti da non perdere. Ultimo weekend di ogni mese: “MercAntico”. Fiera dell’antiquariato e dei prodotti tipici locali che si svolge all’interno delle tipiche botteghe artigianali. Settembre: “Regioni d’Italia”. Rassegna nazionale della ceramica artistica e tradizionale. Novembre: “Andar per frantoi”. Visite guidate ai frantoi di San Lorenzello. Dicembre: “Natale a San Lorenzello”. Concorsi artistici, rappresentazioni teatrali e concerti vari.

Musica, cibo e tanto, tantissimo da vedere. Cosa state aspettando?

 

Roberta Magliocca

San Lorenzello, natura beneventana was last modified: marzo 20th, 2016 by Roberta Magliocca
20 marzo 2016 0 commenti
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