Charlie
Di Vincenzo Piccolo
Eravamo tutti Charlie Hebdo, qualche tempo fa
Quando la catastrofe non era in casa nostra, quando il sangue non aveva macchiato le nostre pareti. Eppure, oggi, Charlie Hebdo non ha voluto essere il Lazio, non ha voluto essere le marche, nell’Abruzzo e nell’Umbria. E mentre il sangue di 300 persone è stato paragonato al sugo delle lasagne, il vignettista si chiede se il terremoto, prima di tremare, ha gridato “Allah Akbar”. Beh no! Non l’ha fatto. Non si è giustificato prima di tagliare l’Italia in due. Non ha cercato di limitare la nostra libertà spargendo sangue, come il terrorismo ha fatto con loro. Il periodico settimanale di satira, questa volta superato il significato di quest’ultima, pur di far notizia. La risposta alle critiche della rete, poi, è stata come rigirare il coltello nella piaga. I problemi sono tanti, questo è vero, ma non serve Charlie Hebdo per ricordarceli. Li stiamo già pagando con sangue, sudore e lacrime.