L'Interessante
  • Home
  • Parliamone
    • Politica
    • Cronaca
    • Attualità
  • Cultura
    • Eventi
    • Teatro
    • Cinema
    • Tv
    • Libri
    • Musica
  • Sport
    • Basket
    • Calcio
    • Volley
  • Dall’Italia e dal Mondo
    • Notizie fuori confine
    • Curiosità
    • Indovina dove andiamo a cena
    • Viaggi Interessanti
  • Editoriale
  • Vignette Interessanti
  • Web Tv
Notizie Flash
1 MAGGIO: FESTA O…. LUTTO. UNA FESTA BEN...
CORONAVIRUS FASE 2 ……… GIU`LA “MASCHERINA
LA MUSICA DELLA GATTA CENERENTOLA COME PASS PER...
INTERNAZIONALI: LA COPPIA DI TAIWAN SI AGGIUDICA IL...
INTERNAZIONALI TENNIS ASSEGNATE LE WILD CARD. SABATO INIZIANO...
Michele Pagano: Il futuro è il mio presente
Da consumarci preferibilmente dopo morti: Officina Teatro incanta...
VALERIO BIANCHINI E LE SUE … BOMBE. AMARCORD...
Caso Weinstein. Dite alle donne che non siamo...
The Aliens ad Officina Teatro: vita, amicizia ed...

L'Interessante

  • Home
  • Parliamone
    • Politica
    • Cronaca
    • Attualità
  • Cultura
    • Eventi
    • Teatro
    • Cinema
    • Tv
    • Libri
    • Musica
  • Sport
    • Basket
    • Calcio
    • Volley
  • Dall’Italia e dal Mondo
    • Notizie fuori confine
    • Curiosità
    • Indovina dove andiamo a cena
    • Viaggi Interessanti
  • Editoriale
  • Vignette Interessanti
  • Web Tv
Categoria

In primo piano

internazionali
In primo pianoSportVolley

INTERNAZIONALI FEMMINILI: INIZIATI GLI INCONTRI DEL TABELLONE FINALE

scritto da L'Interessante

internazionali

Internazionali: tutti gli incontri  del singolare di oggi

Sono iniziati nella giornata di lunedì 22 maggio, gli incontri per il tabellone finale del singolare e del doppio della trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione del circuito professionistico ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

Con i primi incontri sono arrivati anche i primi verdetti. La tedesca Laura Schaeder numero 350 di ranking Wta, in due set con il punteggio di 6-3; 6-4, ha eliminato la figlia del “puma” Emerson, la brasiliana Karolayne Alexandre De Rosa tesserata per il Circolo Villa Aurelia di Roma.

Fuori subito anche la cinese Shilin Xu (343), sconfitta dalla spagnola Paula Badosa Gibert (379) in due set: 7-4; 7-5. Nel “derby” fra le svizzere Lisa Sabino (482) e Tess Sugnaux (415), ha prevalso la prima in due set con il punteggio di 6-4; 6-4

Tiratissimo il confronto fra l’italiana Georgia Brescia (248) e la colombiana Maria Fernando Herazo Gonzalez (493) proveniente dalle qualificazioni, durato ben tre ore e trentadue minuti. Alla fine ha prevalso la Brescia, tesserata con il Tennis Club Lumezzane, che ha vinto i tre set per 4-6; 7-6; 6-3, con il secondo set deciso dopo il tie brak (16-14).

“Purtroppo ho finito in tre ore – dichiara invece Georgia Brescia dopo aver eliminato l’avversaria colombiana – volevo giocar meno, faccio sempre lo stesso errore non chiudendo la partita quando potrei. Però mi sento in forma, d’altronde il mio gioco è portare l’avversaria allo sfinimento, ora programmo il torneo giorno dopo giorno sperando di migliorare il mio gioco e arrivare alla fine”.

I risultati del doppio

Nel doppio, il confronto fra la coppia composta dalla brasiliana Karolayne Alexandre De Rosa e dall’italiana Lucia Bronzetti, contro la coppia composta dalla rumena Gabriela Duca e dalla napoletana Giulia Porzio, è stato vinto da Porzio-Duca con il punteggio di 3-6; 6-2; 4-10.

“Gli internazionali di Caserta mi portano fortuna soprattutto nel doppio – dice Giulia Porzio, tesserata con il Tennis Club Napoli – ogni anno è un piacere tornare. Il doppio è divertente, stavolta sono accoppiata con la Duca e la difficoltà principale è capire quello che ci diciamo, parliamo lingue diverse, ma l’affiatamento verrà col tempo. Caserta è una bella città – conclude – e l’accoglienza è fantastica”.

Match tutto italiano quello fra le sorelle Susanna e Virginia Ciccone opposte a Federica Di Sarra e Anastasia Grymalska che ha visto prevalere la coppia Di Sarra – Grymalska in due set con il punteggio di 6-0; 6-0.

Nella giornata di martedì 23 maggio, dodici i match in programma. In campo Martina Di Giuseppe, vincitrice dell’edizione del 2009 degli “internazionali” opposta alla francese Elixane Lechemia, a seguire l’incontro fra la numero uno del main draw la belga An-Sophie Mestach che affronterà la connazionale Kimberley Zimmermann. Sul campo 2 l’australiana Seone Mendez sfiderà l’italiana Camilla Rosatello, a seguire l’ucraina Katarina Zavatska contro Anastasia Grymalska. Gli ultimi incontri sono previsti alle 18,30.

Da oggi tutti gli aggiornamenti del torneo sono pubblicati in tempo reale e sulla pagina facebook ITF Caserta con le foto di Gennaro Buco. Sul sito del torneowww.itfcaserta.com è possibile seguire in streaming i vari match a cura della Crionet.

INTERNAZIONALI FEMMINILI: INIZIATI GLI INCONTRI DEL TABELLONE FINALE was last modified: maggio 22nd, 2017 by L'Interessante
22 maggio 2017 0 commenti
0 Facebook Twitter Google + Pinterest
Rain
CulturaEventiIn primo piano

Rain Arcigay Caserta Onlus: PhotoMarathon, sabato 20 maggio

scritto da L'Interessante

Rain

Di Christian Coduto

Un messaggio rivolto ai numerosissimi amanti della fotografia del territorio campano che, di sicuro, non mancheranno all’appello!

Per dare libero sfogo alla fantasia e all’arte, ecco una splendida iniziativa (dai fini nobili) organizzata dal comitato di Rain Arcigay Caserta Onlus, di cui riportiamo il comunicato stampa

Descrizione dell’evento PhotoMarathon di Rain Arcigay Caserta Onlus

Una gara di 12 ore i cui concorrenti si sfideranno a colpi di scatti fotografici rigorosamente entro i confini di Caserta: è questa la PhotoMarathon, maratona fotografica, in programma sabato 20 Maggio dalle 12.30 alle 20.00 .

L’evento è organizzato da Rain Arcigay Caserta onlus ed inserito in MAGGIOinPRIDE 2017, la rassegna di eventi a Caserta inaugurata mercoledì 17 Maggio (Giornata Mondiale contro omofobia e transfobia) e che durerà fino alla fine del mese, per sensibilizzare sulle tematiche LGBT.

I concorrenti, dopo essersi iscritti sul sito

http://www.rainarcigaycaserta.it/photomarathon/

(sul quale andranno caricate le foto), si presenteranno sabato alle 12.00 a Via Verdi 15 armati di liberatoria e vestiti di giallo in modo da essere riconoscibili, visto che le foto, scattate rigorosamente in città lungo l’arco della giornata, potranno essere realizzate coinvolgendo comuni cittadini/e e turisti/e .

Tutti i mezzi tecnologici potranno essere usati per gli scatti.

Una giuria di esperti (fra cui Pietro Junior Zampella e Dario Alifano) decreterà i vincitori.

In palio premi messi a disposizione da NCItaliaFoto :

http://www.ncitaliafoto.com

Tutte le foto saranno in mostra presso la sede di Rain Arcigay Caserta onlus, in Via Verdi numero 15, Caserta.

Questo il Link all’evento

https://m.facebook.com/events/1866289080310321?acontext=%7B%22ref%22%3A%2298%22%2C%22action_history%22%3A%22null%22%7D&aref=98

Ecco i contatti telefonici e gli indirizzi telematici per info ed eventuali:

Il Presidente: Bernardo Diana – presidente@raincaserta.it

Numero di cellulare +39 3274658281

Addetto Ufficio Stampa: Gianuario Cioffi – ufficiostampa@raincaserta.it

Numero di cellulare +39 3472234961

Rain Arcigay Caserta onlus

Via Verdi 15, 81100 Caserta

Numero Telefonico +39 0823 1607485

Sito web: www.rainarcigaycaserta.it

Contatto Facebook: https://www.facebook.com/rainarcigaycaserta/

Rain Arcigay Caserta Onlus: PhotoMarathon, sabato 20 maggio was last modified: maggio 19th, 2017 by L'Interessante
19 maggio 2017 0 commenti
3 Facebook Twitter Google + Pinterest
tennis
In primo pianoSportVolley

TENNIS: TUTTO PRONTO PER L’INIZIO DELLA TRENTESIMA EDIZIONE DEGLI INTERNAZIONALI FEMMINILI

scritto da L'Interessante

tennis

Tennis: sabato 20 maggio il via alla trentesima edizione degli internazionali femminili

Tutto è pronto ormai al Tennis Club in via Laviano 1 a Caserta, dove sabato mattina prenderà il via la trentesima edizione degli “internazionali” di tennis “Città di Caserta – Power Gas Tennis Cup”, manifestazione del circuito professionistico ITF Women’s circuit con montepremi di 25 mila dollari.

Nel tardo pomeriggio di venerdì il supervisor dell’ITF Guido Pezzella, effettuerà il sorteggio per gli incontri del tabellone delle qualificazioni che prenderà il via alle 9 del mattino di sabato 20 maggio 2017.

Sabato 20 e domenica 21 maggio saranno i due giorni durante i quali le trentadue tenniste del tabellone delle qualificazioni, saranno protagoniste dei match per designare le otto atlete che siguadagneranno un posto nel main draw.

Da lunedì gli incontri del tabellone del singolare e del doppio

Da lunedì 22 maggio inizieranno gli incontri del tabellone del singolare e del doppio la cui finale si svolgerà venerdì sera 26 maggio mentre quella del singolare quest’anno è prevista alle 11 del mattino di domenica 22 maggio.

Attesa per le wild card 

Non sono state ancora rese note dalla Federazione Italiana Tennis i nomi delle atlete alle quali viene concessa la wild card, dieci in tutto, due delle quali, una per il tabellone delle qualificazioni ed una par il tabellone finale, sono riservate al circolo organizzatore.

Tutti gli occhi degli appassionati sono invece puntati sulle pagine del sito www.itftennis.com, per consultare la “acceptance list” del torneo visibile alla sezione “current ITF tournaments” e poi su “women tournaments” dove sono riportati i vari tornei femminili in programma in tutto il mondo.

Il torneo di quest’anno …… parla giapponese

Il vertice del main draw quest’anno è tutto giapponese, al primo posto c’è la nipponica Eri Hozumi 209 di ranking Wta, seguita dalla connazionale Mayo Hibi (221), terza la belga An-Sophie Mestach (223).  

La numero uno del tabellone, Eri Hozumi in coppia con la connazionale Mily Kato, ha vinto il doppio al torneo di Roma concluso lo scorso 14 maggio, battendo in finale la coppia composta dalla norvegese Melanie Stokke e dalla georgiana Eketerine Gorgodze, vincitrice nel 2015 del doppio al torneo di Caserta in coppia con la connazionale Sofia Shapatava. Ekaterine Gorgodze si prese la rivincita del doppio che perse nel 2014 in coppia con Sofia Kvatsabaia, quando furono battute dalle  australiane Samantha Harris e Sally Perry in due set con il punteggio di 6-4;7-6 (6). 

Al quarto posto del tabellone troviamo l’azzurra Georgia Brescia (250), al quinto la tedesca Anna Zaja (261), poi la spagnola Olga Saez Larra (272), la rumena Andreea Mitu ( 292), la  lettone Diana Marcinkevica (294), la cinese Shilin Xu (295) e le italiane Camilla Rosatello (299) e Jessica Pieri (300). Il tabellone delle qualificazioni è guidato dalla Francese Elixane Lechemia (353) seguita dalla romana Martina Di Giuseppe (357) vincitrice dell’edizione del 2009 (allora con montepremi 10.000 dollari) degli ”internazionali” di Caserta.

Tutti gli aggiornamenti del torneo saranno pubblicati in tempo reale sia sul sito del torneowww.itfcaserta.com che sulla pagina facebook ITF Caserta.

Prevista anche la trasmissione in streaming delle gare che sarà curata dalla società Crionet.

TENNIS: TUTTO PRONTO PER L’INIZIO DELLA TRENTESIMA EDIZIONE DEGLI INTERNAZIONALI FEMMINILI was last modified: maggio 18th, 2017 by L'Interessante
18 maggio 2017 0 commenti
0 Facebook Twitter Google + Pinterest
Raffaele
CulturaEventiIn primo pianoTeatro

Raffaele Patti e Teresa Perretta: Cyrano, uno splendido perdente.

scritto da L'Interessante

Raffaele

Di Christian Coduto

Al Teatro Izzo di Caserta, un pubblico numerosissimo e concentrato, ha seguito con molta attenzione il riadattamento del “Cyrano De Bergerac” di Edmond Rostand ad opera di Raffaele Patti, che ne ha curato la regia e si è ritagliato il ruolo del protagonista. La storia è nota: Cyrano è un uomo brutto (ha un naso enorme), ma ha una meravigliosa sensibilità. E’ innamorato di Rossana, a sua volta interessata a Cristiano, un ragazzo molto affascinante, ma sicuramente privo di quel dono dell’oratoria, dell’intelligenza e di quella emotività che caratterizzano invece il protagonista della vicenda. Cyrano decide quindi di sacrificarsi e di prestare la sua voce, il suo cuore e la sua mente a Cristiano, scrivendo frasi d’amore dedicate a Rossana.

Lo spettacolo è forte, intenso, di grande spessore. Raffaele Patti la fa da mattatore, con un amabile aplomb gigionesco. Al suo fianco, la solida professionalità di Teresa Perretta, una convincente Rossana. Non è da sottovalutare, infine, la bella prova di Gabriele Russo che, nello rappresentazione, è ovviamente Cristiano.

Un progetto che mescola elementi di varia natura (musiche moderne, un ottimo gioco di luci, un allestimento minimalista per emozionare nella maniera più immediata possibile), con un ritmo sostenuto.

Diverse sono state le versioni di questa opera, tra le più note ricordiamo quella con Gigi Proietti e una versione cinematografica con Gérard Depardieu, senza trascurare la commedia americana “Roxanne” con Steve Martin e Daryl Hannah. Patti ha scelto un approccio decisamente più drammatico, con risultati eccellenti.

Al termine dello spettacolo, attendo i due protagonisti nei pressi dei camerini e scambio con loro opinioni sul lavoro. Sono molto felici, orgogliosi.

Raffaele Patti ci racconta della genesi del Cyrano

Raffaele, perché la scelta di Cyrano De Bergerac? Perché lanciarsi in questa sfida così insidiosa?

Conoscevo, un po’ come tutti, la figura di Cyrano seppure negli elementi di base, quelli più comuni (il nasone e l’aspetto estetico poco piacevole, per esempio). Poi, una sera di un paio di anni fa, mi sono imbattuto nella replica televisiva di una trasmissione curata da Alessandro Baricco, “Miti ed eroi”. In quell’occasione si parlò, tra le altre cose, proprio del personaggio ideato da Edmond Rostand. Ne rimasi talmente colpito che, nei giorni successivi, decisi di approfondire meglio il testo. Sono sincero: è stato amore a prima vista! La prima lettura è stata sicuramente appassionata … questo romanticismo, questo stoicismo nel rincorrere Rossana … già in quel momento incominciai a pensare alla possibilità di poterlo rappresentare a teatro. Ci sono state tante rappresentazioni di “Cyrano”, ma ammetto di non averne mai vista una. Il che, da un certo punto di vista, è una cosa estremamente positiva: una visione vergine, se posso definirla così, mi permette di non essere influenzato in alcun modo. Si evita di cadere, anche senza volerlo, in qualche forma di citazionismo. Ho semplicemente intersecato le mie passioni cinematografiche, musicali e teatrali e le ho messe nello spettacolo. La storia è stata dunque asciugata, scarnificata. Anche perché sono convinto che, per Rostand, lo scopo fosse proprio questo: cogliere l’essenza della storia. Non a caso, l’originale è suddiviso in 5 atti (qui sono 3) ed è una commedia. Io ho scelto di virare nel terreno drammatico.

E’ insidioso, così come lo sono tutti i testi classici, però credo che un approccio nuovo, coraggioso alle opere del passato sia necessario per chi ama il lavoro di attore. Il sacro deve essere dissacrato, non nel senso di svilirlo, svalutarlo, ovviamente, bensì ricreando una struttura che vada in una direzione diametralmente opposta all’originale.

Al di là dell’impegno, mi piace sottolineare come l’approccio del protagonista nei confronti della vita, il suo coraggio sia stato un’ispirazione non solo per me, ma anche per gli altri attori sul palco.

Raffaele ha una voce amichevole. Sorride in maniera garbata. Ascolta con molta attenzione le mie impressioni. Com’è giusto che sia, trae profitto dai feedback che riceve dal pubblico. Ha lavorato tanto per portare in scena questa storia. Sente il bisogno di raccontare, di spiegare, di fare capire il perché delle sue scelte. Ogni tanto si lascia andare a qualche risata liberatoria. E’ un professionista, senza ombra di dubbio.

Da un punto di vista linguistico lo spettacolo è strutturato in rima. Quanto è stato impegnativo il lavoro per dare i giusti accenti ai dialoghi?

Devi sapere che non avevo mai lavorato con un testo in rima. C’è bisogno di un ritmo completamente diverso. Noi non abbiamo suggeritori a darci una mano, sul palco siamo solo in tre! Quindi è stato necessario un lavoro di memoria e di consapevolezza del testo molto approfondito, così come è stato necessario individuare la giusta ritmica da proporre poi agli spettatori. Confrontarsi con un testo come il “Cyrano” è stata una sfida vera e propria: c’era un paletto poetico/linguistico e da questo sono state liberate le emozioni, la parte emotiva tua e del personaggio che interpreti, ovviamente. E’ stato un anno impegnativo, ma che ha permesso a me e ai miei colleghi di crescere artisticamente.

Lo spettacolo è stato già portato in scena per le scuole. Come affrontano i ragazzi questa storia così forte, drammatica?

Ecco un’altra sfida! Molti insegnanti mi chiedevano se fosse adatto ad un pubblico di giovanissimi. Io rispondevo con convinzione di sì, ma il dubbio si insinuava. Per fortuna, sin dalla prima rappresentazione, al Liceo Scientifico di Marcianise, ci siamo resi conto che i ragazzi hanno un approccio forte, di grande passione nei confronti di questa drammaticità. Sono sempre coinvolti. Tra le altre cose, abbiamo guidato questi spettatori, facendoli entrare a mano a mano nella storia: abbiamo organizzato un dibattito dieci, quindici giorni prima della rappresentazione in cui abbiamo parlato del testo, dei personaggi e così via. Dopo lo spettacolo, c’è stato un secondo dibattito, proprio per portare a compimento l’intero progetto.

Cyrano è un eroe romantico. Si dice che un attore metta sempre qualcosa di sé nei ruoli che interpreta. Quanto c’è di Cyrano in Raffaele e di Raffaele in Cyrano?

In maniera volontaria o involontaria, capita sempre di mettere qualcosa di te nel personaggio. Con Cyrano e’ stato uno scambio reciproco. Il personaggio mi ha fatto comprendere i miei limiti, attraverso i suoi. La cosa più bella che mi ha donato è stato l’ affrontare la vita con coraggio, nonostante il fallimento. Alla fine c’è la battaglia contro i suoi nemici: la menzogna, i compromessi, la viltà e la stupidità. Tutti, per amore.

Nello spettacolo ho messo molti dei miei errori, i miei “fallimenti”, ma anche la volontà di affrontarli e di riscattarmi.

Dove vi porterà la tournée di Cyrano?

Ovunque! Per ciò che concerne la Campania: Napoli, Salerno, Benevento, Avellino … ma incrocio le dita anche per portare questo progetto in altre regioni. Di sicuro verrà presentato in diverse rassegne, alcune di portata nazionale. Vincere dei premi sarebbe un sogno e una grande soddisfazione. Sul “Cyrano” continuiamo a lavorare giornalmente: i personaggi sono in perenne trasformazione, lavoriamo sulle scene in maniera costante. Poi, prima dell’estate, inizieremo le prove di un nuovo spettacolo, ma non posso anticiparvi nulla!

Passiamo ora a Teresa Perretta

Una cosa che ho sempre amato di questo spettacolo è il fatto che i protagonisti si evolvano nel corso della vicenda. Rossana è il caso esemplare …

Parliamo di maturazione di un processo evolutivo. E’ quello che Rossana fa ed è più evidente rispetto agli altri due personaggi che, soprattutto nel caso di Cristiano, sono un po’ costretti dagli eventi. Rossana invece si evolve autonomamente. Credo che sia il suo aspetto più interessante. Una ragazzina che diventa donna. Sono sincera: all’inizio ho rifiutato un po’ questa ragazzetta perché non mi apparteneva. Troppo superficiale e furba, calcolatrice. Ma poi, con la maturità, si accorge che la verità è ben altro rispetto all’essere fisicamente e al saper parlare in un certo modo. Questo passaggio mi ha affascinato. Però ammetto che l’affrontare questa trasformazione non è stato affatto facile. Il motivo è semplice: lo sappiamo … nella vita reale, una crescita richiede molto tempo, un rapporto costante con te stesso e con gli altri. Nel riadattamento realizzato da Raffaele il tutto avviene invece con tempistiche più ristrette.

Rossana ama Cristiano che è bello e (crede) poetico ed intelligente. Però lo amerebbe anche se fosse brutto. In tutta onestà, se al posto di Rossana ci fosse stato un uomo, credi che avrebbe avuto lo stesso comportamento con una donna bruttina?

Non credo ci siano differenze tra uomini e donne in questo contesto. Sì, volendo seguire dei luoghi comuni, forse la donna ci arriva prima dell’uomo (scoppia a ridere). Però voglio andare al di là delle solite analisi. Anche perché credo che il tutto dipenda dall’uomo coinvolto, dalla sua sensibilità, dalla sua emotività, dalla sua empatia. Una donna è più predisposta a certi passaggi sia fisicamente sia emotivamente. Però l’uomo non è da meno. Il cuore è quello.

In alcuni casi lo si dà troppo per scontato.

Secondo me sta all’uomo decidere di cogliere e portare con sé quei passaggi viscerali tipici dell’amore. Così facendo può fare in modo che crescano. E’ un percorso totalmente soggettivo, si basa su una scelta: quella di ricercare la verità e di ottenere un equilibrio relazionale e non solo. Di sicuro c’è bisogno di tanto coraggio … eh, hai detto niente! (Ride di gusto).

Il fatto è che siamo troppo soggetti alle convenzioni sociali e molto spesso abbiamo quasi paura di imporci ad esse. Le nostre scelte sbagliate dipendono anche da questo, indipendentemente dal fatto che sia un uomo o una donna a farle.

Rispetto al personaggio che ha interpretato sul palco (inevitabilmente più controllato), dietro le quinte, Teresa è un vero e proprio uragano: trascinante e coinvolgente. Ogni frase è substrato per una nuova battuta. E’ il suo modo di scaricare la tensione, lo si capisce al volo. Nel corso dell’intervista rivela una personalità assai complessa ed articolata.

Sei romantica? Ti piace l’idea del rapporto epistolare? Tra Whatsapp et similia sembra destinato a svanire…

Bella domanda! Sì, sono estremamente romantica. In un primo momento non ho amato moltissimo questi social. Hanno reso sterili i rapporti umani, li hanno resi frettolosi, privandoli di un contesto romantico, poetico. Non sono contro il progresso, sia chiaro, ma questi nuovi contesti di comunicazione dovrebbero essere utilizzati nel modo giusto. Se ne fa un uso spropositato. Dovrebbero rendere la vita più semplice e ce l’hanno invece rovinata. Adoro la corrispondenza epistolare: da bambina scrivevo un sacco di lettere alle mie amiche delle vacanze. Adesso si usano le e mail, i messaggi e i vari programmi di messaggistica. Io cerco di usarli per lavoro. Però un sentimento non si esprime così … non c’è paragone con il profumo del foglio, il colore dell’inchiostro della penna, la forma delle lettere. Mi dispiace per le nuove generazioni, che non hanno avuto l’opportunità di poter vivere il sapore dello scrivere una lettera. Durante i laboratori con i ragazzi abbiamo fatto spesso questa domanda “Avete mai scritto una lettera?”  La risposta è triste. Preferiscono il whatsapp.

Ma poi … vogliamo parlare dell’attesa? Il tempo necessario per ricevere la risposta, l’immaginarsi quello che c’è scritto. Sono cose indescrivibili, uniche! Mi appartengono perché le ho vissute.

Secondo me i ragazzi dovrebbero essere rieducati a scrivere lettere in italiano, senza la x al posto del però e del perché e così via. Io le chiamo le parole mozzate.

Recentemente, cinque o sei mesi fa, ho scritto una lettera troppo bella ai miei genitori. Sai che li ho fatti commuovere?

No, non c’è proprio paragone!

Saluto i due giovani attori, augurando loro che questo progetto possa portare loro le più belle soddisfazioni umane ed artistiche.

Raffaele Patti e Teresa Perretta: Cyrano, uno splendido perdente. was last modified: maggio 17th, 2017 by L'Interessante
17 maggio 2017 0 commenti
15 Facebook Twitter Google + Pinterest
Claudia
CulturaEventiIn primo piano

Luigi Sacchettino, Claudia Buono e Alessia Fratta: “Dog you like?”

scritto da L'Interessante

Claudia

Di Christian Coduto

E’ domenica mattina. C’è un sole davvero bello, di quelli che solamente a maggio si possono godere. Eppure, un gradevole venticello mi fa compagnia. Attraverso una strada sterrata nei pressi di Maddaloni e arrivo a “Dog you like?”, un bellissimo campo  dedicato all’amico per eccellenza dell’uomo: il cane. La prima impressione è quella di ritrovarsi in un’isola felice. I rumori delle macchine sono lontani, persino l’aria che si respira ha un sapore diverso. C’è molto verde e ti senti immediatamente a tuo agio.

Pace è la parola che ti viene subito in mente … eppure c’è vita e gioia intorno a me: Giotto e il suo proprietario Antonio stanno giocando allegramente ad acchiapparèllo, un altro paio di clienti discutono allegramente, mentre i loro cagnolini esplorano il territorio.

Luigi, Claudia e Alessia mi vengono incontro in maniera festosa. Sono dei professionisti che mettono la loro esperienza al servizio degli utenti, in maniera decisamente produttiva. Amano gli animali, lo percepisci all’istante.

Luigi, Claudia e Alessia danno il via all’intervista

Luigi, parliamo un po’ di “Dog you like?” …

“Dog you like?” nasce come associazione sportiva dilettantistica rivolta agli appassionati di cani e a coloro che vogliono avvicinarsi a questo mondo. E’ il frutto attuale della sinergia di cinque personalità, ciascuna esperta in un diverso settore, proprio per promuovere la cultura cinofila. Il campo è nato un anno fa, si trova a Maddaloni, in Via Starza Lunga. E’ stato creato perché ci siamo resi conto che, nella provincia di Caserta, non esistono dei luoghi dove poter slegare il proprio cane, lasciandolo libero e in completa sicurezza. Tenere il cane slegato e dargli la possibilità di esplorare è uno dei bisogni di base della specie canina. Purtroppo, però, spesso il proprietario non riesce ad appagare in maniera idonea tale necessità. Il campo è diviso in tre differenti sezioni. Funziona 5 giorni a settimana come area verde e 2 giorni a settimana come centro di educazione, di cui mi occupo io nello specifico.

C’è la possibilità di fare degli abbonamenti?

Certo! Sia semestrali sia annuali. Una volta fatto l’abbonamento, il proprietario ha l’accesso alla struttura come socio attivo; gli viene consegnata una chiave per poter accedere tranquillamente. Per l’abbonamento semestrale il costo è di 90€, per quello annuale 180€.

Parliamo ora con Claudia Buono.

Claudia, quali sono i prossimi eventi in programma?

Noi ci stiamo cimentando in attività che possano coinvolgere anche persone che non hanno ancora un cane. Il 2 giugno ci sarà un evento rivolto ai più piccolini. Lo scopo è quello di permettere loro non solo di conoscere i cani, ma soprattutto di conoscerli nella maniera corretta: gestire il cane e rapportarsi in maniera adeguata con lui, senza commettere degli errori grossolani che potrebbero determinarne un atteggiamento aggressivo. E’ un evento supportato da me, che sono psicomotricista, mi occupo della parte legata ai bimbi e da Luigi, che è l’istruttore cinofilo e si occupa appunto della gestione del cane. Ci sarà una parte iniziale di natura teorica: i bambini ascolteranno quelli che sono i rudimenti base della comunicazione dell’animale. A questa seguirà una parte pratica in cui, attraverso i nostri cani (che sono particolarmente tranquilli e già educati e abituati alla socializzazione) faremo delle attività ludiche e di esercizio,facendo sì che il bambino diventi parte attiva: camminata al guinzaglio, percorsi guidati, il modo giusto per accarezzarli e così via.

Durante la seconda settimana di giugno ci sarà invece la Passeggiata a 6 zampe. Il cane e il proprietario verranno condotti da Luigi attraverso un percorso guidato al fine di migliorare la gestione e le relazioni. Il percorso permetterà ai cani di esplorare, perlustrare, annusare. Il tragitto è all’incirca di 3 chilometri.

Aggiunge Luigi:

Il problema è che l’essere umano vive troppo il contesto urbano con il proprio cane. L’idea è quella di far vivere all’uomo un contesto più naturale, step fondamentale per riportare l’intero sistema famiglia ad una dimensione di maggior calma, relax ed agio relazionale. Va da sé che, in una situazione in cui sono presenti più cani, i conflitti possono aumentare. Ecco perché spieghiamo ai proprietari l’importanza delle giuste distanze tra i cani e usiamo degli spazi molto ampi con delle nuove piste olfattive: in questo modo si riduce il livello conflittuale.

Il 24 e il 25 giugno ci sarà un seminario dal titolo emblematico “Chiediti se sono felice” che sarà gestito dal collega Giancarlo Spadacini, che si occupa di una razza molto in voga in questo periodo, il Weimaraner (il bracco di Weimar). Questo seminario nasce proprio dalle difficoltà dei proprietari di questi cani di capirne le esigenze e le caratteristiche di razza.

Durante la terza settimana di giugno ci sarà un evento sui luoghi comuni. Devono essere sfatate le leggende metropolitane o le false informazioni. Giusto per dire: si crede che un anno di un cane equivalga a 7 anni dei nostri e il loro primo anno sia uguale ad 1 dei nostri. Tutto ciò è errato! Un cane raggiunge la sua maturità sessuale nell’arco del primo anno di vita. Basti pensare che una femmina raggiunge il primo calore a 6 mesi; se lo vogliamo paragonare ad una donna siamo all’incirca a 12 anni.

Per ciò che concerne i laboratori, è importantissimo l’apporto della dottoressa Angela Pascarella, psicoterapeuta cognitivo comportamentale- socia fondatrice del campo,  e di Dakota, il suo collie, che ha un’affinità incredibile con i più piccoli.

Passiamo ora ad Alessia Fratta. Mentre risponde alle mie domande accarezza Charlie, uno splendido boxer affettuosissimo.

Alessia, tu sei un architetto. Qual è il tuo contributo in questo contesto, per quanto concerne l’arredamento del campo?

La progettazione degli spazi e degli arredi dei campi è stata organizzata da me, sfruttando le competenze di Luigi. Grazie a lui ho compreso quanto spazio dovesse essere destinato ad ogni settore e che tipi di arredi dovessimo utilizzare, ovviamente a prova di cane. Pertanto la scelta è stata fatta in funzione della compatibilità ambientale, ma è stata fondamentale anche la selezione dei colori, di materiali che fossero solidi nella parte esterna, così come la porzione botanica; sono state scelte delle piante in base alle tolleranze dei cani, ma anche quelle che potessero rispondere in maniera adeguata alle nostre condizioni climatiche e alla mancanza di una cura quotidiana, ma che riuscissero a garantire allo stesso tempo l’ombra giusta al momento giusto.

L’arredo è molto rustico, cosa che si adatta perfettamente all’ambiente circostante, a mio giudizio.

Io mi occupo di cinema. Qual è il film con animali che avete amato di più e perché?

Luigi: “Balto” perché veicola l’idea della diversità di un cane che viene vissuta come un valore. Questo accade raramente poichè molti proprietari danno delle attribuzioni ai loro cani molto falsate. Se capissero che lati diversi del loro cane (rispetto a come noi umani li desideriamo) possono rappresentare talenti, per una relazione equilibrata sarebbe decisamente meglio.

Claudia: “Il re leone” … l’ho visto insieme alle mie figlie e mi è piaciuto tantissimo. Anche “Alla ricerca di Nemo”.  Amo i film di animazione!

Alessia: “La carica dei 101” senza ombra di dubbio! E’ l’immagine della loro vitalità, della loro tenerezza, della loro capacità di vivere in gruppo e insieme a noi umani, insegnandoci tantissimo.

Le risposte all’ultima domande mi lasciano sorpreso: possibile che a nessuno sia piaciuto, che so, un “Hachiko” o un “Io & Marley”?

“Giamma!” rispondono all’unisono “I film in cui gli animali sono usati come marionette non li concepiamo in nessun modo, così come il circo!”

… Giusta affermazione, in bocca al lupo ragazzi!

Luigi Sacchettino, Claudia Buono e Alessia Fratta: “Dog you like?” was last modified: maggio 16th, 2017 by L'Interessante
16 maggio 2017 0 commenti
5 Facebook Twitter Google + Pinterest
Contadino
CulturaCuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Il cane del contadino

scritto da L'Interessante

Contadino

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati questa settimana avevo un po’ di dubbi su quale argomento affrontare: ancora razze? Le controversie tra i colleghi sulle tecniche migliori per l’educazione del cane? Il fatidico concetto di dominanza? Insomma, non riuscivo a decidermi. Poi stamane l’illuminazione.

Vi racconterò del cane del contadino.

Sì, stavo andando al campo, che è in una zona di campagna. Molti contadini lavorano ancora nell’ orario in cui arrivo io. Uno di loro era in pausa, lì col suo cane accanto. Alla vista della mia automobile il contadino ha preso in braccio il cagnetto, riponendolo a terra solo quando ero ormai distante e non più pericoloso. Il cagnetto allora lo ha guardato- si sono dati un segnale e insieme hanno iniziato a rincorrersi, sorridendosi di vero cuore.

Contadino, in pausa da un lavoro pesante, gioca con il suo cane, divertendosi- penso.

Quanta cura, quanta accortezza, quanta condivisione in quei tre minuti di interazione. Eppure il contadino era con la pesante zappa in mano poco prima. Il cagnetto ha aspettato il suo turno, in cui poter alleggerire il peso di quella zappa attraverso corse scodinzolanti. Evidentemente sapeva che il suo turno sarebbe arrivato.

Ho pensato a tutte quelle famiglie del “non ho tempo per il mio cane”.

Il tempo è una risorsa preziosa ed oggigiorno manca sempre più: ma non si è soliti recitare forse “Quando il perché è forte il come si trova sempre”? Certo, poiché è tutto un discorso di motivazione. Lo dice la parola stessa, ci vuole il motivo che ti spinge all’azione, cioè a fare qualcosa. E spesso questo motivo è legato all’importanza che si da all’altro. Alla capacità di lettura ed empatia verso l’altro. Ti capisco, ti accolgo, condividiamo. E vale, perché anche io sto meglio con te. Sarebbe più onesto portare a consapevolezza un “non ti voglio più”, o anche “ho sbagliato ad adottare un cane ora”. L’errore è umano, la non ammissione è invischiante. La perseveranza nell’errore diabolica.

A noi istruttori un’altra frase induce orticaria: “Se avessi una casa col giardino prenderei un cane”. Come se il cane fosse l’ottavo nano.

Vi assicuro che tutti i cani che vivono in giardino distanti dai loro proprietari trascorrono il loro tempo vicino alla porta d’ingresso, o curiosando su cosa si sta facendo in casa, o ancora provando ad attirare l’attenzione dei proprietari. E se tutto ciò non funziona, trovano spesso strategie auto appaganti, comportamenti come rincorrere le lucertole, abbaiare agli estranei oltre il cancello, leccarsi le zampe o manifestare stereotipie.

Perché non è lo spazio la risorsa principale da avere nella vita con un cane; è il tempo. E pure di qualità. Per le passeggiate, per l’educazione, per la socializzazione, per pulire le pipì del cucciolo e le marachelle fisiologiche, necessarie per la crescita serena del soggetto. Per la condivisione. Il tempo per dare e dire sì; perché per ogni No che diciamo al cane per via del nostro stile di vita, dovremmo pensare ad un Sì per il suo stile di vita.

Il tempo per divertirsi. Ma per divertirsi bisogna crearle le situazioni. E bisogna avere il tempo per crearle. Tempo e voglia. Così come quel contadino ha portato con sé il suo cagnetto e appena possibile si è dedicato piacevolmente a lui, anche noi umani di città dovremmo alzare la motivazione.

Sennò che relazione è?

Attenzione a non diventare coinquilini con il vostro cane.

Fortunato quel cane.

Ode a quel contadino.

Il cane del contadino was last modified: maggio 13th, 2017 by L'Interessante
13 maggio 2017 0 commenti
0 Facebook Twitter Google + Pinterest
iavazzi
BasketIn primo pianoSport

IAVAZZI: NESSUNO E’ INTERESSATO AL PROGETTO JUVECASERTA. CHIUNQUE VORRA’ FARSI AVANTI AVRA’ IL MIO APPOGGIO INCONDIZIONATO E DISINTERESSATO. ASPETTERO’ LA FINE DEL MESE E POI VENDERO’ IL TITOLO

scritto da Walter Magliocca

  iavazzi

Iavazzi sconfortato ma deciso e fermo nelle sue decisioni

La conferenza di fine stagione, la terza negli ultimi anni di crisi societaria, inizia con i saluti di rito. Quasi un commiato che tutti, compreso i tifosi presenti che hanno più volte applaudito il massimo dirigente del sodalizio, sperano possa tramutarsi in un arrivederci al prossimo campionato. Ma, questa volta, i toni fanno trapelare un presidente demoralizzato, avvilito dal disinteresse mostrato dal mondo delle istituzioni e da quello imprenditoriale.

“Ringrazio i presenti e soprattutto i tifosi che sono stati gli unici a non abbandonarmi mai. Volevo risparmiarmi questa conferenza ma devo comunicare che non sono più in grado di continuare da solo. Lascio un pezzo del mio cuore. Al sindaco del Comune di Caserta, preciso come figura istituzionale e non come persona fisica, avevo dato la mia disponibilità. Ma fino al 7 maggio”.

Soddisfatto dei risultati raggiunti sul campo

“Abbiamo disputato un’ottima stagione, raggiungendo la salvezza con tre giornate di anticipo con un po’ di amaro in bocca per alcuni traguardi che potevano essere raggiunti. Abbiamo dimostrato sul campo, contro Brindisi e Sassari in casa e Avellino fuori, che la Juvecaserta ha onorato il campionato anche quando non vi erano obiettivi da raggiungere. E’ il cuore della Juvecaserta che rappresenta quelli che vogliono il bene di questa squadra e questa società. Lascio la Juvecaserta in una dimensione di privilegio rispetto a tante altre piazze di provincia e di altre più attrezzate di noi. Ho sicuramente commesso degli errori, ma ho sempre agito con il cuore. Sono il primo tifoso di questa squadra e lo resterò per sempre. Chiunque vuole farsi avanti avrà il mio appoggio incondizionato e disinteressato”.

Il presidente analizza la situazione confermando di essere stato lasciato solo e constatando che il progetto Juvecaserta, nonostante le tante “chiacchiere” non interessa a nessuno.

“Sono consapevole che la città di Caserta, in questo storico momento, ha cose più importanti a cui badare come la chiusura delle scuole e la pavimentazione stradale. Ma ritengo che la Juvecaserta sia un’eccellenza cittadina  e sicuramente la realtà sportiva più importante del territorio. Da due anni cerco qualcuno che possa condividere il progetto cestistico e possa garantire la gestione della stagione agonistica. Ma noto con rammarico che o non interessa (frega testualmente) a nessuno o io sono un pessimo aggregatore. Nessuno e dico nessuno si è fatto avanti. Oramai sono arrivato al limite”.

Iavazzi conferma che lascia una società sana e pronta per potersi iscrivere al prossimo campionato: o la A/1 o niente

“La società è già pronta per iscriversi al prossimo campionato. E’ stato approvato il bilancio al 30 marzo e vi sono tutte le liberatorie dei giocatori fino al 30 giugno. Siamo in regola con la Comtec (organo di controllo) che ha accertato la regolarità gestionale della Juvecaserta basket e la corrispondenza dei parametri federali. Ho più volte ripetuto che sono disponibile a far subentrare chi possa garantire la massima serie, ma comunque, sarei disposto anche a verificare qualche concreta proposta per la A/2. Ma ho la sensazione che nel progetto Juvecaserta non ci creda nessuno”.

Tutti gli adempimenti saranno onorati ad eccezione della fidejussione

Il presidente Iavazzi continua la sua disamina con calma ed una sorta di rassegnazione in considerazione dei tempi ristretti.

“Non provvederò alla fidejussione perché non sono in grado di garantire il prosieguo della gestione. Ma regolarizzerò sia l’iscrizione alla lega che alla federazione. Oltre che ai pagamenti federali. Chi vuole dovrà solo pagare la fidejussione e garantire la stagione agonistica. C’è tempo fino al 31 maggio. Ma non vedo prospettive concrete. Aspetterò massimo entro la fine del mese ma con un tempo sufficiente per poter concordare e concertare la cessione societaria. Sempre che vi siano le garanzie sufficienti. Altrimenti venderò il titolo”.

Anche il general manager Gino Guastaferro prende la parola per i ringraziamenti di fine stagione. In attesa di buone notizie ma consapevole che, allo stato, sarà molto difficile

“Due grazie a Iavazzi: per aver avuto la bontà di scegliermi come general manager e di aver riposto in me la sua fiducia ed il secondo per ciò che ha fatto per la Juvecaserta e per aver rispettato il mandato e gli impegni assunti. Un grazie a tutto il mio staff: a Nevola, a Lubrano a Carlo Giannoni soprattutto per la lealtà dimostratami e per i preziosi consigli profusi. Un grazie a tutto lo staff marketing capitanato da Sante Ruperto e a tutto lo staff tecnico che ha consentito di raggiungere i risultati sportivi conseguiti. Anche al capo allenatore anche se, nel corso della stagione, vi sono stati dei “faccia a faccia” ma sempre per il bene della squadra. Ed anche agli sponsor che hanno affiancato la società, soprattutto Pasta Reggia e Ferrarelle, anche se, per il prosieguo, i segnali non sono positivi. Ma questo è un discorso futuro”.

Il responsabile del CONI provinciale, Michele De Simone, ha portato i propri saluti e ringraziamenti e il suo “grido di speranza” per la sopravvivenza del basket casertano nella massima serie

“Ringrazio il presidente Iavazzi che mi ha invitato personalmente. Sono un tifoso di vecchia data oltre ad essere un dirigente sportivo. Ma spero che oggi non diventi solo un giorno del ringraziamento, ma un giorno positivo e di festa da cui iniziare una nuova avventura sportiva. Bisognerà promuovere un tavolo di concertazione per garantire una continuità societaria”.

E Iavazzi ribatte:

“E’ un anno che si parla solamente………”   

IMG_0255
IMG_0256
IMG_0257

IMG_0258
IMG_0259
IMG_0260

 

IAVAZZI: NESSUNO E’ INTERESSATO AL PROGETTO JUVECASERTA. CHIUNQUE VORRA’ FARSI AVANTI AVRA’ IL MIO APPOGGIO INCONDIZIONATO E DISINTERESSATO. ASPETTERO’ LA FINE DEL MESE E POI VENDERO’ IL TITOLO was last modified: maggio 11th, 2017 by Walter Magliocca
11 maggio 2017 0 commenti
2 Facebook Twitter Google + Pinterest
Gianni
CinemaCulturaEventiIn primo piano

Recensione: “La Tenerezza” di Gianni Amelio

scritto da L'Interessante

Gianni

Di Christian Coduto

La Tenerezza (Italia, 2017)  *

Regia: Gianni Amelio (5/6)

Con: Renato Carpentieri (8), Elio Germano (6), Giovanna Mezzogiorno (6), Micaela Ramazzotti (6), Maria Nazionale (6/7), Greta Scacchi (5/6)

La trama del film di Gianni Amelio

Lorenzo è un uomo piuttosto anziano. Ha un importante trascorso da avvocato e un presente rivolto alla solitudine: ormai vedovo, ha infatti un rapporto di grande freddezza con Elena e Saverio, i suoi figli. Dopo essere uscito indenne da un infarto (con tanto di ricovero in ospedale e una conseguente evasione alla Harrison Ford ne “Il fuggitivo”), l’uomo decide di tornare a vivere nella sua bella magione, intrecciando sporadici rapporti con pochi esseri umani. A Lorenzo piace osservare le persone, cerca di capire tanto di loro, ma non è in grado di esternare le sue emozioni.

Una serie di coincidenze fortuite lo porta ad interagire con Fabio e Michela, i suoi nuovi vicini di casa, genitori di due figli decisamente irruenti e (leggermente) maleducati …

Lo dico subito: è davvero doloroso, in questa recensione, parlare male de “La tenerezza”, ma da un regista del calibro di Gianni Amelio, che ci ha regalato gioellini come “Il ladro di bambini”, “Porte aperte” (con uno straordinario Gian Maria Volonté) e “Lamerica” era lecito aspettarsi un po’, per non dire molto, di più.

Il film ha una serie di difetti assolutamente imperdonabili, che saltano immediatamente all’occhio: la sceneggiatura, in primis, è priva di ogni qualsivoglia tipo di pathos narrativo. Non si riesce mai a provare empatia nei confronti dei protagonisti della vicenda. E’ costruita (dallo stesso Amelio e Alberto Taraglio) su sequenze fini a se stesse. Non c’è sequenzialità. Si ha l’idea di una serie di riempitivi per portare il film alla lunghezza minima necessaria.

Lorenzo  e Fabio camminano. Tanto. Troppo. Che cosa stanno provando? Non è dato saperlo.

I dialoghi sono quanto di più limitativo ed irritante si possa immaginare: soggetto, predicato e complemento. Stop.

È pur vero che i personaggi principali della vicenda sono tutti disadattati, infelici, insoddisfatti, ma allo spettatore non arriva nulla, se non una successione infinita di attimi di freddezza.

Alcuni personaggi compaiono e scompaiono senza motivo: che fine fa Aurora, la mamma di Fabio, ad esempio?

Quale significato attribuire alla sequenza conclusiva (che, ovviamente, non rivelerò)? Possibile che i 103 minuti di proiezione avessero come unico scopo quel (ridicolo) finale?

Amelio, in una recente intervista, ha rivelato che il suo sogno era quello di ambientare un suo film a Napoli, una città che ama moltissimo. Scegliere le zone meno curate e in completo restauro (vedasi la sequenza ambientata nella Galleria Umberto I, sinceramente un po’ forzata tra le altre cose) non ha reso giustizia ad una delle città più belle del mondo.

Anche l’occhio meno esperto non avrà difficoltà a notare evidenti errori di montaggio.

E’ mia ferma opinione che il realizzare un’opera cinematografica non sia necessariamente un fatto obbligatorio. Se le idee mancano, è preferibile un dignitoso silenzio, soprattutto tenendo conto del passato importante del cineasta.

Altrettanto doloroso è, infine, constatare la deludente performance di un cast di tale caratura: Elio Germano, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno e Greta Scacchi appaiono in difficoltà, danneggiati da dialoghi al limite del ridicolo e da una scarsa caratterizzazione dei personaggi che gli sono stati affidati.

Un applauso a Maria Nazionale che affronta, invece, in maniera spigliata e realistica il suo compito, regalando alla sua Rossana la giusta dose di veracità. Vincente l’intonazione, convincente la postura.

“La Tenerezza” è però, a tutti gli effetti, un film con Renato Carpentieri: l’attore recita con il corpo, la voce e gli occhi. I segni del tempo sul suo viso aggiungono espressività ad un solido professionista, troppo spesso sottovalutato.

Aspettiamo Gianni Amelio con un ritorno in grande stile dopo questa pellicola che speriamo sia un caso unico nella sua bella carriera.

Termino con una domanda: perché dare così tanto spazio, sulla locandina, alle figure di contorno di Germano, Mezzogiorno e Ramazzotti, quando il protagonista della vicenda è, al contrario, Lorenzo?

Meditate gente, meditate …

Recensione: “La Tenerezza” di Gianni Amelio was last modified: maggio 11th, 2017 by L'Interessante
11 maggio 2017 0 commenti
18 Facebook Twitter Google + Pinterest
Shiba
CulturaCuriositàIn primo piano

Il piccolo, ma non troppo Shiba Inu. Intervista ad Antonio Lombardo

scritto da L'Interessante

Shiba

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati il fascino che l’Oriente riveste sull’Occidente è spesso notevole, e anche nel mondo della cinofilia si avverte questa tendenza. E’ per questo che dopo i maestosi Akita inu abbiamo deciso di concentrarci sugli Shiba inu, e per farlo ci siamo affidati ad Antonio Lombardo, Educatore Cinofilo FICSS, ex allevatore di Akita Inu con affisso Enci, che da due anni e mezzo collabora con il più grande allevamento di razze giapponesi d’Europa, in provincia di Torino.

Partiamo dall’origine dello Shiba inu

Grazie mille per aver accettato l’intervista. Qual è l’origine di questa razza orientale? A volte saperne l’origine aiuta la conoscenza del comportamento da parte dei proprietari.

“Come avviene per tante razze, l’origine dello Shiba inu è alquanto vaga, ma ciò che sappiamo per certo è che si tratta di uno dei cani asiatici più antichi. E’ il più piccolo tra le sette razze native giapponesi, e veniva indicato come cane da caccia, a differenza del più grande e conosciuto cane giapponese, ovvero l’Akita inu, indicato altresì da caccia e lavoro. Il suo magnetismo risiede nel contrasto della sua essenza, selezione, ma scrupoloso mantenimento dei caratteri ancestrali. E’ un cane dall’aspetto essenziale e rustico, è un cacciatore formidabile, versatile e fatto per qualsiasi superficie e preda. Specialista nella caccia di piccole prede, veniva utilizzato dai cacciatori persino per irretire gli Orsi: inducendoli a sorreggersi sulle due zampe posteriori, il cuore della preda poteva così divenire facile bersaglio per le frecce dell’uomo”.

Spesso i futuri adottanti scelgono questo cane per la loro estetica e simpatia: ma cosa comporta vivere uno shiba nella realtà?

“Come già accennato i suoi scopi selettivi ci danno più che un’ idea sul suo comportamento. Molto dinamico e attivo, si lega molto ai propri referenti, ma ha anche una buona dose di socievolezza. Come tutti i cani nipponici, è estremamente silenzioso e particolarmente pulito. Stoico come pochi nel trattenere i propri bisogni già dalle prime settimane in casa, detesta sporcare i propri spazi. Apprezza i confort domestici, ma adora la natura: quello è il suo areale, dove i suoi occhi luccicano e si infiammano al contatto con la neve, il suo naso gocciola all’annusar del bosco. In libertà ha distanze medio-ampie, molto predatorio e autonomo nell’esplorazione, come tutti i cacciatori ama le tracce e godersi i sapori olfattivi”.

Quanto si discosta il comportamento di uno shiba da quello del cugino akita? Spesso si sente dire che uno shiba è un akita in miniatura: cosa ne pensa a riguardo?

“In verità si somigliano parecchio, ma non esteriormente: dal punto di vista morfologico sono tecnicamente molto differenti; infatti uno shiba che assomiglia ad un akita non è uno shiba in tipo. Internamente sono molto simili, poiché entrambi portano con sé tutto il prodotto della coevoluzione col popolo Giapponese. Discrezione, delicatezza, pulizia sono le peculiarità di queste due razze. E’ definito più nevrile, ma a me piace raccontarlo semplicemente come più vivace, più attivo e dinamico del cugino di grande taglia”.

Cosa può consigliare ai futuri adottanti che è necessario debbano sapere su questa razza?

“Uno shiba adulto è capace di farvi percorrere 50 metri in 30 minuti: se prima non ha terminato la sua zelante ispezione è impossibile proseguire. Scherzi – ma non troppo- e tecnicismi a parte, è un cane attivo, che dice la sua, che propone e sceglie. Tende ad essere incompatibile coi conspecifici di egual sesso ma può tranquillamente avere degli amici cani. Non è di certo un cane da area cani- ammesso che esista il cane da area cani-, è di piccola taglia ma non pensate che sia una fantastica reliquia giapponese da lasciare lì, sul divano, tutta da contemplare. Lo shiba, come tutti i cani da caccia, ama i caldi ripari, soprattutto dall’umidità, ma ha anche un bisogno di fare importante. Come detto, non disdegna la vita d’appartamento, ma ha bisogno di esperienze in natura che gli permettano di ritrovare il proprio equilibrio. Molto solare, è un compagno discreto per i bambini, festoso con chi ritiene amico, tende alla diffidenza verso cani ed umani, ma meno che l’akita, per questo va vivamente consigliata una buona conduzione alla maturità, attraverso una corretta esposizione sociale. E’ un cane molto forte e longevo, non ha patologie peculiari di forte incidenza, facile da pulire, ha mute due volte l’anno che sono più frequenti nei soggetti maggiormente esposti alle escursioni termiche”.

Piccolo, ma non troppo.

Orientale, ma con la simpatia di un partenopeo. La si scopre bene su Youtube, dove abbondano video molto esplicativi con protagonisti gli shiba.

Il piccolo, ma non troppo Shiba Inu. Intervista ad Antonio Lombardo was last modified: maggio 6th, 2017 by L'Interessante
6 maggio 2017 0 commenti
1 Facebook Twitter Google + Pinterest
Emilio
CulturaCuriositàEventiIn primo piano

Emilio Porcaro: l’acchiappapensieri

scritto da L'Interessante

Emilio

Di Christian Coduto

A Napoli ci si ingegna. Si crea arte, si trasmettono emozioni, si dona calore in mille modi.

Le nuove generazioni sfruttano canali più recenti, ma sono in grado di riutilizzare anche vecchie forme di comunicazione, regalando loro nuova linfa vitale, reinventandole.

Oggi incontro Emilio Porcaro, un ragazzo giovanissimo. Egli è il fondatore di “Io penso che …”.

A lui piace esprimere impressioni attraverso la fotografia.

L’elemento caratteristico di questo lavoro è quello di donare alle persone fotografate, un foglio su cui ognuno può scrivere un pensiero, un concetto, uno stato d’animo. Lo stesso foglio diventa poi parte integrante (anzi, fondamentale) della foto che verrà scattata.

Ci diamo appuntamento al Nuovo Teatro Sanità, a Via San Vincenzo 1, dove c’è una mostra permanente di “Io penso che …”. Dopo un saluto a Mario Gelardi, il direttore artistico del teatro, mi soffermo a guardare gli shooting fotografici opera di Emilio e dei suoi collaboratori: immagini che straripano di vita, di gioia. Talvolta si evidenziano degli attimi di leggera malinconia (forse, per qualcosa che non è stato detto o fatto a tempo debito). Non sono scatti freddi: trasudano energia, si rimane incantati, sono vivi.

Emilio mi raggiunge poco dopo, con un sorriso contagioso. Sembra molto più piccolo dei suoi trenta anni (che sono già pochissimi, di per sé N.d.R.). Poi, quando inizia a parlare, rimango colpito dalla profondità delle sue parole.

Emilio Porcaro racconta il suo percorso artistico.

La prima domanda è d’obbligo: chi è Emilio Porcaro?

Allora (corruga le sopracciglia) … Emilio è un architetto di 31 anni che vive a Napoli. Ho vissuto a Londra per 5 mesi e a Firenze per un anno e mezzo. Solitamente, sfrutto il mio tempo libero per scattare fotografie.

Quando nasce la passione per la fotografia?

E’ nata quando ho iniziato l’università, intorno al 2006. All’inizio fotografavo paesaggi e tutto ciò che fosse relativo alle materie che stavo studiando (palazzi, strutture e via dicendo). Con la fotografia sono riuscito a comunicare. Intendo: La comunicazione verbale è bellissima, ma le fotografie mi permettono di sentire quel quid in più, proprio nel momento in cui scatto. Percepisco il luogo e le cose che mi circondano. Riesco così a catturare il tutto. E’ un discorso di empatia: se non riesci a cogliere ciò che gli ambienti e gli oggetti ti trasmettono, lo scatto risulterà freddo.

Sei il fondatore di “Io penso che …”, che è diventato un vero e proprio caso virale. Ti va di parlarcene?

Certo! Adesso parliamo di un vero e proprio collettivo: un foto progetto che è cresciuto nell’arco di soli due anni. Si è sviluppato in tutta Italia, grazie alla presenza di tanti fotografi che vanno da Palermo fino ad arrivare a Genova. E’ un progetto nato quasi come un gioco, durante il mio soggiorno a Firenze. Una sorta di controreazione alla fine della mia ultima storia. Non potevo credere che tutti gli esseri umani fossero portati a basare la propria vita sulla falsità, a non dire la verità. Avevo bisogno di capire se le persone fossero in grado di comunicare realmente. Siamo abituati a comunicare attraverso una patina  data dal digitale e poco de visu. Quindi, nel tempo, il target di “Io penso che …” ha assunto una forma più definita: quella della comunicazione sentita, reale.

Ha una sensibilità incredibile. Le sue parole hanno un peso. Glielo sta dando il ricordo di un dolore, un’esperienza che ha vissuto. Non c’è costruzione … solo tanta, tanta onestà. Si sta aprendo, mettendo a nudo di fronte ad una persona che non ha mai né visto né sentito prima. Ci vuole coraggio da vendere, gliene rendo davvero atto.

I protagonisti delle foto di “Io penso che …” sono attori di teatro, gente del mondo dello spettacolo, ma anche studenti, persone che girano per la città e così via. Come vengono scelti? Come affrontano il loro momento da “fotomodelli”?

Per me tutte le persone sono uguali, visto che il centro del progetto è il pensiero. Ho notato che, da tempo, si tende a dare troppa importanza alla notorietà, se uno è in grado di stare su uno schermo oppure no. “Io penso che …” permette alle persone di esprimere ciò che pensano, in maniera concreta. Senza fregarsene dei like che possono eventualmente ottenere. Si crea una sorta di rapporto di amicizia, un’empatia tra il fotografato e il fotografo.

Come scelgo le persone? Guarda, io osservo tanto. Deve colpirmi un viso, un particolare dell’abbigliamento, un atteggiamento.

La reazione delle persone coinvolte è quasi sempre positiva, anche se capita di incontrare qualcuno che non ama o non vuole essere fotografato. 

Non parlerei di fotomodelli. Prima di scattare la foto, cerco di far capire alle persone il vero significato del progetto, che la popolarità non c’entra nulla!

Le foto sono in bianco e nero, cosa che adoro perché il tutto aggiunge fascino al progetto. Gli altri colori sono “banditi”, se escludiamo qualche deliziosa comparsata di un blu, ad esempio, tra le imbracature di alcune acrobate o il rosso e il verde dei pensieri che vengono trascritti sui fogli. Perché questa scelta?

Sì c’è sempre un colore che varia, che è quello della scritta. La scelta è legata al fatto che l’occhio umano è attratto, in primis, da tutto ciò che è colorato. Poiché il progetto deve dare importanza ai pensieri, sono proprio le parole che devono risaltare, devono rimanere impresse. Tutto il resto rimane in bianco e nero perché passa in secondo piano. La foto, in effetti, può essere letta a tre livelli: la parte scritta, l’inquadramento della persona e, infine, il contesto, la location. Talvolta qualcuno mi dice “No, forse quello che voglio scrivere è banale, non è il caso”. Non sono d’accordo: se una cosa è sentita, se è reale, non sarà mai banale. Ovviamente, chi leggerà quella scritta, quel pensiero, potrà avere una reazione positiva o negativa. E questa è una dinamica che mi affascina molto.

Tanti i partner di questo progetto, tra i quali l’Assessorato alla cultura e Assessorato ai giovani del comune di Napoli …

Guarda, colgo l’occasione per ringraziare l’Assessore Alessandra Clemente, che ha creduto sin dal principio al mio progetto; mi ha dato spazio, lo ha pubblicizzato. Alessandra è una persona che ama chi ha voglia di fare.

Continuiamo a collaborare anche con il Teatro Bellini, il Nuovo Teatro Sanità, L’Ente Cassa Risparmio Firenze, il progetto “Siamo Solidali” sempre a Firenze … è un progetto no profit, mi preme ricordarlo. Quando c’è un’idea che viene vista e apprezzata, le persone sono ben liete di partecipare.

Le foto vengono “ritoccate” o lasciate tal quali?

Le foto non vengono mai ritoccate. Non ci sono modifiche dei tratti somatici delle persone. C’è il bianco e nero, ma la foto rimane quella. Sarebbe un’alterazione della realtà e non lo accetterei. Per me è necessario mostrare la realtà dei fatti.

Un fotografo deve essere in grado di cogliere l’attimo: quanto tempo richiede uno scatto? Sembra una domanda banale, vero?

Nel mio caso, tanto pochi minuti quanto una mezz’ora complessiva. E’ cambiato il mio modo di fotografare: all’inizio, le persone tenevano in mano il foglio con la scritta. Ora, invece, metto il cartello vicino alle persone, al fine di avere una composizione maggiore. Mi piace molto studiare le posture. A volte tendo a dare un’interpretazione di ciò che è stato scritto proprio in base al linguaggio del corpo. Spesso mi dicono che riesco a catturare l’attimo, l’emozione. E’ una cosa che mi gratifica, mi rende felice. Significa riuscire ad agguantare l’essenza del soggetto immortalato.

Architetto, fotografo e (inconsapevole) psicologo. Mica male eh?

Hai vissuto per un po’ a Londra. Cosa ti ha lasciato quel periodo in termini di comunicazione ed eterogeneità culturale?

Londra mi ha formato completamente. E’ una realtà così varia e variegata, ti dona tanti input, ti elasticizza la mente. Tutti dovrebbero vivere per un po’ al di fuori della propria realtà quotidiana. Non esiste il luogo perfetto. Siamo propensi a credere che il posto migliore sia quello in cui viviamo o siamo cresciuti, ma non è affatto così. Le realtà sono varie, ci sono tanti tipi di comunicazioni differenti. Si viene a contatto con molteplici culture; ciò ti permette di crescere.

Le mostre fotografiche dedicate a “Io penso che …” sono tantissime, tra Napoli, Torino e Firenze (alcune delle quali, permanenti!). E’ una realtà che interessa tante città italiane, oltre a quelle che ho citato prima, anche: Milano, Torino, Roma, Palermo e Genova. Un risultato impressionante. Quanto lavoro ha alle spalle?

Ci sono due mostre permanenti: una al teatro Bellini e un’altra al Nuovo Teatro Sanità. “Io penso che … “ funziona per un semplice motivo: il pensiero è ovunque, non è legato ad un singolo luogo. Non ho mai amato la territorialità, non mi sono mai sentito solo partenopeo, quanto piuttosto un cittadino italiano o, volendo enfatizzare, un cittadino del mondo (sorride). La territorialità fa sì che le cose vengano fatte esclusivamente “di pancia”. Sarebbe necessario invece ragionare con la mente, il cuore e la pancia. Solo così si crea un qualcosa che può essere usato e che non sia legato ad un contesto. Con questo foto progetto siamo stati a Londra, Madrid, Berlino e Monaco. Abbiamo studiato i pensieri degli italiani che vivono all’estero.

Il lavoro alle spalle è immenso. Un grazie va ovviamente ai ragazzi che lavorano con me. Sono tutti incredibili, soprattutto Guglielmo Verrienti e Mario Falco, che sono amici da una vita e mi danno una mano in maniera assidua.

A tal proposito: questo è il sito del nostro progetto: http://www.iopensoche.altervista.org/

Il pensiero n.499 vede come protagonista proprio te

Questa foto è stata scattata da Federica Cilento. “Io penso che … bisogna capire per cosa vale la pena attendere” che è poi il mio modus vivendi. E’ una frase ricorrente nella mia vita: spesso mi sono ritrovato a dover capire per cosa valesse la pena attendere. Il che, nel tempo, mi ha reso molto paziente. Prendo le cose a mano a mano, così come vengono. Cerco di concentrarmi su ciò che mi sono prefissato; non mi arrendo facilmente. Se hai la pazienza di coltivare le cose, ottieni i giusti frutti.

“Io penso che …” è sicuramente un gran bel lavoro di gruppo. Quali sono gli altri membri dello staff?

Marco Rinaldi (Palermo), Anna Rita Cattolico (Roma) Eleonora Litta (Firenze) Baldassare Tudisco (Torino), Jacopo Ardolino (Milano) e Roberto Palombo (Genova). Poi c’è la “squadra napoletana”, come la chiamo io: il fotografo Guglielmo Verrienti, il web master Mario Falco, la video maker Linda Russomanno e la fotografa e press office Federica Cilento. Come già dicevo prima, soprattutto Mario e Guglielmo sono dei collaboratori incredibili, oltre che amici fraterni.

Io mi occupo di cinema. La fotografia e il cinema hanno tanto in comune, essendo due meravigliose forme d’arte. Qual è il film della tua vita?

“The terminal” con Tom Hanks. In questo film lui interpreta un uomo che cerca di comunicare, di farsi comprendere, nonostante le difficoltà iniziali. Anche io sono così, in alcune occasioni. Per errore mio, forse, o per sensibilità differenti. Il problema spesso è proprio questo: la capacità di sentire. Non tutti ne sono in grado, ne hanno voglia. A volte è necessario trovare delle nuove chiavi di lettura per interagire con le persone. Con altri, invece, tutto è più spontaneo, immediato. Quando accade, è una cosa meravigliosa.

Cosa dobbiamo attenderci da Emilio Porcaro per questo 2017?

Spero tantissime cose. Il progetto “Io penso che …” proseguirà ancora a lungo; lo affronto con grande passione, con un gruppo davvero coeso e compatto. Mi auguro di fare ancora tante mostre e di far capire alle persone che è importante essere se stessi. Questa è l’unica chiave che permette di andare avanti. Non sono un Guru e non mi reputo tale, sia chiaro, però con questo progetto posso non solo donare, ma anche ricevere dagli altri. Un interscambio necessario per crescere, ascoltando storie sempre diverse.

 

Fatti una domanda e datti una risposta …

“Perché continui a fare tutto questo?” “Perché, nonostante tutto, ne vale davvero la pena!”

Prima di salutarci, Emilio mi chiede se può scattarmi una foto da inserire nel progetto. Accetto con entusiasmo e molto piacere. “Sai già cosa scrivere?” mi chiede. Ci penso un attimo, prendo in mano un pennarello di colore blu e completo la frase “Io penso che … cadere, farsi un po’ male e rialzarti (un po’) più forti di prima … sia l’essenza della vita!”

Ph. Daniela Affinito

Emilio Porcaro: l’acchiappapensieri was last modified: maggio 6th, 2017 by L'Interessante
6 maggio 2017 0 commenti
10 Facebook Twitter Google + Pinterest
  • 1
  • …
  • 3
  • 4
  • 5
  • 6
  • 7
  • …
  • 107

Resta in Contatto

Facebook Twitter Google + Instagram Email RSS

Categorie

  • Attualità
  • Basket
  • Calcio
  • Cinema
  • Cronaca
  • Cultura
  • Curiosità
  • Dall'Italia e dal Mondo
  • Editoriale
  • Eventi
  • In primo piano
  • Indovina dove andiamo a cena
  • Libri
  • Musica
  • Notizie fuori confine
  • Parliamone
  • Politica
  • Sport
  • Teatro
  • Tv
  • Viaggi Interessanti
  • Vignette Interessanti
  • Volley

I Più Visti

  • ciao francesca

    Ciao Francesca!

    29 maggio 2016
  • duel gomorra

    Gomorra 3: i casting al Duel Village

    8 giugno 2016
  • museo

    Museo di arte islamica come l’araba fenice

    24 gennaio 2017
  • molly

    Molly Malone, la strana leggenda

    19 novembre 2016
  • canile

    Adozione in canile: ti salvo la vita, appartieni a me

    9 marzo 2017
  • Facebook
  • Twitter
  • Google +
  • Instagram
  • Email

© 2015 L'Interessante. Tutti i diritti riservati.
Designed by Armando Cipriani


Back To Top
Utilizziamo i cookie per migliorare l'esperienza utente sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu sia d'accordo. Accetto
Privacy & Cookies Policy