Il tempo caldo delle mosche
Si è svolta con grande successo la presentazione dell’ultimo romanzo di Vincenzo Restivo alla libreria Pacifico di Caserta che giovedì 28 aprile ha superato le aspettative di partecipazione e interazione collettiva.
Il tempo caldo delle mosche. Si chiama così la nuova fatica letteraria del giovane autore marcianisano, un erede appassionante che pare proprio non avere nulla da invidiare ai precedenti romanzi di formazione editi dalla Watson, casa editrice romana con cui Restivo conferma di voler proseguire un rapporto di fiducia e stima reciproca partito tre anni fa.
Dopo L’abitudine del coleottero e Quando le cavallette vennero in città, l’esordiente creatura ha dimostrato di essere un’ulteriore denuncia sociale, delicatamente cruda e al netto di ogni forma di interpretazione buonista, che richiama con urgenza ed affezione, tematiche a sfondo LGBT.
In un contesto informale e diligente al tempo stesso, l’illustrazione della storia si è svolta in modo fluido e coinvolgente, grazie alla magistrale conduzione dei giornalisti Domenico Callipo e Gianrolando Scaringi.
Ad equilibrare un’intervista dalle varie sfumature, mirante al tema ancora ostico della diversità e l’inclusine sociale della stessa, sono intervenute le letture dal testo realizzate dall’attrice Denise Schlipfinger, volto operante al teatro stabile di innovazione della città di Caserta- Fabbrica Wojtyla. Era inoltre presente il tesoriere dell’associazione RAIN ( LGBT Casertana), Bernardo Diana, il quale ha sottolineato il fondamentale apporto che Vincenzo dà all’associazione, specie con la rassegna letteraria, dal tiolo LIBERI. Un’iniziativa di successo, giunta al secondo anno, che propone al pubblico letteratura di genere. Non è mancata, inoltre, la condivisione di una delle più grandi conquiste ottenute dai membri dell’associazione. È stata infatti annunciata la data del primo Caserta Campania pride, che si svolgerà il 25 giugno.
Il tempo caldo delle mosche – la trama
Siamo in una comunità contadina, di quelle dove il tempo è scandito dai ritmi della semina e del raccolto, dove il frutto della terra e l’allevamento degli animali rappresentano le uniche fonti di sostentamento. La vita è regolata dai rigidi valori morali della religione evangelica, la cui presenza si avverte in maniera piuttosto opprimente, al punto che ogni azione sembra essere misurata in base al metro di giudizio di ciò che «sta bene agli occhi di Dio». In questa comunità, apparentemente così sana e ligia, cova segretamente il vizio.
È un’estate torrida. Il caldo afoso e le mosche rendono l’atmosfera del luogo ancora più insopportabile e asfissiante. Il giovane Martin conduce la sua abituale vita contadina insieme ai genitori e a Caleb, il lavorante ventenne ingaggiato da suo padre, un uomo severo e violento, per sopperire ai limiti fisici del figlio. Quando Martin e Caleb non sono impegnati nelle dure attività agricole, si divertono a svagarsi nei campi e, in particolare, amano spiare dalla finestra la professoressa di Francese, Eva Besson, che ha la strana abitudine di girare seminuda per casa. E dove c’è lei, ci sono i corvi: segno di un oscuro presagio.
Un romanzo descrittivo e simbolico è il tempo caldo delle mosche, che nella sua rinnovata immagine bucolica fatta di insetti, arsure climatiche e sociali, sottolinea continuamente la forte influenza del pregiudizio sulle vite delle piccole realtà di paese.
La diversità non può essere integrata, ha dichiarato Vincenzo Restivo, sarebbe una pretesa troppo grande che dovrebbe presuppore una capacità di comprensione del tutto, un ‘utopia irragiungibile.
Ognuno comprende ciò che vive, ha aggiunto, difendendo da linguista quale è la sua affezione alla parola inclusione, che sottintende l’aspirazione ad una società futura pronta a rispettare anche ciò che non avverte come affare proprio.
A chi gli ha chiesto perché i lettori dovrebbero scegliere il tempo caldo delle Mosche, Vincenzo ha risposto: perché c’è dietro tanto lavoro, c’è una storia in cui tutti possono riconoscere qualcosa di sé, come io stesso ho fatto quando, da scrittore, mi sono immerso in questa vicenda.
Grazie all’assenza di cronologie e spazi non definiti, il romanzo rende il tempo della storia, un tempo di riflessione possibile per tutti.
Michela Salzillo