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Tag

Futuro

crionica
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Crionica, la scienza dell’ibernazione post mortem

scritto da L'Interessante

crionica

di Antonio Andolfi

Una 14enne britannica ha ottenuto, poco prima di morire di cancro, il permesso di conservare al freddo il proprio corpo in attesa di un futuro risveglio. Ma con quali speranze, realisticamente?

Nel Regno Unito, un giudice ha appoggiato la volontà di una 14enne malata terminale di una rara forma di tumore di non essere sepolta ma crioconservata, dopo la morte, nella speranza di poter essere riportata in vita in futuro.

La giovane, non ancora maggiorenne, doveva rimettersi alle disposizioni dei genitori: il tribunale ha stabilito che la madre della ragazza, che a differenza del padre appoggiava la sua decisione, fosse l’unica a poter decidere che cosa fare del corpo della figlia dopo la sua morte.

Dopo il decesso, la salma è stata quindi affidata a una società privata che si occupa di crionica (la criopreservazione di uomini e animali dopo la morte) per essere criocongelata e trasportata da Londra agli Stati Uniti, dove sarà conservata. Il tutto al costo di 37.000 sterline – poco più di 43.000 euro.

Crionica: uno scenario realistico?

Al di là del rispetto delle volontà di ciascuno, quante speranze ci sono, dal punto di vista scientifico, che un corpo umano ibernato possa un giorno risvegliarsi dalla morte? Se la risposta sfiora i confini della fantascienza, limitiamoci ad analizzare due aspetti distinti: quello dei tessuti e quello delle connessioni neurali.

Per il primo aspetto, un grande passo in avanti è stato quello della vetrificazione dei tessuti biologici, cioè la loro solidificazione senza formazione di cristalli di ghiaccio.

L’uomo non è fatto per essere “surgelato” e poi scongelato. Se le nostre cellule congelano, i cristalli di ghiaccio che si formano al loro interno finiscono, mano a mano che si espandono, per distruggerle: quando il corpo ritorna a una temperatura normale, dei tessuti congelati non rimane che poltiglia, come sanno bene gli esploratori artici.

La vetrificazione sostituisce il sangue con un cocktail di sostanze antigelo che, sotto ai – 0 °C, rende il liquido iniettato solido come vetro.

La tecnica funziona bene su piccoli campioni di tessuto, su embrioni e cellule uovo nei trattamenti per la fertilità. Recentemente ha permesso di criopreservare e poi “scongelare” un cervello di coniglio, lasciandolo in perfetto stato (almeno esternamente).

Tuttavia non è mai stata testata su organi umani, nemmeno per i trapianti, ed è per adesso impossibile affermare che possa mantenere un intero organismo in perfetto stato.

Rimane poi il problema non marginale del “contenuto”. 

Crionica: dentro all’involucro

Memoria, carattere, personalità sono il prodotto di connessioni neurali, una rete che non è verosimile sperare di poter congelare e preservare in eterno. Si è speculato sulla possibilità di “scaricare” il contenuto del cervello in un computer e far rivivere il defunto in un robot, anziché tentare di riportarne in vita il corpo.

Ma non esiste alcun computer in grado di riprodurre la galassia astronomica dei rapporti tra i 100 miliardi di neuroni del cervello umano, e anche se un giorno ci fosse, secondo i neuroscienziati, non riuscirebbe ad esaurire la complessità della mente umana.

 

Crionica, la scienza dell’ibernazione post mortem was last modified: novembre 22nd, 2016 by L'Interessante
22 novembre 2016 0 commenti
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Cracovia
AttualitàIn primo pianoParliamone

A Cracovia, giovani come se il futuro fosse tutto lì

scritto da L'Interessante

Cracovia

Di Michele Calamaio

Molti oggi parlano dei giovani, di tanti giovani, di infiniti giovani che raccontano una storia già conosciuta e affrontata, una trama che presenta nei suoi tratti una sfaccettatura diversa ogni volta che implode su se stessa, una visione che ritorna al mondo in ogni occasione che scrive un finale diverso: la vita rammenta le difficoltà, la paura fortifica i sogni da realizzare, la forza incoraggia le innumerevoli idee per la testa che regalano emozioni, la tenacia sconfigge quella sfiducia estremamente radicata nel pensiero assurdo dell’”eternità”, uno spazio ambito, ricercato e desiderato nella messa insieme di soddisfazioni, di rimpianti, di vittorie e di sconfitte che trasformano una poltiglia amara in un universo parallelo capace invece di fermare il tempo, la “stanchezza mentale” e donare, ancora una volta, una possibilità concreta di rinascita.

“Come sarebbe un mondo senza giovani?”si domanderebbero in tanti; “In che modo si affronterebbe il futuro senza degli occhi più esperti e una parola più speranzosa?” si chiederebbero in troppi; la verità, piuttosto, gira intorno ad un passato scontroso con il progressivismo tecnologico, un presente ancora troppo ancorato alla “crisi di identità” che sconvolge l’evoluzione sociale e religiosa ed un futuro incoraggiato dalla concreta possibilità di non messaggio che non parli più <<dei giovani, ma con i giovani>>.

Questo il messaggio predominante che è scaturito dagli incontri avvenuti a Cracovia dal 26 al 31 luglio in occasione della XXXI edizione della Giornata Mondiale della Gioventù

Un evento che è stato capace di muovere migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo e che ha regalato una volta ancora il “verbo sacro”, l’invocazione a quel nuovo tipo di preghiera in diretto contatto con Dio e l’aspirazione ad un mondo migliore, una realtà fatta di <<pace e difesa dalla violenza del terrorismo>>. Quello che si preannunciava essere solo uno dei tanti eventi in programma, si è totalmente ridimensionato nel giro di pochi giorni mutandosi con forza nella “voce principale” che ha richiamato nella loro “casa naturale”, in quel bovile tanto desiderato ma così allontanato dalla paura dell’”astrattezza divina”, il considerevole numero di ragazzi pronti a stringersi la mano con forza per la prima vera volta, senza rancori, senza timori di diversità razziale, senza aver paura di una “guerra santa”: <<Volete essere addormentati e intontiti? O lottare per il vostro futuro?>> ha affermato Bergoglio senza esitazioni, provando a districarsi con quella sicurezza mista ad esperienza nel labirinto degli errori umani, la stessa con la quale per tutti questi anni ha dettato la “resurrezione” della chiesa e ha permesso il riavvicinamento alla fede di molte persone che, nella medesima fede, si erano persi: se <<Gesù è vivo in mezzo a noi>>, allora allo stesso modo i giovani di oggi e quelli di domani devono rivivere nella speranza del cambiamento, osservando <<il volto giovane della misericordia>>, e sostenere un <<mondo che guarda al futuro>>.  Nel Campus Misericordiae, ragazzi a perdita d’occhio e bandiere di 187 paesi si sono fusi in un unico essere, un’unica essenza pronta a varcare la “porta santa” di tutti i continenti e trascinare la speranza a cavallo di <<un’avventura che non si sarebbe neanche mai potuta sognare>>: la comodità del “divano” o del “consumo” è una difficoltà che si paga a caro prezzo e necessita di essere eliminata, anche al rischio di perdere la libertà nel dialogo, nella multiculturalità e nel bisogno di amore, così come, dall’altro lato, vi è lo spietato bisgono di <<lasciare un’impronta nella vita>>, seguendo la “pazzia” <<del nostro Dio che ci insegna ad incontrarlo nell’affamato, nel malato, nel profugo scappato dalla guerra>>. Un cuore misericordioso ha il coraggio di lasciare la comodità, abbraccia tutti e sa essere rifugio per chi non ha mai avuto una casa, sa creare un ambiente familiare ed è capace di mostrare compassione: la musica della pace, così, risuona sulle note di una <<fame sconfitta dal pane condiviso>>, la fiducia inneggia al coro di speranza verso una <<nuova ospitalità dei sogni>>, il coraggio invoca la <<fine della tragedia della felicità>>, sprecando una quantità inimmaginabile di saggezza ma riscattando allo stesso modo il termine di una vecchiaia gradualmente perduta.

Se da una parte, così, la gioventù viene lodata e invogliata a dare il meglio di sé per affrontare un futuro degno delle migliori battaglie ideologiche, dall’altra Papa Francesco si assicura di porre un punto esclamativo decisivo anche riguardo l’altro tipo di battaglia che il mondo occidentale sta combattendo oggigiorno contro quel male diabolico che fonda le sue radici sulla paura e che si materializza nel Terrorismo: il pontefice, durante l’occasione, infatti ha recitato una <<preghiera per la pace e la difesa dalla violenza>> affinché si allontanasse dal mondo l’ondata devastante di quel dolore per troppo tempo ha afflitto l’animo innocente di chi, nella vendetta, non ha mai visto un modo per cancellare l’odio, non ha mai cercato di trovare una soluzione di “coraggio”, non ha mai voluto credere alla fine di quella fratellanza universale. Se la violenza non si traduce con altrettanta violenza, allora la chiave che apre del porte di questo “nuovo paradiso terrestre” pertanto si trova nei cuori di ognuno di noi, consapevoli diretti di una “sparatoria d’amore”, che non butta giù persone come birilli ma li innalza fino <<alla potenza del Signore>>, unica via da seguire affinché il rispetto per la dignità umana continui a regnare sul mondo dei vivi e vinca l’odio non con maggiore terrore ma costruendo <<una famiglia nella comunione della pace>>. L’islam come nemico, così, diventa, come direbbero gli inglesi, un “false friend”, una crocevia da attraversare senza aver paura di rifiutare un abbraccio, un passo in direzione della pace: ciò che continua ad accoltellare è il “fondamentalismo di una lingua” che uccide più di un fucile, si pone in prima fila nella trasformazione dell’immagine di un Dio che assomiglia così tanto al denaro, si  “converte” in quell’impronta radicale da seguire affinché il ponte della serenità si abbassi e quello della sofferenza sia sempre di più un sogno.

Negli ultimi atti dell’evento, Francesco ha annunciato prima dell’Angelus la conclusione dell’edizione polacca del raduno, annettendo alla scala storica-temporale sin dalla nascita della manifestazione la data del 2019, anno in cui si celebrerà la XXXII Giornata della gioventù nello stato del Panama: la stessa “ossigenazione” spirituale, pertanto, avrà un seguito, un invito a <<non disperdere il dono ricevuto, ma custodirlo nel cuore, perché germogli e porti frutto>> ed un cammino nella misericordia di ciascuno che, <<con i suoi limiti e le sue fragilità>>, possa <<essere testimone di Cristo là dove vive>>. L’insegnamento finale di Bergoglio, infine, si compensa con la strutturazione di argomenti già pre-esistenti e vogliosi di essere esposti, un “prezzo da pagare” che va a confrontarsi con la sua impronta da lasciare: la “periodicità” di un numero è data dalla successione o dalla ripetizione ad intervalli regolari di una proprietà; l’”eternità” di un giovane, invece, si misura nel battito di un cuore che pulsa forza, si mantiene vitale e difende una libertà “graffiata via” dalle mani del tempo, un tempo che non guarda in faccia a nessuno e racconta di una storia, sempre di quella stessa storia già oramai conosciuta, che ha come protagonista la <<giovinezza, quel tesoro che si può avere ad ogni età, ma meglio possederla quando si è giovani>>.

A Cracovia, giovani come se il futuro fosse tutto lì was last modified: agosto 16th, 2016 by L'Interessante
16 agosto 2016 0 commenti
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lettera all'italia
CulturaIn primo piano

Lettera all’Italia in questa notte prima degli esami

scritto da Roberta Magliocca

Italia

E stanotte penso all’ Italia.

All’Italia del bello e cattivo tempo, in tutti i sensi. L’Italia del Nord contro Sud in territorio nostrano. Ma anche all’ Italia del “Guai a toccare il mio paese” quando si è all’estero. Un po’ come fratelli. Si litiga di brutto, ma ci si copre davanti ai genitori. Penso all’Italia di Dante, di Battisti, dei congiuntivi sbagliati, di una politica ancora più sbagliata, di cittadini non proprio innocenti. All’Italia che non ci vuole più, che ci spinge via, che troppe volte si nasconde dietro un Dio qualunque per non prendersi le proprie responsabilità. Uno stivale stanco, che gira lo sguardo dall’altra parte. Quell’Italia dell’oggi mi arrangio, ma domani mi arrendo, mi tolgo la vita fisica perché quella dignitosa non l’ho più. E ogni cittadino che si toglie la vita, uccide una strada, un bar, un sorriso, un futuro. E mentre c’è chi dà la colpa a destra o a sinistra, c’è un paese che va giù in quel mare in cui affonda speranze e problemi. Un mare che non ti puoi non innamorare. E chi non ha il mare stanotte, ha le stelle. Le stelle di una notte prima degli esami per i suoi ragazzi. E a me, che da quella notte mi separano ben 50 notti prima di altri esami e tanti bei ricordi, viene da dire a questo paese:

“Rialzati! Fallo per quei ragazzi e i loro sogni, fallo per me e i miei coetanei che quei sogni rischiano di perderli, fallo per chi quei sogni li ha già persi. Fallo per gli anziani che meritano di riposare serenamente, fallo per i bimbi che hanno il dovere di giocare, fallo per le donne che ancora oggi stanno pagando col sangue una cultura malata. Fallo per gli uomini e per le donne che se gli togli il lavoro gli hai tolto tutto. Fallo per madri e padri nel desiderio, soltanto nel desiderio. Sono madri e padri senza figli perché non si ha il coraggio di far nascere nessuno se non si può permettere un futuro. Fallo per te. Perché potremmo essere italiani a Londra, New York, Sidney. Ma noi italiani abbiamo una sola casa!”.

Roberta Magliocca

Lettera all’Italia in questa notte prima degli esami was last modified: giugno 23rd, 2016 by Roberta Magliocca
21 giugno 2016 0 commenti
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