Love givers
Si chiamano love givers o, più comunemente, accarezzatori: sono donne e uomini, adeguatamente formati, che offrono la possibilità a persone con disabilità di esplorare il proprio corpo attraverso atti di intimità e masturbazione.
In Danimarca, Olanda ,Germania, Svezia e Svizzera, è un lavoro legalmente riconosciuto da circa dieci anni, libertà di cui fruiscono- là dove è possibile emigrare- anche cittadini italiani con volontà di ricevere questo genere di assistenza, ancora un’ ostica emancipazione per il nostro Paese.
L’Italia, infatti, anche da questo punto di vista è incastrata in un meccanismo di luoghi comuni stantii, che spesso si basano su informazioni sbagliate e retaggi culturali poco evoluti. Il disabile per populistica opinione, è colui che se riesce a garantirsi il raggiungimento di obiettivi ordinari, quali l’istruzione o una vita sociale più o meno forbita, diventa un superdotato all’occorrenza. Nei casi meno fortunati, invece, è una sorta di beato alternativo- con la vocazione indotta da chissà chi – ad essere sintesi fra il dono da accogliere e la condanna da compatire.
In uno scenario di questo calibro, concepire la persona con disabilità- che sia affetta da un deficit fisico o lieve ritardo cognitivo non fa differenza- opportunamente dotata di istinto passionale è a dir poco utopico.
L’individuo con il problema è, dunque, il problema che rappresenta, pertanto non può permettersi neppure di pensarla una vita sessuale che, in quanto tale, non abbia quasi nulla a che vedere con la sfera emotiva. È proprio a seguito di questa chiara marcatura di concetto che la figura dell’ accarezzatrice viene, talvolta, falsamente attribuita a quella di una prostituta.
I love givers, a differenza di una squillo, nascono prima di tutto per agire in totale trasparenza e non in un regime di clandestinità. La loro formazione, di solito, dura due anni e si sviluppa al fianco di professionisti con esperienza in ambito scientifico, compresi sessuologi e psicologi. La loro attività non si traduce nell’attuazione di rapporti completi con l’assistito; la natura degli incontri ha a che fare più con la sensualità che con la sessualità categoricamente definita. L’assistenza erotica sorge come una vera e propria terapia atta a fornire gli elementi necessari per imparare ad esplorare, anche autonomamente, il proprio corpo. È chiaro che molto dipende dal tipo di handicap, le persone con un deficit fisico hanno la possibilità di esprimere autonomamente le proprie esigenze, non a caso in situazioni di questo tipo, il colloquio con l’assistito occupa un ruolo fondamentale, in realtà più complesse diviene necessario che siano i genitori a fare da tramite.
La sessualità è un argomento tabù in generale , figuriamoci quando viene associata ad un malattia ;anche per i familiari non è facile accettare la metamorfosi nel corpo dei propri figli, tuttavia in assenza di assistenti sessuali o di lucciole perbene, si trovano ad essere gli unici in grado di assecondare determinate voglie, che – volente o nolente – restano del tutto naturali.
Esistono casi in cui la situazione diventa davvero difficile da gestire: l’accumulo di istinti sessuali repressi, infatti, può portare ad atti di aggressività o particolare esibizionismo. Purtroppo, l’atteggiamento omertoso sull’argomento rende molto difficile la decifrazione del problema che sta all’apice di cause apparentemente incomprensibili.
Rendere un disabile sinonimo di infante per la vita è il più grosso errore che si possa fare, la legalizzazione dei love givers urge in Italia come in tutti gli altri paesi europei, per garantire una probabilità di esperienza sensoriale che permetta, anche a persone che non hanno la possibilità di viverla altrove, l’identificazione sessuale, sia essa etero od omosessuale. Sembra superfluo rimarcare che nel caso di situazioni LGBT il pregiudizio sociale sarebbe ancora più gravoso e quindi più difficile da accettare all’origine. La battaglia, partita anni fa, attraverso una petizione stanziata da un blogger affetto da distrofia muscolare, ha prodotto l’attenzione del deputato PD, Sergio Lo giudice, che si è concretizzato nel DDL1142 con tema: “disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità”. Il testo è stato presentato nel 2014 e ancora oggi non sono stati resi noti sviluppi in tal senso.
Del resto ,si sa, l’Italia è il paese delle priorità irrisolte.
Michela Salzillo