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Categoria

Cinema

film
CinemaIn primo piano

Al Duel arriva il film ‘Spaghetti Story’

scritto da L'Interessante

film

Come si pongono gli italiani davanti alla crisi economica? E i giovani
disoccupati? Parte da qui, da questo interrogativo, la riflessione del
regista Ciro De Caro e della sua opera prima ‘Spaghetti Story’. Il film
verrà presentato al Duel Village di Caserta mercoledì 22 febbraio alle ore
21.15 nell’ambito della rassegna Independent Duel curata da Christian
Coduto. Una commedia – che è chiaramente un manifesto generazionale –
incentrata sui temi del lavoro, delle prospettive e delle aspettative di un
gruppo di giovani della periferia romana. Un film coraggioso e
indipendente, veicolato attraverso i social network, che sta riscuotendo un
notevole successo grazie al passaparola e alle rassegne cinematografiche.
La proiezione sarà preceduta da un videomessaggio del regista realizzato
appositamente per il pubblico del Duel Village. Premiato all’Ischia Global
Film Fest e al San Marino Film Festival, ‘Spaghetty Story’ ha conquistato
anche il pubblico russo e quello islandese partecipando, in concorso, al
Moscow International Film Festival e al Reykjavìk International Film
Festival.

*LA TRAMA DEL FILM*

Valerio è un bravo attore ma si arrangia con impieghi part-time nell’attesa
di poter vivere del proprio lavoro. Il suo amico Scheggia vive ancora con
la nonna ma sa già come crearsi “una posizione”. Serena è studentessa ma
vorrebbe costruire una famiglia con Valerio. Giovanna lavora come
massoterapista ma sogna di diventare chef di cucina cinese. Quattro giovani
adulti dei nostri giorni che sembrano avere le idee chiare su chi sono e
cosa vogliono ma di fatto restano ingabbiati nei propri schemi mentali.
Ognuno giudica l’altro ed è cieco di fronte alle proprie esigenze e
potenzialità. Quando la giovane prostituta cinese Mei Mei entra a far parte
delle loro vite, tutto è costretto a cambiare rapidamente.

 

Al Duel arriva il film ‘Spaghetti Story’ was last modified: febbraio 20th, 2017 by L'Interessante
20 febbraio 2017 0 commenti
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cinquanta sfumature
CinemaCulturaIn primo piano

Cosa aspettarsi da 50 sfumature di nero

scritto da L'Interessante

50 sfumature.

Di Vincenzo Piccolo

Cari lettori, è uscito ieri nelle sale il nuovo film della saga di 50 sfumature: 50 sfumature di nero. Noi de l’interessante.it siamo andati a vederlo e, appariamo alquanto perplessi. La perplessità nasce forse dalla sceneggiatura della trama, gli eventi vengono presentati al pubblico attraverso dinamiche poco “composte” e l’aspetto socio-psicologico passa in secondo piano, colpa di tutto quel sesso.
La storia d’amore tra Anastasia Steele (interpretata da Dakota Johnson) e Christian Grey (interpretato da Jamie Dornan) non viene approfondita nel suo evolversi, e per un occhio non allenato, tutto si riduce alla camera da letto…e alla doccia,…e all’ascensore. Eppure non è una storia tanto lontana da noi e, quindi, varrebbe la pena approfondirla. Quanti uomini ossessionati dalla mania di possedere una donna, come fosse un oggetto, ci sono in giro? Quante coppie vivono questo tipo di relazione basato sulla sottomissione sessuale e relazionale?
Per questo, a mio avviso, appare importante all’interno della pellicola la figura di Leila Williams (Bella Heathcote), ex sottomessa del signor Grey , che continua a perseguitare Anastasia perché ossessionata dal rapporto col ragazzo. Viene da pensare che James Foley (il regista), che non è un novellino in questo genere di film, abbia voluto regalarci diversi punti di vista che danno la possibilità di approfondire meglio il tema del rapporto dicotomico “sottomesso-padrone”, rapporto che riesce a capovolgere, nel film, solo Anastasia. La protagonista rivendica ardentemente la sua libertà, che mette al primo posto, anche prima di Christian. Ed è questo che fa cambiare le posizioni dell’uomo, che pur di non perderla è disposto a cambiare, a scommettere dove nessuno l’avrebbe mai fatto. Su se stesso.
Allora ecco che esce fuori la vera storia, una storia fatta si di possessione, ma che sfocia nella  libertà più assoluta. Anastasia convince il suo amato, e futuro marito, ad essere liberi insieme. Come non lo erano mai stati prima. Questo evolversi attraversa varie fasi, gli eventi vengono filtrati dagli occhi delle psicologie dei vari personaggi principali. Quella della madre adottiva del protagonista, Grace (interpretata da Marcia Gay Harden), che vede rifiorire suo figlio nelle braccia di una donna che finalmente riesce a fargli affrontare i suoi oscuri fantasmi del passato. Quella di Elena Lincoln, alias Mrs. Robinson (interpretata da Kim Basinger), vecchia amica di Grace che ha iniziato Christian alla volta del sadismo e dei giochi di sottomissione. Tante sono le donne nella vita del ricco ragazzo di Seattle, ma solo una riuscirà a farsi “rispettare” per quello che è: Anastasia! Tuttavia gli ingredienti possono anche essere buoni, e possono anche innescare un leggero meccanismo di riflessione, ma il tutto è servito male… tanto da far rimanere il film nell’immaginario collettivo, come un mero porno-soft. Beh, sarà anche così, ma tra le tante “ormonose” ragazze che in questi giorni affolleranno la sala spero ci sia qualche Anastasia!

Le differenze con 50 sfumature di grigio

A differenza della prima pellicola, dove vengono narrati gli eventi che portano alla nascita di questa storia d’amore, adesso la trama si concentra più sulla “costruzione” di quello che si prevede sarà il rapporto della futura coppia Steele-Grey. Tuttavia si capisce ormai come acceleratore e freno siano in mano ad Anastasia, nonostante all’apparenza c’è Christian alla guida.  La ragazza modula i ruoli a suo piacimento incorniciandoli in uscite di scena molto drammatiche, che spingono di volta in volta il poveretto ad accontentarla. Quasi fosse riuscita a trovare il modo di usare l’ossessione di Christian a suo piacimento.
Riuscirà Mr. Grey a difendere la sua fama di “macho-man”, che tanto si era meritato in 50 sfumature di grigio? Per adesso abbiamo capito che a portare i pantaloni, in casa Grey, è la signorina Steele. Si, tanto lui preferisce stare senza!

Cosa aspettarsi da 50 sfumature di nero was last modified: febbraio 10th, 2017 by L'Interessante
10 febbraio 2017 0 commenti
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L'Ora legale
CinemaCulturaIn primo piano

L’ora legale: il giudizio del critico Christian Coduto

scritto da L'Interessante

L’Ora legale.

Di Christian Coduto

L’ora legale (ITA, 2017)  ★★★☆☆

Regia: Salvo Ficarra e Valentino Picone (6)

Con: Salvo Ficarra (7), Valentino Picone (6/7), Vincenzo Amato (5), Tony Sperandeo (6)

Pietrammare.

Una città bellissima, bagnata da acque limpide e pulite e illuminata da un sole caldo e accogliente, come solo in Sicilia può accadere.

Si vive bene, la gente lavora, la vita prosegue tranquillamente. Però …

C’è sempre un però: quei rifiuti buttati per strada sono così antiestetici (e dannosi per la salute), il traffico inquinante e tutto quel rumore potrebbero essere evitati …

La città avrebbe bisogno di tanti altri accorgimenti.

Perché il sindaco Patanè non si occupa mai dei bisogni dei cittadini?

Già, perché? E’ così facile incolpare gli altri, vero? C’è sempre bisogno di un capro espiatorio per tutto ciò che non va, che non funziona.

Così, in corrispondenza delle elezioni, Patanè viene sostituito da Natoli, un uomo educato, gentile, rispettoso delle regole.

I primi ad essere felici per questo evento sono i nostri Ficarra e Picone che, essendo cognati del nuovo sindaco, già pregustano favoritismi à gogo (anche se il primo, in realtà, ha sostenuto il sindaco uscente durante l’intera campagna elettorale).

Amara è dunque la sorpresa nel momento in cui Natoli, così ligio al dovere, inizia ad imporre delle norme che devono essere rispettate: parcheggi in doppia fila? Benissimo: una multa ti attende. Il tuo cane fa la pupù per strada e non la raccogli? Ti becchi una contravvenzione.

Per non parlare della raccolta differenziata: cosa va messo nell’umido? E nell’indifferenziato? C’è da impazzire!

I dipendenti comunali sono in crisi perché sono iniziati i controlli per quelli che hanno beggiato e non sono al posto di lavoro …

I cittadini iniziano a reclamare; tutti (persino il parroco Don Raffaele) si rendono conto che la situazione sta diventando ingestibile. Salvo Ficarra e Valentino Picone promettono che riusciranno a far sì che il neo sindaco cambi idea e abbandoni la sua posizione, con conseguenze esilaranti …

Pietrammare è in Sicilia, ma potrebbe essere in Lazio o (perché no?) in Trentino Alto Adige.

E’ chiaro: Il duo di comici più noti del cinema italiano ambientano la vicenda lì dove sono cresciuti, ma strutturano un’analisi critica davvero rispettosa di ciò che non va in tutto il nostro paese; lamentarsi è la cosa più semplice del mondo … va di pari passo con la non – reattività. Non siamo abituati a rimboccarci le maniche, ad affrontare i problemi che ci circondano; c’è sempre bisogno di qualcuno che lo faccia al posto nostro.

Gli abitanti della città in cui è ambientata la vicenda preferiscono perdere tempo e fatica a  costituire un comitato antisindaco, piuttosto che decidere semplicemente di seguire delle regole che, a ben guardare, dovrebbero essere già insite nel loro comportamento da cittadini educati e perbene.

E’ inevitabile, quindi, il rimpianto per il Sindaco precedente, proprio lui che (un paio di settimane prima) era stato accusato di essere corrotto e di avere contatti con la mafia. Perché la coerenza viene prima di tutto, vero?

L’ora legale (che conta, tra gli sceneggiatori, anche la firma del regista casertano Edoardo De Angelis) punta molto in alto rispetto ai precedenti lavori di Ficarra e Picone. Mai, in precedenza, il duo si era spinto ad una critica così pungente ed acuta

Un pregio ai due attori siciliani va riconosciuto: rispetto alla maggior parte dei comici provenienti dalla televisione e prestati al mondo della celluloide, il loro è sicuramente un linguaggio più cinematografico. Non c’è un legame così imprescindibile con il personaggio, si riscontra invece una maggiore attenzione alla storia, al contorno, la risata scatta (e spesso) per le battute e le situazioni.

Di sicuro, va detto, i due mi sembrano ancora piuttosto immaturi nel reparto registico e, paradossalmente, nella direzione degli attori. Se Tony Sperandeo dona al suo Patanè una sana dose di cinismo e cattiveria, del tutto fuori luogo è invece Vincenzo Amato: giusta la postura, sgradevole e cacofonica la voce e l’intonazione. Lo stesso dicasi per Eleonora De Luca che nel film interpreta Betty, la giovane figlia del Sindaco Natoli: gradevole la sua dolcezza e la spensierata esuberanza, ma il realismo interpretativo è tutta un’altra cosa.

Alcune situazioni tendono ad essere parossistiche, ma in una commedia satirica è un difetto perdonabile.

Piace il ritmo sostenuto, colpiscono le battute, le idee non mancano di certo.

Ciò di cui il duo avrebbe bisogno è una maggiore esperienza dietro la macchina da presa.

L’ora legale: il giudizio del critico Christian Coduto was last modified: febbraio 8th, 2017 by L'Interessante
8 febbraio 2017 0 commenti
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150
CinemaCulturaIn primo piano

150 MILLIGRAMMI: al cinema la coraggiosa battaglia di una donna per la verità

scritto da L'Interessante

150 Milligrammi.

Ispirato alla storia vera di Irène Frachon e alla sua lotta coraggiosa contro il colosso farmaceutico produttore del Mediator, 150 milligrammi  (La fille de Brest), con la regia di Emmanuelle Bercot, sarà al cinema dall’8 febbraio con Bim Distribuzione

Nell’ospedale di Brest dove lavora, la pneumologa Irène Frachon scopre un legame diretto tra una serie di morti sospette e l’assunzione del Mediator, un farmaco in commercio da oltre trent’anni. Dall’inizio in sordina fino all’esplosione mediatica del caso, la storia è una lotta di ‘Davide contro Golia’ per arrivare al trionfo della verità.

Un film di denuncia, di impegno sociale e professionale:  una pagina di attualità, ma soprattutto il coraggio e la determinazione di una donna che, in nome dei suoi ideali, dell’etica professionale, sceglie di lottare contro i poteri forti, nonostante le numerose difficoltà, a tutela della giustizia e della salute delle persone.

Un’eroina, una “nuova Erin Brockovich” – come alcuni l’hanno definita – interpretata dalla brillante Sidse Babett Knudsen (attrice protagonista del film La Corte e  della serie Westworld)  affiancata da Benoît Magimel nel ruolo di un ricercatore dell’ospedale che decide di aiutarla in questa difficile battaglia.

“Mi sono subito resa conto che questa donna variopinta sarebbe potuta essere uno straordinario personaggio – racconta la regista, parlando di Irène Frachon. Raccontato da lei, con tutta la sua passione e tutta la sua emotività, il caso assumeva una dimensione completamente nuova. Non era più la storia del Mediator, ma la storia della lotta di questa donna
straordinaria… se è riuscita a portare sino in fondo la sua battaglia, il merito sta nella sua immensa empatia nei confronti delle vittime e anche nella sua deontologia. Irène fa il medico unicamente per assistere e curare le persone, non è alla ricerca di potere e dunque non ha mai avuto paura di
compromettersi.”


Una figura femminile forte, di esempio, preoccupata per i pazienti, che decide di denunciare nonostante la paura, grazie anche ad una splendida famiglia con cui condivide quegli ideali racchiusi nella frase di Einstein che Irène ama citare:  “Il mondo è un posto pericoloso in cui vivere, non a causa di coloro che compiono azioni malvagie, ma a causa di coloro che stanno a guardare senza fare niente”.

 

150 MILLIGRAMMI: al cinema la coraggiosa battaglia di una donna per la verità was last modified: febbraio 2nd, 2017 by L'Interessante
2 febbraio 2017 0 commenti
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john
CinemaCulturaIn primo piano

ADDIO A JOHN HURT: LUTTO IN CASA POTTER

scritto da L'Interessante

John

DOVE COMPREREMO LE NOTRE BACCHETTE ORA?  ADDIO A JOHN HURT, L’ATTORE CHE HA INTERPRETATO GARRICK OLIVANDER IN HARRY POTTER

Di Vincenzo Piccolo

Forse non è stato uno dei suoi ruoli più importanti, quello di Olivander, perché un attore di razza come lui può vantarne altri 200 di tutto rispetto. È stato un interprete eccelso, nel suo eclettismo, che gli permetteva di cucirsi addosso qualsivoglia personaggio. Come The Elephant Man di David Lynch, ruolo che gli valse una candidatura ai premi Oscar, dove si rese irriconoscibile.  Ci lascia così, con qualche film ancora inedito, in scena fino alla fine, a 77 anni. Combatteva un tumore al pancreas dal 2015, “colpa dell’alcol” – così diceva – “ma non sono un ubriacone”, sottolineava poco dopo. Personaggio tra i migliori mai avuti nella scena del cinema internazionale, ha avuto quattro mogli, due figli dall’ultima. Proprio in questi giorni era sul set di Darkest Hour, il film su Churchill in cui non ha fatto in tempo a concludere l’interpretazione di Chamberlain.   LA CARRIERA INFINITA DI JOHN HURT   La sua carriera rispecchia il suo eclettismo; così diviene popolare in tv prima con The Naked Civil Servant e poi con Doctor Who, al cinema con I cancelli del cielo di Micheal Cimino, Alien di Ridley Scott nei panni di Kane dalla cui pancia spunta l’alieno, ruolo che venne ripreso in Balle Stellari. Tuttavia il ruolo per quale è stato più amato negli ultimi anni è quello di Garrick Olivander (il costruttore di bacchette magiche) nella saga di Harry Potter. Beh, signor Hurt è chiaro che lei ci ha insegnato che si possono fare grandi cose, anche senza bacchetta.

ADDIO A JOHN HURT: LUTTO IN CASA POTTER was last modified: febbraio 1st, 2017 by L'Interessante
1 febbraio 2017 0 commenti
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Mamma Roma
CinemaCulturaIn primo piano

Mamma Roma: capolavoro Pasolini

scritto da L'Interessante

Mamma Roma.

Di Anna Maria di Monaco

Il drammatico film Mamma Roma trae spunto da un evento realmente accaduto, ovverosia la tragica morte di un giovane detenuto nel carcere di Regina Coeli. Prodotta da Alfredo Bini (Livorno 1926-Tarquinia 2010) per la prima volta nel 1962 e girata sullo sfondo del sobborgo romano, la pellicola è scritta e diretta da Pier Paolo Pasolini (Bologna 1922-Roma 1975) in collaborazione con Sergio Citti (Roma 1933-ivi 2005). Gli attori principali sono Anna Magnani (Roma 1908-Roma 1973) – interprete di Mamma Roma – ed Ettore Garofalo (Roma 1946-ivi 1999) – nel ruolo del figlio –. Il film ruota intorno a quattro tematiche fondamentali del pensiero pasoliniano: il riscatto sociale, il rapporto madre-figlio, la figura della donna e l’immagine della morte.

Ecchela laggiù casa nostra, cu’ a finestra lassù n’do ce batte er sole, n’do ce stanno qué mutande stese, lassù all’urtimo piano. Guarda che qua ce stamo solo n’artro po’ de giorni, vedrai in che casa te porta tu madre. Vedrai quant’è bella, proprio ‘na casa de gente perbene, de signori. Tutto ‘n quartiere de n’artro rang.

Mamma Roma ad Ettore

Fattore scatenante dell’evolversi della vicenda e motivo centrale è il tema dell’escalation sociale e culturale del sottoproletariato – Mamma Roma libera dal proprio protettore Carmine (Franco Citti, Roma 1935-ivi 2016) decide di occuparsi del figlio Ettore per assicurargli una vita dignitosa –.

Ciò che emerge con il dispiegarsi della vicenda è l’osmotico rapporto madre-figlio. Il viscerale rapporto tra Mamma Roma ed Ettore richiama alla mente il forte legame che Pasolini ha con la madre, il medesimo che lo scrittore-poeta avvalora in molti suoi scritti, come nei testi poetici Ballata delle Madri e Supplica a mia madre. La madre-genitrice è per Pasolini una donna genuina e tenace, un gentil sesso dal sano rigore morale ed etico, nutrimento di nobili sentimenti e passioni – in più di un’occasione Pasolini rimembra coma l’interesse per la poesia gli sia stato trasmesso dalla madre –.

Ciò nonostante, donna non è solo la madre ma anche le tante protagoniste che fanno da sfondo alla vita e alla produzione letteraria e cinematografica di Pasolini. Le figure femminili descritte dal poeta vivono una vita di privazioni, vengono da famiglie disagiate e sono vittime di violenza o di controllo – ad esempio, Mamma Roma è vittima del magnaccio Carmine –. Prostitute sono anche le altre due donne presenti nel film, Bruna e Biancofiore. Dunque, attraverso la raffigurazione del femminile, lo scrittore denuncia i processi di corruzione e di svuotamento dei valori.

Infine, l’immagine della morte i cui indizi sono sparsi in tutto il film: dalla finestra della prima casa ove Ettore e Mamma Roma vivono si vede un cimitero; ogni volta che si incontrano, Ettore e Bruna parlano di morte; l’oggetto a forma di teschio che Bruna vede addosso a Pasquale, uno dei personaggi del film; infine, la stessa pellicola si chiude con l’immagine della morte.

Arrestato per aver rubato una radiolina, Ettore muore in carcere legato ad un letto di contenzione. Appresa la sorte del figlio e svanito nel nulla il sogno sociale, Mamma Roma corre a casa e tenta il suicidio gettandosi dalla finestra ma viene fermata da un gruppetto di donne che l’hanno seguita dal mercato.

Il film si chiude con una straziante immagine di Mamma Roma intenta a contemplare la cupola della basilica di San Giovanni Bosco.

Mamma Roma: capolavoro Pasolini was last modified: gennaio 9th, 2017 by L'Interessante
9 gennaio 2017 0 commenti
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Florence
CinemaCulturaIn primo piano

Florence Foster Jenkins, il film

scritto da L'Interessante

Florence

Di Luigi Sacchettino

Il 2016 si è concluso al cinema con il film biografico Florence – Florence Foster Jenkins-  diretto da Stephen Frears ed interpretato da Meryl Streep.

Il compito di interpretare la ricca esponente dell’alta società newyorkese con una passione febbrile per il canto Le riesce magicamente, con una interpretazione stupefacente, come Lei ci ha sovente abituati.

Ma chi era Florence?

Florence Foster Jenkins è stata una soprano statunitense, che divenne famosa per la sua completa mancanza di doti canore. Ciononostante, divenne notevolmente celebre in modo non convenzionale.

Siamo negli anni della seconda guerra mondiale  e  l’ereditiera Florence Foster Jenkins è tra le protagoniste dei salotti dell’alta società̀ newyorchese. Mecenate generosa, appassionata di musica classica, Florence, con l’aiuto del marito e manager, l’inglese St. Clair Bayfield, intrattiene l’élite cittadina con incredibili performance canore. Quando canta, quella che sente nella sua testa come una voce meravigliosa, è per chiunque l’ascolti orribilmente ridicola. Solo quando Florence deciderà di esibirsi in pubblico in un concerto alla Carnegie Hall, senza invitati manipolati dal consorte, capirà di trovarsi di fronte alla più grande sfida della sua vita.

Sin da giovane Florence nutriva passione per il canto, mai incoraggiata e sostenuta dal padre, al punto tale che la stessa dovette trasferirsi a Filadelfia e provvedere al proprio mantenimento impartendo lezioni di piano.

Fu lì che conobbe il primo marito, il medico Frank Thornton Jenkins, che le lasciò come triste eredità una infezione di sifilide che alcuni anni dopo le provocò danni irreparabili alle articolazioni.

Nemmeno la malattia riuscì a fermarla, spegnendole il fuoco della passione canora. Cominciò a prendere lezioni di canto, accompagnata al piano dal giovane Cosmé  McMoon.  Dalle registrazioni appariva chiaro che la Jenkins aveva poco senso dell’intonazione e del ritmo ed era a malapena in grado di sostenere una nota. Poco importava; le piaceva la musica, e voleva diffondere l’amore attraverso la musica.

“La gente può anche dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato.”

Un esempio di testardaggine, ostinazione,  e realizzazione dei propri obiettivi.

Phisique du role perfetto per il seduttivo, fedifrago ma dannatamente accudente e romantico Hugh Grant, nei panni del secondo marito di Florence. Un sostegno sempre presente,  incoraggiante e platonicamente innamorato.  I due infatti non ebbero mai rapporti fisici, come forma di tutela verso  St. Clair.  Senza di lui, lei forse non ce l’avrebbe fatta.

Florence ha sfidato inconsapevolmente e saccentemente tutti gli schemi rigidi di quell’epoca;  il suo vero talento non fu cantare- ma credere di saperlo fare e riuscirci.
Un invito ad essere coraggiosi e a sfruttare le risorse che si hanno.

“Non importa avere grande talento ma saper sognare in grande”, si dirà nel film.

Un invito a lasciarsi scivolare di dosso i giudizi.

Un invito a circondarsi di persone che facciano il tifo per noi e ci proteggano.

Florence, nelle sale cinematografiche, in questi giorni.

Florence Foster Jenkins, il film was last modified: gennaio 5th, 2017 by L'Interessante
5 gennaio 2017 0 commenti
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Oceania Disney
CinemaCulturaIn primo piano

Disney e il nuovo film di Natale: da Moana a Oceania

scritto da L'Interessante

Disney.

Di Erica Caimi

Come sempre, la Walt Disney Animation Studios ha in programma un nuovo film d’animazione per le feste di Natale. Anche quest’anno, la tradizione non sarà interrotta e il 22 dicembre arriverà sugli schermi Oceania, il 56° lungometraggio animato diretto dai registi  John Musker e Ron Clements, famosi per aver coordinato anche La Sirenetta, Aladdin e la Principessa e il ranocchio.  In Oceania si narra la storia di una vivace adolescente di nome Vaiana che s’imbarca in una  coraggiosa avventura per salvare il suo popolo, seguendo le orme dei suoi antenati, grandi esploratori. Tremila anni fa, audaci navigatori avevano attraversato l’Oceano Pacifico e, attratti dal richiamo della scoperta, erano approdati sulle  Isole  dell’Oceania, ancora sconosciute sulle carte geografiche. Dopo di che,  le loro esplorazioni cessarano, senza che nessuno sapesse il motivo. Durante il suo viaggio, Vaiana, s’imbatterà nel semidio in disgrazia Maui, che diventerà il suo compagno d’avventura e l’accompagnerà attraverso l’oceano, in un percorso ricco d’azione, affrontando enormi creature feroci e ostacoli impossibili. La protagonista porterà a compimento l’antica ricerca dei suoi antentati, ma ancor più importante, troverà l’unica cosa che ha davvero desiderato: la propria identità.  

In Italia, il titolo del nuovo film della Disney sarà Oceania

In Italia, l’uscita del film ha già scatenato non poche polemiche sui giornali. A far discutere è la scelta del titolo, poiché mentre all’estero è Moana, in Italia uscirà come Oceania. Anche il nome della protagonista non sarà Moana, come nella versione originale, dalla quale deriva il titolo, ma diventerà Vaiana. Secondo quanto si vocifera sulla stampa estera, la scelta sarebbe dettata dal fatto che la Disney temeva possibili accostamenti alla celebre pornostar Moana Pozzi. Ad alimentare ulteriormente i sospetti,  i vertici della casa di produzione, interpellati da alcuni cronisti sulla decisione, non hanno ancora fornito risposte ufficiali a smentire o confermare l’ipotesi.

Pur dubitando del fatto che un bambino in età pre adolescenziale conosca Moana Pozzi e sia in grado di fare tale associazione, più spontanea nel mondo degli adulti, ci sono altre ragioni che spiegano la scelta oltre a quella più evidente che è stata già stata ipotizzata. Primo, il nome Moana non è stato ben accolto anche in altre nazioni, tra cui Spagna, Croazia, Ungheria, per citarne alcune, ragion per cui si è deciso di optare per Vaiana, esattamente come in Italia. Secondo, anche i nomi sono importanti quando si passa da un contesto linguistico a un altro, soprattutto se questi sono stati concepiti per evocare una particolare immagine nella mente degli spettatori. Non meno importante, se in una determinata lingua alcuni nomi suonano musicali, la medesima armoniosità dovrebbe essere mantenuta anche nella lingua di arrivo, pur perdendo l’apparente attinenza con l’originale. Se si guarda al passato, non è certo una novità nella storia della traduzione dei cartoni animati quella di adattatare i nomi dei protagonisti al contesto di ricezione. Pensate ad esempio a Qui Quo Qua, avrebbe lo stesso effetto se si fosse deciso di mantenere i nomi originali Huey, Dewey e Louie? E che ne sarebbe di Romeo er meglio der Colosseo negli Aristogatti? Se fosse rimasto O’Malley, come l’originale, nella trasposizione italiana si sarebbe persa un’importante associazione che funziona perfettamente nel contesto linguistico anglosassone. Il cognome O’Malley, in inglese, riconduce immediatamente alle sue origini irlandesi, infatti il micione rosso parla inglese con forte accento irlandese, anche per sottolineare la bassa estrazione sociale da “vagabondo”, in contrasto con quella elevata di Duchessa. Nella versione tradotta si è preferito dare un nome italiano all’ammaliante gattone, perché più funzionale al nostro contesto culturale e aggiungendo il riferimento al Colosseo, che notoriamente ospita colonie di gatti randagi, non si perde neppure la sfumatura dell’originale, pur modificando radicalmente il nome di battesimo. Così “Thomas O’Malley, The Alley Cat” (letteralmente “Thomas O’Malley il Gatto Randagio”) in Italia diventa  “Romeo Er Mejo der Colosseo”, un simpatico gatto di strada con forte accento romano.

Il nuovo film della Disney e la critica

Il film firmato Disney è stato accolto positivamente dalla critica. USA Today ha scritto: “L’inno girl-power How Far I’ll Go è il nuovo Let it Go. Che c’è di male se anziché essere una principessa preferisce essere un marinaio? Moana è comunque fortissima”.

Anche l’Entertainment Weekly mostra apprezzamenti, “Moana ha tutti gli elementi caratteristici della classica avventura della Disney – i bizzarri animali che fanno da spalla, i messaggi ricchi di ottimismo – ma la sua eroina è qualcosa di inedito, una deviazione acuta e irruenta delle classiche principesse europee che si struggono d’amore”.

La posizione di Variety si allinea a quella degli altri giornali, patteggiando per l’eroina poiché “Moana rispetta la tradizione che ha reso la Disney un leader nelle fiabe popolari animate, eppure mostra un tocco decisamente moderno decidendo di non inserire un interesse sentimentale per la protagonista. Certo, ci sono uomini nella sua vita, omoni giganteschi che ricordano i rugbisti delle Samoa e che hanno ego di pari misura: Maui vuole che i mortali lo adorino, e il padre di Moana stabilisce una regola che impedisce ai membri della sua tribù di avventurarsi oltre la barriera corallina che circonda la loro isola Motunui. Ma l’unica forza alla quale Moana risponde è l’oceano stesso”.

Disney e il nuovo film di Natale: da Moana a Oceania was last modified: dicembre 1st, 2016 by L'Interessante
1 dicembre 2016 0 commenti
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giffoni
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Giffoni, destinazione Albania

scritto da L'Interessante

Giffoni

di Maria Rosaria Corsino

Giffoni abbraccia di nuovo l’Albania con un progetto articolato in due fasi: dal 9 al 13 novembre a Tirana e, poi, dal 22 al 24 novembre a Giffoni.

L’obiettivo di “Destinazione Albania 2016”è quello di contribuire a promuovere una politica di scambio sociale e culturale tra i due Paesi, sensibilizzando diversi soggetti del mondo scolastico (strutture, allievi, docenti, genitori) verso le diversità culturali ed il rispetto delle differenze attraverso l’educazione alla multicultura e alla solidarietà.

Il progetto mira quindi a fornire una comprensione globale sui meccanismi del cambiamento sociale e lavorativo e a riflettere sul ruolo più che rilevante dei giovani nell’influenzare la realtà e innescare i cambiamenti sociali, politici, culturali ed economici.

Giffoni: uno scambio “culturale”

Per l’appuntamentoa Tirana, dove saranno presenti il direttore del Giffoni Experience Claudio Gubitosi e il Project Manager di “Giffoni Albania”Marco Cesaro, 10 studenti campani saranno nella capitale albanese per confrontarsi con i colleghi dell’Università delle Arti su Cinema e Innovazione, I Nuovi Mestieri del Cinema, Cinema e Integrazione.

Previsti due laboratori presso l’Università delle Arti di Tirana: il primo sulla recitazione con Alfred Trebicka, uno dei più importanti e noti attori cinematografici e teatrali albanesi che, per l’occasione, accompagnerà i ragazzi in un percorso formativo che va dalla recitazione al casting. Il secondo laboratorio sarà dedicato all’animazione: vecchie e nuove tecniche, dal 2D al 3D, tenuto da importanti docenti vincitori di numerosi premi. I ragazzi avranno poi modo di avviare una start-up: un format TV che verrà poi promosso anche in Italia. A guidarli uno dei più importanti giornalisti albanesi (ora anche producer Rai e Sky), Namik Ajazi, autore di numerosi documentari e produzioni televisive. Nel pomeriggio spazio alle proiezioni al Cinema Millennium con un programma che darà particolare spazio alle animazioni brevi, ai cortometraggi e alle produzioni italiane di cui l’Albania è grande consumatore.

Una particolare attenzione sarà riservata alla Campania in entrambe le fasi del progetto. La regione sarà sempre presente al fianco di Giffoni Experience che coinvolgerà tutti gli attori pubblici e privati, espressione delle eccellenze del nostro territorio, in sintonia con una partecipazione attiva degli interlocutori albanesi.

Sono previsti, inoltre, incontri con il Ministro della Cultura della Repubblica d’Albania Mirela Kumbaro, il Presidente della Commissione all’Integrazione Europea Majlinda Bregu, il Sindaco di Tirana Erion Veliaj e con i manager di aziende operanti nel settore dell’audiovisivo e dei media.

Per l’appuntamento in Italia, a Giffoni dal 22 al 24 novembre, nell’ottica della reciprocità e degli scambi culturali, saranno presenti 10 studenti albanesi per incontrare i colleghi dell’Università degli Studi di Salerno. In programma tre giorni d’incontri con docenti, manager, autori. All’appuntamento finale di Giffoni parteciperà il Sindaco di Tirana.

“Destinazione Albania 2016”è co-prodotto dalla Direzione Generale del Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, finanziato con i fondi POC della Regione Campania, dal Comune di Tirana e dal Centro Cinematografico dell’Albania.

Giffoni, destinazione Albania was last modified: novembre 10th, 2016 by L'Interessante
10 novembre 2016 0 commenti
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Moore lancia il suo instant movie: “Michael Moore in TrumpLand”

scritto da L'Interessante

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Di Erica Caimi

Michael Moore ha da poco lanciato il suo nuovo film con lo scopo, o la speranza, di proteggere la democrazia americana dal caos.  Il documentario “Michael Moore in TrumpLand” è una one-man stage performance del regista della durata di 73 minuti, durante i quali Moore disquisisce sui due candidati alla Casa Bianca, Ilary Clinton e Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali in programma per l’8 novembre. La pellicola, finanziata dalla IMG films, è stata girata per due serate consecutive agli inizi di ottobre in un teatro di Wilmington, in Ohio, nella roccaforte repubblicana, il luogo in cui Trump alle primarie ha ottenuto quattro volte i voti dell’avversaria democratica.  Moore decide di inaugurare la sua personale campagna elettorale anti-Donald proprio in Ohio, nella terra di Trump o TrumpLand, per usare lo stesso neologismo coniato dal regista. 

Il documentario è stato presentato martedì 18 ottobre a New York, riscuotendo un enorme successo tra il pubblico, che ha assistito alla prima gratuitamente, per volere dello stesso Michael Moore, il quale si è posto come obiettivo quello di mostrare il suo lavoro a quanti più americani possibile. Attualmente il film è in programmazione all’ IFC Center di New York, dove il regista si è presentato più volte a sorpresa durante le proiezioni. Presto il film sarà disponibile anche su VOD.

Secondo Moore, come si presenterebbe lo scenario futuro se vincesse Donald Trump?

La parodia di un ipotetico telegiornale futuro mostra allo spettatore come sarebbe il mondo se il candidato repubblicano si insediasse alla Casa Bianca. Le immagini sprigionano sequenze drammatiche: Trump ordina bombardamenti aerei su tutte le città di frontiera messicane, istituisce dei checkpoint con controlli a tappeto e perquisizioni in tutte le città americane e deporta alle Isole Samoa Rosie O’Donnell, un’attivista dei diritti umani. Il telereporter incalza “Entro oggi, 20 milioni di americani, che avevano dichiarato di aver votato per Trump, hanno firmato una petizione online chiedendo una rielezione”. Dopo di che, lo stesso giornalista firma in diretta la petizione e annuncia che quella sarebbe stata l’ultima trasmissione, poiché il canale televisivo sarebbe presto diventato “Trump Channel” a seguito dell’acquisizione da parte del network conservativo guidato da Roger Ailes, amministratore delegato di FoxNews e accusato di molestie sessuali.

E con Ilary Clinton, cosa succederebbe secondo Moore?

La strategia retorica di Moore è sapientemente equilibrata. Non idealizza la Clinton, descrivendola come un perfetto leader, al contrario ammette apertamente i suoi errori, tra questi il sostegno alla guerra in Iraq e le strette relazioni con Wall Street, non nasconde le criticità legate alla sua personalità, le lascia fluire con disinvoltura. Passa al contrattacco soltanto in un secondo momento, snocciolando i lati positivi della candidata.  Con questo intento utilizza un’intervista rilasciata da Donald Trump al programma televisivo “The Awful Truth,” nel corso della quale il repubblicano manifestava apprezzamenti a Ilary Clinton nel lontano 1998. Così facendo, è lo stesso Trump a elogiare le qualità dell’avversaria in un tempo antecedente la campagna elettorale. Questa tattica addolcisce lo spettatore e lo prepara ad ascoltare la storia di Ilary, capire da dove viene e com’è diventata la donna di oggi.

Per Micheal Moore eleggere una donna a Presidente degli Stati Uniti significherebbe dare una svolta storica al paese, perché lei stessa incarnerebbe il cambiamento così come Papa Francesco si è rivelato innovativo per la Chiesa cattolica. Il film dissipa i dubbi: la presidenza Clinton potrebbe essere soltanto una cosa buona, così come positive sono le persone dello staff che le fanno da sfondo.  

Obiettivo di Michael Moore

L’intento del regista è chiaro: portare alle urne i disillusi, convincere gli indecisi a orientarsi sulla Clinton e dissuadere i sostenitori di Trump a votarlo.

Come recita un detto, chi vivrà vedrà, quindi non resta che attendere l’8 novembre per conoscere il nome del prescelto tra quelli che, secondo alcuni sondaggi, sembrano essere i peggiori candidati alla presidenza degli ultimi 40 anni.

Moore lancia il suo instant movie: “Michael Moore in TrumpLand” was last modified: novembre 5th, 2016 by L'Interessante
5 novembre 2016 0 commenti
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