Bufala
Di Michela Salzillo
Anno nuovo quello in arrivo, ma attenzione alle vecchie bufale! Sì, perché stando alle giovani premesse, la strada delle cattive abitudini pare essere ben asfaltata per ospitare recidive da premio oscar. Nei giorni scorsi, infatti, come accadde esattamente un anno fa, la fandonia dell’agguato terroristico al centro commerciale Campania ha nuovamente scalato le classifiche delle migliori demenze in circolazione. Puntuale sia in data che in materia, la bugia del presunto attentato, architettato in loco per i prossimi festivi del 24, 25 e 26 dicembre, è stata la regina del contagio in rete, almeno fino all’arrivo della smentita ufficiale. Quella del 20 dicembre è una data che, senza volerlo, è ormai diventata la ricorrenza peggiore dei calendari fasulli, e questo perché lo scorso anno, poco dopo i tragici fatti di Parigi, una menzogna simile si sparse a macchia d’olio nella stessa giornata. Quando non si impara dagli errori, però, il vizio è sempre peggiore della prima contaminazione, lo dimostra il fatto che, questa volta, il giochino imbecille sia dilagato nelle chat di diversi cellulari a neppure ventiquattro ore di distanza dall’attentato di Berlino, ricordiamo infatti che: un camion, lo scorso 19 dicembre, ha travolto la folla tedesca, di origine e di adozione, mentre vittime, feriti e sopravvissuti erano intenti a fare la cosa più naturale del mondo, specie in questo periodo, perdersi fra le bancarelle del mercatino natalizio, allestito, per l’occasione, nella parte ovest della città, nei pressi della chiesa del ricordo.
Il mondo contava ancora morti e dispersi, quindi, nel momento in cui qualcuno ha pensato bene di sfruttare l’allerta per generare, stupidamente, ulteriore tensione. Quando accadono fatti di questo tipo, si sa, la paura diventa vicina di casa e basta veramente poco per trasformarla in terrore; anche un messaggio audio diffuso su whatsApp può essere sufficiente.
La bufala del musulmano che avrebbe annunciato l’attentato natalizio nei centri commerciali: il messaggio
La nota vocale, partita dall’ intricata rete dei gruppi whatsApp, rende protagonista un’anonima voce femminile, la quale, secondo la sua ricostruzione, esprimerebbe timore per quanto accaduto a suo fratello poche ore prima, mentre si trovava al centro commerciale Campania in compagnia di amici. Riproponiamo, testuale, parte del messaggio:
“Mio fratello, oggi pomeriggio, è andato al centro Campania con gli amici. Mentre stavano mangiando, hanno trovato a terra il portafogli di una persona . L’hanno preso e dentro ci stavano 1500 euro, hanno visto i documenti ed erano di una persona musulmana… Sono andati alla stazione degli oggetti smarriti, lo hanno deposto e hanno rintracciato la persona che aveva perso il portafogli … stava ancora nel centro commerciale. Questa persona si avvicina, ringrazia mio fratello con gli amici, e dice: guarda, io vi voglio fare un regalo, visto che voi mi avete restituito il portafogli, vi voglio regalare metà dei 1500 euro… Mio fratello e gli amici non hanno accettato… allora lui ha detto: visto che non accettate i soldi, vi voglio fare un regalo ancora più grande. Non venite ai centri commerciali, ma soprattutto al centro Campania, perché li vogliono attentare nel periodo natalizio. Io non so se sia vero, ma voglio diffondere questa notizia. Poi sta alla persona se vuole andare o meno.”
E a diffonderla ci è riuscita benissimo, tanto che sin dai primi minuti del passaparola, alcune testate giornalistiche hanno sentito il dovere di pubblicare quanto stesse accadendo, pur ponendo il dubitativo come la conditio sine qua non indispensabile per la diffusione della notizia. Al momento non sappiamo se la ragazza tristemente famosa sia stata rintracciata dalle forze dell’ordine per una qualche sanzione, ma è sempre bene ricordare che, in merito alla questione, l’articolo 658 del codice penale regola e disciplina il reato di procurato allarme presso le autorità, prevenendo pene che possono corrispondere anche alla detenzione in carcere per la durata di mesi. Dopo la massiccia diffusione in rete, oltre che dell’audio in questione, anche di titoli conniventemente allarmanti, la direzione del centro commerciale Campania ha pubblicato una breve nota in cui chiarisce:
“ La voce ed il contenuto sono identici al dicembre 2015. Il Centro Commerciale Campania ribadisce che la notizia che sta girando sulla rete e sui social è completamente priva di fondamento. “Invitiamo le testate on line, i blog ed i social che hanno pubblicato la bufala ad operare con immediatezza le smentite del caso con la stessa evidenza, in quanto si tratta di procurato allarme” .
Una specifica, questa, che qualcuno ha ritenuto addirittura superflua, in quanto starebbe al lettore avvalersi di intelligenza e prudenza, indispensabili per soppesare la veridicità delle notizie, ma è davvero sempre così?
Le bufale del web e quelle smentite che non parlano chiaro
È un po’ antipatico ammetterlo, ma diciamoci la verità, fatti del genere sono all’ordine del giorno. Chi fa questo mestiere lo sa, se non altro perché ne descrive i cavilli quasi sempre in contemporanea con le rispettive diffusioni. +++ ALLARME BOMBA +++resta forse uno dei titoli più sfruttati nel panorama cronistico online: basta uno zaino fluo scordato su di una panchina seminuova o un borsone accostato all’angolo di un cavalcavia, che si fa presto a gridare il sospetto. Questo lo evidenziamo non per rendere legittime le inventive dei ciarlatani, sia chiaro, è giusto condannarle, del resto lo abbiamo fatto anche noi fino ad ora, ma non possiamo di certo negare che di articoli discutibili ne girino parecchi.
Posto in premessa il dato, tanto inconfutabile quanto democratico, che ognuno sceglie di fare il proprio lavoro come crede sia giusto, non si può negare però che certe politiche di informazione siano, spesso, poco utili alle smentite. È vero che, come i libri, le notizie non vanno giudicate dalla copertina, ma quando tre giorni fa qualcuno ha boicottato la bufala sopraindicata, citando comunque un titolo del genere: “ Il Campania puntato dai terroristi. È allarme”, qualche domanda su dove finisca il limite di procurato allarme ce la siamo fatta pure noi.