I luoghi infestati di Napoli
I luoghi infestati di Napoli
Palazzo Penne
Il palazzo appartenente al signor Penne, segretario del Re, par essere stato costruito in una notte. Il funzionario, innamoratosi di una fanciulla che gli promise amore se le avesse costruito un palazzo in una sola notte, chiese aiuto al diavolo Belzeburp. Al momento della resa dei conti però il signor Penne creò un tranello ad Diavolo che, infuriato, si dice sia stato risucchiato dalla terra che si aprì in due. In quello stesso punto oggi sorge un pozzo.
Piazza San Domenico Maggiore
Questo è senza dubbio dei luoghi più infestati di Napoli. Spicca qui il palazzo di *Maria D’Avalos *uno degli spiriti più tormentati di Napoli. Uccisa dal marito poiché adultera, il suo corpo fu gettato in mezzo alla piazza e lasciato lì per un paio di giorni in segno di disprezzo. Ancora oggi alcuni dicono di averla vista affacciata al balcone della casa.
Cappella San Severo
Nota soprattutto per il Cristo Velato, la cappella nasce in realtà come centro di raccolta massonica. Il Cristo infatti, è velato proprio perché i Massoni dovevano entrare nella chiesa completamente coperti, in una sorta di cecità, e scoprirsi solo dopo
un percorso iniziatico, raggiungendo così l’illuminazione. Sono presenti all’interno della stessa poi, le due macchine anatomiche che si dice siano corpi veri poiché perfetti, anche se poi studi approfonditi hanno dimostrato il contrario.
Piazza del Gesù Nuovo
Si dice che al pomeriggio, su un lato di un palazzo alle spalle della statua al centro della Piazza, se si osserva bene è possibile vedere il volto della morte con tanto di cappuccio e falce.
Monaciello
E’ uno dei fantasmi più conosciuti a Napoli, è quello che fa scomparire le cose o, in alcune casi, anche riapparire.
La leggenda racconta che sia un bambino abbandonato e allevato dai monaci che portava il saio, dispettoso perché preso in giro da tutti. In realtà i monacielli non erano altro che i pozzari, coloro che andavano a svuotare le cisterne e che, oltre a essere molto minuti, indossavano un abito lungo con cappuccio per proteggersi dal freddo. Erano loro che, avendo accesso diretto alle case, rubavano gli oggetti o li lasciavano in caso di fuga o altro.
Maria Rosaria Corsino