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Good
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Good As You in casa Rain

scritto da L'Interessante

Good

Di Luigi Sacchettino

30 maggio 2017.  È sera. Eppure al teatro Ricciardi di Capua ci sono tanti colori. Sì, quelli dell’associazione Rain Arcigay Caserta onlus, che ha organizzato la proiezione del film  “Good As You – Tutti i colori dell’amore” di Mariano Lamberti. L’evento rientra nell’iniziativa CinePride, rassegna cinematografica a tema lgbt ideata dall’Associazione, sotto la direzione artistica di Christian Coduto.

Good As You: i protagonisti

In sala ad accoglierci il regista e uno degli attori, Lorenzo Balducci, che nel film interpreta Adelchi, un ossessivo e soffocante architetto, troppo tendente al controllo.

In un clima molto confidenziale rivolgo la mia operatività verso Lamberti, avendo intravisto il suo ultimo libro “Una coppia perfetta. L’amore ai tempi di Grindr”, e gli domando subito com’è nata l’idea di una storia d’amore da una chat dove l’interazione ha forme spesso liquide, superficiali, a tratti spicciole.

“Quando ho pensato alla storia d’amore non mi sono concentrato sulla chat. L’amore può nascere ovunque, anche in una chat. Ho una coppia di amici che si sono conosciuti lì e tutt’ora stanno ancora insieme”.

Un pensiero ottimista, penso.

Incalzo con una domanda sulla (in)fedeltà; un tema spesso presente nelle storie d’amore.

Mi racconta che a suo avviso siamo portati ad essere curiosi verso il mondo esterno, in una lotta di impulsi- come ci insegnava già Freud, o tra ragione e sentimento, per dirla alla  Jane Austen.

Eppure da primati umani dovremmo essere portati al mantenimento del senso di sicurezza e protezione, di appartenenza e come tale la dimensione di coppia monogama potrebbe essere il progetto più solido e valido per il raggiungimento di tale obiettivo, rifletto tra me e me.

Lamberti ha come padre il cinema: quello concreto, che riporta alla realtà de “i soldi ci sono? Ok, il film si fa”, e per madre l’accogliente letteratura, che lascia ampio spazio all’espressione, in un qui ed ora non vincolato dalla materialità.

Passo a Balducci, che accoglie tutti con un sorriso timido e una capigliatura biondo platino, tutt’altro che anonima.

Mi racconta che tra cinema, tv e teatro- nonostante la grossa passione per quest’ultimo- preferisca il primo, avendolo immaginato sin da piccolo. La possibilità di poter riprodurre dei momenti lo affascina, seppur non ami rivedersi.

Strani meccanismi della mente umana, mi dico; la sua bellezza statuaria è visibile agli occhi di tutti.

Mi incuriosisce quel platino:  Balducci mi rivela faccia parte del suo ruolo nel prossimo spettacolo “Spoglia-TOY”,  di Luciano Melchionna visibile il 16, 17 e 18 giugno al Napoli Teatro festival. Non può rivelarci altro.

Lo prendo in giro, per il giusto mix di curiosità e indizi che fornisce a riguardo.

La serata trascorre con la visione del film, che mantiene ancora viva la comicità e l’attualità, nonostante i 5 anni di età e una legge per il riconoscimento delle coppie di fatto.

Good as you vuole raccontare uno spaccato della dimensione LGBT senza partire dal pietismo o dal melodramma; così, con schiettezza, sagacia, arguzia e simpatia, si affrontano gli stereotipi relazionali. Il sieropositivo da parchetto, la lesbica mascolina, l’etero curiosa e confusa, la bambola sexy, l’effemminato eccentrico e così via.

Lamberti vuole rappresentare una ‘grande famiglia’ il cui principio di aggregazione è la scelta: scegliere le persone con cui condividere, con cui parlare e con cui accompagnare la propria esistenza.

E lo fa dalla visione gay, non dal racconto degli etero. Lo fa da dentro. Con libertà.

Non ci si annoia affatto, e la riflessione è dietro l’angolo.

La mia riflessione è proprio sugli stereotipi, con l’auspicio che lo spettatore di Good as you non si fermi alle generalizzazioni. Il rischio che si può correre è di non aiutare a a normalizzare un vissuto fatto di persone che si svegliano, vanno a lavoro, soffrono e sorridono per amore e si affannano e lottano per la vita.

Con Dignità di persone. Non di orientamenti.

Good As You in casa Rain was last modified: giugno 2nd, 2017 by L'Interessante
2 giugno 2017 0 commenti
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Parigi
CulturaEventiIn primo pianoLibri

Luigi La Rosa : Parigi, la mia salvezza e la mia rinascita

scritto da L'Interessante

Parigi

Di Christian Coduto

“Christian, sai che non sono mai stato a Caserta?”. Ha inizio così la mia chiacchierata con Luigi. Mentre passeggiamo per i giardini della Reggia, lo vedo girarsi intorno con curiosità, fame di sapere. Ha indosso una polo color vinaccia e dei pantaloni rosso pompeiano. Persino il trolley che si porta dietro è tendente al rosso. “Non è che sia il mio colore preferito” ammette ingenuamente “Il fatto è che il mio trolley l’ho distrutto e questo è di mia madre”.

Siciliano (messinese, per la precisione), vive tra l’Italia e la Francia da molto tempo. Come tutte le persone che provengono da terre ricche di sole, è socievole ed affettuoso. Lo riempiresti di abbracci, per quanto è gentile. Parla come se ci conoscessimo da una vita. si lascia andare a confidenze private con uno sguardo da eterno bambino e ascolta le mie parole quando gli racconto situazioni analoghe che ho vissuto anche io. Ama l’arte: rimane incantato dalla bellezza del palazzo edificato da Luigi Vanvitelli …

Luigi La Rosa ci parla della “sua” Parigi

Chi è Luigi La Rosa?

Luigi La Rosa è un’identità. Quella che cerca di assumere da sempre (e quello che sta cercando di diventare) è la figura di un narratore di storie e di personaggi che vengono da lontano e che portano nel rapporto con la città di Parigi, ma soprattutto nel rapporto con l’arte e con la dimensione estrema del vivere una loro autenticità personale.

Perché hai deciso di trasmettere le tue emozioni attraverso la scrittura?

Ho studiato per almeno 6 anni pianoforte e composizione. Fino a 18 anni ero convintissimo che il mio futuro sarebbe stato quello della musica. Premetto, però, che io scrivo da sempre. Mi dicono che da piccolino, quando avevo all’incirca 3 anni, stavo sul tappeto e scrivevo per interi pomeriggi … a 7 anni avevo già un quaderno di poesie … a 12 anni lessi il mio primo romanzo “Menzogne e sortilegio” di Elsa Morante. Da quel momento è stato un crescendo di letture nuove. Ad un certo punto mi resi conto che il mio rapporto con la parola stava diventando più forte del mio rapporto con la musica. Intendiamoci: ancora oggi, se ascolto un pezzo di Chopin mi viene la pelle d’oca … però era sempre più chiaro che la musica non era la strada che avrei dovuto e voluto seguire. La parola era il “luogo” in cui potevo essere completamente me stesso, per raggiungere quel massimo di intensità ed espressività verso le quali tendevo. In effetti iniziai a studiare pianoforte sul tardi, avevo già 12 anni … tra i 18 e i 20 anni la scrittura si è impossessata di me: ho messo da parte le poesie e ho iniziato a scrivere racconti, testi di narrativa e così via.

Parliamo di “La luce e il riposo” e il viaggio che fa il protagonista …

Quello del protagonista è un viaggio che, in qualche modo, si muove verso la ricerca di qualcosa: deve consegnare un libro (che ha trovato in metropolitana) ad un uomo. Quest’uomo, che è già comparso nel libro precedente, diventa automaticamente un ideale amoroso, sentimentale. Durante la ricerca, il protagonista si imbatte in alcune figure, che sono in realtà delle presenze, degli spettri, figure di uomini e donne vissuti anni addietro che, sempre a Parigi, hanno trovato una direzione nel piano dell’amore e della creatività perché sono tutti grandi artisti del passato. È un libro sull’inseguimento. Ci sono anche dei momenti di riposo, durante i quali il protagonista contempla Parigi, vive in questa dimensione onirica, ma di base è un romanzo di fughe verso questo ideale estetico, che accomuna poi tutti i personaggi descritti.

In tutti i miei libri c’è sempre questo bisogno di cercare Parigi per cercarsi e ritrovarsi. Parigi è un labirinto che sfugge a chi tenta di possederlo … a questo punto qual è la maturazione del personaggio? Rendersi conto che Parigi è stato un pretesto per una ricerca che è tutta interiore. Parigi è un luogo ideale, potrebbe essere Vienna, Berlino … come dice il poeta greco Konstantinos Kavafis “Itaca non è la meta che devi raggiungere, ma è quella spinta che ti ha portato a viaggiare”.

“Solo a Parigi e non altrove. Una guida sentimentale”. A chi è dedicata? A quale tipologia di lettore?

Non ha un lettore ideale. E’ una guida sentimentale perché ti porta attraverso la dimensione d’amore che hanno vissuto gli artisti. Però, allo stesso tempo, è un romanzo di formazione perché il personaggio perde un amore, ne incontra un altro. E, come sempre accade, subisce un’evoluzione, una crescita. Ed è anche un diario di viaggio perché è un reportage di come muoversi per la città. Quindi ci sono diverse stratificazioni per altrettante tipologie di potenziali lettori.

“Quel nome è amore. Itinerari d’artista a Parigi” …

Anche qui abbiamo degli itinerari. Il mio tentativo, in queste storie, è creare dei piccoli cammei in cui rappresento delle esistenze esemplari di artisti che sono diventati immensi nell’arte come Jean Cocteau, Raymond Radiguet, Jean-Frédéric Bazille o Carlos Casagemas, pittore amico e rivale di Pablo Picasso.

Ha una conoscenza culturale a 360 gradi. Si destreggia con facilità tra pittura, scrittura, poesia e quant’altro. Provo leggera soggezione a relazionarmi con lui. Eppure, nulla in Luigi La Rosa lascia trasparire atteggiamenti di superiorità: è un uomo semplice, che ama condividere e mettersi in discussione.

Messina e Parigi … così distanti, così vicine. E decisamente poetiche …

Sì. Il luogo in cui sono nato e il luogo in cui sono rinato, rispettivamente. In realtà sono l’antitesi: la radice da cui mi stacco volontariamente (sebbene con un certo dolore) e la meta che scelgo con egual dolore perché lì ti assumi delle responsabilità. E’ un paese straniero, una lingua che non è la mia … adesso è diverso, ho tanti amici lì, ma all’inizio ero completamente solo. I due poli di un cammino ideale … la nascita e il punto di arrivo. Ammetto anche di essere molto combattuto tra i due poli, sento costantemente il bisogno di ritornare non solo a Messina, ma proprio in Italia. Parigi è la mia città, la amo incondizionatamente, ma non posso fare a meno dell’Italia e non sono in grado di rinunciare alla cultura che mi ha formato, che mi appartiene. Parigi è un arricchimento perché si aggiunge a ciò che era già mio, pensa al Rinascimento per esempio. Grazie al Rinascimento ho potuto quindi apprezzare e comprendere l’Impressionismo.

Che tipo di amore vivi? Sei uno di quelli che riesce ad essere distaccato o ti lanci a capofitto?

 

 

Io mi lancio completamente a capofitto! Vivo l’amore di pancia, di viscere. Il cervello e la razionalità li metto da parte. Anzi, ti dirò: quando sono innamorato, la razionalità la vedo proprio come una nemica. Il che mi porta a commettere dei casini assurdi (ridiamo amaramente), do delle capocciate terribili dalle quali devo poi riprendermi. Non mi pento del mio modo di amare perché sono situazioni che mi lasciano delle cose molto forti, sia in termini di passione sia di dolore e ferite. Ho un rapporto molto passionale e conflittuale con l’amore … è una forza per me necessaria, ma sento anche la crisi che genera in me.

Strano.

Normalmente, un personaggio famoso, un personaggio pubblico, è solito porsi di fronte all’intervistatore o ad un pubblico di potenziali acquirenti con l’aplomb di chi non ha dubbi, che sa perfettamente ciò che vuole.

Qui, invece, accade esattamente il contrario: Luigi mette in mostra i suoi punti deboli. Li espone senza timore di apparire imperfetto. Sa che sono parte di sé e, senza di essi, non sarebbe più l’uomo che ha visto crescere umanamente e culturalmente in tutti questi anni. L’amore gli dona e gli toglie qualcosa ogni volta, se ne rende conto. Eppure, non può farne a meno. Gestire le emozioni è complesso, soprattutto quando a viverle è una persona di una sensibilità così evidente come nel suo caso.

Qui da noi si dice che, quando un essere umano si fa male soprattutto in amore, poi gli altri lo devono venire a raccogliere con il cucchiaino. Tu ti fai aiutare dagli amici o ti salvi da solo?

Lo diciamo anche a Messina! Sai una cosa? Non solo mi faccio salvare quando l’amore finisce … io, già mentre sto vivendo il tormento dell’amore, giornalmente ho i miei preziosi amici, quelli più cari che mi tengono d’occhio e mi danno consigli. Il problema è che ho una testa mia e, dopo aver parlato con loro, faccio completamente l’opposto di ciò che mi hanno detto (ride fragorosamente). Ringrazio la vita per questi amici che mi vogliono un bene enorme … talvolta mi lasciano cadere perché sanno che il farmi male è necessario, ma allo stesso tempo mi dicono “Cadi pure, tanto ti rialziamo noi!”

Quanto di personale c’è nelle storie che racconti?

Tantissimo: quando scrivo io divento il personaggio. Avverto proprio il bisogno di entrare nelle storie che racconto, di farne parte. Divento contemporaneamente Raymond Radiguet, Carlos Casagemas … considera che, mentre le scrivo, io sto male … percepisco i crolli, sento le cadute, le accensioni, ma mi porto dietro anche le leggerezze, le passioni. Non è un caso che, nei miei libri, non si capisca mai perfettamente dove termini il personaggio e dove inizi Luigi La Rosa. E quando anche ti sembra di averlo capito, è un bluff perché c’è molto altro. E’ un gioco che coinvolge il lettore.

Aggiungo: c’è molto di me, ma anche di quello che mi piacerebbe essere. La forza, il coraggio che talvolta mi mancano, ma possiedo il desiderio di ottenerle, farle mie.

Spesso mi dicono “E’ strano … è una storia tragica, eppure si esce dal libro con una passionalità e una leggerezza inaspettate”. Il tutto avviene perché la passione e l’intensità dei protagonisti li riscatta in pieno.

Empatia. Ecco il suo tallone d’Achille: provare ciò che provano gli altri. Provare troppo. Impossibile chiedergli di agire diversamente: significherebbe rinnegare la sua vera natura. E’ una piccola condanna dell’essere, anche se dà l’idea di convivere bene con  i suoi “limiti”, sempre che così si possano definire …

Sei stato ospite di Rain Arcigay Caserta Onlus per presentare “Quel nome è amore”. Che impressioni hai avuto della serata e dell’associazione?

Mi sono trovato benissimo! Un gruppo di persone meravigliose. Mi è piaciuto tanto il senso di unione, amicizia, libertà e rispetto. C’è l’impegno, il confronto che non è sempre frequente, purtroppo. Ideali, sentimenti, passioni … tutto ciò è molto bello davvero. E’ stata un festa, tanto interesse nei confronti del libro. Auguro a Rain un lavoro costante di crescita, perché di queste associazioni ne abbiamo tanto bisogno. Spero rimanga invariato il senso di giocosità, perché questo spirito di amicizia è unico.

Qual è il film della tua vita e perché?

Ne ho diversi, ma quello che rivedo sempre con maggiore struggimento è “Il favoloso mondo di Amelie” perché c’è quella dimensione di candore, mista a diversità, che sento molto nel mio rapporto con Parigi. Il personaggio interpretato da Audrey Tautou mi assomiglia tanto: da un lato è una sognatrice, ha un’idea estetica della vita, ma è anche una diversa, per certi versi può sembrare strana, esce dagli schemi. Quel suo senso di poesia mi ha fatto innamorare di Parigi per la prima volta. Tra le altre cose … più di metà del libro è stato scritto nel bar in cui è girato “Amelie”. Un localino delizioso a Montmartre … dietro di me c’era la locandina del film, il nanetto in bagno e così via.

Se dovessero trarre un film da uno dei tuoi libri, quali attori vorresti?

Per il mio ultimo libro? Sicuramente vorrei Michael Fassbender nel cast, un attore pazzesco. E Meryl Streep! Un’attrice e una donna dal fascino infinito.

E adesso marzulliamo : fatti una domanda e datti una risposta                                                                                                                                                             

“Ma ti stancherai mai di Parigi?” La risposta, ovviamente, è NO! Spesso gli amici mi dicono che, con il passare del tempo, anche questa città diventerà come tutte le altre. Invece a me succede l’opposto: più passa il tempo, più sento la necessità di viverla e conoscerla ulteriormente.

Prima di salutarci, rivolgo a Luigi un’ulteriore domanda … “Una piccola curiosità: ma hai mai visto Midnight in Paris?” “Certo” risponde all’istante “Dodici volte! Lo amo da morire!”

Non avevo alcun dubbio …

Luigi La Rosa : Parigi, la mia salvezza e la mia rinascita was last modified: giugno 1st, 2017 by L'Interessante
1 giugno 2017 0 commenti
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la trentesima edizione
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LA TRENTESIMA EDIZIONE DEGLI INTERNAZIONALI DI TENNIS VINTI DA CLAIRE LIU. ORGANIZZATORI GIA’ PROIETTATI VERSO LA PROSSIMA EDIZIONE

scritto da L'Interessante

la trentesima edizione

La trentesima edizione degli internazionali alla tennista americana Claire Liu

La statunitense Claire Liu vince il “singles main draw”, il tabellone del torneo di singolare de la trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

Liu ha regolato in due set, perentori nel risultato: 6-3; 6-3 in poco più di un’ora, la spagnola Paula Badosa Gilbert (n. 379 di ranking) vincitrice del Roland Garros Junior nel 2015.

La californiana di origini cinesi, numero 6 delle classifiche junior, è riuscita ad imprimere sin da subito il suo gioco fatto di numerosi cambi di ritmo, strappando il servizio all’avversaria già nel primo game. La Badosa ha iniziato a forzare vincenti senza fortuna e si è inchinata in 31 minuti nel primo set. Il secondo segue lo stesso canovaccio, con l’americana capace di strappare il servizio nel secondo game; la Badosa Gibert ha una reazione d’orgoglio strappando il servizio sul 2-1, ma un infortunio alla spalla destra la penalizza nei turni in battuta. La Liu si avvede delle difficoltà avversarie e le strappa il servizio regolarmente; le basta mantenere il servizio nel nono gioco per portarsi a casa l’incontro ed il trofeo.

 “Sono molto felice! Ho battuto un’avversaria forte, giocando una bella partita – il commento di Claire Liu – dispiace che si sia infortunata, ma è stata comunque una sfida avvincente. Tornei superiori? Intanto voglio tornare a Caserta l’anno prossimo, qui si mangia benissimo e soprattutto le persone sono letteralmente ospitali”.

“Sono emozionata. Mia figlia gioca in Europa per la prima volta e vince un torneo, coinciso con la trentesima edizione, di questo livello – ha dichiarato la mamma della vincitrice Wen Liu – con l’intenzione di voler tornare l’anno prossimo per ripetersi. Le sue origini? Sono ovviamente orientali: io e suo padre abbiamo sangue cinese, ci siamo trasferiti in America per studiare e siamo rimasti lì per lavoro e Claire è nata in California”.

Il presidente Provitera soddisfatto per la riuscita della manifestazione e già proiettato verso la prossima edizione

Soddisfatto il presidente del Tennis Club Caserta, Fabio Provitera. “La commozione a fine gara è dovuta alla tensione che accompagna tutta la settimana. Con il successo della Liu, abbiamo potuto rilassarci, orgogliosi delle persone che sono venute qui non solo oggi, ma per tutta la durata di questa splendida edizione. Dovremo impegnarci per cercare di fare sempre meglio. Un grazie a tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questa trentesima edizione”. 

La finale del doppio, giocate nel pomeriggio di venerdì scorso, è stata vinta da Deborah Chiesa e Martina Colmegna che hanno battuto la lettone Diana Marcinkevica e Camilla Rosatello in due set: 6-7; 4-6.

Tutti i risultati e le curiosità del torneo su facebook alla pagina “ITF Caserta”, sul profilo Instagram “Itf_Caserta” e sul sito www.itfcaserta.com.

LA TRENTESIMA EDIZIONE DEGLI INTERNAZIONALI DI TENNIS VINTI DA CLAIRE LIU. ORGANIZZATORI GIA’ PROIETTATI VERSO LA PROSSIMA EDIZIONE was last modified: maggio 28th, 2017 by L'Interessante
28 maggio 2017 0 commenti
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INTERNAZIONALI AI TITOLI DI CODA. QUESTA MATTINA FINALE DEL SINGOLARE: IN CAMPO CLAIRE LIU E PAULA BADOSA GIBERT

scritto da L'Interessante

 

internazionali

Internazionali: cala il sipario sulla trentesima edizione. Finale alle 10,30 sul centrale del circolo di via Laviano.

In campo Claire Liu e Paula Badosa Gibert

Internazionali di tennis: Claire Liu – Paula Badosa Gibert sono le finaliste del“singles main draw”, il tabellone del torneo di singolare della trentesima edizione del “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

Il match è previsto alle 10,30 questa mattina.

La prima a guadagnare la finale di questi “internazionali” di tennis, è stata, nel pomeriggio di sabato, la spagnola Paula Badosa Gilbert (n. 379 di ranking) vincitrice del Roland Garros Junior nel 2015, che ha battuto la lucchese Jessica Pieri (300) in due set: 6-1; 6-3.

“Ho giocato molto bene è stata una gara ottima ed una giornata quasi perfetta per me – il commento di Paula Badosa Gibert – conoscevo molto bene Jessica perché abbiamo la stessa età ed abbiamo partecipato spesso insieme ai tornei giovanili. Oggi ho giocato molto bene, è stata una giornata indimenticabile, sono stata aggressiva in campo, ho attaccato la rete e sono molto felice. Non conosco la mia avversaria della finale ma è indifferente dovrò fare la mia partita e giocare il mio tennis”.

Sono stati necessari tre set, durati due ore e dieci minuti, per decidere la vincitrice del match fra la cuneese Camilla Rosatello (numero 299 di ranking Wta) tesserata per il tennis Beinasco, che in semifinale aveva battuto la numero uno del tabellone la belga An-Sophie Mestach (229) e la californiana Claire Liu (457 di ranking Wta) che giovedì scorso ha festeggiato il suo diciassettesimo compleanno. Alla fine con il punteggio di 3-6; 6-0; 6-7 (5) l’ha spuntata la statunitense Liu, una “junior exempt”, ovvero la giocatrice più giovane che ha ottenuto i migliori risultati negli ultimi mesi, per questo le è stato consentito di partecipare ad un torneo professionistico.

Ancora viva l’emozione per la finale del doppio giocata venerdì sera. Deborah Chiesa e Martina Colmegna hanno vinto il match battendo la lettone Diana Marcinkevica e Camilla Rosatello in due set: 6-7; 4-6. Si spera che anche la finale di questa mattina sia seguita da molti appassionati e riservi uno spettacolo emozionante.

Tutti i risultati e gli aggiornamenti dei match sono in tempo reale su facebook alla pagina “ITF Caserta”, sul profilo Instagram “Itf_Caserta” e on line anche sul sitowww.itfcaserta.com dove è possibile seguire in streaming gli incontri a cura della Crionet.

Continuano fino a questa mattina le iniziative sociali al circolo per poi proseguire con l’impegno costante dell’associazione L’Aura  

Presenti presso la sede del circolo le volontarie dell’associazione “L’Aura” onlus di promozione e solidarietà sociale per raccogliere fondi per donare un pasto ai senzatetto. L’esterno del circolo ospita i lavori di Felice dell’Aversana, nella clubhouse invece sono esposti i quadri di Maria Marino. 

INTERNAZIONALI AI TITOLI DI CODA. QUESTA MATTINA FINALE DEL SINGOLARE: IN CAMPO CLAIRE LIU E PAULA BADOSA GIBERT was last modified: maggio 28th, 2017 by L'Interessante
28 maggio 2017 0 commenti
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INTERNAZIONALI TENNIS: CHIESA E COLMEGNA VINCONO LA FINALE DEL DOPPIO. SABATO POMERIGGIO LE SEMIFINALI DEL SINGOLARE

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali: cala il sipario sul doppio. Chiesa e Colmegna le vincitrici

Deborah Chiesa e Martina Colmegna vincono il torneo del doppio della trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

La finale del doppio è stata giocata nel pomeriggio di oggi, giornata in cui si sono conclusi anche i quarti del tabellone del singolare, nella giornata di sabato dalle 14,30 in poi sono previste le semifinali.

La coppia composta dalla veneta Deborah Chiesa e dalla milanese Martina Colmegna ha battuto il binomio composto dalla lettone Diana Marcinkevica e dalla piemontese Camilla Rosatello in due set: 6-7; 4-6 il punteggio dei due parziali durati  un’ora e trentuno minuti.

Singolare: Rosatello/Liu e Badosa /Pieri le semifinali che si disputeranno dalle 14,30 di sabato

Per il “singles main draw”, il tabellone degli internazionali di singolare non a sorpresa, la cuneese Camilla Rosatello (numero 299 di ranking Wta) tesserata per il tennis Beinasco, ha battuto la numero uno del tabellone la belga An-Sophie Mestach (229), guadagnandosi un posto in semifinale. La partita è durata tre ore, 7-5; 4-6; 3-6, i risultati dei tre set durati complessivamente, cinquantanove minuti il primo set, un’ora e tre minuti il secondo e cinquantasette minuti il terzo. Tre parziali di gioco molto tirati, combattuti, con scambi duri e veloci, sottolineati dal folto pubblico presente con applausi e ovazioni. Rosatello affronterà la californiana Claire Liu (457 di ranking Wta) che giovedì scorso ha festeggiato il suo diciassettesimo compleanno,  la quale in due set con il punteggio di 7-5; 7-5, ha battuto l’ucraina Katarina Zavatska (284).

Nella parte bassa del tabellone va in semifinale la lucchese Jessica Pieri (300), che in tre set, durati due ore e mezza, ha battuto la rumena Andreea Mitu (314) con il punteggio di  7-6; 1-6; 6-4. Un’ora e cinque minuti, trentadue minuti e cinquantatre minuti la durata dei set, con la Pieri che ha avuto una reattività unica dopo l’1-6 rimediato nel secondo set.

Pieri affronterà la spagnola Paula Badosa Gilbert (n. 379 di ranking) vincitrice del Roland Garros Junior nel 2015, che ha battuto la tedesca Laura Schaeder (350) in due set con il punteggio di  6-3; 7-5.

Sul social newtwork facebook alla pagina “ITF Caserta” e sul profilo Instagram “Itf_Caserta” sono pubblicati tutti gli aggiornamenti dei match del torneo che sono on line anche sul sitowww.itfcaserta.com dove, a cura della Crionet, è possibile seguire in streaming gli incontri.

Senza soluzione di continuità le iniziative a scopo sociale

Proseguono le iniziative parallele al torneo promosse dal circolo. Gli esterni del circolo ospitano i lavori di Felice dell’Aversana, nella clubhouse invece sono esposti i quadri di Maria Marino. L’associazione “L’Aura” onlus di promozione e solidarietà sociale è presente con un gazebo per raccogliere fondi per donare un pasto ai senzatetto.

INTERNAZIONALI TENNIS: CHIESA E COLMEGNA VINCONO LA FINALE DEL DOPPIO. SABATO POMERIGGIO LE SEMIFINALI DEL SINGOLARE was last modified: maggio 26th, 2017 by L'Interessante
26 maggio 2017 0 commenti
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INTERNAZIONALI TENNIS: VENERDI’ POMERIGGIO LA FINALE DEL DOPPIO E ULTIMAZIONE DEI QUARTI DEL SINGOLARE

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali: domani alle 18,30 ultimo atto del torneo di doppio con tre italiane in campo, Chiesa e Colmegna da una parte e Rosatello dall’altra in coppia con la lettone Marcinkevica 

Si avvia alla fase conclusiva la trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

Nel pomeriggio di giovedì si sono disputate le semifinali del doppio ed alle 18,30 di venerdì è prevista la finale.

Di fronte ci saranno la coppia composta dalla veneta Deborah Chiesa e dalla milanese Martina Colmegna che giovedì pomeriggio, in tre combattutissimi set conclusi sul 6-3; 2-6; 10-3, hanno battuto la brasiliana Carolina Meligeni Rodrigu Alves in coppia con la tedesca Laura Schaeder.

Affronteranno il binomio composto dalla lettone Diana Marcinkevica e dalla piemontese Camilla Rosatello che hanno superato in due set (6-4; 6-3), la coppia sudamericana composta dalla colombiana Maria Fernanda Herazo Gonzalez e dalla messicana Renata Zarazua.

Venerdì saranno anche ultimati i quarti del singolare. In campo le italiane Rosatello e Pieri

Nella giornata di giovedì si sono conclusi gli incontri degli ottavi di finale del tabellone singolare degli internazionali. Venerdì sono in programma gli incontri dei quarti di finale.

Di fronte la numero uno del tabellone la belga An-Sophie Mestach (229 di ranking Wta) e la cuneese del tennis Beinasco Camilla Rosatello (299). L’altra partita, della parte alta del tabellone, vedrà di fronte l’ucraina Katarina Zavatska (284)  e la statunitense Claire Liu (457).

Nella parte bassa del tabellone la tedesca Laura Schaeder (350) affronterà la spagnola Paula Badosa Gilbert (n. 379 di ranking che nel 2015 ha vinto il Roland Garros Junior) e la rumena Andreea Mitu (314) contenderà il passaggio del turno alla toscana Jessica Pieri.

I risultati della giornata

Nella giornata di giovedì sono arrivati altri verdetti. L’ucraina Katarina Zavatska, numero quattro del tabellone e 284 di ranking Wta, ha superato la wild card Debora Chiesa (470) in tre set. L’incontro, durato due ore e 29 minuti, si è concluso sul punteggio di 2-6; 6-3; 6-4. La rumena Andreea Mitu (314), in due set durati due ore e otto minuti ha battuto la russa Anastasia Gasanova (435) e la statunitense Claire Liu ha battuto per 6-2, 6-2, la russa Maria Marfutina.

La lucchese Jessica Pieri ha superato in due set con il punteggio di 6-1; 7-5 l’austriaca Julia Grabher. Piccola curiosità, ritroviamo con piacere la tennista toscana Jessica Pieri, classe 1997, che nel 2010 partecipò al primo torneo internazionale “Europe Junior Tour – Under 14” organizzato dal TC Caserta sui campi di via Laviano.

Sulla pagina facebook “ITF Caserta”, sul profilo Instagram “Itf_Caserta” tutti gli aggiornamenti dei match del torneo, on line anche sul sito www.itfcaserta.com dove, a cura della Crionet, è possibile seguire in streaming i vari match.

Il circolo di via Laviano promotore di innumerevoli iniziative culturali e sociali

Sempre attive le iniziative culturali e sociali promosse dal circolo. Per tutta la durata del torneo sono esposti all’esterno i lavori dell’artista Felice dell’Aversana, tutti ispirati al tennis. E nella clubhouse del circolo i quadri dell’artista Maria Marino. Presente l’Avis per promuovere le donazioni di sangue e l’associazione movimento “L’Aura” onlus di promozione e solidarietà sociale presente con un gazebo per raccogliere fondi per donare un pasto ai senzatetto.

INTERNAZIONALI TENNIS: VENERDI’ POMERIGGIO LA FINALE DEL DOPPIO E ULTIMAZIONE DEI QUARTI DEL SINGOLARE was last modified: maggio 25th, 2017 by L'Interessante
25 maggio 2017 0 commenti
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Volontariato
CulturaEventiIn primo piano

Storie di Volontariato del CSV Asso.Vo.Ce

scritto da L'Interessante

Volontariato

Di Christian Coduto

Il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Caserta CSV Asso.Vo.Ce. ha lanciato nelle scorse settimane la campagna di comunicazione “Storie di Volontariato”: l’obiettivo primario è quello di raccontare storie esemplari del volontariato, ma anche portare le persone a riflettere su come il Centro di Servizio per il Volontariato Asso.Vo.Ce., in più di dieci anni di attività, abbia contribuito alla crescita e al consolidamento delle organizzazioni di volontariato casertane, in maniera professionale e assolutamente gratuita.

Cos’è la campagna di comunicazione Volontariato del CSV Asso.Vo.Ce.?

“Storie di volontariato” si compone di una serie di azioni tese a raggiungere una platea il più ampia e variegata possibile: chi non ha mai fatto volontariato (e magari è un po’ diffidente), chi è già nel settore e desidera maggiori informazioni, chi fa già volontariato e ancora non sfrutta appieno i servizi del CSV Asso.Vo.Ce. e così via.

La parte più “visibile” della campagna “Storie di Volontariato” è rappresentata dai manifesti 6 x 3 che da diverse settimane hanno fatto la loro comparsa in provincia di Caserta.

I manifesti, che rappresentano volontari nell’esercizio delle loro attività, raccontano tre “modi” di vivere la solidarietà: l’integrazione sociale delle persone con disabilità (nel caso specifico, coinvolte in un’azione di agricoltura sociale), il supporto scolastico di minori a rischio di esclusione e la riqualificazione di spazi urbani in disuso. Lo slogan “Loro avevano la volontà di cambiare le cose. Noi avevamo la volontà di aiutarli” si ricollega alla libera scelta del volontario di aiutare gli altri, ma anche al percorso di qualificazione e crescita del volontariato che il CSV Asso.Vo.Ce. offre alle associazioni di volontariato della provincia di Caserta: dalle consulenze progettuale ai servizi logistici, passando per i corsi di formazione e per i servizi di assistenza fiscale e legale.

E’ online dal 28 aprile il sito www.storiedivolontariato.it, che rappresenterà il collettore di tutte le attività del progetto.  Oltre alle foto dei manifesti e a una serie di informazioni utili per fare volontariato, il sito riporta una serie di approfondimenti sui “volontari storici” della provincia di Caserta, con interviste mirate e racconti personali. Il sito, in continuo aggiornamento, riporterà tutte le novità della campagna.

Nelle prossime settimane sarà completato il percorso di ricerca e le interviste “di caso” che porteranno alla pubblicazione del volume “Storie di volontariato”, prevista per fine settembre. Sono state raccolte le testimonianze di circa 70 volontari, incontrati singolarmente o in occasione di focus group tematici.

Il presidente del Centro di Servizio per il volontariato Asso.Vo.Ce. Camillo Cantelli esprime la propria soddisfazione per la campagna in atto: “Con Storie di Volontariato, il CSV restituisce voce, immagine e corpo a chi negli anni si è dedicato agli altri, a promuoverne i diritti, a sostenerne le lotte, a creare occasioni di sviluppo. Siamo orgogliosi”  prosegue “di dare la possibilità ai volontari di raccontare se stessi e le loro storie, il loro impegno e l’impatto sociale delle loro azioni sul territorio e sulla comunità”.

Il CSV Asso.Vo.Ce., è uno dei 5 centri istituiti dal Comitato di Gestione del Fondo Speciale regionale della Campania. E’ situato in Via Cappella la Rosa 47, a Maddaloni.

Ha compiti relativi alla crescita della cultura della solidarietà, alla consulenza e all’assistenza qualificata a volontari ed associazioni, alla formazione e alla qualificazione, all’informazione e alla documentazione.

Offre servizi di varia natura: Servizi logistici (Uso delle strutture e delle sale riunione, prestito dei beni, servizio fotocopie, servizi stampe a colori …), Consulenze Specialistiche (Consulenze amministrative – fiscali  di base e specialistiche, Consulenze legali di base e specialistiche, Consulenza e supporto alla progettazione sociale), Informazione e comunicazione (Ufficio Stampa, Newsletter – Attività di news-making, Pubblicizzazione eventi, ideazione grafica brochure e volantini, campagne di comunicazione), Corsi di formazione per volontari e aspiranti volontari, Promozione del volontariato (Promozione del volontariato giovanile, Servizio Civile/Garanzia giovani, Attività di sensibilizzazione ed informazione sulle opportunità connesse al mondo del volontariato), Progettazione sociale (Consulenza progettuale, Servizio Informa bandi), Ricerca e documentazione ( Banca dati volontariato, Centro di documentazione/Prestito libri, Trova associazioni).

Per info ed eventuali:

Ufficio Stampa CSV Asso.Vo.Ce.

Diana Errico

n. di telefono: 0823/326981

e-mail:

comunicazione@csvassovoce.it

Storie di Volontariato del CSV Asso.Vo.Ce was last modified: maggio 25th, 2017 by L'Interessante
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internazionali
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INTERNAZIONALI: DOMANI I QUARTI DEL SINGOLARE E SEMIFINALI DEL DOPPIO. PREVISTO UN ALMANACCO CELEBRATIVO PER IL TRENTENNALE

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali: da domani le semifinali

Iniziano le prime semifinali, giovedì 25 maggio, alla trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione dell’ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

Nella giornata di mercoledì si sono conclusi gli incontri del secondo turno nel tabellone del singolare, gli ottavi di finale. Giovedì in campo le prime otto tenniste che si giocheranno un posto nei quarti che, invece, nel tabellone del doppio si sono conclusi mercoledì.

Gli incontri di doppio

Prima semifinalista nel doppio, invece, la coppia composta dalla colombiana Maria Fernanda Herazo Gonzalez e dalla messicana Renata Zarazua che hanno battuto in tre set: 3-6; 6-2, 10-5, la francese Victoria Muntean in coppia con la cinese Shilin Xu. Giovedì (dopo le ore 16) affronteranno la lettone Diana Marcinkevica e Camilla Rosatello che hanno battuto in tre set: 6-2; 2-6; 10-2; Federica Di Sarra e Anastasia Grymalska. Nella parte bassa del tabellone del doppio, altro binomio in semifinale, quello composto dalle italiane Deborah Chiesa e Martina Colmegna che hanno superato con un perentorio 6-0; 6-4, il duo composto da Elena De Santis e dalla statunitense Claire Liu. In semifinale (dopo le 16) affronteranno la coppia vincente del match (in corso ndr) tra la rumena Gabriela Duca e Giulia Porzio opposte alla brasiliana Carolina Meligeni Rodrigu Alves ed alla tedesca Laura Schaeder.

Gli incontri di singolare

Nel tabellone del singolare, la piemontese Camilla Rosatello (3012 di ranking Wta) ha regolato in due set, 4-6; 4-6, la svizzera Lisa Sabino 4-6; 4-6 e accede ai quarti come la tedesca Laura Schader che batte con il punteggio di 6-4; 6-7 al tie break, la rumena Jaqueline Adine Cristian.

Finora sono stati disputati quarantatrè match e c’è grande soddisfazione nello staff organizzativo. “Grazie alle iniziative che abbiamo posto in essere prima del torneo abbiamo sui campi una presenza costante di pubblico. Ci auguriamo – commenta il presidente del Tennis Club Caserta Fabio Provitera – man mano che gli incontri aumentano di spessore, che gli appassionati di tennis crescano. Il torneo sta diventando sempre più internazionale con l’uscita delle italiane, e anche se vogliamo bene alle italiane, dobbiamo constatare una bella affermazione delle giocatrici che vengono dall’estero”. “Col passare degli anni, non so come sia possibile, ma le giocatrici migliorano sempre – aggiunge Beppe Mancini direttore del torneo – c’è ancora qualche italiana rimasta, tra cui la Chiesa che a Roma ha battuto la bulgara Shinikova, vincitrice qui l’ano scorso. Speriamo quindi che quest’anno un’azzurra arrivi in finale”.

Un almanacco celebrativo per il trentennale

Le giocatrici delle trenta edizioni degli internazionali del torneo, il circolo le ricorderà con la pubblicazione di un almanacco celebrativo, alla fine della competizione: “Vogliamo celebrare il raggiungimento di questo prestigioso traguardo del trentennale – conclude il presidente Provitera – con la pubblicazione dell’almanacco che conterrà curiosità, articoli, foto e aneddoti di queste trenta edizioni. Potremo ultimarlo dopo la finale e presentarlo, mi auguro, nel mese di giugno”.

Il programma di giovedì

Nel programma di giovedì il primo match degli incontri del tabellone del singolare per l’accesso ai quarti. Alle 12 si affronteranno l’ucraina Katarina Zavatska e Debora Chiesa, a seguire la partita fra Jessica Pieri e l’austriaca Julia Grabher. Sul campo due, alle 12, di fronte la russa Anastasia Gasanova contro la rumena Andreea Mitu, seguirà il match fra la statunitense Claire Liu contro la russa Maria Marfutina.

Gli aggiornamenti del torneo sono pubblicati sulla pagina facebook ITF Caserta, sul profilo Instagram “Itf_Caserta” e sul sito del torneo www.itfcaserta.com, dove a cura della Crionet è possibile seguire in streaming i vari match.

INTERNAZIONALI: DOMANI I QUARTI DEL SINGOLARE E SEMIFINALI DEL DOPPIO. PREVISTO UN ALMANACCO CELEBRATIVO PER IL TRENTENNALE was last modified: maggio 24th, 2017 by L'Interessante
24 maggio 2017 0 commenti
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gli internazionali
In primo pianoSportVolley

GLI INTERNAZIONALI DI TENNIS ENTRANO NEL VIVO

scritto da L'Interessante

gli internazionali

Gli internazionali verso i quarti . Dimezzate le italiane

Si avviano verso i quarti di finale gli incontri dei tabelloni del singolare e del doppio della trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione del circuito professionistico ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

La giornata di martedì 23 maggio è stata positiva a metà per la pattuglia di tenniste italiane presenti nel tabellone del singolare.

Subito fuori Martina Di Giuseppe, del tennis club Parioli e vincitrice dell’edizione del 2009 degli “internazionali”, sconfitta dalla francese Elixane Lechemia in due set con il punteggio di 6-2, 6-0. La numero uno del main draw, la belga, An-Sophie Mestach ha regolato in due set per 6-2; 6-3 la connazionale Kimberley Zimmermann; l’australiana Seone Mendez è stata sconfitta invece dall’italiana Camilla Rosatello in due set (6-3; 7-5).

In due set anche l’ucraina Katarina Zavatska ha sconfitto con il punteggio di 6-3; 6-3, l’italiana numero nove del ranking tricolore Wta, Anastasia Grymalska, nata a Kiev e tesserata per il circolo Beinasco di Nichelino in Piemonte.

Lascia il torneo anche la giovane Ludmilla Samsonova nata a Olenegorsk in Russia, di nazionalità italiana, tesserata per il circolo di Genova, sconfitta dalla statunitense Claire Liu con il punteggio di 6-0; 6-3. In tre set, dopo due ore e 27 minuti di gioco, Deborah Chiesa ha battuto con il punteggio di 0-6; 6-3; 6-7 la brasiliana Carolina Meligeni Rodrigu Alves.

Molto combattuto e spettacolare l’incontro tra la messicana Renata Zarasua opposta alla russa Maria Marfutina (che ha dovuto combattere anche con un problema muscolare al quadricipite sinistro) che è durato ben due ore e 52 minuti. Alla fine ha vinto con il punteggio di 6-1; 6-7; 6-4 Marfutina.

“Tecnicamente gli internazionali femminili – dice il supervisor Itf Guido Pezzella – continuano ad essere di ottimo livello, sulla scia degli anni scorsi. Le partite sono combattute, fortunatamente il pubblico sta venendo molto volentieri. Ogni anno aggiungiamo qualcosa di nuovo per migliorare il livello organizzativo e quest’anno si percepisce che si tratta di una edizione speciale, si notano tutte le iniziative attorno al torneo, speriamo che tutto si concluda per il meglio”.

Domani terminano i quarti del doppio

Nella giornata di mercoledì 24 maggio, si completeranno i quarti di finale del doppio con gli incontri tra la coppia composta dalla colombiana Maria Fernanda Herazo Gonzalez e dalla messicana Renata Zarazua opposte alla francese Victoria Muntean accoppiata alla cinese Shilin Xu. Elena De Santis e la statunitense Claire Liu, affronteranno Deborah Chiesa e Martina Colmegna. La lettone Diana Marcinkevica e Camilla Rosatello contenderanno la vittoria a Federica Di Sarra e Anastasia Grymalska ed infine la rumena Gabriela Duca e Giulia Porzio affronteranno la coppia composta dalla brasiliana Carolina Meligeni Rodrigu Alves e dalla tedesca Laura Schader.

La prima gara di singolare alle 12,30

Per il tabellone del singolare in campo alle 12.30 la svizzera Lisa Sabino contro la piemontese Camilla Rosatello; a seguire la numero uno del torneo la belga An Sophie Mestach contro la francese Elixane Lechemia e poi la spagnola Paula Badosa Gilbert contro la milanese Giorgia Brescia.

Tutti gli aggiornamenti del torneo sono pubblicati in tempo reale sulla pagina facebook ITF Caserta, sul profilo Instagram “Itf_Caserta” e sul sito del torneo www.itfcaserta.com, dove a cura della Crionet è possibile seguire in streaming i vari match.

 

GLI INTERNAZIONALI DI TENNIS ENTRANO NEL VIVO was last modified: maggio 23rd, 2017 by L'Interessante
23 maggio 2017 0 commenti
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Antonio
CinemaCulturaIn primo pianoMusica

Antonio Zannone: Io Pulp? Sì, ma con gusto!

scritto da L'Interessante

Antonio

Di Christian Coduto

Arrivare a Cellole, stamattina, ha richiesto un po’ di tempo. Complice sia il traffico sia la mia assoluta ignoranza geografica. Attendo Antonio in un bar al centro della città. E’ in leggero ritardo. Provo a chiamarlo sul cellulare. Non mi risponde. Gli invio dei messaggi sui social: anche qui, nessun segnale.

All’improvviso vedo comparire Antonio sull’uscio del locale. Abbigliamento sportivo, una maglietta a maniche corte. Occhiali da sole d’ordinanza. Si gira intorno. Incrocia il mio sguardo e non mi saluta. Si avvicina al tavolino dove sono seduto. “Sto locale è per fighetti” esordisce “Vieni con me”.

Mi conduce per delle stradicciole di campagna, usciamo dalla città. “Uh, un po’ come nei tuoi corti horror” gli dico. “Già” la sua risposta.

Arriviamo nei pressi di Baia Domizia, in un bar scalcinato. “Qui abbiamo girato alcune esterne di The Pyramid perché, d’inverno, si svuota ed assume una forma post apocalittica”. Solo allora inizia a sorridere. Ci sediamo e ordina due birre. Dopo aver visto la mia faccia contrariata, fa spallucce “Le birre rimangono sempre due, me le bevo io ugualmente”.

In un habitat a lui più congeniale, Antonio ritorna ad essere se stesso: un ragazzo che non ha alcun interesse nei confronti delle mode e di tutto ciò che fa tendenza. Si toglie gli occhiali e tira fuori tutta la sua simpatia. Comprendo ora il perché del suo atteggiamento iniziale …

Antonio Zannone risponde alle domande de “L’interessante”

Chi è Antonio Zannone?

La domanda più difficile in assoluto: io non parlo mai di me, mi imbarazzo. Anche quando mi chiedono “Cosa fai?” ho difficoltà a rispondere. Non mi prendo mai troppo sul serio. Come se tutto fosse un bellissimo gioco. Una mia cara amica dice che le ricordo Percy Shelley che va incontro alla tempesta, perché mi butto nelle cose, senza aver paura delle conseguenze. Osservo tanto, parlo molto poco, solo quando ho veramente qualcosa da dire. Forse è per questo che ho iniziato a fare cinema, comporre musica … sono due mezzi espressivi che mi permettono di dire tutto ciò che ho dentro.

Quando nasce la passione per il cinema di Antonio Zannone?

Non ho un ricordo preciso, in realtà. Però ti posso dire una cosa: da piccolino, guardando “Ben-Hur” in televisione con mio nonno, lui mi disse “Li vedi quei cavalli? Sono della scuderia di mio cugino!” In una sequenza c’è anche lui: una comparsa a cavallo! Avevo 5/6 anni … pensai che fare cinema fosse davvero bello. Con mio papà guardavo i western di Sergio Leone che, tra le altre cose, è stato regista di seconda unità proprio di “Ben-Hur” … vedi che tutto torna ? (Sorride). Ad 8 anni ho visto “Zombi 2” di Lucio Fulci con mia mamma, di notte. I miei genitori mi hanno sempre permesso di vedere la tv fino a tardi. Figurati, alle elementari, ero l’unico che poteva vedere “Twin peaks” di David Lynch. Il giorno dopo mi sentivo molto figo perché tutti mi chiedevano notizie in merito a questo serie (ridacchia). Nel tempo, rubai una videocamera super vhs nel negozio di elettrodomestici della mia famiglia. Nessuno la comprava e la presi: aprii semplicemente la vetrina e iniziai a girare le prime cose, a sperimentare.

Nel 2006 Antonio Zannone esordisce con il corto “L’assassino nel Diavolo” ed è subito pulp! Due anni dopo arriva “Il sequestro e la rapina”. Lo stile ben definito, che oramai già gli appartiene, e una storia che riserva davvero tante sorprese …

Sì sono d’accordo. Avevo già nella mia mente un quadro piuttosto chiaro del tipo di cinema che volessi fare. Però, prima, dovevo apprendere il linguaggio cinematografico, conoscere le regole di base, è una cosa fondamentale! Poi c’è Tarantino che, a quanto si dice, non ha mai studiato … ma questa è un’altra storia (ridiamo). “L’assassino del Diavolo” lo girai proprio con  due amici, mia cugina e la videocamera di cui ti parlavo prima! Non scrissi nemmeno la sceneggiatura … ero davvero tutto improvvisato. C’era solo l’amore per i B movie! Mi sono divertito da morire a lavorare con il lattice, il sangue finto, tutta la parte degli effetti è stata molto interessante. Lo inviai pure a diversi Festival, ma da un certo punto di vista non lo considero nemmeno un esordio, quanto piuttosto un divertissement tra amici.

“Il Sequestro e la rapina” è un corto piccolino, quasi amatoriale, ma è anche vero che ho avuto un direttore della fotografia, un fonico e attori più preparati. Una vera e propria troupe. Nel cast c’è Elio D’Alessandro, che lavora moltissimo in teatro. Nel corto ci sono personaggi pulp, un po’ al limite, sopra le righe, tanto sangue, situazioni estreme e violente, le cose ci sembrano chiare, ma si rivelano essere tutt’altro, i buoni si rivelano i cattivi … insomma, quelle situazioni a sorpresa, destabilizzanti. Il classico colpo di scena. L’idea della storia mi piaceva moltissimo. Al di là dei risultati finali (lo trovo ancora imperfetto), con questo corto ho capito quale fosse la mia strada e che avrei dovuto proseguirla per bene. Così ho frequentato una scuola di cinema!

Mi colpisce subito la sua modestia. Sul set è un professionista, lavora a ritmi serrati, ma riesce ad affrontare il tutto senza prendersi eccessivamente sul serio. Per lui fare cinema è un gioco. Rimanere con i piedi per terra gli permette di affrontare nel modo giusto sia le cose belle sia le delusioni che, inevitabilmente, possono esserci in questo mestiere.

Ci parli un po’ di “S. Balentino”? Hai deciso di parlare della festa degli (orrore!) innamorati in una chiave decisamente cupa, seguendo lo sguardo di un bambino …

(Strabuzza gli occhi) Non lo so come tu faccia a sapere dell’esistenza di “S. Balentino”. E’ un corto che non è mai stato distribuito, è stato proiettato una sola volta in occasione dell’anteprima. E’ stato il primo lavoro che ho realizzato dopo aver terminato la scuola di cinema. Fui ingaggiato da una piccola casa di produzione che si occupava di progetti legati all’ambito scolastico. Me lo ricordo con piacere perché, per la prima volta, venni pagato per portare a termine l’incarico che mi era stato assegnato. Una storia carina, una favola nera, ambientata a San Valentino Torio. Lavorarono con me degli studenti di una scuola media. Il tema del corto è l’amore. Però il mio stile mi ha portato a fare una cosa decisamente meno mielosa. Ho sempre amato le favole nere, credo che si sia capito (ride). Il protagonista è un bambino che ha subito un trauma, in seguito alla morte del papà. E’ un po’ chiuso in se stesso, tende ad essere “cattivo” anche se, in realtà, non lo è per davvero. Un giorno la professoressa (una strega) gli fa una sorta di incantesimo e lui si risveglia in questo mondo in cui non c’è alcuna forma di sentimento, di amore. La madre non lo saluta, non gli prepara la colazione al risveglio e così via. In pratica, si ritrova in un mondo in cui tutti si comportano come lui. Un giorno una bimba sta per essere investita da una macchina e lui accorre a salvarla, venendo investito al suo posto. Poi, però, si sveglia e si ritrova nel suo letto e capisce che tutto era un sogno.

Una favola per bambini che, sono convinto, avrebbe potuto darci diverse soddisfazioni nei Festival come il Giffoni, per esempio. La produzione, però, non volle doppiarlo. I ragazzini coinvolti erano molto bravi e volenterosi, ma non avevano studiato recitazione. A mio giudizio il doppiaggio sarebbe stato necessario. Quindi, il progetto è rimasto lì, non ha avuto un seguito. Peccato.

Per me rimane sicuramente un’esperienza formativa, senza alcuna ombra di dubbio.

“Bastard Serial Killer! Kill! Kill!” è un omaggio di Antonio Zannone a Quentino Tarantino e Russ Meyer. Gli appassionati del genere vanno in visibilio e raggiungi le 25mila visualizzazioni sul web. Quanto è stato divertente realizzarlo?

Uh, si potrebbe parlare per ore di questo corto! La mia idea originaria era quella di girare un vero e proprio film. Capirai, avevo da poco terminato la scuola di cinema ed ero pieno di idee e di entusiasmo. Ma in Italia, soprattutto per ciò che concerne l’aspetto produttivo, le cose sono piuttosto complesse e delle idee te ne fai poco, quindi optai per un cortometraggio (sogghigna). Pensa che fui costretto a tagliarne circa 5 minuti per poterlo inviare ai Festival: per essere un corto, all’epoca, era considerato troppo lungo! Per quello che io considero il mio vero esordio, volevo che ci fosse il giusto omaggio al cinema di serie B, ma anche a Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Ruggero Deodato … tutto quello che vedevo sin da piccolino, in pratica. E certo c’è anche Tarantino, che ha ripreso certi stili cinematografici e li ha rimessi insieme. C’è praticamente di tutto: la famiglia di malati riporta alla memoria “Non aprite quella porta”, c’è anche molto di Rob Zombie, un regista in gamba. C’è anche tanta ironia. Il che è tipico del mio carattere: io tendo a ridere un po’ di tutto, anche delle cose terribili.

La storia è quella di una banda di malviventi che rapina un furgone portavalori e il capo della banda, sotto effetto di meta anfetamina, inizia a sparare e ammazza un sacco di gente. Il gruppo riesce a trovare rifugio in una casa in campagna, dove nasconde la refurtiva. Vengono arrestati. Dopo anni escono dal carcere e vengono a scoprire che, in quella casa, ora vive una famiglia di squinternati cannibali.

Sì, è stato divertente girarlo, ma anche molto stressante: le riprese sono durate una settimana. Iniziavamo alle 8 del mattino per finire intorno alle 3, 4 del mattino del giorno dopo. Però ti dico una cosa: con l’esperienza che ho accumulato negli anni, se tornassi indietro, con il budget di allora, oggi, realizzerei quasi un intero film! Il corto vinse diversi premi, le recensioni furono davvero eccellenti.

Ecco, quindi, “Apocalypse” che entra a far parte del lungometraggio (diretto a cinque mani) “The Pyramid”. Lavori con il mito indie Alex Visani, che supervisiona l’intero progetto. Il tuo episodio si contraddistingue per l’ironia, un tuo marchio di fabbrica.

“The Pyramid” è stata una sorta di conseguenza naturale del successo di “Bastard”: Alex cercò di riunire i registi che, in quel periodo, non solo fossero più attivi, ma anche più adatti ad un progetto basato sulla collaborazione. Considera che, tra pre e post produzione e tutta la fase di presentazioni nei Festival, sono trascorsi oltre due anni. In tutto questo periodo, non c’è stato mai alcun problema tra di noi. Tutti ci abbiamo creduto molto e credo che il risultato finale sia davvero buono, soprattutto se consideri il budget bassissimo.

Alex aveva capito che, in quel periodo, stava prendendo piede la formula del film ad episodi. Però, in questo caso, il film ha una peculiarità in più: i 4 cortometraggi non sono slegati, a se stanti e poi cuciti insieme. Tutti e 4 i corti costituiscono altrettante parti della stessa storia. L’elemento che raccorda i vari segmenti, va da sé, è la piramide del titolo.

E’ stato bello prendere parte a questo progetto. Con Alex siamo entrati subito in sintonia, c’è una gran bella amicizia tra di noi. Ci ho messo del tempo perché la troupe non è stata pagata quindi dovevo attendere di averla a disposizione per girare. Gli unici soldi li ho investiti per i costumi, gli effetti speciali e i rimborsi. Abbiamo girato soprattutto nei fine settimana.   

In “The portrait” torni a lavorare con David Power, con cui avevi già girato “Apocalypse”. Quanto è importante, per la riuscita di un progetto, l’empatia regista/attori coinvolti?

Originariamente doveva fare parte di un progetto collettivo costituito da tanti cortometraggi poi, per problemi di tempo, non riuscii a completarlo. Ero impegnato in “The Pyramid”, quindi sfruttai lo stesso budget, la stessa troupe e gli stessi attori per terminarlo. E’ ispirato al racconto “Il ritratto ovale” di Edgar Allan Poe.

Il protagonista del corto è un pittore/serial killer che dipinge le sue vittime cercando di rappresentare sulla tela l’attimo in cui queste muoiono.

Per quanto riguarda David, credo che ci siano degli attori adattissimi ad interpretare un certo ruolo. Trovarli è fondamentale per realizzare qualcosa di convincente. Con lui è nata una simpatia immediata, ma soprattutto una grande stima: è un attore incredibile. Con questo corto ha vinto il premio come migliore attore alla IX edizione del The reign of horror short movie award 2014!

Parliamo di “Stigmate”, l’ultimo (capo)lavoro di Antonio Zannone …

Sei troppo buono! Beh, di sicuro credo moltissimo a questo progetto e prima o poi sono convinto che arriveranno molte soddisfazioni.

E’ stato un lavoro velocissimo: non ho mai realizzato un progetto con la stessa celerità in vita mia! Ho buttato giù la sceneggiatura in un pomeriggio, di impatto, non l’ho più ritoccata. Per questo motivo la prima stesura è stata proprio quella che ho utilizzato, al momento delle riprese. Organizzato in due giorni, girato in un giorno e mezzo, montato in una settimana. Prima di inviarlo ai Festival, ho fatto diverse prove: l’ho inviato a tutti gli amici che stimo e a coloro che fanno questo lavoro (produttori, registi, anche di mainstream). Ho ricevuto ottimi feedback.

Io ho immaginato un diverso contesto, un presente alternativo in cui la chiesa ha mantenuto un potere temporale e in cui svolge anche operazioni di polizia e magistratura. Ci ritroviamo, quindi, in questa caserma dove il signor Marlowe viene condotto in arresto perché accusato di essere un ateo. In questa situazione un po’ kafkiana, il protagonista viene sottoposto a diverse angherie psicologiche e fisiche, fino a quando non verrà trasformato in un martire da utilizzare a proprio vantaggio dalla chiesa, da mostrare ai fedeli. La religione, in realtà, l’ho utilizzata come pretesto per raccontare la storia del potere che fa delle nostre vite ciò che vuole. Anche quando parliamo di democrazia. Non è affatto un corto contro chi crede in Dio, mi preme ribadirlo, bensì sull’uso subdolo che il potere ha sempre fatto delle religioni. In più, volevo portare le persone a riflettere sul fatto che nel nostro paese non esista il reato di tortura.

Il corto è stato presentato, in anteprima, al Napoli Film Festival con molto successo.

Antonio Zannone, però, è anche un musicista …

Beh, sono un musicista non professionista. Anche se ho sempre suonato, sin da piccolo, per me la musica è soprattutto uno sfogo. In questi anni ho suonato tantissimo, ho fatto molti concerti con “I Malpertugio” e “This is not a brothel”, ma anche con progetti solisti, perfino all’estero. Però la musica rimane soprattutto una passione. La mia vera professione è quella del film-maker.

 

Hai realizzato tanti videoclip per diversi musicisti: Il Malpertugio, Lain, Carbonifero … trasformare in immagini le note musicali è complesso, soprattutto considerando che devi raccontare una storia in un intervallo di tempo, spesso, piuttosto ristretto?

Allora … quando ho iniziato a girare dei video, le prime cose riguardarono, ovviamente, proprio i miei progetti musicali. Il mio video più famoso, in tal senso, è “Zany zoo” con un featuring di Roberta Gemma. Questi lavori sono piaciuti molto e tanti altri musicisti, diverse band, mi hanno contattato affinché realizzassi per loro delle clip. Considero i videoclip uno svago, un momento di relax azzarderei. Hanno un linguaggio differente rispetto a quello cinematografico, non ci sono vincoli di sceneggiatura. Puoi affidarti alle immagini. In aggiunta a ciò, il mondo dei videoclip è assai vicino al surrealismo e questa è una cosa che mi piace tanto, soprattutto per ciò che riguarda la pittura. Mi ispiro ai quadri di Dalì, Max Ernst. Non sei obbligato a raccontare una storia … per me è estetica.

Si gira spesso intorno, osserva tantissimo, riuscendo contemporaneamente a rispondere alle mie domande. E’ un animo inquieto, ha molto da dare.

Antonio … domanda multipla: ultimo film visto al cinema, ultimo cd acquistato, ultimo spettacolo teatrale al quale hai assistito.

Non vado spesso al cinema perché mi irrita quando le persone sedute accanto a me iniziano a smanettare con il cellulare. Ciononostante, ho visto due volte “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Al teatro non vado mai. Compro moltissimi vinili, l’ultimo è stato “Unknown pleasures” dei Joy Division.

 

Cosa dobbiamo attenderci da Antonio Zannone per questo 2017?

Come prima cosa: creare una mia casa di produzione. Ci sto già lavorando. La fonderò a Dubai, molto probabilmente. Da settembre vorrei trasferirmi. C’è un buon equilibrio tra le tasse da pagare e tutte le altre spese che ne derivano. Lì di sicuro non potrei fare splatter, horror e così via, però mi dedicherò a reportage, video, documentari per le aziende. Gli introiti di questi progetti li potrò reinvestire per realizzare, in Italia, opere nel mio stile. Non voglio girare cose brutte o fatte male, il mio desiderio è quello di trasformare in immagini le storie che mi va di raccontare.

Ho già pronte un paio di sceneggiature … vedremo quale riuscirò a trasformare in film.

Diventa di colpo serio. Un elemento a sorpresa in questa intervista. Durante la nostra chiacchierata non si è risparmiato in battute e sberleffi. Eppure, ci tiene a sottolineare che punta in alto. Ha dei sogni da realizzare e, forse, ha trovato la strada giusta, quella che gli permetterà di attuarli.

Ed ora … marzulliamo : fatti una domanda e datti una risposta

Ma interesserà a qualcuno quello che sto dicendo in questa intervista? Secondo me, solo a te! (Scoppia a ridere).

Nella strada di ritorno verso la mia macchina osservo Antonio per un po’: sì, è ancora un bambino, che si entusiasma di fronte ad una macchina crea-emozioni. Probabilmente, con il cuore e la mente, è ancora lì, sul divano insieme al nonno, a cercare di carpire alcuni dei segreti di realizzazione di un film. Un animo buono (ma questo non glielo diciamo!) che esorcizza con la violenza estrema e lo splatter un evidente bisogno di comunicare …

Antonio Zannone: Io Pulp? Sì, ma con gusto! was last modified: maggio 23rd, 2017 by L'Interessante
23 maggio 2017 0 commenti
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