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Unioni Civili

radio maria
AttualitàIn primo pianoParliamone

Radio Maria: i terremoti? Un castigo divino

scritto da L'Interessante

Radio Maria

di Michela Salzillo

 Sono giorni difficili per il nostro Paese, ore che sembrano infinite speranze disorientate, sono quelle che stiamo vivendo. La voglia di ripartire, per le regioni centrali della nostra Penisola, si mescola continuamente con la costante paura di non farcela. Basta poco, una scossa, l’ennesima, e il terrore ricomincia a fare il suo corso. In mezzo a cumuli di macerie e pezzi di città confinate al macero, l’esigenza di unirsi, di fare squadra, di essere solidali, gli uni col dolore degli altri, diventa una priorità. Un abbraccio che traduca parole di conforto sembra valere più di un pasto caldo. Tra quelle vite spezzate, prese in tempo dalla sopravvivenza, tutto ciò che resta è la voglia di credere che la fine non è mai per sempre, che dopo la tempesta, durasse anche un tempo infinito, la calma possa arrivare.

Una quiete, quella inseguita delle vittime del sisma irriverente, che prima di essere condivisa a voce alta, spesso, viene invocata sommessamente in nome di un Dio preciso o qualunque, che dovrebbe agire secondo misteriosi parametri di misericordia, rispettando una costante benevolenza refrattaria al male. Un male che non si capisce bene cos’è, e che per questo, spesso, cade sfiancato nei posti sbagliati. Lo spaesamento, come accade in casi del genere, oscilla fra un Dio che farebbe male il suo lavoro e quello che invece avrebbe smesso di farlo per colpa nostra. Sì, perché quando la natura si dimostra viva, come è giusto che sia, quando i tetti crollano e le persone ci rimettono la vita, non è colpa di chi magari dovrebbe costruire case degne di essere sinonimo di guscio, ma dell’umanità  trasgressiva che si pesta   da sola. 

I terremoti sarebbero dunque una nèmesi prevedibile, una sorta di saldo che staremmo pagando per scontare peccati, anzi, in verità, uno in particolare. A dirlo sarebbe stato, anche se ci sono ancora dubbi sulla reale identità dello speaker, il fondatore di Radio Maria, nonché direttore della stessa, Padre Livio Fanzaga. Era il 30 ottobre, solo dodici ore di distanza dall’ ultima devastante scossa, quando dai microfoni dell’emittente cristiana -cattolica nazionale, salta fuori questa dichiarazione:

“anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili. Chiamiamolo castigo divino”.

Sono affermazioni che hanno trovato dissenso anche fra molti credenti, i quali  riconoscono nelle affermazioni divulgate dalla radio in questione una provocazione di troppo. Quella parola non piace a nessuno, insomma, perché anche il devoto feticista fa parecchio fatica a credere che il crollo di case, chiese ed edifici cardini del nostro patrimonio artistico, possa essere legato all’approvazione del decreto Cirinnà, che, è sempre meglio puntualizzarlo, non è un favoritismo nei confronti delle coppie omosessuali, ma soltanto una scelta legislativa che cerca di riconoscere dignità a tutte quelle coppie che, per essere riconosciute, non vogliono o non possono passare per il matrimonio cattolico. E su questo, si presume per buon senso, nessun Dio manderebbe a morire qualcuno.

Radio Maria e le offese recidive  

Stando alle dichiarazioni degli affezionati ascoltatori, teorie come quella avanzata qualche giorno fa dall’emittente, non sarebbero una novità, anzi, si tratterebbe di una costante avvalorata dal chiaro diniego nei riguardi delle “coppie arcobaleno”. Una lunga recidiva che non accenna a placarsi, dunque, che parte da lontano e pare voler accelerare con convinzione. In passato, il direttore di Radio Maria aveva definito le famiglie arcobaleno “sporcizia” e in occasione di Vatileaks aveva detto che i giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi sarebbero “da impiccare. Non meno clemente il trattamento riservato alla Senatrice Monica Cirinnà, alla quale, nel febbraio scorso, augurò persino la morte, credendo legittime affermazioni del genere: «brinda a Prosecco, eh eh, alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale». Di fronte a messaggi del genere, risulta difficile restare obiettivi senza scegliere la fazione del buon senso, perché è di questo che si tratta. Non c’ entra quella o l’altra religione, ma una cosa più seria che si chiama rispetto, e questo, lo dice la storia, la Chiesa continua a scordarlo troppo spesso. Quale Dio sarebbe disposto a dire il contrario?

Radio Maria: i terremoti? Un castigo divino was last modified: novembre 5th, 2016 by L'Interessante
5 novembre 2016 0 commenti
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Coming out
AttualitàIn primo pianoParliamone

Coming out e unioni civili: una storia di battaglie in nome dell’amore

scritto da L'Interessante

Coming out

Di Michela Salzillo

Se il bruco può dirsi farfalla, ogni crisalide sa già delle sue ali. Non importa il tempo che ci vorrà o quanto difficile sarà la strada da percorrere, vedersi concesse le ali è ciò che conta, e sapere che la libertà non è solo utopia, a volte, diventa la consapevolezza che dà forza all’ obiettivo. È così che sembra questa giornata, un piccolo promemoria dell’essere, un post- it affisso sulla paura di svelarsi.

 Oggi, dal 1988, il calendario delle ricorrenze internazionali segna la celebrazione del coming out. L’idea, lanciata da Robert Eichberg, psicologo del New Mexico, e Jean O’Leary, politico ed attivista LGBT di Los Angeles, si festeggia da tempo come l’occasione di appartenersi totalmente, al netto di maschere e condotte che siano socialmente accettabili, senza troppe smanie. Si tratta di una realtà, intesa sia come evento che in termini di definizione, spesso confusa con l’outing. Sebbene le due cose siano strettamente collegate, non è detto che debbano essere l’ una la conseguenza dell’altra e di sicuro non sono sinonimi: mentre per  coming out si intende la manifestazione della propria identità di genere, esposta in prima persona e indipendentemente dal circostante, si parla di outing quando sono gli altri a svelare l’identità sessuale dell’ individuo.

la data, che ancora oggi è un “fisso” irrinunciabile per le comunità LGBT, fu scelta in occasione del workshop The Experience and National Gay Rights Advocates. All’epoca, venne individuata come la più consona perché direttamente collegabile al primo anniversario della seconda marcia nazionale su Washington per i diritti delle lesbiche e dei gay, tenutasi appunto l’11 ottobre 1987. Una festa, questa, che ha toccato, prima fra tutti, i consensi degli USA ,Australia, Canada, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Svizzera e Regno Unito, arrivando, con gli annessi ritardi, anche in Italia.

 Quest’anno, però, sulla scia del primo gay pride di Caserta, tenutosi il 25 giugno scorso, l’esigenza di “venire fuori” sarà un’opportunità di cui anche la nostra provincia vestirà vantaggi e bellezze. Ad organizzare un evento pregno di confronti e vissuti, che si preannunciano parecchio intensi, è stata RAIN Associazione LGBT casertana ONLUS che, dopo due anni di intensa attività sul territorio, continua a confermarsi un contesto proficuo e  di valore.

 L’appuntamento è fissato per questa sera, dalle ore 20:00 alle ore 23:30, presso la sede ufficiale, inaugurata da qualche settimana, sita in Via Giuseppe Verdi 15, 81100 Caserta. Con lo slogan keep and coming out, il meeting si terrà secondo parametri puramente informali, che mireranno all’unica priorità del raccontarsi, con la voglia di essere la propria verità, senza freni né misure.

La serata sarà anche un’occasione per guardare in faccia le problematiche socio- culturali che, nonostante i passi avanti in materia di paese civile, ancora si nascondono dietro le vite di molti omosessuali. L’associazione, nella persona del presidente, Bernardo Diana e di tutti gli attivisti, invita a portare con sé anche le famiglie : un passaggio importante, questo, perché quando ci si sente accettati da chi si ama, la quotidiana convivenza con l’estraneo che ancora rifiuta, diventa leggermente più semplice.

Dal coming out alle unioni civili: una storia di battaglie in nome dell’amore

Se è vero che l’Italia non arrivi mai in anticipo su certe novità, manifestando ancora parecchie falle in termini di “vedute allargate”, il numero di unioni civili che si stanno svolgendo lungo tutta la Penisola, da nord al sud, durante gli ultimi mesi, è in considerevole incremento.

Dopo l’unione celebratosi qualche settimana fa tra due donne casertane, per la prima volta nella storia, anche Ischia ha battezzato la sua prima coppia omosessuale, riconoscendole, civilmente, diritti e doveri coniugali. A dire sì, sono stati Domenico, psicologo di cinquant’anni, e Salvatore, vice presidente di una cooperativa sociale, quarantadue anni.

 La celebrazione, presieduta dal sindaco Giosi Ferrandino, è stata sobria e ricca di commozione.

“Vogliamo dedicare, simbolicamente, la nostra unione a quanti sono stati meno fortunati di noi. Agli uomini e alle donne omosessuali che in passato sono stati insultati, picchiati, confinati, incarcerati, reclusi nei campi di concentramento, torturati e uccisi. Soltanto per aver amato”.

Queste sono state le parole pronunciate dalla coppia nell’ambito della cerimonia, che, con voce rotta e visibile felicità, ha gridato soddisfazione per la conquista ottenuta.

“Abbiamo combattuto, silenziosamente, col nostro fare di tutti i giorni, per far comprendere che un omosessuale può essere una persona perbene, normalizzando così, passo dopo passo, i pregiudizi e gli stereotipi.”

 La cronaca dei festeggiamenti ha invaso tutte le testate locali e nazionali, rivelandosi una delle migliori testimonianze di crescita e speranza.  Anche quest’ ultima storia, come quelle precedenti e le altre che verranno, sembra fatta a posta per dimostrare che, se anche  imparare a volare non è una cosa facile, provare la sensazione delle piccole e grandi libertà quotidiane, spesso  restituisce l’esistenza e la voglia di vivere.

 

Coming out e unioni civili: una storia di battaglie in nome dell’amore was last modified: ottobre 11th, 2016 by L'Interessante
11 ottobre 2016 0 commenti
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Giorgio Zinno
AttualitàIn primo pianoParliamone

Giorgio Zinno dirà si. Con la fascia tricolore, ovviamente

scritto da L'Interessante

Giorgio Zinno

Il calendario segna l’11 maggio quando, in seguito ad una lunga controversia tra favorevoli e contrari, viene approvata la mutazione in legge del DDL Cirinnà. Tra sfiduce stantie e lunghi scetticismi, due mesi fa, il governo italiano, con voto di maggioranza, ha riconosciuto dignità alle unioni civili.

Una decisione che la comunità Lgbt, e non solo, agognava da tempo. Un passo in avanti, un giorno meritevole, sin da subito, di una memoria storica senza opposizioni. Nonostante il traguardo visto da dentro, però, furono molti a non dichiararsi entusiasti di quanto ottenuto. Alcuni la considerarono una legge a metà che, a detta di qualche voce, facendo ottenere troppo poco in materia di pari diritti, deluse parte delle aspettative. La mutilazione a cui fu fatta riferimento, riguardava la stepchild adoption, un provvedimento che letteralmente vuol dire “adozione del figliastro” e permette al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore.

La Cirinnà si dissociò quasi subito da questo tipo di polemica e ritenne opportuno sottolineare la conquista raggiunta che, seppure agli inizi della sua maturazione, è da ritenersi comunque la radice di un essenziale cambiamento. Il risultato trascrisse 372 deputati favorevoli, 51 contrari e 99 astenuti. Numeri, questi, su cui si è appena abbozzata un Italia a colori; un Paese ancora in fasce da questo punto di vita, ma che certamente fa venire meno voglia di scappare.

E tra quelli che restano, senza ombra di dubbio, ci sono Giorgio Zinno e il suo compagno Michele. Vista da questa prospettiva, l’unione, portatrice di una novità concreta, fa parecchio parlare di sé senza che ci sia il bisogno di aggiungere altro

Ma, aprite bene le orecchie, il lieto evento non è l’unica notizia. Giorgio Zinno, infatti, non è un futuro sposo qualsiasi. A dare l’annuncio del suo matrimonio è il primo cittadino di San Giorgio a Cremano, eletto sindaco della provincia di Napoli lo scorso anno, dopo aver ottenuto una pioggia di consensi.

 L’ha dichiarato lui stesso, senza mezzi termini o giri di parole:

“ Mi sposo il 24 settembre, sono dieci anni che aspettavo questo momento”

Un’ attesa che sta per finire, quindi , e che certamente scioglie i coraggi di quanti ne hanno il desiderio.

Dinanzi a questa scelta, anche se non possediamo ancora la maturità giusta per poterci chiamare “paese civile”, azzardiamo che la strada imboccata è certamente quella più giusta.

Auguri, sindaco.

Michela Salzillo

Giorgio Zinno dirà si. Con la fascia tricolore, ovviamente was last modified: agosto 2nd, 2016 by L'Interessante
2 agosto 2016 0 commenti
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Bagnasco
AttualitàIn primo piano

Bagnasco predica, da che pulpito poi!

scritto da Roberta Magliocca

Bagnasco

Ci risiamo. La Chiesa non ne perde una di occasione per tacere. Potrebbe mostrare tolleranza, saggezza, equità, bene comune. Tutte cose che predica, ma che proprio non riesce a mantenere. O meglio, non vuole mantenere. 

D’altronde il potere, quello smisurato e senza limiti, quello incontrastato e incontrastabile, quello che mafioso si insinua nelle coscienze e manovra i fili, si ottiene solo con la disonestà e l’arroganza, con l’assoluta mancanza di buona fede, senza scrupolo di sorta. E soprattutto con la faccia tosta.

Perchè solo di faccia tosta si può parlare se Bagnasco – con coraggio e privo di vergogna – è riuscito ad affermare che:  

“Sempre più poveri in Italia  e una ricchezza sempre più concentrata nelle mani di pochi, spesso anche corrotti. La povertà assoluta, investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8% della popolazione italiana! Mentre la platea dei poveri si allarga inglobando il ceto medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi, purtroppo a volte anche attraverso la via della corruzione personale o di gruppo”.

Chissà se in quei pochi corrotti e ricchi ha contato anche se stesso, i suoi colleghi dall’attico in centro, i suoi colleghi dalle mani sui bambini, il suo superiore dalle belle parole da un balcone protetto dal mondo, ben lontano da povertà e miseria. Ma no, troppo occupato a scagliarsi contro le unioni civili perchè di persone che amano non ne deve aver viste molte il signor Bagnasco, non può conoscere l’amore, troppo impegnato a salvare il suo potere e quello di una chiesa che teme di veder perdere sostenitori.

Il lavoro che manca – ha detto ancora –  la povertà, le dipendenze come quelle legate al gioco d’azzardo sono i problemi del Paese rispetto ai quali “la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i problemi veri del Paese, cioè del popolo. Per questo non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma a schemi ideologici.

E ancora una volta il Vaticano ha imbracciato pale e picconi per scavare un fondo che credevamo avesse toccato da tempo. E dovremmo smetterla un po’ tutti di giustificare tali comportamenti con la scusa di una chiesa che fa solo il suo mestiere e che non potrebbe esprimersi se non così. Quelle parole sono dettate dalla cattiveria e dalla sete di potere, dal Dio denaro e dalla stupidità umana. E Papa Francesco che si lamenta di uomini che pensano più a cani e gatti che ai propri fratelli bipedi. Si guardasse in casa, nella sua chiesa fatta di uomini e di nessun animale. Troverebbe la risposta.

Roberta Magliocca

Bagnasco predica, da che pulpito poi! was last modified: maggio 19th, 2016 by Roberta Magliocca
17 maggio 2016 0 commenti
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transgender
AttualitàIn primo pianoPolitica

SPERANZA PER CASERTA: PRESENTATA LA CANDIDATA TRANSGENDER LAURA SCIAUDONE CON IL CANDIDATO SINDACO APPERTI – IL 25 GIUGNO GAY PRIDE IN CITTA’

scritto da Walter Magliocca

transgender

Un incontro ufficiale, ma, alla fine,  una “chiacchierata” tra amici al ristorante il Cortile a Caserta. Presenti il proprietario nonché coordinatore del movimento della civica Michele  Miccolo, il candidato sindaco Francesco Apperti, Laura Sciaudone, prima candidata trasgender, supportata dal delegato dell’associazione Lgbt, movimento di identità transessuale, Bernardo Diana.

La civica aperta al mondo dell’associazionismo per abbattere le diseguaglianze sociali

“Con la lista Speranza per Caserta si è instaurata una sinergia di intenti che ha favorito la candidatura di Laura. Nessun altra lista ci ha contattato e da nessun altra parte è giunta una richiesta similare” – ha detto Bernardo Diana -.

“Non solo il risultato elettorale ma soprattutto abbattere il muro delle disuguaglianze sociali – ha proseguito la candidata -. Non era mia intenzione candidarmi, ma per cercare di far superare alla gente i pregiudizi che ancora esistono nei nostri confronti, ho accettato l’impegno personale, pur conoscendo, ma abituata ad affrontarle, le difficoltà della scelta. Dopo la manifestazione dell’associazione di cui sono vicepresidente, c’è stato un contatto con i responsabili della civica ed immediatamente abbiamo riscontrato un unità di intenti per potare avanti le istanze del movimento, coniugate con l’idee della lista”.

A questo punto il candidato sindaco Francesco Apperti ha spiegato che “il movimento politico Speranza per Caserta ha come sua connotazione e prerogativa, l’apertura nei confronti del mondo dell’associazionismo”, perseguendo unità di intenti e condivisione degli obiettivi anche con le realtà istituzionali del capoluogo, in particolare con il sindaco (ex) De Magistris, da sempre aperto ad una democrazia partecipata, scevro da movimenti politici. Ed è in questa ottica che si posiziona il programma della lista civica e in cui trova ingresso la candidatura di Laura Sciaudone”.

Il primo candidato transgender: un messaggio di civiltà

“Un messaggio per la città e per la crescita del tessuto sociale in cui operiamo e viviamo – ha aggiunto Michele Miccolo – e per far sì che i  transgender vengano considerati come persone  e non in considerazione del loro status”.

Da precisare che Laura Sciaudone è candidata in quota maschile non avendo ancora ottenuto giuridicamente, per le difficoltà e lentezza burocratica “in alcuni casi persecutoria e violenta” lo status femminile.

Gay pride a Caserta

“A Caserta, il prossimo 25 giugno, ci sarà il gay pride. Un appuntamento per dichiarare la fierezza di quello che siamo e manifestare con civiltà la nostra condizione, senza diseguaglianze e/o differenze”, ha concluso Laura.

 

 

SPERANZA PER CASERTA: PRESENTATA LA CANDIDATA TRANSGENDER LAURA SCIAUDONE CON IL CANDIDATO SINDACO APPERTI – IL 25 GIUGNO GAY PRIDE IN CITTA’ was last modified: maggio 13th, 2016 by Walter Magliocca
13 maggio 2016 0 commenti
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unioni civili
AttualitàIn primo pianoParliamone

Unioni Civili. L’arcivescovo Bruno Forte ribadisce quanto detto dal segretario Cei: << Una sconfitta per tutti!>>

scritto da Roberta Magliocca

Unioni civili

Unioni Civili, l’Italia ha detto si. E se abbiamo già affrontato il problema di questa legge come se fosse un contentino (leggi qui), altra cosa è la questione cupolone.

Gli italiani sanno con cosa devono scontrarsi ogni qualvolta viene sventolata una bandiera arcobaleno. E se l’Irlanda ha detto sì circa un anno fa e l’Italia – dal punto legislativo – sta muovendo i suoi primi passi, il Vaticano continua, imperterrito a dire NO. Nessuna meraviglia, no. Rassegnati mai, ma alla chiusura ermetica della Chiesa siamo tutti abituati. Ma questa volta, forse, il limite lo si è superato. Perché le parole dell’arcivescovo teologo Bruno Forte, scelto da Francesco come segretario speciale dei due Sinodi sulla famiglia, tra le voci più aperte della Chiesa italiana, che ha definito questa legge “una sconfitta per tutti”, hanno valicato quella linea – seppur sottile – tra il diritto lecito di dire la propria opinione e la mancanza di rispetto che si ha quando si perde un’ottima occasione per tacere.

Nessuno si aspetta un’apertura mentale della Chiesa così ampia da permettere agli omosessuali di poter affermare il loro sì davanti a Dio. Nemmeno gli omosessuali lo pretendono, dimostrando un rispetto nei confronti della Chiesa, lo stesso rispetto che quest’ultima nega loro.

Ma “sconfitta per tutti” è ben altra cosa.

Una sconfitta per tutti sono state le Crociate, le guerre indette e benedette dal papato contro i musulmani.

Una sconfitta per tutti sono tutte quelle guerre combattute in nome di Dio.

Una sconfitta per tutti è chiedere i soldi a due persone che vanno a sposarsi in chiesa.

Una sconfitta per tutti è l’infanzia rubata ai bambini dall’abuso dei preti nascosti dalla protezione della Santa Sede.

Una sconfitta per tutti è un Papa che entra in carcere per perdonare chi stava per ucciderlo.

Una sconfitta per tutti è leggere sul sito Pontifex.com: “Femminicidio: le donne facciano autocritica, quante volte provocano?”.

Una sconfitta per tutti è una porta chiusa in faccia ad un divorziato.

Una sconfitta per tutti è la mancanza di compassione e di umanità nei confronti di quelle donne lasciate sole nella decisione più sofferta e difficile della loro vita, sentendosi finanche chiamare assassine.

Una sconfitta per tutti è un prete che va a prostitute.

Una sconfitta per tutti è professare un amore dall’altare che di amore non ha proprio nulla. Perché non esistono amori soggetti a condizioni. Perché non si può accettare un amore solo se eterosessuale e benedetto da un prete.

L’amore è uno, onesto e libero.

E se è vero che Dio c’è e che è da lui che parte l’amore, beh, si vergognerebbe della sua stessa casa e di chi la abita.

Roberta Magliocca

Unioni Civili. L’arcivescovo Bruno Forte ribadisce quanto detto dal segretario Cei: << Una sconfitta per tutti!>> was last modified: maggio 12th, 2016 by Roberta Magliocca
12 maggio 2016 0 commenti
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unioni civili
AttualitàIn primo pianoParliamone

Unioni Civili: tanto fumo negli occhi?

scritto da Roberta Magliocca

Unioni civili

C’è chi esulta, chi crede che sia solo fumo negli occhi, chi ne fa una questione politica, chi di etica, qualcuno di religione.

Ma la legge che regola le cosiddette Unioni Civili, rubando le parole al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, <<É legge, punto!>>

Già, è legge. Ma quale legge? La conosciamo? Sappiamo davvero di cosa si tratta?

Qui la legge in ogni suo punto.

Qui, di seguito, invece, quei punti che fanno storcere un po’ il naso. Vediamo di capirci qualcosa in più:

Ciao caro vado a fare sesso, tienimi in caldo la cena. Con la costituzione dell’unione civile le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri; hanno l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni. Le parti concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare fissando la residenza comune. Nessun obbligo di fedeltà. Non che quest’ultima debba essere considerato un obbligo, se non per la legge. Ma il non contemplarlo tra i doveri di un coniuge è un chiaro segno di svilimento dei sentimenti. Per la serie “riconosco la tua convivenza con questa persona, ma voglio volutamente ignorare qualsiasi possibile riferimento ad un sentimento che vada oltre stirare le camicie o preparare la cena”.

Ti lascio, e chi se ne frega. Basterà manifestare, anche disgiuntamente, la volontà di separarsi davanti all’ufficiale di stato civile. Anche qui, liquidare il caso senza approfondimenti di sorta, quelli destinati a coppie etero.

Vieni a stare da me, ma non troppo. In caso di morte del proprietario della casa di comune residenza il convivente di fatto superstite ha diritto di continuare ad abitare nella stessa per due anni o per un periodo pari alla convivenza se superiore a due anni e comunque non oltre i cinque anni. Ove nella stessa casa coabitino figli minori o figli disabili del convivente superstite, il medesimo ha diritto di continuare ad abitare nella casa di comune residenza per un periodo non inferiore a tre anni. Ancora una volta, non conti nulla.

Non sei così importante. In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro convivente gli alimenti qualora versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento. Gli alimenti sono assegnati per un periodo proporzionale alla durata della convivenza. Ai fini della determinazione dell’ordine degli obbligati, l’obbligo alimentare del convivente è adempiuto con precedenza sui fratelli e sorelle.

Non voglio con questo articolo sminuire l’importanza di un passo che – in un modo o nell’altro – non solo è stato fatto, ma è stato fatto addirittura in avanti. Dobbiamo ammettere che in Italia non ci siamo abituati.

Ma proprio nessuno riesce a levarmi un’idea che – malpensante io – è radicata tra pochi neuroni e chissà cos’altro nel cervello: e cioè il pensiero che sia stato un facile contentino da dare a chi da anni sta lottando per i propri diritti, per tenerli buoni insomma.

Ma di cosa ci meravigliamo? Stiamo parlando di diritti che – acciaccati e malandati – stanno arrivando secolo dopo ad essere umani senza differenze di sorta da altri esseri umani che ne godono senza che nessuno possa metterli mai in discussione.

E gli omosessuali, oggi, dovrebbero dire anche grazie? Forse qualche etero dovrebbe chiedere scusa. Eppure, nel mio mondo ideale dove sono magra e bionda, non ci sono etero, non ci sono gay, ci sono persone.

Roberta Magliocca

Unioni Civili: tanto fumo negli occhi? was last modified: maggio 12th, 2016 by Roberta Magliocca
12 maggio 2016 0 commenti
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