Berlino
Di Roberta Magliocca
27 Luglio. Berlino e la bellezza
Giorno 1. “Il cielo è azzurro sopra Berlino“, disse qualcuno anni fa. Già. Il cielo oggi, qui a Berlino, è azzurro e il sole è pieno, caldo, dannatamente caldo. Esco di casa, capelli raccolti alla meglio, due gocce di sudore scendono lente lungo la linea curva della schiena. Odio l’estate. Cammino buttando occhi qua e là. Poi li riprendo per buttarli poco più avanti. Strade larghe, immense. Almeno tre corsie per senso di marcia. Palazzoni sfrecciano verso l’alto e quasi lo sguardo fa fatica a vederne la fine. E poi lui, l’omino dei semafori. Ohhh, che buffo.
Un simpatico pupazzetto verde, con bombetta in testa, nell’atto di attraversare. Caratteristico evidentemente, visto i numerosi negozi di souvenir a lui dedicati. Ma, torniamo alla mia passeggiata. Innumerevoli starbuks sulla mia strada. Che meraviglia. Oltre gli occhi, comincio a buttare qui e lì anche l’obiettivo della mia macchinetta fotografica. Arrivo alla stazione della metro, un nome impronunciabile. U6. Poi U9. Prima tappa di questo lungo weekend berlinese: Castello di Charlottenburg, il più grande palazzo storico rimasto a Berlino dopo la seconda guerra mondiale. Un po’ di fila per fare i biglietti. Tessera studenti. Ridotto. (Che sarà arrivata anche qui la voce delle tasse universitarie italiane?).Cuffiette che mi sparano nelle orecchie la voce di un colto ragazzo che, in italiano ovviamente, mi spiega ciò che andrò a visitare di lì a poco. Tutto imponete e suggestionante. Stanza Rossa. Stanza Blu. Stanza Ovale. Stanza Damasco. Stanza Verde con sfumature viola. Stanza Gialla con un nonsocchè di arancione, tendente al corallo spinto. Stanza checoloresaràmaiquesto.
I dipinti mi tengono incollato lo sguardo ai loro colori, esattamente come le stanze. La più bella è quella delle feste da ballo. In un attimo m’immagino dama del ‘700, invitata alla corte di Sophie Charlotte (‘onna sofì, per gli amici). “Per passare alla descrizione della stanza successiva, premi il tasto verde”, tuona la voce della guida. E io, la guida, me la immagino fisicamente. Un George Clooney nostrano. Spezzo l’incantesimo del ballo di corte e, in un attimo, sono nella stanza della bellezza (e sottolineo BELLEZZA). C’è una toletta dove Sophie si faceva BELLA per le papere del suo giardino o per chi andasse a trovarla. La stanza della BELLEZZA ( e ri-sottolineo BELLEZZA, non stanza, ma BELLEZZA) è piccola, verde bottiglia, ben proporzionata. Vari oggetti, sedie, piccoli divani arredano il piccolo spazio, ma, il soffitto attira la mia attenzione. In alto, infatti, è rappresentata Venere, dea della bellezza (scusate se molesto ancora i vostri occhi ma è importante sottolineare ancora una volta la parola BELLEZZA). E’ bella lei. Capelli lunghi, carnagione pallida.
Ma, non mi è sfuggita, di grazia, la sua corporatura. Venere, bontà sua, si sarà aggirata intorno agli 80 kg (etto più, etto meno). Ricordo a quei pochi lettori che avranno avuto la pazienza di arrivare a questo rigo del racconto, che stiamo parlando della dea della BELLEZZA…BELLEZZA, cioè, vamoseacapisse. A questo punto, la conclusione di questa visita guidata non può che essere la seguente:
LA BELLEZZA È CHIATTA!!!