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Di Roberta Magliocca
Piccolo spazio pubblicità
Un tempo c’erano le pecorelle in bianco e nero, la scritta “Intervallo” ed una musichetta che accompagnava l’attesa di chi non vedeva l’ora che riprendesse il film o il programma temporaneamente interrotto. Quello fu il verbo, il principio, l’alba della televisione. Poi venne “Carosello”.
Era il Febbraio 1957. In onda ogni sera – dalle 20.50 alle 21.00 – teneva incollati alla televisione tanti di quegli spettatori da divenire un vero e proprio fenomeno, fino ad essere arma nelle mani di genitori nei confronti di bambini capricciosi. Mangia tutto – o fai il bravo! – altrimenti a letto senza Carosello. Un programma televisivo che si esprimeva in una serie di filmati – sulla scia di sketch comici da teatro – che terminavano con messaggi pubblicitari. Nel 2014 si era pensato di dargli una lucidatina, una sistemata e farlo ripartire, ma senza il successo che fu. Forse perchè, oggi, il messaggio da mandare è diverso. O meglio, il messaggio richiesto è diverso. Studi sociologici di comunicazione hanno portato alla luce una realtà che tutti abbiamo sotto gli occhi ma che pochi riescono a vedere. I programmi privi di contenuto, film con trame decisamente poco accattivanti, i dibattiti politici spesso conclusi come volgari lotte nel fango, giocano sulla totale mancanza di interesse da parte dello spettatore affinchè sia la pubblicità a suscitare interesse in chi, passivamente, accetta ciò che gli viene proposto.
E così, Antonio Banderas, evidentemente annoiato dalla sua immagine di sex symbol, naturalmente seccato dalla sua fama di stimatissimo ed eccellente attore, giustamente infastidito da quell’aura di mistero che avvolge tutte quelle star cariche di charme e lavorativamente privilegiate. Ecco che, deciso a dare una bella scossa alla sua carriera, decide di indossare un’elegantissima parannanza e far girare la sua vita intorno a biscotti e croissant così come a girare è il mulino dove vive.
Per non parlare di Kevin Kostner e le sue insalate di tonno consumate al tramonto con le comari del paese.
E Bruce Willis? Niente navigatore nel suo macchinone con autista. Allora una fantastica Apecar (o trerrote!) lo trasporta sano e salvo ad un gala elegante e brulicante di star.
Ed Enrico Ruggeri deve passarsela proprio male per prestare la voce ad una carbonara.
Ma non c’è solo assurdità nelle pubblicità. Vi si può scorgere anche dolcezza ed intelligenza. Come l’uomo che impara ad installare un doppio lavabo nel bagno affinchè possa insegnare al figlio a farsi la barba. Per la serie, non tutto è perduto. Ma se per caso vi doveste imbattere in un’imbarazzante lettera alle ascelle, tutta la poesia svanirebbe.
Da studentessa universitaria, poi, taccio sulla festa da Paolino in due sul motorino perchè la mia estate italiana non ha nulla a che fare con le stelle e un gelato farebbe il gioco solo della mia cellulite.