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AttualitàIn primo pianoParliamone

Unioni Civili. L’arcivescovo Bruno Forte ribadisce quanto detto dal segretario Cei: << Una sconfitta per tutti!>>

scritto da Roberta Magliocca

Unioni civili

Unioni Civili, l’Italia ha detto si. E se abbiamo già affrontato il problema di questa legge come se fosse un contentino (leggi qui), altra cosa è la questione cupolone.

Gli italiani sanno con cosa devono scontrarsi ogni qualvolta viene sventolata una bandiera arcobaleno. E se l’Irlanda ha detto sì circa un anno fa e l’Italia – dal punto legislativo – sta muovendo i suoi primi passi, il Vaticano continua, imperterrito a dire NO. Nessuna meraviglia, no. Rassegnati mai, ma alla chiusura ermetica della Chiesa siamo tutti abituati. Ma questa volta, forse, il limite lo si è superato. Perché le parole dell’arcivescovo teologo Bruno Forte, scelto da Francesco come segretario speciale dei due Sinodi sulla famiglia, tra le voci più aperte della Chiesa italiana, che ha definito questa legge “una sconfitta per tutti”, hanno valicato quella linea – seppur sottile – tra il diritto lecito di dire la propria opinione e la mancanza di rispetto che si ha quando si perde un’ottima occasione per tacere.

Nessuno si aspetta un’apertura mentale della Chiesa così ampia da permettere agli omosessuali di poter affermare il loro sì davanti a Dio. Nemmeno gli omosessuali lo pretendono, dimostrando un rispetto nei confronti della Chiesa, lo stesso rispetto che quest’ultima nega loro.

Ma “sconfitta per tutti” è ben altra cosa.

Una sconfitta per tutti sono state le Crociate, le guerre indette e benedette dal papato contro i musulmani.

Una sconfitta per tutti sono tutte quelle guerre combattute in nome di Dio.

Una sconfitta per tutti è chiedere i soldi a due persone che vanno a sposarsi in chiesa.

Una sconfitta per tutti è l’infanzia rubata ai bambini dall’abuso dei preti nascosti dalla protezione della Santa Sede.

Una sconfitta per tutti è un Papa che entra in carcere per perdonare chi stava per ucciderlo.

Una sconfitta per tutti è leggere sul sito Pontifex.com: “Femminicidio: le donne facciano autocritica, quante volte provocano?”.

Una sconfitta per tutti è una porta chiusa in faccia ad un divorziato.

Una sconfitta per tutti è la mancanza di compassione e di umanità nei confronti di quelle donne lasciate sole nella decisione più sofferta e difficile della loro vita, sentendosi finanche chiamare assassine.

Una sconfitta per tutti è un prete che va a prostitute.

Una sconfitta per tutti è professare un amore dall’altare che di amore non ha proprio nulla. Perché non esistono amori soggetti a condizioni. Perché non si può accettare un amore solo se eterosessuale e benedetto da un prete.

L’amore è uno, onesto e libero.

E se è vero che Dio c’è e che è da lui che parte l’amore, beh, si vergognerebbe della sua stessa casa e di chi la abita.

Roberta Magliocca

Unioni Civili. L’arcivescovo Bruno Forte ribadisce quanto detto dal segretario Cei: << Una sconfitta per tutti!>> was last modified: maggio 12th, 2016 by Roberta Magliocca
12 maggio 2016 0 commenti
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unioni civili
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Unioni Civili: tanto fumo negli occhi?

scritto da Roberta Magliocca

Unioni civili

C’è chi esulta, chi crede che sia solo fumo negli occhi, chi ne fa una questione politica, chi di etica, qualcuno di religione.

Ma la legge che regola le cosiddette Unioni Civili, rubando le parole al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, <<É legge, punto!>>

Già, è legge. Ma quale legge? La conosciamo? Sappiamo davvero di cosa si tratta?

Qui la legge in ogni suo punto.

Qui, di seguito, invece, quei punti che fanno storcere un po’ il naso. Vediamo di capirci qualcosa in più:

Ciao caro vado a fare sesso, tienimi in caldo la cena. Con la costituzione dell’unione civile le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri; hanno l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni. Le parti concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare fissando la residenza comune. Nessun obbligo di fedeltà. Non che quest’ultima debba essere considerato un obbligo, se non per la legge. Ma il non contemplarlo tra i doveri di un coniuge è un chiaro segno di svilimento dei sentimenti. Per la serie “riconosco la tua convivenza con questa persona, ma voglio volutamente ignorare qualsiasi possibile riferimento ad un sentimento che vada oltre stirare le camicie o preparare la cena”.

Ti lascio, e chi se ne frega. Basterà manifestare, anche disgiuntamente, la volontà di separarsi davanti all’ufficiale di stato civile. Anche qui, liquidare il caso senza approfondimenti di sorta, quelli destinati a coppie etero.

Vieni a stare da me, ma non troppo. In caso di morte del proprietario della casa di comune residenza il convivente di fatto superstite ha diritto di continuare ad abitare nella stessa per due anni o per un periodo pari alla convivenza se superiore a due anni e comunque non oltre i cinque anni. Ove nella stessa casa coabitino figli minori o figli disabili del convivente superstite, il medesimo ha diritto di continuare ad abitare nella casa di comune residenza per un periodo non inferiore a tre anni. Ancora una volta, non conti nulla.

Non sei così importante. In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro convivente gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento. Gli alimenti sono assegnati per un periodo proporzionale alla durata della convivenza. Ai fini della determinazione dell’ordine degli obbligati, l’obbligo alimentare del convivente è adempiuto con precedenza sui fratelli e sorelle.

Non voglio con questo articolo sminuire l’importanza di un passo che – in un modo o nell’altro – non solo è stato fatto, ma è stato fatto addirittura in avanti. Dobbiamo ammettere che in Italia non ci siamo abituati.

Ma proprio nessuno riesce a levarmi un’idea che – malpensante io – è radicata tra pochi neuroni e chissà cos’altro nel cervello: e cioè il pensiero che sia stato un facile contentino da dare a chi da anni sta lottando per i propri diritti, per tenerli buoni insomma.

Ma di cosa ci meravigliamo? Stiamo parlando di diritti che – acciaccati e malandati – stanno arrivando secolo dopo ad essere umani senza differenze di sorta da altri esseri umani che ne godono senza che nessuno possa metterli mai in discussione.

E gli omosessuali, oggi, dovrebbero dire anche grazie? Forse qualche etero dovrebbe chiedere scusa. Eppure, nel mio mondo ideale dove sono magra e bionda, non ci sono etero, non ci sono gay, ci sono persone.

Roberta Magliocca

Unioni Civili: tanto fumo negli occhi? was last modified: maggio 12th, 2016 by Roberta Magliocca
12 maggio 2016 0 commenti
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