Caterina
Di Michela Salzillo
Sanremo è sempre Sanremo. Sì, anche quando non si parla di musica, anche se le polemiche e gli entusiasmi vanno a finire nelle briglie del cinguettio mediatico. Sono lontani i tempi in cui il cantautorato italiano si apprestava ad essere, insieme agli interpreti, il solo protagonista di rilievo del festival dei fiori, quando in gara c’erano esclusivamente i brani e neppure i cantanti potevano farsi scudo con le manie di protagonismo. L’epoca è dunque cambiata, come è giusto che sia. C’è chi è pronto a scommettere che insieme agli anni che non torneranno più, stia andando via quel rigore cerimoniale che al palco dell’Ariston conferiva una diligenza diversa, gli anni in cui l’ inciucio, la querelle fra ospiti e concorrenti erano solo il sipario di un retroscena poco interessante. Ma è davvero così? Probabilmente era semplicemente tutto poco evidenziato! In effetti a Sanremo musica e costume si sono sempre incontrati, era soltanto uno scontro meno social. Le critiche si facevano su carta, senza alcun limite caratteri, e in certi casi c’era addirittura più accuratezza nel pungere il malcapitato. Certo, era un privilegio riservato molto più agli addetti stampa che non al pubblico osservatore, che oggi è invece diventato il primo commentatore di eventi, a cui spesso i giornali sono costretti a chiedere il diritto d’autore. Una notizia deve essere prima la regina delle top trend, vale a dire che a renderla protagonista di testata , spesso, sono senza dubbio i tweet ad essa riferita. E Sanremo di hashtag ne fa volare parecchi. Dalle canzoni agli abiti; dalle gaffe agli ascolti.
Diciamocelo, è scritta nella storia l’attitudine alle papere da palcoscenico, e quando non arrivano sembra che manchi un tassello importante su cui alimentare il chiacchiericcio. Nulla di nuovo, insomma. È Così che succede: nella vita reale ci si affaccia dal balcone, in quella televisiva si calcano le scene e nella virtuale ci si affida al tweet di turno. Niente di scandaloso! È l’effetto del passaparola che diventa pubblico. Quando però sulla carta di identità del parere comune hai scritto personaggio famoso, qualche riserva forse dovresti pure avercela, specie se commenti questioni di una data serietà. Non perché sia giusto snaturarsi, esprimere un parere è legittima libertà, ma a volte sarebbe senz’altro corretto fare appello al decoro, perché se fai parte del mondo dello spettacolo potresti essere il beniamino di qualcuno, adolescente e non, che magari ti copia pure il calzino bucato nelle scarpe ritenendolo la cosa più figa del mondo.
Caterina Balivo e i commenti di troppo: il tweet perde il pelo ma non il vizio
Forse questo Caterina Balivo, attuale conduttrice della trasmissione Rai “Detto Fatto” lo sa bene. Forse è la festa sanremese che gasa i commenti di troppo. Fatto sta che dopo la brutta figura con Diletta Leotta, la presentatrice campana ci è ricascata con un arduo commento su Ricky Martin. Durante la prima serata del Festival, per chi se la fosse persa, è arrivata sul palco la giovane giornalista Sky, invitata dai padroni di casa a testimoniare un triste episodio di cyber-bullismo che l’ha vista protagonista di recente. Commentando così tutto quanto le è accaduto:
“è stato un duro colpo, ma dopo una prima fase di sgomento, ho deciso di reagire! Non soltanto psicologicamente ma anche attivamente, denunciando immediatamente alla polizia postale la gravissima violazione della privacy che purtroppo ho subito. C’è pochissima conoscenza di questa materia. Si tratta di un reato, un reato vero e proprio. È giusto che tutti debbano sapere cosa si può e che cosa non si può fare con la tecnologia, questo perché determinate cose succedono anche a ragazzi molto più giovani di me… Io ho venticinque anni, ma ci sono ragazzi e ragazze veramente piccoli che hanno bisogno di essere tutelati. Il mio messaggio va a loro: siate coraggiosi, non abbiate paura! Siate forti.”
Un messaggio importante quello della Leotta che teniamo ad evidenziare, non per patteggiare facile, ma perché sottolineare queste testimonianze non è mai abbastanza. Siamo sicuri che anche di questo sa la Balivo, nonostante, dopo le parole della giovane collega, abbia così commentato:
“Non puoi parlare della violenza sulla privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna.” Non che sia rilevante, ma il vestito a cui si fa riferimento nel tweet è un elegantissimo abito rosso con ricami argentati, composto da un top e un’ampia gonna che doveva essere per forza allargata, a meno che la Leotta non volesse provare l’ebbrezza di un capitombolo in prima serata.
Contro la conduttrice si sono scagliati in molti, compresa Maria De Filippi che nella conferenza stampa ha poi detto: “ dare credito a questa polemica sarebbe come dire che una donna può essere violentata perché il vestito che porta ha un spacco”.
A Pensarla così è anche la scrittrice Melissa Panarello che scrive:
La polemica sul vestito di Leotta è pazzesca: una donna che parla di bullismo non può mettere un vestito con lo spacco? Quindi, dopo essere stata insultata, denigrata e sbeffeggiata, devi pentirti tutta la vita e vestirti da suora laica? Devi rinunciare alla tua libertà per lasciare agli altri la libertà di insultarti? È un po’ come quelli che affermano che ti hanno violentato perché indossavi la gonna.
Queste sono solo alcune delle risposte alla Balivo, che si è poi pubblicamente scusata per il commento infelice. Ma se è vero che: tutto è bene quel che finisce bene, il tweet della conduttrice non perde il vizio. Qualche ora dopo l’accaduto, infatti, è stato il turno di Ricky Martin che, ospite d’eccezione sul palco di Sanremo, ha fatto impazzire gli ormoni di Caterina, che si è così espressa:
“Bono, bono. Che commenti devo fare? Sei bono. Ricky sei bono anche se sei frocio”. Che dire, data la perseveranza ci sentiamo di esprimere un consiglio non richiesto:
Cara Caterina, che ne diresti di introdurre nel tuo programma un toutorial su come fare il gioco del silenzio? Forse così ti verrà più facile ricordare che ci sono parole da non dire, e che non sempre è necessario commentare.