sciopero
A Napoli, così come in moltissime città di Italia e nel mondo, l’8 Marzo diventerà una giornata in cui sperimentare diverse pratiche e forme di blocco della produzione capitalistica e della riproduzione sociale. Attueremo nell’arco di un intera giornata forme di sciopero, pratiche di sospensione, di sovversione, di sottrazione e riappropriazione, e vivremo un 8 Marzo di lotta.
Una giornata di lotta globale, quindi, in cui tutte le forme di oppressione e subalternità ritroveranno il loro spazio di esistenza partendo dalla centralità del soggetto donna e femminista, reinventando le forme di sciopero, per opporci alle molteplici forme di violenza che assorbono le nostre vite nella loro totalità.
Per un giorno scioperiamo, sia dal lavoro pagato che da quello che siamo costrette a fare gratis. Ci riprenderemo le strade , con i nostri corpi, i nostri desideri e i nostri bisogni, attraversando la città tutt* insieme.
Al grido di “SE LE NOSTRE VITE NON VALGONO, ALLORA SCIOPERIAMO, l’8 Marzo ci fermiamo e interromperemo ogni attività produttiva e riproduttiva partiremo la mattina con momenti dislocati nella città e ci ritroveremo alle 17:00 a piazza Dante per partire tutt*in un corteo musicale; attraverseremo le strade della città di sera quando ci vorrebbero docili, impaurite ed isolate.
Il corteo sarà inoltre accompagnato da animazione per le/i bambine/i.
Oltre a scioperare nel tuo luogo di lavoro, per rendere visibile lo sciopero riproduttivo:
● durante tutta la giornata vestiti di nero e fucsia
● sciopera dai lavori di cura, dal lavoro domestico, da tutte quelle attività che ogni giorno ti senti costretta a fare in quanto donne o in base al ruolo di genere in cui ti senti costretta.
Ci sono molti modi per partecipare alla giornata dell’8 Marzo:
● puoi diffondere a lavoro i Volantini e i materiale con i motivi dello sciopero, scaricabili dal blog di Non Una di Meno
● puoi appendere alle finestre striscioni che sostengono lo sciopero
● puoi vestirti di nero e con una fascia o un accessorio fuxia, i colori scelti per rappresentare la protesta
● puoi spargere la voce sui social con gli hashtag #LOTTOMARZO #NONUNADIMENO #SIAMOMAREA
● puoi scendere in piazza riappropriandoti degli spazi pubblici con il tuo corpo insieme a tante altre donne ore 18.00 Piazza Dante partenza Corteo/Street Parade
Lo sciopero: tutti gli appuntamenti di Napoli
● ore 6.00: Blocchi dislocati in città e in periferia
● ore 12:00 Facoltà di Lettere e Filosofia, dell’Università degli studi di Napoli, Federico II, Via Porta di Massa, 1, 80133 Napoli.
Lettera alle/ai docenti “L’8 Marzo liberiamo la didattica dal maschilismo”. Link: https://www.facebook.com/notes/non-una-di-meno-napoli/l8-marzo-liberiamo-la-didattica-dal-maschilismo/1364257503635342
●ore 17:00 Piazza Dante
SE LE NOSTRE VITE NON VALGONO, NOI SCIOPERIAMO
Corteo/Street Parade
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Constatiamo ogni giorno quanto la violenza sia fenomeno strutturale delle nostre società, strumento di controllo delle nostre vite e quanto condizioni ogni ambito della nostra esistenza: in famiglia, al lavoro, a scuola, negli ospedali, in tribunale, sui giornali, per la strada… per questo il prossimo 8 marzo sarà uno sciopero in cui riaffermare la nostra forza a partire dalla nostra sottrazione: una giornata senza di noi. Resteremo al sole delle piazze a goderci la primavera che arriva anche per noi a dispetto di chi ci uccide per “troppo amore”, di chi, quando siamo vittime di stupro, processa prima le donne e i loro comportamenti; di chi “esporta democrazia” in nostro nome e poi alza muri tra noi e la nostra libertà. Di chi scrive leggi sui nostri corpi; di chi ci lascia morire di obiezione di coscienza. Di chi ci ricatta con le dimissioni in bianco perché abbiamo figli o forse li avremo; di chi ci offre stipendi comunque più bassi degli uomini a parità di mansioni…
Dopo la grande manifestazione del 26 e l’assemblea partecipatissima del 27 novembre a Roma, e dopo l’ appuntamento nazionale, del 4 e il 5 febbraio che abbiamo animato a Bologna, ci attende un’altra sfida.
Le forme tradizionali del lavoro e della lotta si combineranno con la trasformazione del lavoro contemporaneo – precario, intermittente, frammentato – e con il lavoro domestico e di cura, invisibile e quotidiano, ancora appannaggio quasi esclusivo delle donne, ancora sottopagato e gratuito. Sarà uno sciopero dai ruoli imposti dal genere in cui mettere in crisi un modello produttivo e sociale che, contemporaneamente, discrimina e mette a profitto le differenze.
A cento anni dall’8 marzo 1917, torneremo in strada in tutto il mondo, a protestare e a scioperare contro la guerra che ogni giorno subiamo sui nostri corpi: la violenza, fisica, psicologica, culturale, economica. Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!
A COSA SERVE LO SCIOPERO:
Lo sciopero è in primo luogo una forma di lotta che si fonda sul blocco della produzione e sull’astensione dal lavoro con l’obiettivo di produrre un danno economico e di rendere tangibile il ruolo del lavoro nella produzione.
Mutuiamo lo sciopero come pratica fondamentale per segnalare la nostra sottrazione da una società violenta nei confronti delle donne: per questo lo sciopero sarà articolato sulle 24 ore e riguarderà ogni nostra attività, produttiva e riproduttiva, ogni ambito, pubblico o privato, in cui discriminazione, sfruttamento e violenza su ognuna di noi si riaffermano. Se delle nostre vite si può disporre (fino a provocarne la morte) perché ritenute di poco valore, vi sfidiamo a vivere, produrre, organizzare le vostre vite senza di noi. Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo.
Uno sciopero per ribaltare i rapporti di forza, per mettere al centro le nostre rivendicazioni, la necessità di trasformare relazioni, rapporti sociali e narrazioni. In casa, a scuola, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni. Uno sciopero che ha nel piano femminista antiviolenza la sua piattaforma e il suo programma di lotta e di trasformazione scritto dal basso.
COME SCIOPERARE L’8 MARZO
Non esiste una sola forma di sciopero da sperimentare l’8 marzo. Esistono condizioni di lavoro e di vita molto diverse. Lo sciopero coinvolgerà lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, intermittenti, disoccupate, studentesse, casalinghe. Indipendentemente dal nostro profilo, siamo coinvolte in molteplici attività produttive e riproduttive che sfruttano le nostre capacità e ribadiscono la nostra subalternità.
Per praticare concretamente il blocco delle attività produttive e riproduttive, elenchiamo solo alcune possibilità: l’astensione dal lavoro, lo sciopero bianco, lo sciopero del consumo, l’adesione simbolica, lo sciopero digitale, il picchetto…
Lo sciopero si rivolge principalmente alle donne, ma ha più forza se innesca un supporto mutualistico con gli altri lavoratori, le reti relazionali e sociali, chi assume come prioritaria questa lotta. Vogliamo trovare soluzioni condivise e collettive come è avvenuto in Polonia in cui molti uomini, mariti, compagni, padri, fidanzati, fratelli, nonni, amici, hanno svolto un lavoro di supplenza nello svolgimento di attività normalmente svolte dalle donne.
Le assemblee cittadine di Non Una di Meno e i tavoli di lavoro tematici, territoriali e nazionali, saranno il luogo privilegiato in cui costruire e immaginare le forme dello sciopero a partire dalle vertenze, dalle specificità del territorio e dalle reti attivate, attraverso iniziative pubbliche di confronto e di approfondimento in avvicinamento all’8 marzo. Sarà comunque utile immaginare strumenti che facilitino lo scambio di idee e proposte, la costruzione di immaginario, utilizzando il blog e campagne social.
L’obiettivo è andare oltre l’evocazione e il simbolico e praticare concretamente il blocco delle attività produttive e riproduttive da parte del maggiore numero possibile di persone.
Abbiamo fatto appello ai sindacati per la convocazione di uno sciopero generale per l’8 marzo così da permettere la possibilità di adesione al più ampio numero di lavoratrici dipendenti e a chi gode del diritto di scioperare.
Se sei precaria e non ti è garantito il diritto di scioperare, puoi chiedere un permesso (per esempio per andare a donare il sangue) e astenerti dal lavorare. Per chi lavora in nero o in modo saltuario si possono organizzare iniziative di sostegno materiale e casse di mutuo soccorso.
Grande ruolo potranno avere i centri antiviolenza in quella giornata organizzando iniziative e rilanciando il piano femminista contro la violenza a partire dall’esperienza e le competenze di chi opera in questo settore.
La pratica del picchetto può essere utilizzata per un doppio scopo: bloccare gli accessi per bloccare la produzione; praticare presidi di denuncia contro persone, narrazioni e comportamenti violente, svilenti e dannose per le donne (reparti a alta densità di obiettori di coscienza, luoghi di lavoro, testate giornalistiche, …) sul modello dell’escrache argentino.
L’8 marzo quindi incrociamo le braccia interrompendo ogni attività produttiva e riproduttiva. Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo.