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Tag

Vaticano

Cinema Duel
CinemaCronacaCulturaIn primo piano

Duel Cinema: La verità sta in cielo. Il primo film su Emanuela Orlandi

scritto da L'Interessante

Duel Cinema

L’attrice Adriana Serrapica presenta al Duel Village

‘La verità sta in cielo’ il primo film su Emanuela Orlandi

Domenica 9 ottobre alle ore 19.00  in via Borsellino a Caserta

Sarà l’attrice Adriana Serrapica a presentare al Duel Village di Caserta – domenica 9 ottobre alle ore 19.00 –  ‘La verità sta in cielo’, il nuovo film di Roberto Faenza sul misterioso caso, tutt’ora irrisolto, di Emanuela Orlandi.  La giovane protagonista campana, che nel film interpreta proprio la ragazza scomparsa nel giugno del 1983, incontrerà il pubblico in sala prima della proiezione. Un ruolo misterioso, complesso e affascinante, che segna per Adriana il suo esordio sul grande schermo. Un bella sfida professionale in cui l’artista, 19 anni, si ritroverà al centro di una vicenda che ripercorre 30 anni di storia, riaprendo il ‘cold case’ Orlandi. Partendo dall’indagine della giornalista Rai, Raffaella Notarile, e frutto di una ricostruzione meticolosa dei fatti, il film fa luce infatti su uno dei casi più torbidi ed emblematici della vita della Capitale, quello dell’improvvisa e apparentemente inspiegabile sparizione, a soli 15 anni, il 22 giugno dell’83 nel centro di Roma, di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura Pontificia. Sullo sfondo di quel misterioso episodio di cronaca, diventato uno dei delitti più discussi dalla stampa internazionale, l’oscuro intreccio di interessi riguardanti il Vaticano, la famigerata Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano, lo IOR, lo Stato italiano e i servizi segreti, peraltro non solo italiani. Nel film anche  Riccardo Scamarcio, Maya Sansa, Greta Scarano e Valentina Lodovini.

Il film resterà in programmazione al Duel Village tutta la settimana alle ore 16.00 – 17.30  – 19.00 – 20.45

LA TRAMA

Il 22 giugno 1983 Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio, sparisce dal centro di Roma, dando inizio a uno dei più clamorosi casi irrisolti mai accaduti in Italia, conosciuto anche all’estero. Dopo decine di indagini, oscure ipotesi, coinvolgimento di “poteri forti”, depistaggi di ogni genere, una cosa è certa: Emanuela non ha fatto più ritorno a casa. Sollecitata dallo scandalo “Mafia capitale” che attanaglia Roma ai giorni nostri, una rete televisiva inglese decide di inviare a Roma una giornalista di origine italiana (Maya Sansa) per raccontare dove tutto ebbe inizio: quel 22 giugno di tanti anni prima. Con l’aiuto di un’altra giornalista (Valentina Lodovini), inviata di un noto programma televisivo italiano, che ha scoperto una nuova pista, entra in scena un personaggio inquietante: Sabrina Minardi (Greta Scarano). E’ l’amante di Enrico De Pedis (Riccardo Scamarcio), meglio conosciuto come Renatino, il boss che ha saputo gestire meglio di ogni altro il malaffare della capitale, poi finendo sotto i colpi della banda rivale della Magliana. Nonostante il suo passato, Renatino verrà sepolto nella Basilica di S. Apollinare, nel cuore di Roma, proprio accanto alla scuola di musica frequentata da Emanuela: un altro mistero. La Minardi si decide a raccontare quanto afferma di sapere sul sequestro della ragazza.
E’ la verità? Quale intreccio indicibile si cela dietro i delitti rimasti impuniti nell’arco di trent’anni?

IL TRAILER

 

 

Duel Cinema: La verità sta in cielo. Il primo film su Emanuela Orlandi was last modified: ottobre 7th, 2016 by L'Interessante
7 ottobre 2016 0 commenti
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Vatileaks
AttualitàIn primo pianoParliamone

Vatileaks: lo scandalo sacro ha finalmente i suoi Giuda e i suoi Messia

scritto da L'Interessante

Vatileaks

Sembrava l’inizio di una ennesima “guerra santa”, una crociata contro gli infedeli e tutto ciò che la sacralità cristiana non accetta, ma stavolta la battaglia si combatteva tra le proprie mura. Lo scandalo Vatileaks arriva finalmente ad una svolta, una decisiva virata verso quella “verità” che la chiesa ha da sempre tentato di spiegare ma in cui è sempre prontamente caduta fino a ridicolizzarsi: sul soffitto della corte, il simbolo tanto sacro quanto inverosimile delle chiavi di Pietro che normalmente aprono il regno dei cieli hanno, pochi giorni fa, rinserrato anche la porta del carcere vaticano.

Nel tribunale della Santa Sede, infatti, si sono celebrati gli ultimi atti di uno dei processi più rilevanti della guerra interna che ha vissuto la Chiesa stessa contro i propri “Giuda” e i rispettivi complici: sulla panca degli imputati, infatti, hanno seduto la “papessa” Francesca Immacolata Chaouqui e il funzionario vaticano monsignor Lucio Vallejo Balda con il suo collaboratore Nicola Maio, colpevoli di aver sottratto informazioni riservate riguardo le spese economiche dello Stato della Città del Vaticano. Le medesime informazioni “scappate” dai sacri palazzi sono poi finite, come ogni storia maliziosa ben vuole, nelle mani sbagliate di chi, con queste notizie, vive quotidianamente e crea l’impasto giusto per denunciare una storia che non ha mai imparato a chiudersi con un lieto fine: i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi hanno, infatti, agito seguendo quello che il loro mestiere ha sempre consigliato di fare e banchettato con quello che gli poteva determinare l’ascesa verso il successo mediatico; tuttavia, come dicesi in gergo, hanno fatto i conti senza l’oste: i loro due libri, Avarizia e Via Crucis, hanno immediatamente preso il loro posto e le conseguenti responsabilità, arrivando di fronte ad una sbarra che si poneva come “Via Crucis” verso un destino incerto.

Sia il libro di Nuzzi che quello di Fittipaldi riguardano la gestione sufficiente e poco trasparente dei fondi del Vaticano e degli istituti collegati alla Santa Sede, dai 70-80 milioni annui dell’obolo di San Pietro che finiscono ovunque ma non ai poveri, alla fondazione Bambin Gesù che spende quasi mezzo milione di euro per la ristrutturazione dell’attico del cardinal Bertone e non per l’ospedale infantile. Uno scandalo? Sicuramente. Una materia che per la Curia doveva rimanere coperta, seguendo quel culto del segreto avviato in Vaticano da Bonifacio VIII? Probabile. Ma Vatileaks rappresenta molto più di queste congetture.

Nato come semplice scandalo finanziario, la telenovela degna dei migliori film hollywoodiani ha visto il ruolo oramai centrale della chiesa allargare la sua visione a quella che può essere considerata come una vera e propria “crociata al contrario”, uno scontro che ha visto due fronti diversi ma uniti da uno stesso destino: da una parte il mondo occidentale strafare con il suo “potere temporale” e mettere in risalto una realtà cattolica che già dai tempi del suo consolidamento nella storia mostrava lacune insormontabili; dall’altra un tradimento bello e fatto da parte di quei protagonisti su cui la chiesa avrebbe puntato e scommesso i “big money”. Appunto,  quegli stessi soldi e quelle finanze che hanno per tanto tempo circondato il mondo dell’”Avarizia” e che hanno sempre condannato il buono visto negli occhi dei fedeli, persone diventate oramai estranee ad una realtà fatta di “prosciutti sugli occhi”.

Vatileaks: assolti i due giornalisti

Pertanto, se il processo in Vaticano a due giornalisti e a due libri è stato considerato dagli addetti ai lavori una farsa, la sentenza finale ha dato ragione a quella meritocrazia combattuta per sette mesi, una guerra collettiva per la libertà di stampa, vinta non solo dai due chiamati in causa ma anche da quei principi liberali che hanno assolto la libertà stessa dalla prigionia “spirituale”.
Nella sera del 7 luglio i giudici di Papa Francesco non hanno, infatti, solo scarcerato la libera stampa ma hanno fatto letteralmente a pezzi l’impianto accusatorio del promotore di giustizia che considerava i due giornalisti colpevoli di aver «concorso moralmente» nella divulgazione di notizie riversate, grazie «all’impulso psicologico» che «ha permesso loro di contribuire a rafforzare il proposito della rivelazione delle notizie» dei due funzionari vaticani, monsignor Balda e Francesca Immacolata Chaouqui, dichiarati, al contrario, entrambi colpevoli. L’assurdità di tale assioma è stato sconfitto da una sentenza coraggiosa e da una corte che, grazie al “diritto divino”, ha saputo tutelare la stampa da ogni tipo di censura, da ogni tipo di condanna perché <<pubblicare notizie vere e di interesse pubblico non può essere considerato reato>>, nemmeno dietro le sacre mura.

I giudici non hanno pertanto solo messo fine ad un’istruttoria che ha causato gravi danni d’immagine alla Chiesa e al pontificato di papa Francesco in tutto il mondo ma hanno anche richiuso le stesse porte del paradiso di Pietro riponendo le chiavi lì dove un forziere “sospetto” può essere aperto: anche in uno stato teocratico, il giornalismo d’inchiesta deve fare il suo lavoro e il giornalista può pubblicare notizie verificate e non diffamanti, senza aver paura di essere rinchiuso in carcere o, per meglio dire, “finire all’inferno”.

Michele Calamaio

Vatileaks: lo scandalo sacro ha finalmente i suoi Giuda e i suoi Messia was last modified: luglio 11th, 2016 by L'Interessante
11 luglio 2016 0 commenti
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unioni civili
AttualitàIn primo pianoParliamone

Unioni Civili. L’arcivescovo Bruno Forte ribadisce quanto detto dal segretario Cei: << Una sconfitta per tutti!>>

scritto da Roberta Magliocca

Unioni civili

Unioni Civili, l’Italia ha detto si. E se abbiamo già affrontato il problema di questa legge come se fosse un contentino (leggi qui), altra cosa è la questione cupolone.

Gli italiani sanno con cosa devono scontrarsi ogni qualvolta viene sventolata una bandiera arcobaleno. E se l’Irlanda ha detto sì circa un anno fa e l’Italia – dal punto legislativo – sta muovendo i suoi primi passi, il Vaticano continua, imperterrito a dire NO. Nessuna meraviglia, no. Rassegnati mai, ma alla chiusura ermetica della Chiesa siamo tutti abituati. Ma questa volta, forse, il limite lo si è superato. Perché le parole dell’arcivescovo teologo Bruno Forte, scelto da Francesco come segretario speciale dei due Sinodi sulla famiglia, tra le voci più aperte della Chiesa italiana, che ha definito questa legge “una sconfitta per tutti”, hanno valicato quella linea – seppur sottile – tra il diritto lecito di dire la propria opinione e la mancanza di rispetto che si ha quando si perde un’ottima occasione per tacere.

Nessuno si aspetta un’apertura mentale della Chiesa così ampia da permettere agli omosessuali di poter affermare il loro sì davanti a Dio. Nemmeno gli omosessuali lo pretendono, dimostrando un rispetto nei confronti della Chiesa, lo stesso rispetto che quest’ultima nega loro.

Ma “sconfitta per tutti” è ben altra cosa.

Una sconfitta per tutti sono state le Crociate, le guerre indette e benedette dal papato contro i musulmani.

Una sconfitta per tutti sono tutte quelle guerre combattute in nome di Dio.

Una sconfitta per tutti è chiedere i soldi a due persone che vanno a sposarsi in chiesa.

Una sconfitta per tutti è l’infanzia rubata ai bambini dall’abuso dei preti nascosti dalla protezione della Santa Sede.

Una sconfitta per tutti è un Papa che entra in carcere per perdonare chi stava per ucciderlo.

Una sconfitta per tutti è leggere sul sito Pontifex.com: “Femminicidio: le donne facciano autocritica, quante volte provocano?”.

Una sconfitta per tutti è una porta chiusa in faccia ad un divorziato.

Una sconfitta per tutti è la mancanza di compassione e di umanità nei confronti di quelle donne lasciate sole nella decisione più sofferta e difficile della loro vita, sentendosi finanche chiamare assassine.

Una sconfitta per tutti è un prete che va a prostitute.

Una sconfitta per tutti è professare un amore dall’altare che di amore non ha proprio nulla. Perché non esistono amori soggetti a condizioni. Perché non si può accettare un amore solo se eterosessuale e benedetto da un prete.

L’amore è uno, onesto e libero.

E se è vero che Dio c’è e che è da lui che parte l’amore, beh, si vergognerebbe della sua stessa casa e di chi la abita.

Roberta Magliocca

Unioni Civili. L’arcivescovo Bruno Forte ribadisce quanto detto dal segretario Cei: << Una sconfitta per tutti!>> was last modified: maggio 12th, 2016 by Roberta Magliocca
12 maggio 2016 0 commenti
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