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Autore

Roberta Magliocca

Cerco storie a lieto fine
In primo pianoNotizie fuori confine

Cerco storie a lieto fine

scritto da Roberta Magliocca

Cerco storie a lieto fine

Domenica mattina. Piedi scalzi. Panni sporchi. Pensieri storti. FM 106.8. Non trovo le chiavi della macchina. Cerco nella borsa. Ci trovo un po’ di tutto. L’abbonamento del treno. Un accendino. Un ricordo sporco di lucidalabbra. Cerco nel primo cassetto della scrivania dove finisce il superfluo; ci sono le tue mani che promettevano ciò che non potevano. Le chiavi no, non ci sono. Cerco nei piedi delle persone che non sanno dove vanno, eppure vanno. In un teatro che da troppo tempo ormai mi vede comprare un unico biglietto. Cerco negli anni passati. In ciò che ho scritto. Cerco nei racconti di due sorelle, ora mogli e madri, un tempo figlie spericolate. Cerco nello sguardo assente di una signora con tanti compleanni da ricordare e troppi gatti a sottolinearle solitudini e dispiaceri. Cerco in un sorriso nostalgico ad un funerale. In chi non la pensa come me. Cerco in chi la pensa come me ma per ragioni diverse dalle mie. Cerco nei panni da stirare. Nelle parole che ho ascoltato e a cui ho creduto. Nelle parole opposte a cui non volevo credere, perchè vere. Cerco in quella canzone che odio ma che la mia bocca non smette di cantare. Più cerco e più perdo. E una domanda continua ad ossessionarmi. Dove diavolo avrò messo le chiavi della macchina? I Connels, intanto, cantano “Nothing to say ‘cause it’s already said” . Sorrido. Perchè la canzone mi piace. Perchè non c’è niente da dire. Perchè tutto è già stato detto. E cosa mai potrei dire? Hai messo “noi” in una scatola, un anello al dito e lo spazzolino accanto al suo.

Io che non ho mai capito cosa fosse realmente l’amore, non lo so tutt’ora, cercavo di scoprirlo insieme a te in giorni che non fossero mai uguali ai precedenti, in parole che non fossero quelle di banali soap opera. A me che non mi è mai importato nulla di fiori e sanvalentini, bastava avere qualcosa che fosse nostro e nostro soltanto. In quelle notti abbiamo scritto la nostra storia. Niente “C’era una volta…”; niente “…e vissero per sempre felici e contenti”. E’ una storia cominciata con passione e finita con altrettanta violenza. Ma è stata la nostra storia. Nascosta e vietata ai minori. Perchè il mondo non deve sapere di corpi che pulsano, di unghie che graffiano, di pelle che suda, di mani che incendiano. Allora continua a dare al mondo cavalli bianchi e parole sussurate alla luce del tramonto. E lascia a me la libertà di amare senza dire mai “Ti Amo”, di tenere accanto a me una persona lasciandola andare altrove, di renderla felice rendendo prima felice me stessa. Lasciaci chiusi dentro quella scatola. Tu hai il tuo amore adesso. Il tuo spazzolino accanto al suo. Io? Non ho nemmeno più le chiavi della macchina.

Roberta Magliocca

Cerco storie a lieto fine was last modified: luglio 17th, 2016 by Roberta Magliocca
17 luglio 2016 0 commenti
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Allontanarsi dalla linea gialla
CulturaIn primo piano

Allontanarsi dalla linea gialla

scritto da Roberta Magliocca

Allontanarsi dalla linea gialla

Attenzione. Annuncio ritardo. Il treno regionale 42110 proveniente da Cassino e diretto a Napoli centrale delle ore 6.34 arriverà con 55 minuti di ritardo. Ci scusiamo per il disagio.”

“Saltata la mia prima ora di lezione,cazzo! Proprio oggi che il professore traduceva quel testo così difficile da comprendere; e con la fortuna che mi ritrovo, magari sarà proprio il testo che mi chiederà all’esame. Dovrò procurarmi gli appunti”. Tutto questo abita la mia mente nei secondi successivi all’annuncio; pensieri partono in automatico per cercare di trovare una soluzione a quello che, in quel momento, mi sembra un grave problema. Ma forse tanto grave non è;anzi,pensandoci bene,non lo definirei neanche un problema. Piccola preoccupazione alla quale si pone rimedio con qualche ora di studio in più, con la disponibilità di qualche collega o anche con una bocciatura tranquillamente recuperabile. Massì…quasi quasi entro al bar della stazione,chiedo un bicchiere di latte caldo e cerco di vederlo mezzo pieno. In fondo, oggi mi sono stati regalati 55 minuti per osservare il mondo.

Quanta vita passa da qui. Mi siedo sulla panchina del binario 4 e cerco di leggere le abitudini delle persone. Una ragazza, più o meno della mia età, si accende una sigaretta mentre due cuffiette suonano una musica che, forse, la riporta con la mente a lui che, anche oggi, non la richiamerà. Dei baffi brizzolati e folti si fermano al giornalaio, comprano un quotidiano,curiosando tra i fatti del mondo. Al tabacchino c’è Marco. No, non lo conosco…o meglio,lo conosco scolasticamente parlando. Frequentava il mio stesso liceo e ora ci ritroviamo a prendere ogni mattina lo stesso treno. Mai scambiata una parola con lui, quindi come dire se lo conosco o meno? Bah…non credo sia di vitale importanza rispondere. Accanto al tabellone degli orari c’è un uomo, non più di 35 anni credo. Abito scuro, la 24 ore nella mano destra e faccia da “viaggiatore abituale trenitalia”, ossia, faccia per niente stupita all’ascolto dell’ “annuncio ritardo”. E poi un padre che aiuta la figlia a mettere lo zaino sulle spalle, ragazzi assonnati per colpa di una sveglia che li ha richiamati al dovere dopo una notte di locali e amici, donne che ancor prima di andare a lavoro già sono ossessionate dal pensiero di cosa preparare per cena una volta tornate a casa.

“Attenzione. Il treno regionale 42110 proveniente da Cassino e diretto a Napoli Centrale è in arrivo in ritardo al binario 6 invece che al binario 4. Allontanarsi dalla linea gialla.”

Questo messaggio mi riporta alla realtà; mi alzo, prendo la borsa con i libri, comincio a scendere le scale del sottopassaggio e mi avvio al binario indicato da quella voce, oramai familiare. Il treno arriva, le porte si aprono, prendo posto accanto al finestrino e riporto la mia mente all’ora di lezione persa; perchè non sarà un problema…ma se evito la bocciatura è meglio. Ma sorrido pensando a chi, anni fa, mi portava a sedere su panchine di un’altra stazione. All’epoca non m’importava dei ritardi…io quei treni non li prendevo, li vedevo solo passare. Arricchita da questi 55 minuti, capisco perchè quella donna, immensa, portava me e i miei cugini in quella stazione. È straordinario osservare la vita come se, per un po’, non si facesse parte di essa.

Roberta Magliocca

Allontanarsi dalla linea gialla was last modified: luglio 13th, 2016 by Roberta Magliocca
13 luglio 2016 0 commenti
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Emmanuel
Cultura

Emmanuel ti racconto delle nostre tragedie che non sono tutte uguali

scritto da Roberta Magliocca

Emmanuel

Caro Emmanuel,

così cominciano le lettere. Ma le lettere si scrivono per essere lette da un destinatario. Non puoi tu, spero possano farlo gli altri. Gli altri chi? mi chiederai, gli altri. Tutti quelli che si sono svegliati nel momento in cui ti sei addormentato, tutti quelli che – compresa io – avrebbero dovuto sguainare la spada prima, lucidare lo sdegno accanto a te, darti una mano quando una mano ti era ancora utile. 

Hai cercato di difendere tua moglie, e lo hai fatto. Ma hai lottato contro chi era più forte di te. Non quell’essere spregevole che ti ha tolto il futuro, no. Lui non è più forte di te, nemmeno ora. Ma il razzismo, ahimè, si. Lo è eccome. Il razzismo ti ha ucciso e uccide sempre.

Non ti ha ucciso la guerra, la morte della tua bambina, sembravi invincibile. Ma, ogni giorno, il mondo ci ricorda che invincibile non è nessuno. Però l’Italia, quasi tutta – o meglio – quella sana, si  schiera dalla tua parte ora, cerca di sostenere tua moglie nel suo dolore che sembra inconsolabile, che nemmeno Dio sembra poter guarire. Per quel che vale, forse niente, ti chiediamo scusa.

Ora sai cosa spero? Che gli italiani, schierati giustamente e con il mio sostegno contro il razzismo, facciano un ulteriore passo per stare dalla parte delle donne che ogni giorno vengono uccise da chi dice di amarle. Il femminicidio è una tragedia molto simile alla tua. Si uccide gente per mancanza di cultura. So che tu combatteresti questa piaga, se fossi qui. Tu che hai dato la vita per proteggere tua moglie, disprezzeresti tutti quegli uomini che uccidono le proprie donne. Perchè una donna morta ogni due giorni è una tragedia, Emmanuel, è una tragedia. Eppure non ne parla nessuno, poche parole al telegiornale – marito uccide la moglie – ma della portanza culturale di questo fenomeno nessuno ne parla. Perchè è la rilevanza culturale di questo eccidio che fa paura, o meglio, che dovrebbe far paura. 

E invece no. Non mi fraintendere, Emmanuel, il tuo omicidio ha fatto lo giusto scalpore, forse nemmeno abbastanza.  Ma non mi spiego perchè omicidi altrettanto ingiusti e crudeli, non siano trattati con la stessa rabbia. Noi non meritiamo la stessa rabbia? Non puoi rispondere, ma la tua risposta l’hai data prima di morire. La tua donna non andava offesa. Qui non funziona così. E, tristemente, un’idea in merito me la sono fatta. Siamo nipoti di migranti. I nostri nonni e bisnonni sono scappati dalla miseria per un futuro migliore. E, in voi, rivediamo loro. E l’istinto di proteggere il vostro futuro, noi che niente possiamo fare contro il vostro passato, è forte. Siete nostri fratelli.

Ma siamo anche figli e nipoti di una cultura malata che ha voluto la donna in cucina a sfornare torte e figli, sempre un passo dietro l’uomo, un’incubatrice vivente, senza alcun diritto. Oggi che le donne a tutto questo non ci stanno più, vengono eliminate da un uomo che non può sopportare l’umiliazione di una donna libera che decide da sola per la propria vita. E anche se siamo persone oneste, se mai faremmo alle nostre mogli quello che questi mostri fanno, siamo figli di un delitto di onore estinto sulla carta, ma ancora presente nei nostri destini. 

Allora Emmanuel, è questa la risposta. Ci occupiamo di voi, perchè non sappiamo occuparci di noi. 

Roberta Magliocca

Emmanuel ti racconto delle nostre tragedie che non sono tutte uguali was last modified: luglio 11th, 2016 by Roberta Magliocca
10 luglio 2016 0 commenti
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Cassazione
AttualitàIn primo pianoParliamone

Cassazione: genitori si può a tutte le età. Purchè etero

scritto da Roberta Magliocca

Cassazione

Così è stato detto, così è stato scritto, così è stato fatto. Avevano lasciato la figlia in macchina, per questo è scattata la denuncia dei vicini. Ma non sembrava essere questo il problema. Una volta accertato che la macchina era al sicuro e che la bimba non correva alcun pericolo di vita – per quanto possa comunque essere discutibile tale comportamento – la cassazione ha deciso che il fatto non costituiva reato. Eppure la faccenda non è caduta, non si è passato ad altro argomento, il faro è restato acceso ancora a lungo su quella famiglia. 

Qualcosa non andava. L’età. Non della bimba, ma dei genitori.  Lei, al momento del parto, aveva 57 anni. Lui 62. Il polverone era dietro l’angolo. E si è alzato, si è alzato eccome. 

Come spesso accade, il comune pensare si è diviso in due fazioni: pro e contro. E anche i giudici l’hanno fatto. Già perchè, in un primissimo momento, la bambina è stata allontanata dai genitori. Un periodo di tempo troppo lungo a giudicare dagli atteggiamenti di distacco che ha mostrato la minore nei confronti di quei “signori” – come li ha definiti la piccola stessa – che se vedessimo in giro con una bimba di quell’età, il pensiero andrebbe a due amorevoli nonni.

Perchè l’amore e l’affetto non sono mai stati messi in discussione. Nemmeno la sicurezza della bambina che, all’inizio di questa complicata  vicenda, sembrava essere il punto centrale della questione. 

La Cassazione, infine, ha deciso: non ci sono limiti di età alla genitorialità.  La bambina torna con i genitori anziani

Nulla da dire, dunque. Queste due persone non hanno commesso alcun reato, nessun atto violento nei confronti di nessuno, anzi. Solo di amore si può parlare quando due persone decidono di diventare genitori.

Ma l’amore basta? Davvero l’amore può fregarsene di tutto? Perchè l’amore – soprattutto in questo caso – è puro egoismo. Pensare solo al proprio desiderio di procreare senza pensare che, al mondo, si mette un essere umano che non ha chiesto di venire alla luce e che va protetto e preservato, a cui vanno riconosciuti i suoi diritti prima di qualsivoglia dovere.

E non è forse un diritto avere due genitori capaci economicamente, moralmente e fisicamente di accompagnare un figlio per un tratto significativo della sua vita? Perchè ricordiamo che questa bambina, nel momento in cui soffierà sulle sue venti candeline, avrà di fronte a sè un padre di 82 anni e una madre di 77. Più o meno la stessa età che avranno Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi quando la figlia – avuta quando un figlio non poteva ostacolare più la loro carriera – sarà poco più che maggiorenne. E ad 80 anni non si può essere genitori, genitori sani, forti e sicuri per quei ragazzi che a vent’anni ancora non hanno gli strumenti per stare in piedi da soli. 

Per non parlare della privazione di nonni e cugini, primi veri pilastri a cui aggrapparsi per crescere.

Ma è inutile parlarne. L’Italia il problema non se lo pone. L’Italia davanti a due uomini o due donne giovani, sani e forti è sicura nel dire che – oltre ogni ragionevole dubbio – non possono essere buoni genitori, così, senza conoscerli. E certo, all’Italia sta a cuore solo il bene dei bambini. Condannarli ad essere orfani in giovane età non sembra essere un problema per il nostro paese. Lo dimostrano gli orfanotrofi traboccanti di bimbi che potrebbero essere amati e felici se solo fossimo più intelligenti, più liberi, più lungimiranti. Più umani.

Roberta Magliocca 

Cassazione: genitori si può a tutte le età. Purchè etero was last modified: luglio 11th, 2016 by Roberta Magliocca
10 luglio 2016 0 commenti
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Grey's Anatomy
CulturaIn primo pianoTv

Grey’s Anatomy 12. Finale di stagione paradossale, “cadere nel ridicolo” è la parola d’ordine

scritto da Roberta Magliocca

Grey’s Anatomy

Grey’s Anatomy va in vacanza

Ed è finita anche questa stagione. Un matrimonio era già in vista e ce lo si aspettava per questa ultima puntata. Ma gli affezionati di Grey’s Anatomy mica sono stupidi?!

No, loro sapevano, tutti noi sapevamo, che il finale di stagione della serie tv di Shonda Rhimes non poteva essere così semplice, non una festa, non senza paturnie.

E – forse – dopo dodici stagioni, questa litanìa, questo ritornello trito e ritrito, ha un po’ stancato.

Ma andiamo con ordine.

Una Meredith Grey che non si sopporta più. Il finale di stagione si apre con una Meredith che di stagione in stagione peggiora sempre di più. Quell’aria da rassegnata alla vita – alla morte – come se fosse l’unica al mondo beccata dalla sofferenza. Il suo modo di reagire, apatica e cinica come se non ci fosse un domani, asettica, gelida e sempre incazzata. Di una noia mortale. Per non parlare della sua gelosia nei confronti di chi le è intorno, perchè Christina è Christina e lei lo deve ribadire sempre. E forse era meglio se restava la Yang in quell’ospedale maledetto, lasciando la cupa e torbida Meredith libera di andare a soffrire in un convento, a Timbuctù, ovunque ma non nella nostra serie preferita.

Un matrimonio semplice senza crisi di panico? Macchè. Scene viste e riviste, nonostante i personaggi diversi. Anche Amelia non ci ha risparmiato i vari “che faccio lo sposo? non lo sposo? scappo? non scappo? e se finisce? e se non finisce? e se lo faccio soffrire? e se non lo faccio soffrire? sono cinica e dannata!  ho sofferto!” E basta! Ma le resonsabilità delle proprie scelte? Tutti a dare la colpa al destino. Una bella mano sulla coscienza e la consapevolezza che l’amore non è altro se non amore, non un bollettino di guerra.

L’assurdo. Dopo sparatorie, cavi staccati, matrimoni saltati, cancro ed incidenti d’autobus e d’aereo, siamo rassegnati sul nostro divano ad aspettare l’ennesima catastrofe. Nessun morto, nessun ferito, solo tanta assurdità. Si, perchè un parto cesareo sul tavolo di Meredith, ai danni della militare chirurgo April Kepner, squartata in due da Ben Warren, lo specializzando dal bisturi facile, con un coltello da cucina…beh, ha rasentato il ridicolo.

E ci dicono che hanno firmato per la tredicesima stagione. La sindrome di Beautiful sembra aver contagiato anche Shonda.

Roberta Magliocca

Grey’s Anatomy 12. Finale di stagione paradossale, “cadere nel ridicolo” è la parola d’ordine was last modified: giugno 30th, 2016 by Roberta Magliocca
28 giugno 2016 0 commenti
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Bud Spencer - L'Interessante
AttualitàCinemaCronacaCulturaIn primo pianoParliamoneTv

Bud Spencer in un video poco conosciuto: la sua grande tenerezza mentre canta con i bambini

scritto da Roberta Magliocca

Bud Spencer, il gigante buono del cinema e della tv, il napoletano nel cuore che pur attraverso uno schermo era amico di varie generazioni, l’uomo dalle grandi braccia che facevano sentire al sicuro, dalla grande bontà che faceva sentire bene, estremamente bene.

Carlo Pedersoli, questo il vero nome del noto attore, si è spento lo scorso Giugno a Roma, all’età di 86 anni.

“Papà è volato via serenamente alle 18.15. Non ha sofferto, aveva tutti noi accanto e la sua ultima parola è stata ‘grazie’ “

Così il figlio ha dato la notizia. E per quanto dolorosa sia la sua scomparsa, ci riempie di gioia sapere della sua serenità nel momento del congedo dalla vita e dai suoi familiari. Perchè questo significa che era in pace con se stesso, che era contento della sua vita.

Noi abbiamo perso tanto, invece. Dopo Pino Daniele, Mango, David Bowie, Dario Fò ci sembra di star perdendo pezzi di storia importanti e che, chissà dove, stanno costruendo insieme un mondo migliore ed eterno.

Bud Spencer e i bambini

Ma la loro eredità è tangibile, visibile, udibile. Come un video in cui Bud Spencer canta insieme al piccolo coro dell’antoniano, in una canzone dal testo così semplice, eppure così estremamente commovente.

Un video di grande tenerezza, un ricordo tra tanti ricordi.

Ancora ciao, immenso Bud.

Roberta Magliocca

Bud Spencer in un video poco conosciuto: la sua grande tenerezza mentre canta con i bambini was last modified: ottobre 26th, 2016 by Roberta Magliocca
26 ottobre 2016 0 commenti
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Campania Actor Studio - L'Interessante
CinemaCulturaEventiIn primo pianoTeatro

Campania Actor Studio. Michele Caputo per il Centro Commerciale Campania [VIDEO]

scritto da Roberta Magliocca

Sono passati poco più di due mesi dai casting, dai quei circa 200 aspiranti attori che – un po’ imbarazzati ed un po’ impauriti – hanno calcato il palcosenico del Centro Commerciale Campania in cerca della loro occasione.

Il Campania Actor Studio è cominciato lì e di quei 200 ragazzi, ne sono stati scelti 29. Ognuno con la sua età, la sua storia, ha dato il suo contributo a questo progetto la cui direzione artistica è curata dall’attore comico Michele Caputo.

I ragazzi, provinati dagli attori Lucio Caizzi, Francesco Paolantoni e Massimiliano Gallo hanno intrapreso – con gli stessi attori – un percorso di formazione durante il quale hanno appreso alcuni fondamentali di questo mestiere.

Campania Actor Studio: le riprese

La settimana scorsa, sempre negli ambienti del Centro Commerciale Campania, sono cominciate le riprese della web serie che andrà online a Settembre per ben dieci puntate. Ma non finirà lì il Campania Actor Studio. Già perchè, da Ottobre, una nuova sfida attenderà i ragazzi del progetto: la realizzazione di uno spettacolo teatrale, grazie alla supervisione di Michele Pagano, direttore artistico di Officina Teatro, in San Leucio (Caserta).

Un grande progetto, ambizioso ed importante, che punta alla valorizzazione del territorio, a dare un’alternativa valida ai ragazzi che – qui al sud – spesso, un’alternativa non ce l’hanno.

In bocca al lupo, dunque, a tutti i ragazzi coinvolti nel progetto Campania Actor Studio. E che questo sia solo uno dei tanti palcoscenici che calcherete con l’entusiasmo, la passione e il talento che vi contraddistingue oggi.

Intanto vi ricordo che potrete seguire tutti i retroscena del progetto, leggendo il blog e commentando i post che di volta in volta vengono pubblicti.

Roberta Magliocca

Campania Actor Studio. Michele Caputo per il Centro Commerciale Campania [VIDEO] was last modified: giugno 28th, 2016 by Roberta Magliocca
28 giugno 2016 0 commenti
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Caserta Campania Pride - L'Interessante
CulturaEventiIn primo piano

Caserta Campania Pride: in strada contro la violenza! [VIDEO]

scritto da Roberta Magliocca

Caserta Campania Pride

La storia si scrive con una prima parola, il viaggio si intraprende con un primo passo, la diseguaglianza si sconfigge mostrando le nostre uguaglianze nelle diversità.

A Caserta, Sabato 25 Giugno 2016, si è scritta quella prima parola, ci si è incamminati con quel primo passo, circa duemila persone hanno mostrato alla città una grande bellezza uguale e diversa da tutte le altre bellezze.

Questo era l’obiettivo del Caserta Campania Pride – il primissimo per Caserta – voluto fortemente da Rain Associazione LGBT Casertana. La realizzazione del Pride non è stata per nulla semplice. Autofinanziandosi, i ragazzi di Rain hanno provveduto a sopperire alle mancanze istituzionali che pure ci sono state. Con l’aiuto di altre associazioni, di privati, di gente che ad una società migliore senza cittadini di serie a e di serie b ci crede veramente e tende a realizzare progetti di amore e diritti riconosciuti.

Una Caserta piena di colori e musica in un caldissimo pomeriggio di un Giugno un po’ anomalo, che fino a qualche ora prima aveva piogge e temporali. L’estate l’hanno portata loro, i ragazzi del pride giunti dalla Sicilia, dalla Basilicata, dal Molise – che esiste – da Napoli. Portando con sè messaggi contro il femminicidio, la violenza sulle donne, la pedofilia.

La manifestazione  si è svolta tra canti, balli, abbracci nonostante i tentativi di sabotaggio da parte di associazioni cattoliche casertane.

Noi de L’Interessante eravamo lì con loro, per lavoro certo, ma anche per camminare accanto a chi chiede solo diritti, nulla più. Alcune contestazioni ci sono state da parte di chi era lì a guardare il corteo senza parteciparvi. Parole davvero poco carine, offensive, ma che non hanno turbato l’incedere della manifestazione.

Caserta Campania Pride grida Sii te stesso. Sii reale.

Pacifica. Questa è la parata che avevano immaginato i ragazzi di Rain, e pacifica è stata. All’indomani della manifestazione, su facebook sono volati paroloni e disprezzamenti vari, ma nessuno ha rovinato la grande festa che è scaturita da questo progetto. A Caserta ha prevalso l’uguaglianza, il diritto alla felicità, all’amore adulto e consenziente. A sostenere il pride anche il sindaco di Casal di Principe Renato Natale e il sindaco di Caserta Carlo Marino.

Un grande successo, dunque. Ricordiamo al mondo che esistiamo. Tutti. Ci siamo, condividiamo lo stesso cielo e la stessa terra. Lontani dai pregiudizi, ma anche dai luoghi comuni. Siamo consapevoli che veniamo al mondo diversi per provenienza e destino. Ma con l’amore, se di amore vero si tratta, possiamo decidere di incontrarci nel medesimo futuro. Un futuro fatto di rispetto per l’altro. Perchè l’amore è vero quando è in totale assenza di giudizio.

RicOrdiamolo, allora. Lo stesso cielo, la stessa terra. Gli stessi diritti.

Roberta Magliocca

 

Caserta Campania Pride: in strada contro la violenza! [VIDEO] was last modified: giugno 28th, 2016 by Roberta Magliocca
28 giugno 2016 0 commenti
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fotoracconto
CulturaIn primo piano

Fotoracconto: professori siate studenti!

scritto da Roberta Magliocca

Fotoracconto

Fotoracconto

Te ne accorgi dalle amicizie. Quando tra i tuoi coetanei hai più professori che studenti, allora si, stai inesorabilmente crescendo. E mi raccontano delle loro esperienze, mi descrivono i loro alunni, fotografano i loro registri. A me piacerebbe che non perdessero i loro occhi da studenti. Ora che sono sul gradino dietro la cattedra, proprio ora è necessario che fissino nella mente e non abbandonino l’immagine dell’aula dall’altra parte, vista dal basso.

Vi auguro una lunga carriera, in una scuola migliore.

Te ne accorgi dalle amicizie. Quando tra i tuoi coetanei hai più professori che studenti, allora si, stai inesorabilmente crescendo. E mi raccontano delle loro esperienze, mi descrivono i loro alunni, fotografano i loro registri. A me piacerebbe che non perdessero i loro occhi da studenti. Ora che sono sul gradino dietro la cattedra, proprio ora è necessario che fissino nella mente e non abbandonino l’immagine dell’aula dall’altra parte, vista dal basso.

Vi auguro una lunga carriera, in una scuola migliore.

Fotoracconto: professori siate studenti! was last modified: giugno 23rd, 2016 by Roberta Magliocca
22 giugno 2016 0 commenti
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lettera all'italia
CulturaIn primo piano

Lettera all’Italia in questa notte prima degli esami

scritto da Roberta Magliocca

Italia

E stanotte penso all’ Italia.

All’Italia del bello e cattivo tempo, in tutti i sensi. L’Italia del Nord contro Sud in territorio nostrano. Ma anche all’ Italia del “Guai a toccare il mio paese” quando si è all’estero. Un po’ come fratelli. Si litiga di brutto, ma ci si copre davanti ai genitori. Penso all’Italia di Dante, di Battisti, dei congiuntivi sbagliati, di una politica ancora più sbagliata, di cittadini non proprio innocenti. All’Italia che non ci vuole più, che ci spinge via, che troppe volte si nasconde dietro un Dio qualunque per non prendersi le proprie responsabilità. Uno stivale stanco, che gira lo sguardo dall’altra parte. Quell’Italia dell’oggi mi arrangio, ma domani mi arrendo, mi tolgo la vita fisica perché quella dignitosa non l’ho più. E ogni cittadino che si toglie la vita, uccide una strada, un bar, un sorriso, un futuro. E mentre c’è chi dà la colpa a destra o a sinistra, c’è un paese che va giù in quel mare in cui affonda speranze e problemi. Un mare che non ti puoi non innamorare. E chi non ha il mare stanotte, ha le stelle. Le stelle di una notte prima degli esami per i suoi ragazzi. E a me, che da quella notte mi separano ben 50 notti prima di altri esami e tanti bei ricordi, viene da dire a questo paese:

“Rialzati! Fallo per quei ragazzi e i loro sogni, fallo per me e i miei coetanei che quei sogni rischiano di perderli, fallo per chi quei sogni li ha già persi. Fallo per gli anziani che meritano di riposare serenamente, fallo per i bimbi che hanno il dovere di giocare, fallo per le donne che ancora oggi stanno pagando col sangue una cultura malata. Fallo per gli uomini e per le donne che se gli togli il lavoro gli hai tolto tutto. Fallo per madri e padri nel desiderio, soltanto nel desiderio. Sono madri e padri senza figli perché non si ha il coraggio di far nascere nessuno se non si può permettere un futuro. Fallo per te. Perché potremmo essere italiani a Londra, New York, Sidney. Ma noi italiani abbiamo una sola casa!”.

Roberta Magliocca

Lettera all’Italia in questa notte prima degli esami was last modified: giugno 23rd, 2016 by Roberta Magliocca
21 giugno 2016 0 commenti
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