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Autore

Roberta Magliocca

officina-teatro
In primo pianoTeatro

Da consumarci preferibilmente dopo morti: Officina Teatro incanta il pubblico

scritto da Roberta Magliocca

Vivere la vita come se si fosse alla finestra, immobili. Di quelle immagini che ci vogliono metà in ombra e metà alla luce, senza che si capisca bene quali siano i contorni, dove finiamo realmente.

Alla finestra a guardar fuori; cosa non importa. O meglio, importa eccome, nonostante la miseria e la disperazione di un mondo che non ci appartiene. Il mondo è lì, fuori dalla tua finestra a sbranarsi per un tozzo di pane, per un titolo sul giornale, per il posto macchina, per lo sconto al supermercato.

E voltandoti di appena mezzo giro sei sollevato, perchè hai un salotto con la smart tv i risparmi in banca pane a volontà uno stipendio fisso al mese derivato da un lavoro a tempo indeterminato sudato con anni e anni spesi a studiare ti sei laureato in anticipo i tuoi ti hanno lasciato in eredità una casa non hai mutuo la fidanzata che ti vuol bene dall’altra parte del letto la macchina bella.

Si, tutto d’un fiato. Senza punteggiatura emotiva. Senza la possibilità di avere il tempo di chiederti se sei felice. E ti senti quasi in colpa quando guardando a quello che hai, desideri tutto l’opposto. Vorresti solo essere dall’altra parte della finestra.

Non puoi dirlo, sembreresti pazzo. Ma in questa follia c’è il lucido sentimento di chi vuole appartenere a questo mondo, qualunque cosa significhi. E se il mondo è in miseria, vuoi la miseria, se il mondo è in lotta vuoi lottare, se non c’è spazio per tutti, la tua casa di 200 metri quadri ti sembra effettivamente troppo grande e ti fa sentire solo. Un monolocale è più caldo, ci stai con altra gente.

E se sembra un insulto, perdonatemi. Ma il punto non è, materialmente, cos’hai o cosa no. Tutto ruota intorno al voler far parte di un meccanismo che non ti esuli, che non ti escluda solo perchè non hai i requisiti giusti. O meglio, perchè ne hai troppi.

Se davanti ad un passeggino e ad una torta di compleanno riusciamo a capire che non vorremmo altro, allora dovremmo rallentare. Smettere di fare e sentire un po’ di più.

DA CONSUMARCI PREFERIBILMENTE DOPO MORTI
Di Michele Pagano
Con Francesco Ruggiero | Rita Pinna
Elaborazioni visive e multimediali Marco Moretti | Michele Pagano
Costumi Pina Raucci
Regia Michele Pagano
Progetto OFFLAB

Da consumarci preferibilmente dopo morti: Officina Teatro incanta il pubblico was last modified: novembre 16th, 2017 by Roberta Magliocca
16 novembre 2017 0 commenti
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AttualitàIn primo piano

Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo così fragili: possiamo dire NO!

scritto da Roberta Magliocca

Da Weinstein a Tornatore, da Holliwood a Roma: tutte le donne della molestia!

No, non sto con Asia Argento. Né con Miriana Trevisan, non con Giuseppina la portiera o Carmela l’estetista. Questo effetto domino di denunce a favore di telecamera sta snaturando uno dei temi più delicati – soprattutto nel nostro paese -: la violenza sulle donne.

E che il rossetto delle attrici dimenticate mi perdoni, ma la violenza è un’altra cosa. Non starò qui certo a giustificare l’atteggiamento maschilista e degradante di chi crede che una buona posizione o un bel conto in banca sia un passepartout per entrare negli slip delle fanciulle. Tanta pochezza d’animo si commenta da sola.

Ma chi accetta di fare un provino a casa di un produttore,tête-à-tête, quanto meno dovrebbe dubitare della buona fede dell’invito, della serietà del casting e dire NO! Se un datore di lavoro cerca di palpeggiare, la lavoratrice prepara quattro/cinque cattive parole da dire infilando la porta ed andandosene. E dice nuovamente NO! E così via, collezionando una serie di NO che ci diano dignità di essere umani, non cristalli da proteggere.

Perchè, vedete, il messaggio che sta passando in questi giorni è che, la donna, come nell’immaginario di comune degrado, venga vista come l’essere debole che – soggiogata dal maschio porco e potente – non riesce a ribellarsi, a dire no. E allora che si fa? Si torna da lui, ancora una volta, e ancora, e ancora (per cinque anni nel caso di Asia Argento). Costrette per l’incapacità di dire NO! Varcare la porta dell’orco che già ti ha fatto del male, ti rende complice, non fragile.

E con lo stupro, con le molestie, con la violenza sulle donne che flagella il nostro paese, questo show spicciolo di meteore dalla carriera interrotta non c’entra niente. É un insulto.

I provini, i colloqui, i casting, si fanno in uffici brulicanti di persone, non in albergo, al bar, a casa.

Le denunce si fanno in caserme brulicanti di carabinieri, non in televisione da Barbara D’Urso.

Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo così fragili: possiamo dire NO! was last modified: novembre 13th, 2017 by Roberta Magliocca
13 novembre 2017 0 commenti
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In primo pianoTeatro

The Aliens ad Officina Teatro: vita, amicizia ed altre storie

scritto da Roberta Magliocca

L’amore, la morte, l’amicizia: non ci muoviamo anche noi tra gli istinti primordiali e il tendere ad ognuno di questi tre aspetti del nostro vivere?

Lo facciamo, non potremmo non farlo. Eppure, spesso, con scarsi risultati: solo la morte ci riesce bene, non rinunciamo mai a quell’appuntamento. Ma anche in questo caso, non sempre sappiamo arrivarci come e quando dovremmo.

E chi di noi si ferma, magari nel retro di un bar, a parlare con gli amici delle nostre scopate, a strimpellare una chitarra, a confidare i propri desideri sulla sorte di un romanzo ancora da scrivere.

E ancora, gli amori traditi e allora vaffanculo e mai mandati a fanculo davvero.

E così tre amici si ritrovano sull’asfalto della propria esistenza; due amici di vecchia data, un amico di recente annessione al gruppo. Ma cosa importa? L’amicizia è sempre amicizia, se sincera: che sia di una vita o di un giorno.

Attraverso Bukowski ed improbabilissime canzoni, Kj, Jasper ed Evan si raccontano ad un pubblico incollato alle loro vite. Vite come altre, non speciali. Ma vite che da quel retro di un bar tentano di dare significato al tempo che passa. Vite un po’ di periferia che non trovano grandi sbocchi significativi: e in quell’amicizia trovano appoggio, conforto e reciproca comprensione.

Tutti abbiamo un’amicizia così; o almeno, tutti dovremmo averne. Ma quando un pilastro cade, il resto della struttura crolla. Questo capita ai ragazzi: dopo la morte improvvisa di Jasper, JK vuole partire, Evan comincia a fumare e piange e non capisce; e un po’ cresce.

Sarà che Giovanni Arezzo, Jacopo Venturiero e Francesco Russo con ottima interpretazione e lucida presenza danno leggerezza e fragilità alla performance, ma quella tragedia ci sembra di cristallo. Il pubblico resta lì a sperare, comunque, che qualcosa si salvi. Che Jk ed Evan riescano a trovare il loro posto nel mondo. Che quel retro di un bar resti un punto di partenza per il mondo.

 

di Annie Baker

traduzione Monica Capuani

musiche e canzoni originali di Micheal Chernus, Patch Darragh, Eric Gann

con Giovanni Arezzo, Jacopo Venturiero e Francesco Russo

regia Silvio Peroni

produzione Khora.teatro, Pierfrancesco Pisani

The Aliens ad Officina Teatro: vita, amicizia ed altre storie was last modified: novembre 13th, 2017 by Roberta Magliocca
2 novembre 2017 0 commenti
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Finalmente
EditorialeIn primo piano

Finalmente muore la vecchia generazione – L’Editoriale

scritto da Roberta Magliocca

Finalmente muore la vecchia generazione.

-“Ricordati che devi morire!”

-“Ecco, brava! Tu ricordami che dovrei prima vivere, magari!”

Di Roberta Magliocca

Il mondo piange due anni – duemilaquindici e duemilasedici – che hanno portato via dall’arte un patrimonio troppo grande per non sentirne il vuoto non solo culturale, ma anche umano.

Partendo da Pino Daniele, passando da David Bowie fino a Dario Fo. E le dita ancora contano l’attrice Silvana Pampanini, lo scrittore Umberto Eco, il regista Ettore Scola.

Ora, non volendo mancare di rispetto a chi ha regalato al mondo la propria arte, portando con la propria scomparsa dolore e mancanza, la risposta a questo periodo è ” Finalmente muore la vecchia generazione “

Dura, crudele, poco radical chic, ma unica e sincera risposta da dare ai quanti sicuri esclamano “L’arte non avrà più questi nomi”. E come dargli torto. Nessun altro Pino Daniele, nessun Dario Fo, di sicura nessun’altra Franca Rame calpesterà mai i palcoscenici del mondo.

Ma sarà ora, finalmente, il tempo di accorgerci di Monica, Giuseppe, Carla, Francesca, Raimondo che, magari, da anni stanno recitando in teatri di periferia, cantando nelle piazze del paese davanti a quattro persone e un paninaro, stanno scrivendo libri che prenderanno polvere negli scaffali degli sconti di quelle librerie che non hanno grandi marchi come sponsor.

E si trovano lì, in ombra, non per mancanza di talento, ma perchè non c’è più chi cerca il talento, restando a stagnare in quell’acqua di nomi che hanno fatto grande il ‘900. E con gli occhi rivolti al passato, ormai di quei nomi resta solo una vecchiaia stantìa e una memoria grandiosa.

Ma lo sguardo al futuro chi lo volge? Quando sarà il turno dei giovani? Di chi ha imparato dai grandi musicisti, attori, registi, scrittori. Si insomma, i figli di chi rimpiangete oggi, scriveranno la nostra storia domani. Abbiatene cura.

Finalmente muore la vecchia generazione – L’Editoriale was last modified: settembre 16th, 2017 by Roberta Magliocca
15 gennaio 2017 0 commenti
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La Sirenetta
CulturaIn primo pianoTeatro

La Sirenetta ad Officina Teatro

scritto da Roberta Magliocca

La Sirenetta ad Officina Teatro.

“Tu non puoi vivere nel suo mondo e lui nel tuo….”
“Esisterà un altro mondo per noi. Non sarà fatto nè di acqua nè di terra…”

Di Roberta Magliocca

Seduti a specchio, di fronte ad un palco che – pur senza acqua – è mare e terra, giorno e notte, sole bollente e luna maledettamente imponente. 

Officina Teatro porta in scena La Sirenetta | Il Mondo di Sopra, liberamente ispirato all’omonima fiaba di H.C. Andersen

Con Monica Zuccaro, Rita Pinna, Patrizia Bertè, Gino Cinone, Maria Macri, Arianna Cioffi,  per l’ideazione e la regia di Michele Pagano, ci si spinge nella profondità dell’oceano per poi risalire la riva alla ricerca di quell’anello che unisca ciò che è separato per natura o convenzioni sociali. E come spesso in teatro, ciò che accade di concreto sul palcoscenico è foriero di interiorità scossa da interrogativi grandi come l’amore, l’amicizia, la famiglia.

E il coraggio. Quello che da solo può smuovere i mondi lontani, rinnegare la sicurezza di una vita che si continua perchè la si conosce, in favore dell’ignoto con tutti i rischi che ciò comporta.

Cosa ci spinge in avanti, dunque? Quella sana follia che ci porta a colmare vuoti e lontananze, ad avvicinarci alle differenze per ribaltarle e sanarle. Anche quando tutto, intorno a noi, ci fa notare l’impossibilità di tale atto.

L’impianto favolistico lascia il posto alla realtà del sentimento umano, con tutte le sfumature che esso reca con sè. E se da Andersen in poi, svariati autori hanno tentato – nel finale dell’opera – di superare, anche magicamente, le differenze nell’ottica del lieto fine, nella produzione di Officina Teatro La Sirenetta resta in scena con un finale aperto, tra mare e terra, tra chi sceglie il rischio e chi la sicurezza di una realtà che è meglio non forzare. Senza giudizi, lasciando allo spettatore la propria strada per un’interpretazione quanto più vicina alla propria idea di vita. Marina o terrestre che sia.

La Sirenetta ad Officina Teatro was last modified: gennaio 16th, 2017 by Roberta Magliocca
15 gennaio 2017 0 commenti
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Requiem
CulturaIn primo pianoTeatro

Requiem a Pulcinella ad Officina Teatro

scritto da Roberta Magliocca

Requiem a Pulcinella

Di Roberta Magliocca

Pulcinella, uno e trino. Nel nome del padre, del figlio e del nonno, della signora con le borse della spesa, della vecchietta in chiesa, di chi promette e dopo toglie, di chi brucia e avvelena, di chi brucia per protesta, di chi brucia per stanchezza.

Sul palco di Officina Teatro un pulcinella lontanissimo da castagnette e tarantelle, nessun abito bianco di purezza assoluta, ma un pulcinella sommerso dal puzzo della Terra dei Fuochi, avvelenato da chi? Da Pulcinella stesso.

Pulcinella, al secolo Damiano Rossi, in scena magistralmente coniuga parola e fisicità, in una danza dal tempo scuro, dalla morte certa. Ma è come se, cosciente della sua imminente dipartita, pulcinella vomitasse al pubblico la decostruzione dei luoghi comuni e della società così come ce la vogliono far bere: avvelenata ma ricoperta di zucchero. E la sua invettiva la vomita in una frase sola, durata tutto lo spettacolo.

Ed è qui la forza e l’originalità dello spettacolo: perché della Terra dei Fuochi sentiamo parlare da anni ormai, e continuamente da anni continuano a morirci sotto al naso parenti ed amori, amici e conoscenti, sconosciuti ma gemelli di un medesimo destino. E allora vuol dire che le parole che ci arrivano, così come le notizie, non sono quelle giuste. Damiano ha capito il valore della parola. Della parola non in quanto chiacchiera, ma portatrice di un significato univoco e solo, lontano dai modi di dire e dalle omertà.

E intorno alla parola ci ha costruito un intero spettacolo. Rimettendo il cappotto per uscire al freddo, fuori dal teatro ci si interroga sulle parole e sulla vicenda, sulla morte che si pensa essere l’opposto della vita, mentre è solo l’opposto della nascita. Ed è questo l’ultimo luogo comune smantellato. La vita non ha opposti. Non andiamole contro. Pensiamo di più alle parole. E comportiamoci di conseguenza.

Di una bravura che sconcerta i tre pulcinella in palcoscenico. Quella bravura che caratterizza chi fa teatro per comunicare e non per gli applausi. E a quel punto, però, gli applausi scrosciano lunghissimi, tanto da far uscire in scena gli attori trafelati più e più volte come è successo ad Officina Teatro. Lunghissimi e decisi, di quegli applausi che ti fanno male le mani. Eppure continui.

REQUIEM A PULCINELLA

di e con Damiano Rossi

turntablist Ivan Alfio Sgroi

coro, figure, tecnica Tommaso Renzuto Iodice

Requiem a Pulcinella ad Officina Teatro was last modified: novembre 14th, 2016 by Roberta Magliocca
12 novembre 2016 0 commenti
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Romolo Bianco
CulturaIn primo pianoLibri

Io di Più: ecco la Napoli di Romolo Bianco

scritto da Roberta Magliocca

Romolo Bianco

Di Roberta Magliocca

“Io di più” dello scrittore, cantante, attore e chissà quante altre cose Romolo Bianco per la Tullio Pironti Editore. Mille Napoli. Tutte in una. Tutte e nessuna di esse

Napoli, estate. Il sudore della miseria e le notti invisibili di una Napoli che tutti sanno esistere sul serio, ma nessuno vuol conoscere davvero. Napoli, moglie. I sogni di un futuro da signora, ma ci si ritrova giovanissima ed incinta e il matrimonio che diventa l’unica soluzione. E addio aristocrazia napoletana, addio lusso . Napoli, figlie. Una brillante quasi dottoressa. Una senza diploma con un amore forte senza fondamenta economiche e lavorative. Napoli, lavoro. Quello che c’è, quello che fai da anni, in automatico senza pensarci, senza sognarlo. Senza. Napoli, breve. La scrittura di Romolo Bianco arriva dritto al punto. All’essenziale. Punto. A capo. E poi di nuovo punto. Di storia in storia, di emozione in emozione, di crudeltà in crudeltà, di fine in salvezza.

Che viaggio meravigliosamente infame, questo libro qui. Tra le pagine si sente la voce di una formazione unica e frammentaria allo stesso tempo: Lanzetta, il teatro e un po’ di strada vissuta, perchè altrimenti certi luoghi e profumi non sai descriverli. E per qualche parola ridi grottescamente, qualche rigo più in là ti incazzi veracemente per una Napoli bellissima e maledetta. Poi ti commuovi. Perchè se sai leggere, leggere sul serio, in ogni storia rivivi un po’ di te, un po’ del tuo passato, un po’ del tuo futuro da salvare. 

Romolo Bianco è nato a Napoli nel 1983. Attore e cantante, ha esordito giovanissimo con Mario Scarpetta, legandosi quindi alla tradizione del teatro popolare, e in particolar modo al lavoro di recupero delle canzoni classiche napoletane.
Nel 2005 inizia a collaborare con Peppe Lanzetta, portando in scena diversi spettacoli; ricordiamo in questa sede: Ricordo di Domenico Rea (2005), Unicum per Pomigliano (2006), Medea Napoli (2006), L’opera di periferia (2007); al 2010 si data la sua partecipazione allo spettacolo Blackout, di Andrea Manzi, con Mariano Rigillo.
Scrive e reinterpreta in chiave postmoderna la maschera di Pulcinella attraverso varie farse come Buona sera per tutte le sere(2008), Prendetelo, questo pazzo è vostro (2011) e L’Italia è tutta una farsa (2012).
Ha curato una nota rubrica per il quotidiano «Roma» sulla canzone classica napoletana e ha già al suo attivo un album, Always by Napoli, distribuito in Italia, Germania e Stati Uniti. www.romolobianco.com

 

Io di Più: ecco la Napoli di Romolo Bianco was last modified: novembre 14th, 2016 by Roberta Magliocca
8 novembre 2016 0 commenti
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Tu sì que Vales
CulturaIn primo pianoTv

Tu sì que Vales contro il femminicidio: tutti gli uomini dello studio al grido di “Se questo è un uomo, io non sono un uomo” – IL VIDEO

scritto da Roberta Magliocca

Tu sì que Vales

Di Roberta Magliocca

Quando l’intrattenimento si veste di serietà sociale e grida al mondo le sue ingiustizie, senza sembrare fuori luogo o fuori tema. 

E’ successo a Tu sì que Vales la scorsa puntata

Su quel palco tanto amato e seguito dagli italiani, ne passano davvero di tutti i colori. Cantanti, ballerini, acrobati, attori, italiani e stranieri. Ma anche personaggi alquanto improbabili, che strappano un sorriso durante i numerosi siparietti che vedono protagonisti i padroni di casa: Maria De Filippi, Gerry Scotti, Rudi Zerbi e il nuovo giudice Teo Mammuccari, sotto gli occhi vigili di Mara Venier e dei presentatori Belèn Rodriguez e Simone Ruggiati.

Poi, due sgabelli al centro del palcoscenico. E sullo schermo, una frase: “Se questo è un uomo”. Una ragazza si appella al diritto all’esistenza. Perchè i fari accesi sulle donne che muoiono per mano di un uomo sono giusti, sono informazione e il cielo solo sa quanto abbiamo bisogno di informazione che diventi educazione ed infine prevenzione. Ma ci sarebbe una luce che andrebbe accesa su chi resta: i figli. Figli che diventano orfani in un colpo solo, come in un incidente aereo, salvo vederne i diversi destini: una mamma al cimitero, un papà in carcere. E in questo caso non si parla solo  di lutto, ma di un intreccio di storie e legalità, di allontanamento e dolore.

Ed è solo uno sgabello occupato. Accanto a lei, ad occupare l’altro con lacrime che non si sanno trattenere, una donna che piange ancora – e sempre lo farà – una figlia diciannovenne che ha detto NO al suo e ragazzo. Un No che le è costata la vita.

Tutti visibilmente commossi, lasciano la parola a Maria De Filippi:

“Sarebbe bello se tutti gli uomini in questo studio dicessero <<Se questo è un uomo, io non sono un uomo>>“

E’ stato un attimo. I tre giudici e il conduttore raggiungono il centro dello studio, a ruota tutti gli uomini presenti in studio. Un microfono che passa di mano in mano e quella frase ripetuta una, dieci, cento volte. Se questo è un uomo, io non sono un uomo. E se gli appelli delle donne sono importanti, i messaggi che derivano dalla bocca e dal cuore degli uomini sono doverosi e ci fanno ben sperare per il futuro. Quel futuro che speriamo possa arrivare presto. Quel futuro in cui nessuna donna morirà più per un “no”.

Tu sì que Vales contro il femminicidio: tutti gli uomini dello studio al grido di “Se questo è un uomo, io non sono un uomo” – IL VIDEO was last modified: ottobre 10th, 2016 by Roberta Magliocca
10 ottobre 2016 0 commenti
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Miss Italia Laureata
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Laureata in Filologia Classica criticata perchè aspirante Miss Italia

scritto da Roberta Magliocca

Laureata in Filologia Classica

Di Roberta Magliocca

Siamo il paese a cui non va mai bene niente. Ma procediamo con ordine e facciamo qualche passo indietro. 

Settembre. Mese dei nuovi inizi e dei grandi propositi, tra tutti quello di rimediare ai propositi disattesi a Capodanno. Ma, volendo restare nel mondo reale e tra intenzioni meno nobili, è anche il mese dell’incoronazione di Miss Italia. 

E non sarebbe Settembre senza le polemiche legate alla fascia più ambita. L’anno scorso, in occasione di Miss Italia 2015, lo scandalo di Alice Sabatini – che avrebbe vinto da lì a qualche ora – colpevole di voler tornare agli anni della Seconda Guerra Mondiale perchè proprio non ci credeva a quelle pagine e pagine di storia contemporanea.

E i salotti bene del bel paese immediatamente con il dito puntato contro il concorso di bellezza e l’ignoranza che ne deriverebbe.

Quest’anno, il contrario. O forse la stessa cosa, chissà. Perchè, in fondo, sempre di ignoranza si tratta. Solo che l’ignoranza, questa volta, è nelle mani di chi ha lauree e presunzione di cultura. 

Valeria Verrico, 25 anni, di Roma, laureata in Filologia, tesi magistrale in greco e correlazione in latino

Lei stessa, ai microfoni di La7, durante la selezione delle 40 finaliste, ha detto di essere stata criticata dalle sue colleghe perchè aspirante Miss Italia. A quel punto, Enzo Miccio – giurato – sarcasticamente:

“Perchè a Miss Italia partecipano solo le ignoranti, giusto?”

Eh già, perchè è questo che ci aspettiamo da Miss Italia. Accendiamo la tv, perchè il programma lo guardiamo, lo guardiamo eccome, e cerchiamo l’ignoranza, lo scivolone. Siamo lì attenti a cercare il momento giusto per poter dire “E’ bella ma è stupida”, quel momento in cui poter affermare la nostra superiorità da fini intellettuali che mai si abbasserebbero a certi livelli. Senza pensare che fare le modelle è un lavoro, a volte anche molto più dignitoso del mestiere di insegnante. Sicuramente meno saccente e presuntuoso.

Che tu sia ignorante o acculturata, non ti curar di loro ma guarda e passa.  

Laureata in Filologia Classica criticata perchè aspirante Miss Italia was last modified: settembre 9th, 2016 by Roberta Magliocca
9 settembre 2016 0 commenti
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Telefono Donna
CulturaEventiIn primo piano

Telefono Donna: premio di poesia

scritto da Roberta Magliocca

telefono donna

Di Roberta Magliocca

Troppe. Anche quest’anno ne sono troppe. E se anche una persona che perde la vita è già troppo, più di settanta donne uccise dall’inizio dell’anno avendo come origine il medesimo motivo è un qualcosa di più di una tragedia. E’ una guerra. Una dichiarazione di guerra gridata a noi da chi prima ci dice ti amo e poi ci uccide senza amore alcuno.

Noi, donne colpevoli di volere libertà, parità dei sessi, diritti che nel 2016 dovrebbero essere garantiti e che invece vengono pagati con il sangue. 

Ecco perchè campagne come il #FertilityDay devono essere combattute con eventi per sensibilizzare donne e uomini su un tema tanto tragico, quanto attuale.

Tra questi, il Premio Internazionale di Poesia ” Telefono Donna “– giunto alla seconda edizione – promosso dall’associazione di Foggia “Impegno Donna”

Approfittiamone: diamo al mondo uomini migliori.

Tutti i dettagli del conocrso, qui.

 

Telefono Donna: premio di poesia was last modified: settembre 8th, 2016 by Roberta Magliocca
8 settembre 2016 0 commenti
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