Trasselli
Di Christian Coduto
Il sorriso è quello di sempre. Quello che vediamo da anni in televisione, al cinema o per chi (come me) ha avuto la fortuna di incontrarla, in tanti spettacoli teatrali: sincero, caloroso, accogliente. Ma, soprattutto, spontaneo.
Lavorare con artisti importanti, l’aver fatto una gavetta lunga ed impegnativa non le ha tolto l’umanità, è rimasta una donna concreta. Assume con me un atteggiamento quasi protettivo, da sorella maggiore. Se le faccio qualche complimento per le sue mille performance, si intimidisce e mi ringrazia ripetutamente. Parlerei con lei all’infinito: percepisci intorno a lei un’aura buona, di estrema positività.
Giorgia Trasselli ci racconta di sé
Quando nasce l’amore per la recitazione per Giorgia Trasselli?
Stando ai ricordi dei miei genitori e dei miei parenti, l’amore per la “recitazione” pare sia nato con me, ma è impossibile darti una data precisa: di sicuro sin da quando ero piccola, ai tempi delle elementari. Con l’adolescenza, l’amore si è trasformato in bisogno, una vera e propria necessità.
Al cinema sei stata diretta da registi del calibro di Paolo Genovese, Duccio Tessari, Luigi Magni e Marco Ferreri. Che differenze ci sono nella recitazione teatrale e in quella di fronte ad una macchina da presa?
Di sicuro cambiano i mezzi … la macchina da presa impone un lavoro profondo, capillare, forse più “piccolo” per usare un termine di comodo. In teatro c’è la stessa profondità, la stessa ricerca, ma è indispensabile ampliare, non faccio riferimento solo alla voce, sia chiaro. Tutto deve essere visto, fino all’ultima fila. In più, la vita che si racconta si ripete, si rinnova sera per sera. La vita del personaggio, della musica, della scena, delle luci e così via …
Cristina Comencini ti dirige ne “I divertimenti della vita privata”. In Italia, purtroppo, abbiamo pochissime registe. Qual è l’approccio di una donna che supervisiona un lungometraggio? Ti piacerebbe dirigere un film?
Beh … sappiamo che per una donna è sempre tutto un po’ più complesso, ma non vorrei cadere nei classici luoghi comuni. Credo che le opportunità ci siano sempre per le persone in gamba, tenaci e valide professionalmente. Per quanto riguarda me, direi proprio di no. Non mi piacerebbe dirigere un film, non ci ho mai pensato, anche perché non ne sarei capace.
Primo elemento che salta subito all’occhio: la modestia. Punta a far bene quello che ama fare, non si lancia in cose che non le appartengono. Non vuole strafare.
Rimarrai per sempre nel cuore degli spettatori italiani grazie al personaggio della “Tata” in “Casa Vianello”. Che ricordi hai di quella esperienza?
Ho dei ricordi meravigliosi legati al periodo di “Casa Vianello”. A distanza di anni, godo ancora dell’eredità in termini di notorietà e affetto da parte del pubblico che quella serie mi ha regalato.
Negli anni ’90 sei stata una delle più amate dai bambini grazie al gioco televisivo “Che fine ha fatto Carmen Sandiego?”. Com’è il pubblico dei più piccoli?
Uh! “Carmen San Diego” è stato un’altra bellissima esperienza! Più difficile ed impegnativa di quanto si possa immaginare. Ogni giorno dovevo imparare a memoria un bel numero di copioni, ma si lavorava sodo e con immensa soddisfazione.
Tanto, tanto teatro a partire dagli anni ’70. Qual è lo spettacolo al quale sei maggiormente legata?
Sono affezionatissima agli spettacoli brechtiani del mio primo periodo al Politecnico Teatro. Ne ricordo con piacere diversi allo Stabile di Roma e uno che feci al Teatro Manzoni di Roma “Morte in esilio per debiti, di don Antonio Lucio Vivaldi Veneziano” diretto da Luigi Tani. Sono molto legata anche a “La vita è gioco” di Alberto Moravia con la regia di Luciano Melchionna.
Nella lunghissima carriera di Giorgia Trasselli, c’è anche spazio per alcuni famosi spot televisivi …
Sì! La birra Dreher con la regia di Leone Pompucci, la maionese Calvè con la regia di Massimo D’Alatri e di recente uno spot accanto a Gigi Proietti (ero elettrizzata!) Senza dimenticarmi dei riuscitissimi spot delle gocciole Pavesi, in cui interpreto il ruolo della suocera di Tarzan! …. sai ho capito, nel tempo, quanto sia difficile e importante allo stesso tempo, lavorare in buone pubblicità; sono esperienze che ti arricchiscono artisticamente.
La osservo con molta attenzione, non posso farne a meno: è davvero bella. Ha dei lineamenti molto delicati, espressivi, degli occhi profondi. Eppure, ha costruito la sua intera carriera solo ed esclusivamente grazie alla sua personalità artistica. Prendendosi spesso in giro, con gustosa autoironia. Non ha mai avuto bisogno di finti scandali o gossip patetici: quando c’è sostanza, alla base, il pubblico ti ama e lo fa in maniera incondizionata.
Parliamo di un altro incontro di grande successo: quello con Luciano Melchionna e il suo “Dignità autonome di prostituzione”.
(Si illumina) … Dignità autonome è davvero un grande amore: un format di per sé scoppiettante, sempre sorprendente nonostante sia in cartellone da tantissimi anni, complesso, faticoso … è un circo teatrante che richiede una precisione millimetrica, considerando la sua struttura. Mi sento legata al mio monologo, che ripeto mille volte ad un pubblico sempre diverso e che, molto spesso, già conosco perché torna a rivedermi più volte. Provo amore per PAPI Luciano Melchionna, grande direttore d’orchestra e maestro d ‘anima.
Melchionna ti dirige anche in “Parenti serpenti”, tratto dall’omonimo film di Mario Monicelli. A te è affidato il ruolo di Nonna Trieste. Uno spettacolo complesso, molto articolato. Due ore e mezza sul palco non sono affatto uno scherzo, vero?
“Parenti serpenti” è uno spettacolo davvero molto bello; è stato prodotto da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro lo scorso anno. Sono molto affezionata al mio ruolo, quello di Trieste, ma in realtà in questa storia tutti i personaggi sono interessanti. Sono stati curati tutti da Luciano con eguale amore e attenzione. E’ uno spettacolo forte, coinvolgente, che ha avuto e che, ne sono certa, avrà una grande eco nel tempo.
La televisione ti corteggia tra “Ris”, “Un medico in famiglia”, “Distretto di polizia” e “Don Matteo”. E’ difficile per un attore, all’inizio, adattarsi a tempi e dinamiche così differenti rispetto a quelle teatrali?
E’ vero: il passaggio dal teatro alla televisione, a volte, un po’ difficile lo è. Tempi e ritmi differenti, diversa impostazione per creare le scene, i dialoghi, i personaggi, ma se dietro a tutto questo ci sono un buon autore e un buon regista, adattarsi diventa una cosa naturale.
Teatro, cinema, televisione. Qual è l’ambito più naturale per Giorgia Trasselli?
Così, di impatto, mi verrebbe da dire il teatro. Però non posso nascondere di trovarmi benissimo anche in televisione. Certo, dipende anche dal tipo di televisione … il cinema mi piace moltissimo … sono molto indecisa, sono sincera!
La tv è piena di Reality che vedono personaggi famosi coinvolti in situazioni strampalate e folli. Accetteresti di partecipare come concorrente ad un Reality? In caso affermativo, quale?
Onestamente? Non ho mai visto un Reality, giusto qualche spezzone qui e lì facendo zapping. Non credo che sarei la tipa giusta per partecipare ad uno spettacolo del genere: mi butterebbero fuori già nel corso della prima puntata (scoppia a ridere).
Capisco subito quello che vuole dire: lei è un’attrice. E’ quello che vuole fare ed è quello che effettivamente fa. In un Reality anche io la vedrei fuori luogo. Come potrebbe trovarsi a suo agio una donna che vive di arte in un habitat posticcio e programmato?
Io mi occupo di cinema. Qual è il film della vita di Giorgia Trasselli e perché?
Christian sai che questa è davvero una bella domanda? (E’ un po’ incerta) Non riesco a … non credo che ci sia film che … (ci ripensa) forse “Via col vento”, ma non tanto per il film in sé, quanto piuttosto per Rossella O’Hara. Ho sempre ammirato l’attrice Vivien Leigh, sin da piccola. Quel personaggio poi … mi sarebbe piaciuto molto somigliare a Rossella … un po’ di più, intendo (ride)
Cosa dobbiamo attenderci da Giorgia Trasselli per questo 2017?
Per l’intero mese di luglio parteciperò a questa nuova avventura di acting itinerary, che mi vedrà in giro per alcune strade del centro di Roma in costume cinquecentesco. A novembre sarò a Firenze con lo spettacolo “Un per cento, punizione ad effetto”. A dicembre sarò al Teatro La Cometa di Roma con ” La spallata” di Gianni Clementi, per la regia di Vanessa Gasbarri; subito dopo riprenderemo “Parenti serpenti” all’Alfieri di Torino, all’Augusteo di Napoli, all’Eliseo di Roma e in tante altre piazze … una lunga tournèe, insomma!
Termino con una domanda alla Gigi Marzullo : fatti una domanda e datti una risposta
Oh Santo cielo! “Sarò ancora in grado di suscitare interesse e stima nel pubblico?” Risposta “Spero proprio di sì!”.