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Amatrice

cane dog friendly aree cani terremoti
CuriositàDall'Italia e dal MondoIn primo piano

Cani e Terremoti. Il Dog Friendly: capitolo 18

scritto da L'Interessante

Cani e terremoti

Cani e terremoti

Di Luigi Sacchettino

Cari lettori interessati in questi giorni di Terra che trema mi sono spesso sentito porre una domanda: ma i cani percepiscono i terremoti? Se sì, come?

Nonostante sia consapevole delle straOrdinarie doti dei cani, a  parte una immediata risposta del genere “certo hanno i sensi più acuiti dei nostri” non ho saputo fornire ulteriori spiegazioni; per cui ho deciso di approfondire l’argomento ed eccovi quello che ho trovato.

I paesi che hanno maggiormente investito nella ricerca in merito al comportamento degli animali prima dei terremoti sono il Giappone e la Cina, proprio perché questi fenomeni naturali colpiscono con maggiore frequenza questi territori.

 Infatti secondo Mitsuaki Ota, professore di medicina veterinaria alla Azabu University in Giappone,“…cani e gatti sono in grado di dirci quando un terremoto colpirà con un preavviso tale da permettere la fuga. Le onde elettromagnetiche vengono emesse prima che un terremoto abbia luogo. Gli animali hanno la capacità di rilevarle. Nella distruzione lasciata dallo tsunami che ha colpito l’Oceano Indiano qualche anno fa non è stato trovato alcun animale morto. L’unica risposta che riesco a fornire è che gli animali possono avvertire i terremoti prima degli esseri umani e riescono ad avere il tempo di scappare per mettersi in salvo”.

Una ipotesi di tale comportamento si trova sul sito della  United States Geological Survey (USGS): seppur  non si è ancora riconosciuta  una correlazione concreta e ufficiale tra il comportamento degli animali e i terremoti- una possibile spiegazione degli insoliti comportamenti degli animali pre- terremoto è rappresentata dal “percepire  l’onda  P che viaggia velocemente dalla sorgente del terremoto e arriva prima della più grande onda S. Ma molti animali con i sensi più acuti sono in grado di sentire l’ onda P qualche secondo prima che l’onda S arrivi. Per quanto riguarda il rilevamento di un terremoto giorni o settimane prima che si verifichi, questa è una storia diversa.”

 

Dati di riflessione ce li fornisce anche Stanley Coren – professore di Psicologia presso l’Università della British Columbia- noto al grande pubblico per i libri best-seller sui cani. 

 Il Professore stava studiando le alterazioni del comportamento dei cani durante i mesi invernali o altri periodi di tempo con poco sole durante le ore diurne quando si accorse di un dato inspiegabile:  “Stavo raccogliendo i dati su questo tema grazie a 200 cani che venivano monitorati  per gli otto mesi che vanno da settembre ad aprile. Due volte alla settimana i proprietari  scrivevano una e-mail e valutavano il livello di attività e di eventuali segni di ansia, rispetto al giorno precedente. In generale, c’era poca variabilità nelle medie di gruppo nei vari giorni, ma un giorno particolare, il 27 febbraio 2001 ho evidenziato un netto aumento dell’attività e dell’ansia. Dei 193 cani che hanno riportato quel giorno, il 47 per cento ha mostrato livelli di attività significativamente più elevati e il 49 per cento ha mostrato un marcato aumento di ansia. Per caso, avevo dati acquisiti dal giorno prima che un terremoto aveva scosso il nord-ovest del Pacifico”. 

Che tutto ciò crei uno stato di allerta, preoccupazione ed inquietudine sembra essere chiaro.

Che il cane sia poi in grado di decodificarlo, segnalarlo al proprietario- che deve a sua volta capirlo- è tutt’altro discorso.

Ma le ricerche su questo affascinante aspetto del comportamento animale continuano e ci si auspica che presto il mondo della scienza riesca a carpire questi meccanismi, compiendo non solo un grande passo nello studio del comportamento ma anche nello studio della previsione dei terremoti che si rivela quanto mai importante per la salvaguardia di milioni di animali  umani e non, che in ogni parte del mondo rischiano la vita.

Un intimo pensiero agli abitanti di Amatrice che hanno perso i loro cari. Tra cui i loro cani.

Un fiducioso pensiero a quei cani che salvano i cani.

E a quei cani salvati dai cani.

Cani e Terremoti. Il Dog Friendly: capitolo 18 was last modified: settembre 1st, 2016 by L'Interessante
1 settembre 2016 0 commenti
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ode alla solidarietà
AttualitàCronacaIn primo pianoParliamone

Ode alla solidarietà italiana

scritto da L'Interessante

Ode alla solidarietà italiana

Ode alla solidarietà

Di Erica Caimi

Il giorno dopo la tragedia è sempre quello in cui si tirano le somme e si fanno i bilanci di ciò che è perduto per sempre e di quello che invece si può ancora recuperare. In Italia,  il “post terremoto” si attiene al consueto rituale costellato da polemiche, accuse mosse verso le autorità colpevoli di non aver preso le dovute precauzioni per limitare i danni,  voracità giornalistica, denunce di soldi pubblici mal spesi e pellegrinaggi politici al ritmo di “non vi lasceremo soli, non temete, non ci dimenticheremo di voi”. 

Un paese, il nostro, malato di sfiducia verso una classe politica spesso dimentica delle reali esigenze della comunità che dovrebbe rappresentare, ma che ha l’immensa e inconsapevole fortuna di essere illuminato dal sole battente dell’attivismo solidale della gente comune, dell’italiano ordinario, che per quanto istintivamente lamentoso, si rimbocca le maniche e si mette a disposizione altrui per sostenere, come può, chi sta vivendo un momento di disagio.  Sono molte, infatti, le iniziative di solidarietà della gente del posto, dei soccorritori, dei volontari e quelle di svariati comuni, parrocchie, commercianti, albergatori, associazioni di tutta Italia che dimostrano quanto sia resistente e prezioso quell’istinto altruistico tutto italiano capace di azionarsi all’occorrenza sorvolando sul senso di scoraggiamento e abbandono per portare soccorso e alleviare le sofferenze dei propri connazionali.

Nel 2012, qualche mese dopo gli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia Romagna, insieme a un gruppo di amici e organizzatori di una festa della birra nel varesotto ci siamo recati a Moglia, in provincia di Mantova, un comune terremotato in bilico tra Lombardia ed Emilia, per donare al parroco gli introiti della nostra festa da usare per sostenere le famiglie colpite dalla calamità . Una piccola goccia in una cascata di esigenze. Di quel paese ricordo un silenzio sconvolgente, il silenzio della devastazione che si trascina marciando dentro di te, calpestando ogni corda della tua sensibilità e le macerie che ostentano ricordi di vita sbriciolati. Mai potrò dimenticare l’accoglienza delle persone del paese e i ringraziamenti, una riconoscenza che si è tramutata in una semplice cena al campo sportivo, una festa organizzata dalla squadra di rugby per riportare la normalità e raccogliere fondi per la riscostruzione del paesino ormai deserto, in cui ovunque ti girassi scorgevi un bar improvvisato in un container o una tenda accampata in giardino, perché i sopravvissuti avevano paura di tornare nelle proprie abitazioni. Questa è un’esperienza che porterò per sempre nel cuore e quando gli eventi si ripetono, seppur in zone diverse, non mancherà mai l’occasione di adoperarmi per raccontare quello che ho visto e  ricordare quanto la morte e la perdita si curino con vicinanza e partecipazione. Vero è che l’assenza di una persona cara è una compagna con la quale devi imparare a convivere  una vita intera e che la perdita della propria casa colma di ricordi e costruita con  sacrificio è una preoccupazione incombente che si somma al dramma vissuto. Ma viene anche il momento della ricostruzione, in cui, timidamente,  prevale l’istinto di sopravvivenza e così, naturalmente, si smuove quell’impellente esigenza d’interiorizzazione dell’accaduto. E’ questo l’attimo in cui diventa un po’ più facile abbandonarsi al corso della vita, quella misteriosa corrente che ci trascina  avanti, inesorabilmente e nonostante tutto.

Ode alla solidarietà italiana was last modified: settembre 1st, 2016 by L'Interessante
1 settembre 2016 0 commenti
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terra
AttualitàCronacaIn primo pianoParliamone

Terra che trema, e noi con lei

scritto da L'Interessante

Terra

Terra

Di Michele Calamaio

<<Domani è già qui>> recitava la canzone della speranza, senza contare di dover fare i conti con l’ “oste della tremenda verità”. <<Tra le nuvole e il mare si può fare e rifare>> ricordava in ogni istante quel coro di vita, senza poter minimamente pensare che la vita stessa sarebbe andata molto presto in frantumi tra la vigliaccheria di una trave troppo vecchia e la maliziosità di una pietra caduta troppo in basso. Ma alla fine, proprio in quella medesima fine, il sogno di una fiducia ricercata morirà ancora un altro giorno sotto le macerie di urla e di lamenti che stavolta non avranno un “happy ending”, soccomberà sotto le rovine dei pianti e dei dolori che non avranno una nuova luce ad abbagliarli la mattinata, tramonterà sotto la sconfitta di chi non è stato in grado di credere ad un futuro ancora da “costruire”, ma immediatamente distrutto in un tempo di lacrime, oggi, domani e dopodomani.

247 morti: è il dato ultimo e più ufficiale che lega le mani ad un popolo “in fin di vita”, nega la libertà ad una gente che con la terra ci ha sempre vissuto e con la quale ora raccoglie i cocci di un vaso già rotto 7 anni fa, rabbrividisce le sensazioni più forti e non può fare altro che addormentare un mondo in perenne sofferenza. La felicità, allora, esiste? Certo, non è sicuramente paragonabile all’apparizione di un miracolo, ovvio, ma se essa si mostrasse nella sua veste più candida a purificare quell’orrore, quella paura e quell’ora tanto buia da fare un baffo all’oscurità della notte, quella maledetta ora che ha segnato l’inizio di un ricordo ancora troppo recente per essere cancellato, farebbe un favore all’umanità e segnerebbe l’inizio di un cammino forse ancora mai tracciato. Non a caso, la chiamano “l’ora del Diavolo”, quelle famose “3:30” della notte che metterebbero più paura di un leone affamato, quelle lancette così feroci da fare più morti di un attentato terroristico, ma si sa, la superstizione a volte supera la fantasia, e la fantasia di per se ingabbia la realtà in un vortice senza fine, dove tempo ed emozioni sono risucchiate all’interno di un “mare di sangue”, lo stesso che l’umanità piange oggi su un letto di spine, su una roccia ancora troppo calda da poter chiedere al Dio della Terra di smettere di giocare ad “asso piglia tutto”.

L’Aquila si è risvegliata stanotte con il sonno ancora turbato, con la sensazione di non avere la situazione “quotidiana” sotto controllo, con il pavimento di cristallo pronto a sgretolarsi ancora un’altra volta sotto quei piedi troppo fragili: la notizia “buona”? non sarà di nuovo la città abruzzese a scavare altre fosse di morte e riempire le bare con la stessa lucidità di chi ha visto la morte in faccia, ma questa volta sarà il capoluogo Rietino a diventare attore protagonista di un film mai davvero voluto, ma davvero ricercato, mai davvero ispirato. E se quindi nella testa degli italiani rintocca lo sconforto pregno di una canzone modificata dal tempo, “domani” non è più così tanto vicino: non cambia la melodia, non cambia il ritmo, non cambiano persino neanche i cantanti ma si modifica lo scenario che da infernale diventa catastrofico, che da inverosimile diventa macabro, e si ritira dentro una coperta di stoffa che protegge da una un vento che soffia ormai forte verso la dimenticanza, rimbocca le maniche al pensiero istintuale della sconfitta e si accascia a terra quasi come se avesse terminato la sua personale “shoa” contro la natura, quella tanto amata “madre natura” che non ha avuto un attimo di pietà a riprendersi i suoi “figli” e trasformarli in aria, che vola via, che si addormenta inerme su un cuore che non batte più, che si sgretola e diventa cibo per la storia.

Così, se da una parte il dolore diventa sempre più grande e cambia forma ogni volta che colpisce persone, luoghi e cuori diversi, dalla’altra la sofferenza ricalca la medesima debolezza che coglie di sorpresa e non lascia scampo neanche a chi ha fatto del coraggio la propria arma di vita: <<non è la prima volta purtroppo che Amatrice ed Accumoli, inerpicate sull’appennino tra Lazio e Abruzzo e situate su una faglia ad alta pericolosità sismica, vengono sconvolte da un violento terremoto>> afferma il sismologo Tertulliani, ricordando come <<anche nel 1703 ci fu una sequenza sismica molto intensa e che coinvolse un’area estesa nel territorio di Norcia>>. I morti si perdono in un conto infinito, si accumulano e si moltiplicano, senza aver paura di aumentare in quella somma assurda di vittime, colpevoli di nulla, innocenti di tutto: i dati ufficiali narrano la storia macabra di una sceneggiatura horror che ha numeri spaventosi: 190 morti tra Amatrice ed Accumoli, 57 in provincia di Ascoli Piceno , fra i quali tanti i bambini come un piccolo di 4 anni di Amatrice, deceduto in ospedale ad Ascoli Piceno, e Marisol, una bimba di 18 mesi sorpresa dal terremoto, mentre dormiva, nella casa delle vacanze in cui si trovava con i genitori ad Arquata del Tronto.

Ma se la paura fa soccombere, la speranza fa sorridere nei confronti anche della catastrofe più raccapricciante della storia contemporanea: l’altra faccia della medaglia insanguinata, infatti, descrive la forza e la determinazione di coloro che non hanno mai smesso di crederci, gli stessi sopravvissuti che hanno raccontato di vittorie in passato e che ora, con la stessa voglia di misurarsi con il passato e narrare un futuro meno opprimente, estraggono compagni, amici e tanti scampati al timore di una maceria fatale. Il patrimonio culturale è andato e ora non c’è altro da fare che mettere in sicurezza ciò che ancora resta in piedi di un mondo “messo in ginocchio” da qualcosa di molto più forte: piccole crepe si sono aperte nella struttura esterna del Duomo di Urbino, che è stato transennato, mentre crolli considerevoli si sono registrati nel monastero di S.Chiara a Camerino, nella basilica di San Francesca ad Amatrice ed in quella di San Benedetto a Norcia.

Ciò che resta di una quasi normale giornata di fine estate è l’estrema unzione che per l’ennesima volta l’Italia riceve a sua discapito: <<La credibilità e l’onore di tutti noi sarà nel garantire una ricostruzione vera che consentirà agli abitanti di vivere, di ripartire>> afferma Renzi, affermano i cittadini, afferma il “domani”, senza calpestare ciò che già è andato perso ma appunto “ripartire”, ringranare una marcia bloccata in retro e innescare un sorpasso capace di dare un calcio al sisma, che persista nel suo momento di commozione e dimostri che l’Italia c’è, c’è sempre stata e mai permetterà che si arrivi ad“una fine, che non è una fine”. E risuona ancora, e ancora, e ancora la stessa canzone, le stesse note drammatiche ma così inevitabilmente coraggiose, perché mai come oggi <<non siamo così soli>>: il nostro cuore non è fatto di pietra, quella che a un certo punto può andare in frantumi, sbriciolarsi e perdere ogni forma, ma si compone di quell’essenza capace di trasformare una strage in un sogno ad occhi aperti, un inferno in un paradiso da raggiungere con il sorriso sulle labbra, non si demoralizza e non cade nel baratro dell’insofferenza, ma si arrampica, combatte e alla fine vince perché ciò che ci siamo sempre portati dentro è quella strana ma immensa forma chiamata “vita”, la stessa che <<di nuovo sembra fatta per te>>, per tutti noi, per sempre.

Terra che trema, e noi con lei was last modified: agosto 25th, 2016 by L'Interessante
25 agosto 2016 0 commenti
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Terremoti
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Terremoti in Italia: ogni volta come la prima volta

scritto da L'Interessante

Terremoti in Italia

Terremoti in Italia

Di Michela Salzillo

Ogni volta è la prima, come se il passato non facesse mai da scudo. Ogni volta è accaduto come se fosse sempre colpa di una terra stanca di ordinarsi i giri, ogni volta, quando la natura smette le regole della civile convivenza, non è mai quella giusta, perché contare i morti non è una cosa per cui si può giocare ad essere pronti.

 L’Italia, vecchio stivale scucito in smisurate occasioni, ha vestito i piedi di macerie che, negli anni, sono state in grado di ferire a morte milioni di vittime. Dall’Irpinia all’Aquila, la scia di case che hanno tremato sotto il nostro cielo è tremendamente incancellabile, eppure sembra non essere abbastanza netta per poterci difendere dalle stragi destinate e fare memoria. Ci sono date che si muovono a metà fra la scala Mercalli e quella Richter, sono le tristi ricorrenze che il calendario della storia italiana fa scadere puntuali, segnando i danni che furono e la potenza degli impatti che si verificarono.

Era il 28 dicembre 1908 quando ci appuntavamo gli effetti del terremoto dello Stretto, il più forte degli ultimi 200 anni, che con 7,1 gradi Richter,  rase al suolo Messina e Reggio Calabria con scosse avvertite fino a Napoli, lasciando ai memoriali un bilancio che si muove fra le sessantamila e le ottantamila vittime

Risale a poco più in là da quella data la traccia di un destino che sembrò accanito ai danni della Sicilia, si tratta del terremoto nella Valle del Belice del 15 gennaio 1968, questa volta la scala segnava 6.1 gradi, per un sisma  che colpì le province di Trapani ed Agrigento, rasando al suolo  Montevago e Gibellina, con danni ingenti  da Santa Ninfa a Sciacca e Calatafimi. I morti furono quasi quattrocento e settemila gli sfollati.

 Arriva poi il 6 maggio 1976 e la cronaca fa eco sul terremoto del Friuli, calamità che coinvolse tragicamente le comunità di Gemona ed Artegna. Una settantina furono i comuni colpiti, quarantacinque dei quali, secondo dati comuni ed ufficiali, furono completamente distrutti. In questa occasione si contarono 990 morti.

  Come una ago che ha fatto da traiettoria per gli eventi che accaddero prima dopo e durante, è stata  la notte del 23 novembre 1980, con il terremoto dell’Irpinia battezzato tragicamente dai  6,9 gradi Richter, numeri ma non solo dati  che produssero  un evento devastante, coinvolgendo oltre l’Irpinia  anche Vulture,  l’intera Campania, la Basilicata e la Puglia occidentale. Trenta città furono dichiarate ufficialmente disastrate, circa tremila i morti   e duecentocinquantamila senza tetto.

Quello del 26 settembre 1997 che colpì invece Colfiorito, coinvolgendo Umbria e Marche, è passato ai posteri come un evento oscuramente straordinario, si trattò infatti di uno sciame di scosse durate per un anno intero. Furono resi noti undici morti e trentaduemila i dichiarati senza tetto.

 È stata soprattutto la tragedia degli studenti fuori sede quella del  6 aprile 2009. Chi non ricorda  il terremoto dell’Aquila che rase al suolo la casa dello studente, lo stesso che, ricorderete, mosse  una catena di solidarietà ed assistenza da parte degli artisti italiani;  in quella circostanza, le voci per l’Abrizzo,con il singolo “ Domani,” espressero vicinanza morale e concreta ad una città piegata in due dall’ accaduto. Fu il  caso di una lunga sequenza di scosse che produsse devastazioni irrecuperabili.  La strage riguardò  anche il Lazio e fu   avvertita a Roma , con  danni ad Amatrice, Accumoli, e Borgorose. 308 morti e almeno cinquantamila  senzatetto contati.

 Il  20 maggio 2012 è l’ultima data prima di oggi , il sisma rilevato fu di 6 gradi Richter e venne  localizzato nei pressi di Finale Emilia protagonista di fratture e crolli. Molti furono i danni registrati  anche a S. Felice sul Panaro ed a Mirandola.

Un ciclo che si ripete, così appare questo percorso di tempo in numeri, un viaggio che documentato in questa misura sembra  essere  breve e persino  qualcosa che assomiglia al non più di tanto, ma sappiamo certamente tutti che la realtà prosegue oltre quanto si possa scrivere o documentare. Non è difficile individuare  una trama che produce scenari simili e uguali, che cambia  luoghi, numeri e volti, ma  rivela sempre gli  stessi finali di impotenza, quelli pronti ad avvalersi della facoltà di provocare rabbia, dolore e compassione. Sentimenti che si muovono in noi, perfetti stranieri al cospetto di certe leggi, e ci fanno ricordare quanto siamo piccoli, richiamando l’attenzione anche su eventuali colpe umane. Ce lo ricordano le persone che sono ancora ospiti dei container, oltre a quelle morte, quello che potremmo fare e ciò che continuiamo a sbagliare. Perché è così. Se è vero che la natura morta esiste solo nei quadri, quello che si muove è qualcosa di  vivo, ed è per questo che agisce e reagisce naturalmente. Quindi, forse, se qualcosa continua ad andare storto, vuol dire che bisogna raddrizzare un po’ il rapporto con la terra, luogo su cui, stampiamolo da qualche parte, siamo semplici ospiti.

Terremoti in Italia: ogni volta come la prima volta was last modified: agosto 24th, 2016 by L'Interessante
24 agosto 2016 0 commenti
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Amatrice
CronacaIn primo pianoParliamone

Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto: la terra trema

scritto da L'Interessante

Amatrice

Di Carmen Giaquinto

Sisma devastante al Centro Italia

Sembra uno scenario apocalittico, invece è un sisma quello avvenuto nel cuore della notte nel Centro Italia. La prima e più forte scossa, di magnitudo 6, si è verificata alle 3:36 circa ed ha avuto epicentro a due chilometri da Accumoli (Rieti) e a dieci da Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) e Amatrice, sempre in provincia di Rieti, completamente rasa al suolo.  L’ipocentro è stato a quattro chilometri di profondità. Le altre due scosse sono state registrate qualche ora più tardi, tra le 4:32 e le 4:35 ed hanno coinvolto città come Norcia (Perugia), Castelsantangelo sul Nera (MAcerata). In queste zone gli ipocentri sono stati più profondi, tra gli otto e i nove chilometri. La tempestività dei soccorsi è stata frenata dall’inaccessibilità delle vie d’accesso ai paesi colpiti che in inverno contano appena qualche centinaio di abitanti e che in estate si trasformano in luoghi di riposo e di evasione dalla routine metropolitana. Il bilancio complessivo delle vittime sale sempre di più, presagendo un numero devastante. Lo sciame sismico con oltre trentanove scosse si è propagato per tutto il centro Italia; le scosse sono state, infatti, avvertite sia a Roma che a Napoli, giungendo anche a Rimini. Gruppi di volontari, vigili del fuoco, cinofili, Protezione Civile e associazioni no-profit sono sul luogo tentando di rimediare a ciò che ormai sembra irreparabile, a centinaia, forse migliaia, di abitazioni distrutte, vittime sotto le macerie, feriti che cercano una via di fuga.  La gravità della situazione è stata da subito confermata anche dal responsabile della Croce Rossa locale, il quale ha confermato la presenza di un ponte pericolante, quello dei Tre occhi, che costringe ad entrare nel paese solo a piedi, rallentando, appunto, il lavoro dei soccorsi, e di una importante fuga di gas.

Amatrice. L’ora della paura

L’orologio della Torre Civica di Amatrice segna ancora le 3:36. È l’ora della paura che distrugge questo paese e scuote il resto del centro Italia. Non si tratta di enfasi giornalistica: il Sindaco Sergio Pirozzi spera sia di buon auspicio la resistenza della torre al disastro sismico. Come se Amatrice non sia destinata a morire, nonostante le tante vittime che a poco a poco affiorano e nonostante il “terremoto gemello” del 1639, quasi quattro secoli fa, quando Amatrice, assieme ad Accumoli, vennero devastante da una forte scossa che durò oltre quindici minuti.

La redazione de L’Interessante si stringe commossa alle cittadine colpite e ai familiari delle vittime e ricorda i numeri di Protezione Civile da utilizzare: 800 840 840 ;  800 803 555

Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto: la terra trema was last modified: agosto 24th, 2016 by L'Interessante
24 agosto 2016 0 commenti
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